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KEEPALATA – Il collettivo calabrese presenta l’LP “Siamo qui”

KEEPALATA – Il collettivo calabrese presenta l’LP “Siamo qui”

In occasione dell’uscita del primo LP “Siamo qui” (Aldebaran Records), ho avuto il piacere di intervistare i Keepalata, collettivo musicale indipendente formato da DonGocò (Antonio Turano – Roggiano Gravina), Cario M. (Mirko Cario – Rende), Brigante (Lorenzo Curcio – Rende) e Libberà (Liberale Piraino – Terranova), quattro tra rapper e beatmaker calabresi. Iniziano i loro rispettivi percorsi musicali nei primi anni del 2000, collaborando sia tra di loro che con diverse realtà della scena Hip-Hop underground.

Il nome Keepalata compare per la prima volta nel 2012 con il singolo “Rap grow up”. Sempre nello stesso anno iniziano le prime pubblicazioni del collettivo: “Far finta di essere chiari” (2012) KeepalataRockers EP (2014).

Il moniker rimarca il legame con il territorio, “cchi palata” è infatti un’esclamazione tutta calabrese per descrivere qualche cosa che ha un impatto molto forte, come una botta, una palata appunto. L’inglesismo “keep” è un tributo al concetto dell’Hip-Hop delle origini “keep it real”.

Nel corso degli anni il gruppo matura una ricca esperienza live e di studio session, esibendosi in tutta Italia confrontandosi con artisti del calibro di DJ Lugi, Kiave, Funk Shui Project, Lord Madness, DJ Gruff e Nextone. Oltre ai lavori Keepalata, infatti, ciascuno dei componenti vanta un ampio numero di pubblicazioni, tutte disponibili in rete

Ciao ragazzi, benvenuti su Tuttorock, parliamo subito del vostro album “Siamo Qui”, uscito lo scorso 28 settembre, che riscontri state avendo?

Ciao Marco, grazie, è un piacere essere qui. Ì,i il disco è finalmente fuori e in molti stanno apprezzando la ricchezza di sonorità. La cosa che ci fa più piacere è che arriva un amalgama di omogeneità malgrado i nostri quattro stili molto diversi tra loro.

Avete tutti carriere quasi ventennali alle spalle, come mai avete aspettato così a lungo per esordire con un LP?

Come dicevamo, abbiamo stili molto diversi, mi riferisco al rap ma questo è ovviamente specchio di alcune differenze più in generale. Abbiamo tempi di produzione e modalità di lavorazione molto diverse. Nonostante un fortissimo legame personale tra di noi non è facile nella vita di tutti i giorni mantenere lo stesso passo. Per questo, il periodo di lockdown è stato molto utile a noi, ci ha permesso di sincronizzare gli orologi che di solito hanno “fusi” molto diversi!

Quando avete scritto i brani e come avviene solitamente la loro genesi?

Per questo disco siamo partiti da alcuni brani che avevamo da poco fatto per dar loro poi continuità e affiancarli a brani solisti di ognuno di noi, andando a delineare un disegno più ampio. Il disegno lo abbiamo scoperto facendolo. La genesi è molto spontanea, non pensiamo molto a cosa fare ma prendiamo il momento, il tempo, il beat (comunque vogliamo chiamarlo) e ognuno condivide la propria interpretazione attraverso le proprie rime.

Parlatemi un po’ del video di “Siamo qui”, dove siete dei burattini, chi l’ha realizzato e di chi è stata l’idea?

L’idea è nata grazie ad una coincidenza. In quei giorni DonGocò aveva appena fatto un lavoro con Elisa di Cristofaro, artista di teatro corporeo e puppets. Per “Siamo qui” stavamo parlando di fare qualcosa di diverso dal solito, il brano ci ispirava un’atmosfera surreale, eppure contemporaneamente così terrena per il testo. Allora l’idea di lasciare spazio a delle rappresentazioni di noi ma che fossero fortemente reali (i puppets, infatti, sono frutto di un lavoro artigianale e manipolati realmente) calati in un mondo totalmente “altro” creato da Massimo Bod che ha disegnato tutte le illustrazioni.

Nei brani sono presenti tantissimi ospiti provenienti da vari ambienti musicali, come li avete selezionati?

Così come i brani, anche le collaborazioni nascono spontaneamente. Sono tutti musicisti (ma anche per i grafici coinvolti è lo stesso) che stimiamo e con i quali abbiamo a che fare per altri progetti che ognuno di noi ha. C’è stima, si sta bene insieme, ci si becca e “ancora una volta sarà musica”.

L’hip-hop che si fonde con altri generi musicali fa di quest’album, a detta del sottoscritto, un vero e proprio gioiello di contaminazioni musicali. Siete d’accordo con me che in fase di scrittura, registrazione e produzione ci vorrebbero più coraggio e meno pregiudizi da parte di molti artisti, soprattutto nel mainstream?

È proprio il coraggio quello che ti permette di metterti in gioco e confrontarti con qualche cosa di molto diverso da te. Ha a che fare anche con la capacità tutta immaginativa di pensare come poter declinare quel suono apparentemente lontano e renderlo funzionale al tuo. Questa è una capacità rara nel nostro ambiente, noi su questo siamo fortunati, Libberà riesce a fare suonare insieme il diavolo e l’acquasanta. Ovviamente il risultato sarà super diabolico ma super omogeneo! È un lavoro di integrazione e l’integrazione, anche nella musica, nasce prima dal poter immaginare una possibilità.

Com’è la situazione musicale attuale nella vostra regione, la Calabria?

La Calabria da sempre è stata piena di talenti, in tutti i campi. Un’altrettanto antica tradizione però ci appartiene: l’incapacità di riconoscere il talento. È strano ma questo in parte è anche una spinta per gli artisti a fare tanto, tantissimo, prima di sentirsi autorizzati ad esporsi. E se da un lato permette una formazione artistica di altissimo livello, dall’altro frena la possibilità che questi si affermino nel “mercato” dell’arte.

Avete in programma qualche esibizione live?

Al momento non possiamo dare appuntamenti certi, ma stiamo lavorando per questo e ne avrete presto notizie sulle nostre pagine social.

Domanda d’obbligo, per un prossimo album quanto dobbiamo attendere?

Almeno la prossima pandemia!

Grazie mille per il vostro tempo, volete aggiungere qualcosa per chiudere questa intervista?

Grazie a te e a Tuttorock per l’interesse. Vi diciamo solo che dopo il primo singolo sono già pronti altri lavori in attesa di essere pubblicati, quindi tenetevi informati.

MARCO PRITONI