KAMA – Intervista al cantautore e polistrumentista lombardo
In occasione dell’uscita del nuovo album “Dalla Certezza Alla Puodarsità”, ho avuto il piacere di intervistare il poliedrico cantautore e polistrumentista lombardo Kama.
Ciao e benvenuto sulle pagine di Tuttorock, “Dalla Certezza Alla Puodarsità”, nuovo album, nuova vita di Kama?
Intanto ciao Marco e ciao a tutti i lettori di Tuttorock. No dai, non direi nuova vita. È la vita di Kama che continua, che si evolve, che si emancipa e cambia.
Certo, questo terzo disco segna davvero una svolta importante per la mia espressività artistica. È il primo album che produco dalla prima nota registrata al mastering senza praticamente l’intervento di nessuno. Una specie di chimera degli inizi della mia carriera che si è tramutata in realtà.
Sembra una cosa di poco conto ma per un autore riuscire a raggiungere il risultato finale senza troppi compromessi, senza quelle inevitabili incomprensioni che si generano quando si cerca di “parlare” della sua musica con altre persone, è davvero magnifico. Ascolti esattamente quello che volevi, quello che pensavi nella tua testa prima di iniziare a realizzarlo.
Un album che apprezzo tantissimo dall’inizio alla fine, ieri il mio brano preferito era “Un gioco in cui ti senti grande”, oggi “Non passerà”, domani probabilmente sarà un altro, se tu dovessi trasformarti in un ascoltatore che non conosce Kama, quale traccia sarebbe la più sorprendente per te?
Domanda bellissima e al contempo difficile. Ogni canzone è un pezzo di cuore! Ho provato a spingere sempre un pochino oltre i limiti la composizione, cercando di fotografare quegli attimi di “esaltazione” compositiva. L’ho fatto con le metriche, usando strumenti acustici, elettrici, elettronici, oggetti di svariata natura mescolati tra di loro. L’ho fatto combinando i generi musicali, senza badare troppo a trovare una linea comune tra i vari brani dell’album, passando dal rap, alla musica elettronica, al blues, al rock, al funk, al cantautorato più classico, pensando solo a raggiungere l’equilibrio del brano.
In studio di solito si registrano tutte le batterie poi tutti i bassi poi le chitarre e così via. Io magari nella stessa notte facevo basso, chitarra, pianoforte, campioni, un pezzo di strofa.
Insomma, non si chiama “Dalla Certezza Alla Puodarsità” per caso, mi ci sono messo d’impegno per incasinare le cose! Forse è questo motivo per il quale anche io, come te, faccio fatica a scegliere.
Per chi non mi conosce “Tramontana” è il brano che rappresenta contemporaneamente il mio passato e il mio presente artistico. Il testo, tra l’altro, è una mia piccola biografia raccontata dalla “signorina Musica”.
“Banzai” è la più sorprendente per chi mi conosceva da “Ostello comunale” o “Acqua”: è la cosa più lontana da una canzone d’autore tradizionale che io abbia mai scritto. So che tutti i musicisti hanno scritto una canzone in epoca di Covid, ma quel brano è stato composto realmente in un’atmosfera surreale e decisamente in stato di alterazione (avevamo tutti un po’ voglia di evadere, nevvero?). Riascoltandolo il giorno dopo l’ho trovato davvero ironico, con il tipo che suona il banjo dal terrazzo, il pane di cemento (eravamo tutti panificatori straordinari) e quello che prende coraggio sfidando gli sbirri senza autocertificazione “esco a correre, dai, banzaaaai!”. È stato un mio paziente a darmi la chiave di lettura qualche giorno dopo: “dottore, vede come eravamo felici prima… eppure ci lamentavamo lo stesso”. Così ho chiuso il ritornello…
A proposito di “Non passerà”, troviamo un ospite speciale, Edda, come mai hai scelto lui?
Credo di avere assistito a una decina di concerti dei Ritmo Tribale da ragazzino. Erano sconvolgenti, energici, lontani dagli stereotipi, il pubblico emanava un’energia quasi concreta, palpabile. E poi c’era Edda, inarrestabile, con quella voce che arrivava da un altro pianeta ed evidentemente nato per scrivere canzoni. “Pippo Pluto Paperino, ospedale militare, questo congedo di merda voi me lo dovete dare” la si cantava a squarciagola. Era musica d’autore indipendente, mai sentita prima. Calcutta nell’88 non era nemmeno nato, per dire…
Qualche anno dopo, da batterista militavo negli Scigad, una band abbastanza in voga ai tempi (eravamo nel calendario di Milano Suona, aprimmo il concerto di B.B. King a Milano) e Fabrizio Rioda ci aiutò parecchio concedendoci di registrare al Jungle Sound nei periodi morti dello studio. Per noi che eravamo spiantati è stato un aiuto che difficilmente potremo contraccambiare. Per questo sono rimasto molto legato ai Ritmo Tribale.
Mentre scrivevo “Non Passerà” sentivo che la seconda strofa cantata da lui sarebbe stata una bomba. Così gli ho scritto. La sua risposta fu epica: “Ciao Kama. Speravo fosse una canzone di merda invece è proprio bella. Te la canto volentieri”
Per me è un altro flag nell’elenco “cose da fare prima di morire”…
Altri due ospiti sono Lele Battista e Simone Mi Odia, scelti per stima, per amicizia o per quale motivo?
Lele cantava nei “La Sintesi” proprio nel periodo degli Scigad. Abbiamo condiviso il palco più di una volta. Quando gli comunicai che iniziavo ad intraprendere la carriera solista mi disse che tutti i batteristi quando componevano canzoni lo facevano in maniera molto più originale ed interessante. Ci siamo persi di vista, lui fece Sanremo ed ebbe successo, io avevo firmato con Eclectic Circus e giravo i club coi Marta Sui Tubi. Durante la lavorazione di “Come Falene” sentivo che la sua voce e la sua scrittura avrebbero donato al pezzo quella raffinatezza che io non ho nemmeno quando dormo… Così decisi di mandargli il pezzo con la seconda strofa vuota chiedendogli di scrivere e cantare quello che voleva. Dopo sei mesi, forse di più, mi ha mandato la strofa. Ricordo ancora che ero all’ Esselunga a fare la spesa con le cuffie. La ascoltai, rimasi senza parole e gli scrissi “Ti sei preso il tuo posto”. Ci siamo visti per le riprese del video e abbiamo fatto una lunga chiacchierata. Lele ha un’intelligenza speciale ed è una splendida persona.
Con Simone ci incrociammo prima a Milano poi a Orvieto durante la promozione di “Ho detto a tua mamma che fumi”, lui cantava nei Pedro Ximenez. Siamo rimasti amici e siamo affini (ci piace il vino in effetti… è una battuta nerdissima, poi arriva…). Il suo lavoro solista “Saturno” è eccellente e “Betoniera” rimane una delle mie canzoni preferite. Gli ho chiesto se aveva una canzone lasciata a metà, lui mi ha mandato una strofa chitarra e voce. In un paio di giorni ho scritto il ritornello e gliel’ho mandato. Non so se gli è piaciuto o ha solo voluto accontentarmi. Siamo rimasti amici lo stesso, in ogni caso…
Che riscontri hai avuto dai primi singoli?
Credo di essermi coltivato un pubblico attento e paziente (paziente soprattutto, considerando i miei ritmi…) e i due singoli sono decisamente piaciuti. Anche dalla stampa ho avuto solo belle recensioni e attestati di stima. Attendiamo le opinioni degli esperti quando avranno ascoltato tutto il disco. Il primo sei tu, chi ben comincia…
Quando e come ti sei avvicinato al mondo della musica?
Sono figlio di un musicista, ho fin da piccolo cominciato a “smanettare” sugli strumenti. A 14 anni ero uno dei tre eletti ad entrare al corso di percussioni del conservatorio di Milano col maestro Franco Campioni. Da allora non ho mai smesso di fare musica, alla batteria prima poi come autore e cantante. Suono un po’ tutti gli strumenti, mi viene facile. Ho avuto la fortuna di firmare il primo contratto discografico subito dopo il primo Ep e di fare tante belle esperienze sui palchi di tutta Italia. Ora ho lo studio di registrazione e la sala prove in casa mia ed ho trovato il modo di continuare a coltivare la mia musica quando e come voglio. Ne vado molto fiero.
Parlando di approccio al mercato musicale, quali sono le differenze principali tra il Kama del 2005 e quello di oggi?
Nel 2005 non sapevo nulla del mercato discografico. C’era Stefano Clessi a guidarmi, ad insegnarmi e a scegliere le persone che potevano instradarmi. Lorenzo Corti e Paolo Mauri mi aiutarono a realizzare il primo album. Loro erano dei colossi della musica indipendente dell’epoca, mi sono affidato. Era il tempo di Brand New, i miei video erano in rotazione su Mtv e All Music. C’erano le colonnine coi miei cd alla Fnac e alle Messaggerie… Capisci? Oggi è come se parlassi del tenerone di Drive In, dei paninari e di Burghy! È cambiato tutto.
Adesso sinceramente sono meno interessato a quello che succede fuori e molto più concentrato a scrivere canzoni e fare musica come piace a me e per chi mi segue. Voglio evolvermi, crescere e cambiare, prima di tutto per me stesso. Sono sempre più entusiasta e creativo, mi diverto, imparo.
So che la musica esisteva prima del mercato discografico e gli sopravviverà.
Spero che per il prossimo album non dovremo aspettare altri 7/8 anni… quali sono i tuoi prossimi progetti artistici?
Ti comunico ufficialmente e in anteprima che il prossimo album uscirà presto. Infatti, contemporaneamente al lavoro in solitaria per registrare “Dalla Certezza alla Puodarsità” (che ho chiamato tra parentesi notturno), ho lavorato con i musicisti che ormai da 10 anni sono parte integrante del progetto Kama (Tiziano Del Cotto, Giacomo Vaghi, Daniele Marino e Marco Larry Riva) e abbiamo preparato una bella sorpresa che naturalmente non ti svelerò ora…
Intanto, portando in giro il disco live, inizierò a pensare alle canzoni del futuro.
Grazie mille per il tuo tempo, ti lascio piena libertà per chiudere questa intervista come vuoi.
Lasciami dire che per ora il disco uscirà solo su cd. Il booklet è completamente anagrammato (il titolo in copertina è “Ad Altre il Paracadute Sollazza”) ed è un bellissimo oggetto.
Mi farebbe piacere che finisse in più case possibili e che si riprendesse per un attimo la buona abitudine di “toccare con mano la musica”, di dedicargli un po’ di quel tempo speciale, che meritano le cose preziose.
Per averlo si può scrivere direttamente sul mio sito www.alekama.it e con una cifra davvero simbolica arriva direttamente a casa, in ufficio o in quello della persona a cui volete bene!
Oppure naturalmente si può acquistare ai live.
Tra qualche settimana sarà disponibile anche in digitale. Provate a godervi insieme questo “piccolo momento nostalgia”, dove gli ascoltatori sono ancora persone reali, che si scrivono, si guardano e si scambiano energia vitale.
MARCO PRITONI
Sono nato ad Imola nel 1979, la musica ha iniziato a far parte della mia vita da subito, grazie ai miei genitori che ascoltavano veramente di tutto. Appassionato anche di sport (da spettatore, non da praticante), suono il piano, il basso e la chitarra, scrivo report e recensioni e faccio interviste ad artisti italiani ed internazionali per Tuttorock per cui ho iniziato a collaborare grazie ad un incontro fortuito con Maurizio Donini durante un concerto.