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JOE SAL – L’ARTISTA PRESENTA IL NUOVO VIDEO DEL SINGOLO “COLD STING̶ …

JOE SAL – L’ARTISTA PRESENTA IL NUOVO VIDEO DEL SINGOLO “COLD STING̶ …

Oggi vogliamo parlarvi di Joe Sal, un artista versatile, poliedrico che dei cambiamenti ha fatto il suo pane. Joe è musicista e sceneggiatore di fumetti e serie animate, ha una carriera versatile alle spalle ed è talentuoso.
L’artista, all’anagrafe Giorgio Salati, è un musicista prog-rock dall’inconfondibile stile e linguaggio, molto deciso e particolare, ispirato a Jeff Buckley, Stevie Wonder, Led Zeppelin, noto ed apprezzatissimo sceneggiatore di fumetti (Disney, Rainbow, Tunué).
Joe Sal ci presenta il videoclip del nuovo singolo Cold Sting. Il brano, pubblicato inizialmente in versione voce-chitarra nel 2013, torna completamente nuovo e riarrangiato con la preziosa aggiunta featuring del musicista, cantante e produttore Guido Block.  La performance artistica, realizzata dal fumettista e disegnatore Maurizio Rosenzweig.  Abbiamo parlato con lui di cambiamenti, il suo pane quotidiano. Abbiamo chiesto all’artista, durante l’intervista, come sia nata l’idea creativa del video: ci ha raccontato che è nata in un momento profondo di cambiamento personale per lui. I cambiamenti sono sempre maturati e aprono sfide importanti verso noi stessi. “Modificare la propria abitazione” – ci ha raccontato –  “è un’esperienza emotivamente significativa”, proprio perchè “la casa è dove possiamo sentirci noi stessi, per davvero”.
Joe ha deciso quindi di esorcizzare questo momento della propria vita, chiedendo all’amico fumettista Maurizio Rosenzweig di creare una performance artistica murale ispirata al suo brano “Cold Sting”. Come potrete leggere dall’intervista, artista di talento e dalle numerose attitudini e passioni.
Abbiamo raggiunto ed intervistato Joe Sal per Tuttorock:

Parliamo del tuo nuovo singolo, del video anche che presenti, Cold Sting: come nasce, qual è l’idea creativa e narrativa?
“Tutto è cominciato con l’arpeggio che introduce la canzone, che è nato nel classico momento di cazzeggio di qualsiasi chitarrista. Non sono un musicista “studiato” e a volte invento armonie che nemmeno so che esistono semplicemente provando diverse posizioni sulla tastiera della chitarra… l’importante è che suoni bene. Analizzando l’arpeggio ho ricavato gli accordi di quella che è poi l’armonia del ritornello, e da lì è partita la canzone.  Per il ritornello volevo ricavare una melodia che fosse il più semplice possibile ma che variasse continuamente… una specie di scaletta che sale e scende senza mai darti la possibilità di fermarti a riflettere. Un po’ come espressione di uno stato d’animo che oscilla tra il dolce e l’irrequieto. Il testo è nato un po’ per caso. Tutta la prima parte della canzone sembra rivolta a una donna con cui il “protagonista” si è dolorosamente separato. Verso la fine scopriamo che invece chi canta si rivolge a una figlia che non vuol più saperne del padre e che lo incolpa per la separazione con la madre. C’è quindi un ribaltamento: l’amore per cui il protagonista implora non è quello di una ex, ma di una figlia.
Se mi chiedi com’è nata l’idea di questo testo non te lo so dire. Sono per natura un “narratore”, e forse non mi andava di raccontare la solita storia dell’amore finito male. Probabilmente da lì l’idea del piccolo “colpo di scena”

Come nasce l’idea del videoclip?
“Circa un anno e mezzo fa stavo progettando di ristrutturare casa. Può sembrare una sciocchezza, ma l’idea di buttare giù dei muri (seppur con lo scopo di costruire qualcosa di meglio) che sono stati il tuo rifugio per molti anni può essere un trauma, specialmente per uno come me, che si affeziona ai luoghi. Nello stesso periodo stavo pensando di pubblicare una nuova canzone con relativo video. Mi è venuta quindi l’idea di usare l’evento dell’abbattimento di mura – abbastanza raro nella vita di chiunque non lavori nell’edilizia – come spunto per un video. Tra le canzoni in lavorazione ho scelto Cold Sting, un lento… Avrei potuto scegliere un pezzo più rock e tirato – quelli non mi mancano – ma da associare alle immagini di un enorme martello che butta giù un muro sarebbe stata una scelta abbastanza scontata. Cold Sting invece è una canzone dolorosa, che sul finale diventa più incalzante, così ho pensato a questa idea: creare un grande disegno sulla parete, mostrandone la lavorazione nel video. Naturalmente lo spettatore tende ad affezionarsi a un’illustrazione, che fatta su un muro dà un’idea di permanenza, di stabilità. E poi buttare giù tutto. Istintivamente, lo spettatore ci resta male. L’idea è di provocare in chi guarda un senso di perdita che è lo stesso che permea la canzone. Allo stesso tempo, è una sorta di “mandala” (se non sapete di cosa si tratta vi consiglio di darci una letta in internet perché è una pratica meravigliosa). Il disegno così accuratamente preparato e poi distrutto è un concetto affine alla filosofia zen, una metafora dell’impermanenza delle cose (come ad esempio la fine di una relazione).
Per fare questo ho chiesto a un caro amico che è anche uno dei migliori fumettisti italiani in circolazione: Maurizio Rosenzweig. Da tempo desideravamo fare qualcosa insieme, oltretutto lui è un grande appassionato di rock. Maurizio ha accettato immediatamente e con entusiasmo. L’idea che abbiamo “covato” insieme è che lui creasse una serie di disegni infantili, come se stesse decorando la cameretta di un bambino, per poi rendere questi disegni sempre più inquietanti… fino all’abbattimento finale. Credo che il risultato sia stato molto buono.
Per dirigere le riprese ho chiesto la collaborazione di Andrea Stress Vergnano che si occupa spesso di hip hop e ho pensato che fosse la persona adatta per un tipo di video con uno stile da “street art”

Sei un artista versatile, cosa rappresentano per te l’arte e la creatività?
L’unica cosa che so fare. Per me scrivere e suonare sono come respirare, non riesco a pensare di fare altro e se non avessi la possibilità di farlo non saprei che altro fare. Non sono credente, ma la musica è l’unica cosa che mi fa pensare che forse possediamo un’anima”

Il singolo, il testo, racconta di sentimenti ma anche di perdono. Solitamente i figli pagano il prezzo più alto per le nostre separazioni.
“Per fortuna non ho esperienze personali a riguardo ma come immaginerai conosco tante persone che hanno questo vissuto, e la cosa mi ha sempre colpito molto. I bambini non hanno responsabilità né controllo sulle relazioni dei propri genitori, eppure sembra un meccanismo comune tra i figli di separati l’auto-colpevolizzazione. Così come sono spesso tanti i segnali che i bambini lanciano nel tentativo di riconciliare i genitori per ricreare un nucleo familiare. Se chiedessi a un bambino, preferirebbe avere entrambi i genitori sotto lo stesso tetto, anche litigiosi, piuttosto che separati. Ma ogni caso è a sé: una tensione casalinga protratta a lungo può fare molti danni a tutti, ed è compito dei genitori essere abbastanza responsabili da decidere cosa è meglio fare. Purtroppo però ho avuto modo di notare che pochi adulti si comportano davvero da tali”

Il perdono vale anche per se stessi? Per aver visto fallire un progetto di vita? Può essere considerato un dono, il perdono? Può essere la qualità del coraggioso?
“Perdonare se stessi è una delle cose più ardue, e allo stesso tempo è un’arma a doppio taglio. C’è chi si auto-assolve sempre da qualsiasi responsabilità (a proposito degli adulti poco adulti di cui sopra). C’è invece chi porta con sé le ferite del passato come un fardello che immobilizza. Credo che per evolvere sia anche necessario perdonare se stessi: forse senza perdono non c’è nemmeno la capacità di imparare dagli errori. So che è molto difficile, anche perché l’auto-consapevolezza non è un processo così lineare. Ad esempio mi è capitato di scoprire di essere dopo molti anni ancora molto duro con me stesso per essere stato troppo debole in una fase della mia vita. Si può essere in conflitto con se stessi non solo per essere stati scorretti con gli altri. Sono riuscito a perdonare quel me stesso di allora solo esorcizzando quel periodo attraverso la musica e la scrittura. Per questo, tornando al discorso sulla creatività, spero che certe opere seppur di carattere drammatico possano servire anche ai fruitori: facendo vibrare certe corde emotive si scopre di non essere soli e forse di essere passibili di perdono”

Una tua riflessione sul cambiamento, personale, di vita:
“Il cambiamento è uno dei miei temi cruciali. Tendo a mal digerire i cambiamenti. Così come nella mia vita creativa/professionale detesto restare fermo su un solo medium/genere/argomento, allo stesso tempo nella mia vita privata sono pigro e abitudinario. Chi sta vicino ironizza che ogni piccolo cambiamento mi sconvolge. Anche cambiare il posto delle t-shirt nell’armadio può mandarmi in crisi! D’altronde senza cambiamenti non c’è crescita. A volte sono programmati, e spesso si rivelano diversi da come ce li eravamo immaginati. Personalmente la mia natura pessimista mi fa sospettare di qualsiasi cambiamento positivo: dov’è la fregatura? Ma negli anni, grazie anche alle persone che ho intorno, ho imparato ad apprezzare le cose belle che mi succedono. A volte sono invece cambiamenti che non vorremmo dover affrontare. Ma credo che anche il dolore sia qualcosa che va vissuto fino in fondo e che possa determinare un momento di crescita importante. Ogni cicatrice è un disegno sulla pelle più significativo di un tatuaggio”.

Alessandra Paparelli