Now Reading
JELLYGOAT – Intervista alla band

JELLYGOAT – Intervista alla band

Intervisto oggi per Tuttorock i Jellygoat band di alternative/rock italiana che ha pubblicato il 10 novembre l’EPK Eat The Leech.

 
Ciao ragazzi! Partiamo subito spediti, allora siete belli, giovani e alternative rock: che cosa è per voi questo genere e come mai vi siete avvicinati a lui per la vostra musica?
Grazie per i “belli” e “alternative”, ma per definirci “giovani” dovete essere un po’ ottimisti. Ad ogni modo, il genere che suoniamo non è neanche più tanto alternativo, dai: le nostre canzoni nascono da ballate chitarra e voce, anche se poi si sviluppano su sonorità distorte e volumi piuttosto elevati. Noi nasciamo in parte dal cosiddetto “Seattle Sound”, che forse poteva essere definito al tempo “alternativo”, nel senso che andava contro ai canoni della musica, dei testi e dell’estetica in generale del rock di allora, con i rullanti inverosimili, il glam rock americano, l’hair metal e parrucconi vari, ma che ormai band come Pearl Jam, Foo Fighters, QOTSA, hanno ampiamente sdoganato nelle radio di tutto il mondo (a parte forse in Italì).
 
Il 10 novembre è uscito il vostro EPK dal titolo Eat The Leech, sette brani che ho ascoltato molto volentieri. Diretti, che trattano della società, dell’individuo e del vivere. Ma parlatecene voi in tutti i suoi aspetti…
Confermo, la nostra intenzione era proprio quella di registrare un disco che arrivasse subito, senza troppi fronzoli, volevamo mettere sul disco quello che sentirete ad un concerto dei Jellygoat: una bella botta, tanto calore, tutto vero, tutto sincero. Anche qualche sbaglio. Sul palco si sbaglia, che male c’è.
Il tema centrale dei brani è in effetti la realtà e la società in cui siamo calati. Una società che non è a misura d’uomo, che ti opprime, ma allo stesso tempo ognuno di noi lotta per non farsi chiudere fuori da questa situazione. Assurdo. Per lo stesso motivo la scelta di registrare un disco “live”: non ci interessava realizzare un prodotto perfetto, patinato, senza il minimo errore, per magari “competere” con quello che c’è sul mercato. Noi non siamo così, e poi al primo live ti toppano subito.
 
Leech è una metafora, la metafora di una sanguisuga vista come sfruttatrice della società, un’immagine molto forte e molto attuale. Come vedete voi il mondo odierno?
La sanguisuga è intesa come colui che sfrutta gli altri per vivere. Nella società di oggi di sanguisughe ce ne portiamo appresso parecchie, ma spesso non ce ne rendiamo conto. Come dicevo prima, abbiamo il terrore di essere messi ai margini del nostro gruppo, a scuola, al lavoro, anche nella musica, tutti cercano di omogeneizzarsi ai canoni che la società impone; lo svilimento dell’essere umano come individuo, la paura di essere diversi per timore di essere giudicati. Uscire di casa e fare due ore di viaggio per andare a lavorare per pagarsi la macchina per andare a lavorare, queste sono le cose che non riesco più a concepire.
 
Curiosità: Eat The Leech richiama al brano Eat The Rich degli Aerosmith, canzone contenuta in Get the Grip, album del 1993, che io ho letteralmente divorato. Forse voi nemmeno eravate nati, quindi come mai questo “ricordo”?
Beh, abbiamo già svelato di non essere proprio di primo pelo, e anch’io al tempo quel disco lo avevo consumato. Il titolo nasce dall’immagine della copertina, realizzata (come per il disco precedente) dall’artista Silvia Mauri. Avevamo chiesto a Silvia di disegnare un leone che si divora il domatore: il domatore è la sanguisuga che campa sul sangue delle belve che ammaestra e noi siamo le belve ammaestrate.
 
Altra curiosità perché avete scelto il nome di Jellygoat per la band?
La verità è che il nome non aveva alcun senso finché Silvia (Mauri) non ha realizzato il nostro logo con la Capramedusa. Una volta raggiunta una formazione stabile, i primi sei mesi di prove si concludevano con una serie di birre e dei vocaboli inglesi appaiati a caso per trovare un nome alla band. Una sera qualcuno disse “ok”, ed è rimasto “Jellygoat”.
 
Adesso farete dei concerti per presentare Eat The Leech?
Non siamo una band che fa mille date, purtroppo, per via dei vari impegni personali e anche perchè le situazioni live “interessanti” (= palco vero, impianto degno, un minimo di rimborso spese, pubblico interessato alle nuove proposte musicali) scarseggiano; ma stare sul palco è quello che ci piace di più e ci fa stare bene, per cui cercheremo di farne il più possibile.
 
Grazie ragazzi per questa chiacchierata e buona musica sempre!
Grazie a voi!!
 
MONICA ATZEI
 
 
Band:
Alessio Corrado ( voce, chitarra)
Davide Borroni (chitarra)
Enrico Fossati (basso)
Gianluca Carioti (batteria)
 
www.facebook.com/jellygoatband
http://jellygoat.bandcamp.com