“IO SONO LUCA” – I DELLAI AL FESTIVAL DI SANREMO 2021
Pochi, pochissimi giorni ci separano dal 71mo Festival di Sanremo, la pressione cresce e mai come quest’anno il Festival è ricco di polemiche ma anche di un protocollo sicurezza molto rigido.
Noi però vogliamo parlare di musica, di ottima musica per l’esattezza e parlare dei giovani presenti alla grande kermesse nazionale con riscontri in tutta Europa. Sanremo, si sa, è un grande evento e tutti lo attendono, tutti lo guardano. Anche chi fa finta di non guardarlo.
Oggi vogliamo parlarvi di due artisti, i due fratelli gemelli Dellai che del loro cognome hanno fatto il nome d’arte. Matteo e Luca Dellai, duo artistico che si presenterà al Festival di Sanremo 2021, un Festival destinato a passare alla storia, non soltanto per le polemiche ma per l’emergenza sanitaria. Date prossime per le prove, 16 e 22 a Sanremo ed una precedente prova con l’orchestra, a Roma. Altro momento emozionante per i Dellai.
Dellai è un progetto che parte proprio dalla loro grande passione per la musica. E si sa, l’amore e le passioni muovono il mondo. Già in adolescenza i due fratelli sperimentavano scrivendo canzoni, poi con il passare del tempo le loro strade si divisero per motivi di studio differenti ma mantenendo la scrittura musicale e la composizione come unico e importante collante. Ritrovatisi successivamente nel loro duo e nel progetto “Dellai“, era uscito un singolo disponibile su tutte le piattaforme digitali, dal titolo “Non passano gli aerei”.
Il percorso verso il Festival di Sanremo 2021:
Superata la fase di Area Sanremo, i Dellai sono lanciatissimi e pronti a partecipare al Festival nella sezione nuove proposte con il brano “Io sono Luca”. Un brano fresco e frizzante, molto bello e orecchiabile che però affronta un tema importante nel quale tutti possiamo ritrovarci perché, come ci hanno raccontato nell’intervista “chiunque può avere i propri momenti no, anche a 20 anni”. Una canzone che offre spunti nei quali tutti ci possiamo ritrovare. Un testo profondo, autobiografico. “Io sono Luca” parla infatti delle fragilità e paure della vita e nello stesso tempo, di come superare le inevitabili difficoltà quotidiane.
I due fratelli romagnoli della bella Cattolica, Matteo e Luca Dellai, si trovano ad affrontare un’importante ma fondamentale discussione relativa al titolo del brano in gara, intitolato inizialmente “Castelli di carte”. Matteo e Luca, insieme al loro staff, giungono alla conclusione che questo brano parla proprio di Luca, coautore e protagonista della canzone proprio perché “in un fatto personale ci possiamo ritrovare tutti”. Il brano è stato dunque associato a un nuovo nome e significato, con il nuovo titolo “Io sono Luca”. Una canzone importante – come ci raccontano i fratelli Dellai – un modo per esorcizzare le paure ma anche per “salutare” probabilmente un “periodo buio”: a volte serve la catarsi del dolore, un’importante esperienza che passa attraverso magari una canzone e che oggi si può ascoltare con serenità. Un brano, come ci dice lo stesso Matteo che abbiamo intervitato in rappresentanza del duo, che portato sul prestigioso palco di Sanremo “potrà essere di tutti” e “ritrovando una parte di te nello stile dell’altro”. Siamo curiosi di ascoltarli sul palco di Sanremo, con l’ausilio dell’orchestra.
Avvertite la tensione di un Sanremo molto speciale? E che rapporto avete con il Festival, grande evento nazionale e non?
Premesso che non vediamo nessuno da dicembre scorso, proprio per motivi legati alla sicurezza sanitaria, la pressione che avvertiamo è quella del Festival in generale, perché per noi è la prima volta, quindi ovviamente ci sono attenzione e ansia; avvertiamo il fatto che non ci saranno né pubblico né sala stampa e sicuramente questo sarà un Festival di Sanremo molto particolare. Mancheranno purtroppo le componenti della gente, del pubblico, di chi attende gli artisti fuori e tutto l’indotto, oltre naturalmente la mancanza di pubblico e sala stampa consueta. Sanremo è un’esperienza grandissima e ovviamente non vediamo l’ora di essere lì. Per il resto, noi eravamo quelli che ogni anno creavano un gruppo di ascolto per il Festival, per commentare le canzoni. Resta nella nostra memoria la vittoria di Masini nel 2004 a braccia aperte con “L’uomo volante”; un po’ quel concetto di Volare di Modugno che abbiamo voluto inserire nel nostro brano.
Con che spirito vi state preparando al Festival? Ci sarà una pressione ancora più mediatica, sarà un evento molto televisivo.
Inoltre, raccontaci come è nato il brano “Io sono Luca”:
Con uno spirito più difficile del previsto quest’anno ma ci stiamo preparando bene, stiamo registrando e facendo varie attività per tenerci allenati. Andiamo al Festival con il proposito di fare bene e di divertirci.
In “Io sono Luca”, raccontiamo una storia vera, molto personale: la storia di Luca che vive i problemi della vita di tutti i giorni. Ed è la nostra verità: l’obiettivo e l’auspicio era ed è quello di una canzone nella quale tutti possano riconoscersi. Dietro al Luca della canzone, che inizialmente avrebbe dovuto chiamarsi “Castelli di carte” – ci sono io, Matteo, con le mie fragilità che sono poi le fragilità di tutti. Luca siamo tutti, tutti siamo caduti e ci siamo rialzati, superando difficoltà e tutti siamo alla ricerca della felicità nelle piccole cose. Nel brano portiamo un messaggio positivo per dire che tutto può essere capovolto e ciò che andava male può trasformarsi in forza. La fragilità trasformarsi in forza interiore. Mai come quest’anno occorre resilienza, e questa è una canzone nata non per caso ma in un momento molto difficile, proprio come quest’anno di pandemia.
Cosa rappresenta per voi questo brano?
Rappresenta la felicità di ritrovarsi e provare gioia anche nei momenti più duri e difficili. Noi vogliamo mettere il lieto fine in mezzo alle nostre vite, non alla fine. Vogliamo che la gente si riconosca in questo brano.
Chi si ritroverà dentro al brano?
Tutti quelli che si sentono fuori posto, chi ha un genitore che manca, tutti coloro che affrontano problemi che i giovani della nostra generazione hanno. Ma anche i ragazzi più grandi.
Quanto sono importanti le vostre radici? E quanto influisce la Romagna nel vostro scrivere, nei testi?
Molto, moltissimo, le radici sono fondamentali. Noi, per esempio, eravamo abituati a fare la stagione estiva lavorando nei bar e dal niente siamo arrivati a Sanremo. La nostra Romagna ce la portiamo dietro. Il pezzo rappresenta una forte semplicità, come la nostra terra. Siamo persone semplici.
Avete ricevuto commenti positivi alla canzone?
Commenti da amici e familiari molto positivi, c’è grande attesa ed emozione da parte della nostra famiglia e amici. Commenti favorevoli anche da chi ci segue su Instagram e i feedback sono molto positivi.
Cosa chiede un giovane artista alle Istituzioni, per riaprire i luoghi di cultura e i live?
Di riaprire il prima possibile i teatri, i luoghi di cultura e i luoghi per suonare dal vivo per tornare ai concerti perché l’esperienza live per i musicisti è fondamentale, ovviamente in sicurezza.
Cosa porterete sul palco di Sanremo?
Insieme alla nostra canzone, il nostro bagaglio di semplicità, leggerezza, di allegria. Non andiamo al Festival con delle aspettative in generale ma andiamo per partecipare e divertirci. Il primo obiettivo sarà proprio quello di divertirci.
Alessandra Paparelli
Alessandra Paparelli speaker e conduttrice radiofonica, collabora e lavora con diverse riviste e giornali cartacei. Conduco il venerdì un programma di politica su RID RADIO INCONTRO DONNA 96.8 fm su Roma e nel Lazio. Scrivo e collaboro sul quotidiano in edicola La Notizia, pagina culturale, attualità, spettacolo (in edicola a Roma, Milano e Napoli).