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Intervista al chitarrista Cesareo (ELIO E LE STORIE TESE)

Intervista al chitarrista Cesareo (ELIO E LE STORIE TESE)

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Una chiacchierata con Cesareo al secolo Davide Luca Civaschi

Ciao Cesareo come stai?

Benissimo!!

In stand by con la band Elio e le Storie Tese di cosa ti stai occupando? Altri progetti? Nuove band?

Stiamo sfruttando l’esperienza di 30 anni di Elio e le Storie Tese e stiamo mettendo a frutto la “Società Elio” facendo  management per altri artisti, come ad esempio Fabio Celenza. Questo perchè vogliamo fare qualcosa per gli altri artisti, per aiutarli ad emergere; quindi noi mettiamo a disposizione la nostra esperienza per gli altri mentre gli Elii sono in letargo.

Quando hai cominciato a suonare? Chi sono stati i tuoi mentori musicali?

Ho iniziato a 5/6 anni, ero proprio un bimbo! Mi hanno comprato una chitarra classica ma a me piaceva l’elettrica, allora ci mettevo un microfono “Geloso” per dargli quell’effetto! I primi artisti ad indicarmi la via sono stati i Beatles e i Rolling Stones, poi sono arrivati  Peter Frampton e Jimi Hendrix e anche l’hard e il metal con  Ritchie Blackmore, Van Halen e i Toto con Steve Lukather. Queste sono le mie fonti principali, quelle a cui mi sono ispirato.

Chi segui della scena italiana e internazionale? Tra le “nuove leve” hai delle preferenze?

Mi sono sempre piaciuti tutti i cantautori ed essendo milanese sono cresciuto con Gaber e Jannacci ad esempio. Ma anche con gli Area, i Banco del Mutuo Soccorso, la PFM, I Gufi… Poi ora ascolto Max Gazzè, Elisa, mi piacciono tanto Vasco, Renato Zero, Eros… Delle nuove leve non ho ancora trovato nessuno che mi faccia saltare sulla sedia. Magari fra un po’ di tempo sentiremo parlare anche di trap e rap, è un circolo quello della musica. Anche per il rock ‘n’ roll è stato così, mica l’arrivo del rock ha fatto dimenticare la musica classica. C’è posto per tutti!

Quanto tempo dedichi al giorno allo studio della chitarra?

Ora, dipende da cosa devo fare, però devo dire che una suonatina al giorno la faccio sempre, ma a seconda di quello che devo fare, se devo ad esempio prepararmi per qualche live imminente anche tre/quattro ore. Anche perché sul palco dò il meglio di me se  mi alleno.

Concedimi da fan una domanda sugli Elii: quando avete capito di aver fatto breccia nel nostro cuore con i vostri testi ironici e demenziali? Come sono nati i nomignoli di ciascuno?

Noi non è che abbiamo capito del tutto se noi piacciamo tanto o no… (ride di gusto!). Ma quando abbiamo visto che alla fine degli anni ‘80 facevamo concerti doppi, cioè due nella stessa sera, magari uno dalle 20 alle 22 e l’altro dalle 23 all’una, abbiamo capito che eravamo sulla strada giusta. Il primo disco ha dato l’ufficialità alla band e con l’album Italyan Rum Casusu Cikti e i brani Pipppero e Servi della gleba abbiamo sdoganato termini che ancora si utilizzano; perché noi sia in quell’album, sia negli altri abbiamo sempre badato a testi e linguaggi. I nomignoli… Ahahaha… Ne hanno attribuiti tanti a ciascuno di noi e di ogni tipo! Sinceramente sono talmente tanti che è difficile ricordare come sono nati.

Pensi che le nuove generazioni che ascoltano musica trap o reggaeton possano ancora appassionarsi ai “suoni puliti” di uno strumento senza le campionature che oggi vengono utilizzate?

Io penso di si per via dell’evoluzione della musica. Non c’è mai niente che è sovrapposto all’altro. Non è come il passaggio dal floppy alla penna USB; nessun genere musicale farà sparire l’altro. Quindi prima o poi le nuove generazioni si appassioneranno secondo me.

Vuoi raccontarci qualche aneddoto che ti è rimasto impresso di questi anni trascorsi in musica?

Più che un aneddoto ciò che mi ha lasciato maggiormente il segno è stato quando ho suonato con James Taylor: visto che veniva a presentare il suo disco in Italia gli abbiamo chiesto se gli andava di fare un concerto con noi e lui ha accettato subito! E’ stato molto emozionante! Oppure quando mi sono trovato Santana davanti, anche perché i pezzi di Santana, sin da piccolo mi hanno affascinato e trovarmelo lì davanti… Beh che dire! Che oltretutto, è una persona molto pacata e tranquilla, alla mano. Però un aneddoto divertente, tra i tanti c’è, te lo racconto: la sera in cui a Sanremo con il brano “La terra dei cachi” ci presentammo travestiti da Rockets io dovevo entrare dal retro del teatro a cavallo di un motorino. Mentre mi sto avviando sul motorino col mio travestimento argentato da una limousine si affaccia Jon Bon Jovi che in americano mi dice “ Ma cosa c…o ci fai vestito così???” e io rispondo “Cosa vuoi che faccia? Il rock!”

Ti vedremo a breve in qualche live, programma televisivo o…?

Sono ospite ogni tanto di una tribute band dei Pink Floyd che si chiama Wit Matrix. Bravi e soprattutto usano molte scenografie come gli originali riproponendo le atmosfere tipiche dei concerti dei Pink Floyd. Naturalmente proseguo con i miei Four Tiles, ci sono progetti televisi che al momento non posso anticipare. Sono sempre attivo con le mie lezioni private e qualche master class in giro per la penisola. La cosa più importante è la produzione del primo disco della band tutta al femminile che si chiama Via dell’Ironia, ne sentirete parlare molto presto.

Puoi salutare i lettori di Tuttorock?

Saluto i lettori e tutta la redazione con tanta buona musica suonata bene, accordata e intonata!

Grazie Cesareo e sempre buona musica!
Grazie a te Monica della chiacchierata in musica.

 

Monica Atzei