Intervista a Willie Nile, a cura di Elena Arzani
Intervista a Willie Nile a cura di Elena Arzani
in occasione del suo ultimo album,
Children of Paradise
EA – “Children of Paradise”, il tuo nuovo album, è stato pubblicato all’inizio di quest’anno. Sei uno dei pochi artisti, che ha preso una personale posizione su tematiche di carattere contemporaneo, ricordandoci le anime gentili lasciate ai margini di una società che celebra l’avidità, anzichè la compassione. Canzoni come “Earth Blues”, “Seeds of a Revolution” mettono in risalto la tua empatia per le persone e le loro lotte, ma anche per il mondo in cui viviamo. Qual è stata la genesi di questo album e da dove nasce il titolo “Children of Paradise”?
WN – Grazie Elena per le tue parole gentili. Il titolo è ispirato al film francese del 1945 “Les Enfants du Paradis”. Viene spesso definito il “Via col vento” del cinema d’arte. L’ho visto per la prima volta all’università di Buffalo ed è tuttora il mio film preferito. L’idea che siamo tutti figli del paradiso mi attrae. Penso sia autentica. Che tu sia ricco o povero od una via di mezzo non dovrebbe importare quando si tratta di dignità. Quella porta dovrebbe essere aperta per tutti. L’immagine di copertina riflette questo. Le grandi foto di Cristina Arrigoni, scattate a New York a persone della strada, molte delle quali senza casa, mostrano ciascun individuo alla luce della compassione e della dignità. Lei è un maestra nel suo lavoro e sa catturare l’aspetto umano.
WN – L’album ha preso forma mentre continuavo a scrivere di cose che mi interessavano, che si trattasse del cambiamento del clima e del pericolo che rappresenta per le generazioni a venire, o della quotidiana politica aberrante in cui il denaro è l’unica cosa che conta ed in cui le menzogne hanno la precedenza sulla verità, od ancora dei bambini poveri che vengono separati dai propri genitori al confine sud degli Stati Uniti, o dell’amore e della sua perdita e la conseguente lotta continua per tenere testa e cuore al di sopra dell’acqua per non annegare in questo pazzo mondo. C’è molto di cui scrivere. C’è stato un momento in cui mi sono reso conto di aver messo insieme una buona collezione di canzoni, che potevano dar vita ad un album forte. Non ero interessato a produrre un concept album. Le canzoni sembravano unirsi in un modo, che mi sembrava significativo, pieno di vita e passione. Sono elettrizzato dal risultato conseguito.
EA – In un’intervista hai detto, riguardo al tuo ultimo album, che “C’è un tema di redenzione e salvezza che mi ha sempre affascinato”. Potresti espandere il discorso?
WN – Ho sempre pensato che la musica potesse offrire qualche forma di redenzione e salvezza. La vita può essere davvero difficile a volte e la musica, che si tratti di rock ‘n’ roll, classica, hip hop o altro genere, può aiutare l’anima ed il cuore a guarire. È sempre stata una fonte di gioia e di guarigione per me. Queste canzoni sono piene di passione e vita. Tutti i musicisti hanno eseguito i brani con il cuore ed in quel modo brillante di suonare le canzoni hanno preso vita in studio. Riascoltarle mi fa sentire bene. Aiutano a dare un senso al mondo a mio avviso e spero che anche gli altri possano percepirlo. È un album vero, onesto ed umano, i cui temi riguardano ciò che significa essere vivi in modo positivo ed ottimista. C’è abbastanza oscurità nel mondo, i brani fanno luce sull’argomento con forza ed amore ed in tutto questo io ritrovo un po’ di salvezza.
EA –Una serie di album stellari e Tournée negli Stati Uniti e in Europa hanno caratterizzato l’ultima dozzina d’anni della tua fertile carriera. “Children of Paradise” è il tuo dodicesimo album in studio. La discografia del tuo catalogo personale è così importante, che è difficile non domandarsi quali siano le canzoni o gli album di cui sei maggiormente orgoglioso o quali ti abbiano particolarmente coinvolto nel lavoro?
WN – Mi piacciono tutti gli album che ho fatto. Sono stato fortunato, in quanto molti dei mie sogni si sono realizzati musicalmente ed ho collaborato con musicisti straordinari lungo la mia strada. Mi piace la varietà di canzoni in tutto il catalogo. Sono felice di tutti gli album che ho fatto e sorrido per aver avuto modo di farli. Se dovessi scegliere un album preferito, sarebbe il nuovo, Children Of Paradise, ma lo sono anche World War Willie, American Ride e Streets Of New York. Ogni album che realizzo, mi insegna qualcosa di nuovo e poter imparare costantemente lungo la strada, migliora le cose per l’album successivo.
EA – Il tuo songwriting è spesso considerato tra i migliori del settore. La tua comprensione genuina delle persone, la tua capacità di connetterti alle persone ad un livello emotivo profondo. Qual è il processo creativo della tua musica?
WN – Non so se sia vero ma è molto gentile da parte tua. Ho avuto la fortuna di crescere in una famiglia numerosa in una casa, che per anni ha accolto visitatori stranieri. Ospitavamo studenti stranieri ogni anno, a volte più di uno alla volta. Vivevano con noi per un anno o un’estate, andavano a scuola, si integravano nella famiglia. Provenivano da diversi ambienti e culture, così sia io che i miei fratelli e sorelle, abbiamo imparato presto che il mondo là fuori era vasto, con diversi tipi di lingue, costumi, modi di vivere, e che era possibile trovare un punto d’accordo aiutandosi l’un l’altro lungo la strada. I miei genitori erano sempre gentili, amorevoli e generosi verso tutti coloro che entravano in casa, senza pregiudizi sulla provenienza od estrazione sociale. È stata un’esperienza importante nella mia crescita. • Per quanto riguarda il mio processo creativo, mentre suono la chitarra e pianoforte nuove idee e canzoni si affacciano alla mente di continuo, non importa dove mi trovo. Prendo appunti e sviluppo quelli che credo possano portare a sviluppare una buona canzone. Non importa se si tratta di un brano sulla politica, amore, angoscia, l’inferno o la festa di un sabato sera. Mi piace la varietà che ispira la mia penna e sono felice di assecondarla.
EA – So che Bob Dylan è una delle tue più grandi ispirazioni, al punto che nel 2017 hai pubblicato l’album “Positively Bob”. Riesci a ricordare la primissima canzone di Mr Dylan, di cui ti senti innamorato?
WN – È stato quando ho ascoltato “Chimes Of Freedom” e “I Shall Be Free No. 10” di Another Side Of Bob Dylan, che la porta del mio cuore sulla sua musica si è aperta. La bellezza e l’umorismo ed il contrasto nelle due canzoni, mi hanno spiazzato, mostrandomi l’ampia gamma di ciò che si poteva raggiungere nella musica contemporanea. La sua visione, la sua compassione e passione emergono chiaramente in “Chimes Of Freedom” e l’umorismo in “I Shall Be Free No. 10” parla da solo. Entrambi sono brillanti in diversi modi.
EA – Che cosa significa per te la musica di Bob Dylan? E come ha influito sulla tua musica?
WN – Durante la crescita, sua musica ha significato il mondo per me. Parlava di cose di cui nessun altro stava scrivendo. Ha aperto così tante porte a diversi livelli, mostrando ciò che significa essere umani e farsi domande con animo premuroso ed avventuroso al tempo stesso. Ha cambiato il corso della musica moderna. Ha mostrato, che non c’erano muri o limiti ai tuoi sogni, seguendo il tuo cuore ovunque possa condurti. Mi è piaciuto molto lavorare a Positively Bob, l’album delle canzoni di Dylan. Un amico nel mondo della musica, mi diceva che un album del genere era una pessima idea, impossibile da realizzare, ma sentivo nell’intimo, che la mia band ed io avremmo potuto caricare energia quelle incredibili canzoni e penso di esserci sicuramente riuscito ed è stato un vero onore ed un piacere. Ho voluto far risplendere la luce su molti dei brani di Dylan, che non si sentono più alla radio, così da riproporli ai miei nipoti, che ora sanno chi è Bob Dylan e cantano le sue canzoni.
EA – Durante la tua carriera hai suonato con un gran numero di artisti leggendari tra cui Bruce Springsteen, Pete Townsend, Billy Idol e molti altri. C’è un momento particolare, un aneddoto, che desideri ricordare per il nostro lettore?
WN – Sono stato così fortunato che è difficile sceglierne uno. Ce ne sono molti. Gli spettacoli di apertura di The Who negli Stati Uniti, in concomitanza con l’uscita del primo album, vederli sul palco ogni sera, era incredibile. Salire sul palco con Springsteen al Giant Stadium di fronte a 70.000 fan sfegatati di Bruce. Cantare “With A Little Help From My Friends” in tournée con con Ringo è sicuramente un altro. Sono stato molto fortunato. Quando credi e segui i tuoi sogni, bisogna dire che non sai mai dove ti porteranno.
EA – Cosa pensi dell’attuale scena musicale?
WN – C’è sempre del buono e del cattivo. Mi piace il fatto che Internet ed i social media abbiano aperto la porta ai musicisti di tutto il mondo per farsi sentire e cantare le loro canzoni. Anche la persona più timida e silenziosa, che vive da sola, può trovare un posto dove alzare la voce e farsi ascoltare. Penso che sia una grande cosa. Non hai bisogno della London Symphony Orchestra o di un grosso contratto discografico per far ascoltare la tua musica.
EA – Ricordi qual è stata la primissima canzone, che hai imparato a suonare con la chitarra e quanti anni avevi in quel momento?
WN – La prima canzone che ho imparato con la chitarra è stata “Darlin ‘Be Home Soon” di Lovin’ Spoonful. Il mio compagno di stanza al College aveva una chitarra e ho imparato a suonare alcuni accordi su quella canzone. Penso di aver avuto 18 anni. Ho preso lezioni di piano fin dall’età di 8 anni, ma non ho imparato la chitarra tardi.
EA – Qual è il set up della tua chitarra? Quali altri tipi di apparecchiature utilizzi per spettacoli dal vivo?
WN – Ho una Fender Stratocaster del 1963 e di solito uso un amplificatore Fender Deluxe ed un pedale di distorsione AnalogMan. Come chitarra acustica ho una Gibson J-185 del 2003 ed una Martin 0018 del 1972.
EA – Le tue performance dal vivo sono solo leggendarie. Fai diverse tournée in giro per il mondo ed i tuoi spettacoli sono una raffica di energia, passione e amore per la musica e per il tuo pubblico. Quali sono i tuoi progetti per il futuro?
WN – Grazie Elena. Molto gentile da parte tua. Finchè sarà significativo per la mia esistenza, continuerò a scrivere e registrare canzoni e suonare in spettacoli dal vivo. Mi sto divertendo molto adesso, quindi non ho intenzione di fermarmi presto. Farò spettacoli qui e là in Nord America in primavera. Sarò nel Regno Unito per concerti dal 22 al 26 maggio ed uno spettacolo di beneficenza per il cancro a Milano il 29 maggio. Maggiori informazioni sono sul sito willienile.com. Da lì in poi si parte per lidi sconosciuti, c’è musica e magia sulla strada da percorrere!
– a cura di Elena Arzani
Autore Elena Arzani Art director, fotografa ed editor di musica, arte contemporanea e moda. Ha intervistato alcuni dei nomi più importanti della scena musicale e non, tra cui Tina Turner, Giorgio Armani, Doug Aldrich, Joey Tempest, Giovanni Allevi, Harry Waters, Stef Burns e molti altri. |
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Elena Arzani è Docente presso la University of the Arts London di Londra. Fotografa e Consulente in marketing, comunicazione e social media management, segue artisti e progetti del settore culturale e moda e musica. Master di Laurea in Design Studies, presso il Central Saint Martin's di Londra, ha completato la sua formazione tecnica al Sotheby's Institute of Arts di NY ed alla 24Ore Business Schoold di Roma. Tra le sue collaborazioni, illustri aziende ed iconiche personalità della cultura contemporanea, da Giorgio Armani, Tina Turner, Aubrey Powell, a Guerlain, Fondazione Prada, e molti altri. Elena Arzani, Art Director di Tuttorock - elena.arzani@tuttorock.com