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Intervista a Giuseppe Scarpato

Intervista a Giuseppe Scarpato

elena.arzani g.scarpato 25.9.2015 05

Intervistato da Elena Arzani, Giuseppe Scarpato ci racconta la passione per la musica ed il lavoro ai tempi del Covid-19. 

EA – Sei un musicista, arrangiatore, produttore e docente…come è nata la tua passione per la musica? Quando hai deciso di diventare di lavorare in questo settore e quali artisti ti hanno maggiormente influenzato?

GS – La passione per la musica è nata fin da piccolo, ho avuto la fortuna di avere un papà, che era un grande appassionato di musica, ascoltava tantissimo di Elvis Presley, appassionato di rock’n roll anni ’50, dei juke-box e 45 giri, quindi tutta la musica americana di quegli anni, me l’ha fatta ascoltare. Tutt’oggi me lo porto come bagaglio culturale. Questo percorso iniziale fatto di rock’n’roll, Rhythm and blues, di Ray Charles, Otis Redding, di cantanti del primo R’n B, da lì nasce la mia passione, che si è poi sviluppata negli anni.

Inoltre, mi è sempre piaciuto andare ai concerti. Sono sempre stato un grande appassionato di musica dal vivo. Lo faccio tutt’ora anche con la mia famiglia ed i miei figli. È una cosa che mi piace tantissimo. Gli artisti, che mi hanno ispirato maggiormente, sono gli stessi attorno ai quali ho sviluppato anche il mio lavoro di chitarrista, da Jimi Hendrix, a Gilmour quindi i Pink Floyd, ma anche Clapton e Jimmy Page. Ho sempre affiancato alla passione per i chitarristi, quella per i cantautori, da quelli americani, come ad esempio Dylan, a quelli più folk come Johnny Cash, a quelli italiani come De Gregori, De Andrè, Fossati ed Edoardo ovviamente (immagina quando abbiamo iniziato a collaborare – è stato veramente bello). Ho ascoltato tantissima musica, generi molto distanti tra loro. Ho dimenticato di citare la fonte principale di tutto, sono sempre loro, I Beatles! Dimenticanza gravissima, in realtà loro sono proprio la Bibbia!

EA – Nel momento in cui scriviamo questa intervista, il mondo è drammaticamente sconvolto dal Corona Virus. Può la musica, a tuo parere, farsi strumento di condivisione di valori etici e morali all’interno della nostra cultura, diventare una bandiera che unifica le persone nel mondo?

GS – Credo di sì, senza esagerare a tutti i costi nel volerle dare un’importanza diversa da quella che ha, in realtà negli anni la musica ha vissuto diverse stagioni, più o meno importanti dal punto di vista della cultura, dei costumi, dei cambiamenti legati alla società. Modificazioni che hanno camminato di pari passo ai cambiamenti culturali, soprattutto se pensiamo agli anni ’60. Ad oggi la musica non è stata solo la colonna sonora di questi cambiamenti, spesso li ha accompagnati attivamente, si pensi ad esempio al movimento del ’68, quindi la musica può avere un ruolo, ce l’ha, ce l’avrà sempre. Spesso la musica segue le mode e più spesso le detta. Ad esempio, tu mi hai indicato il momento in cui stiamo vivendo, ecco la musica come altre arti può essere una compagna importante, attraverso la quale si possono rappresentare valori molto importanti, nonché un modo per (ri)avvicinarsi.

EA – Risale al 1998a tua conoscenza con Edoardo Bennato. Collaborate stabilmente da oltre 20 anni ed insieme sprizzate energia da tutti i pori, mentre girate in tour l’Italia. Da dove nasce questa esplosiva amalgama, che vi tiene insieme tanto saldamente?

GS – È vero sono più di vent’anni che suono con Edoardo. Abbiamo scoperto, che ci piacevano le stesse cose, gli stessi gruppi, io gli consiglio alcune cose, lui me ne propone delle altre, perché è un artista sempre attento alle novità. È pertanto questo scambio continuo, unito ad una fiducia reciproca – considera che è un artista dalla grandissima esperienza e riesce ad affidarsi ad un musicista anche più giovane di lui, perchè lo soddisfano le mie scelte ed io riesco a tradurre in pratica la linea stilistica che lui cerca. Così è nata la mia figura di produttore.

EA – Come realizzate un album, jammando tutti insieme?

GS – Ho trovato una metodologia che magari è anche un po’ ortodossa, sono quasi vent’anni che non abito più a Napoli, ho base a Firenze, mentre tutti gli altri membri della band, Edoardo compreso, sono a Napoli. Quindi questa distanza, che da un lato può sembrare scomoda, dall’altro credo stimoli la creatività. Edoardo, ogni volta che scrive una canzone nuova, una bozza, mi manda questi appunti via Whatsapp. Io estrapolo la traccia da Whatsapp, la importo su ProTools o ProLogic, softwares da studio di registrazione, ed inizio a lavorarci intorno, magari estrapolo la voce, con degli equalizzatori provo ad annullare la traccia della chitarra, quindi inizio a creargli un “vestito”, un arrangiamento, un’architettura sonora che mi soddisfa. Parto proprio da zero, mi interessa avere una traccia di voce, una melodia, poi cambio gli accordi magari, comincio a programmare delle batterie. È molto più moderno come procedimento, perché suono io stesso tutti gli strumenti a casa, dove ho uno studio di registrazione e produzione attrezzato, poi mi confronto con gli altri musicisti ed Edoardo, che li ascolta e dopo vari tentativi mi dice di salire in treno e raggiungerlo a Napoli.

Abbiamo trovato un metodo per lavorare, quindi in questo periodo, sul lato compositivo, riusciamo ad andare avanti, stiamo producendo del nuovo materiale, anche se ci mancano i live.

EA – Come docente, quali aspetti dell’insegnamento ti piacerebbe approfondire e, se vi sono, quali innovazioni ti piacerebbe apportare al settore? Ad esempio, in tempi di Covid-19, pensi che le lezioni impartire online possano essere una valida alternativa a quelle eseguite di persona?

GS – Esiste sicuramente un limite legato alle connessioni internet, probabilmente riguarda soprattutto la situazione nel nostro Paese. Trasmissioni di dati in fibra ottica, potrebbero risolvere un po’ di problemi. In questi giorni sono riuscito a mantenere i contatti con i miei studenti attraverso l’utilizzo delle varie piattaforme, Zoom, Skype, Whatsapp, ecc. In realtà c’è sempre il problema della “latenza”, cioè il ritardo tra quel momento in cui invii l’immagine e quella stessa ti viene restituita. Vedo tuttavia che stanno iniziando a proporre applicazioni per risolvere questo problema, ad esempio negli scorsi giorni stavo sperimentando questa applicazione di nome “Jamkazam”, che è molto interessante, perchè oltre a darti l’opportunità di installare questo software e fare una jam virtuale con i tuoi amici o colleghi a distanza, a seconda dell’hardware che possiedi, ti da la possibilità di annullare la “latenza”. Ti connetti con la webcam, colleghi il tuo strumento, puoi accedere a delle vere e proprie stanze virtuali ed iniziare a jammare con artisti all’altro capo del mondo.

In questo periodo di chiusura in casa forzata, i mezzi tecnologici ci hanno dato un grosso aiuto, non solo a livello professionale, ma anche nel farci compagnia.

Oggi mi sono imbattuto in questa frase scritta da Stephen King, dice: “Se avete pensato che gli artisti fossero inutili, provate a trascorrere la quarantena senza musica, letteratura, poesia, cinema e pittura”.

Mi sono dato il compito di studiare una canzone nuova quasi ogni giorno, ne faccio un video e lo pubblico, ricevo tanti messaggi e commenti di persone che mi ringraziano, perchè la mia musica li conforta, tiene compagnia. Mi piacciono le iniziative della National Gallery, Uffici, dei Musei nazionali in genere, di aprire le porte digitali dell’accesso alle loro collezioni, avremmo dovuto vedere queste opere dal vivo già da tempo.

Spero che questo faccia riflettere tutti coloro che generalmente liquidano con sufficienza gli artisti. C’è tutto un mondo, che si muove parallelamente all’arte, di persone come cameraman, fonici, tecnici, e molti altri, che al momento sono bloccate senza lavoro, disperate insieme alle loro famiglie. Pertanto spero le persone torneranno in futuro a frequentare cinema, teatri, l’arte nei musei, dedicarsi alla bellezza, che ci riporta alle cose vere.

ELENA ARZANI

Giuseppe Scarpato

Website: www.giuseppescarpato.com
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Instagram: @giuseppe_scarpato
YouTube: Giuseppe Scarpato

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