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IL PRETESTO – DISTRATTA-MENTE, L’ALBUM D’ESORDIO DELLA BAND ROMANA

IL PRETESTO – DISTRATTA-MENTE, L’ALBUM D’ESORDIO DELLA BAND ROMANA

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Abbiamo raggiunto Raffaele Doronzo, voce e chitarrista ritmico della talentuosa band romana Il Pretesto che ci presenta il nuovo lavoro. Anticipato dal singolo “Gente Distratta”, è uscito il 13 novembre in cd ed in digitale, il loro primo album dal titolo “Distratta-Mente”, la band è formata da Raffaele Doronzo, voce e chitarra, Stefano Doronzo alla batteria e Alessio Luigi Dastoli, al basso.
L’album è stato concepito come “concept album”; il filo conduttore del disco e l’idea comune sono rappresentate da diverse problematiche tipiche della società di oggi, una società “liquida” – prendendo in prestito la concezione filosofica di Zygmunt Bauman, società sfrenatamente individualista – caotica e frenetica, quale il caos della mente, la mancata connessione “umana”, paradosso di una società perennemente connessa ai social e al web, provocata dunque da infinite distrazioni. Dall’altro lato, la “presa di coscienza”, una sorta di autocoscienza che ci permette di “uscirne indenni” e ritrovare lucidità, umanità, speranza e tanto coraggio. “l Pretesto” è un progetto artistico nato da un’idea del cantante Raffaele Doronzo, il quale propone al fratello Stefano, batterista della band, di creare un gruppo rock con influenze punk ma anche con graffianti sonorità e testi in italiano. Il nucleo della band romana prende vita, con l’arrivo di Dario Poligioni, chitarrista solista che poi lascerà il gruppo e successivamente di Alessio Luigi Dastoli, il bassista. Nel 2011 prende così ufficialmente vita il progetto della rock-band che li porta a esibirsi in live-contest e festival musicali. Non ci sono etichette nella band, ogni componente del gruppo, ogni artista, ha portato il suo stile, il suo gusto musicale, le proprie radici. Le sonorità finora adottate, influenzate in particolare dal punk-rock, hanno fatto in modo tale che la band si avvicinasse a nuovi suoni e abbracciasse una piena evoluzione tra stili musicali vari e diversi, addolcendo anche i passaggi più potenti del rock. Un gruppo originale ed eclettico, davvero da ascoltare.

Come nasce il singolo Gente Distratta, dal neonato album “Distratta-Mente”?
Il singolo che abbiamo voluto estrarre dall’album, è nato pensando a un tema particolare, “la distrazione”. Abbiamo pensato di dedicare a questo tema una canzone perché oggi è molto facile distrarsi, la distrazione porta inevitabilmente a commettere brutti errori.

Distrazione, quindi e non superficialità che sono due cose diverse?

Esatto perché la superficialità è sempre una “conseguenza” della distrazione. Tutto parte da lì e infatti un secondo tema particolare che affrontiamo è “l’odio”. Il brano “Gente Distratta” lo abbiamo aperto proprio citando l’odio “Hai per caso qualcos’altro da odiare?”. Diciamo che la distrazione è l’origine di tutti i mali perché distoglie l’attenzione da ciò che veramente conta.

Siamo sempre connessi con qualcosa, con la tecnologia, ma paradossalmente non siamo connessi umanamente. Siamo sconnessi tra di noi?

Esatto, non cogliamo più l’altro e veniamo inondati da notizie di qualunque tipo, miste anche a fake news che ci portano, troppo spesso, a farci idee sbagliate. Se noi rapportiamo tutto questo all’odio, è facile odiare. E succede poi che l’odio si amplifichi, perché tutto ciò che non conosciamo ci fa paura. La parola “odio” – per come la intendiamo e l’abbiamo voluta rappresentare nel brano – è tutto quello che non comprendiamo e che ci mette dunque paura. Tutto ciò che non conosciamo, lo odiamo. Prendiamo la difficile situazione che stiamo vivendo con il Covid: questa canzone l’abbiamo scritta prima del lockdown di marzo scorso, prima dell’emergenza sanitaria e del delirio a cui stiamo assistendo, ed è facilmente rapportabile a quello che stiamo vivendo attualmente. Non sappiamo effettivamente come il virus funzioni, perché sia successo tutto questo, come è accaduto e quindi abbiamo paura. Tutto questo ci ha peggiorato umanamente, ci porta e ci ha portato chiuderci in noi stessi, addirittura ad odiare chi sta male; quello che sta accadendo ci sta portando a non essere più persone “naturali”

Il singolo Gente Distratta ha anticipato l’album Distratta-mente: qual è l’idea comune del disco e il filo conduttore?

L’album contiene sette tracce, ogni traccia tocca una problematica diversa, sia sociale che culturale, personale, quotidiana. Problemi che ci toccano da vicino e in cui tutti noi possiamo incappare. Ogni brano ha una propria tematica e questo è il filo conduttore: come noi ci fossimo estrapolati e avessimo guardato “dall’alto” sette problematiche diverse, raggruppandole nel disco.

Raccontaci i vostri esordi, come vi siete incontrati e come è nata l’idea di suonare insieme? Siete partiti in quattro musicisti, è corretto?

Eravamo in quattro fino a poco tempo fa, poi durante la stesura dell’album il chitarrista solista per ragioni personali ha lasciato il gruppo. Sono cose che possono succedere. La formazione attuale è composta da tre elementi.

Vi siete conosciuti e avete iniziato a suonare insieme, quali sono le sonorità che vi uniscono?

Il nostro progetto nasce una decina di anni fa, circa. Personalmente, avevo voglia di comunicare qualcosa a più persone possibili ed ho deciso di mettere su una band, cercando di scrivere canzoni originali. Il primo che ha accolto la mia richiesta è stato Stefano, mio fratello, batterista. Successivamente, è subentrato Dario il chitarrista-solista e la formazione si è completata con Alessio, bassista. Abbiamo unito le nostre sonorità, gusti, radici musicali: Alessio, essendo il più giovane, ha portato la propria influenza contemporanea e ci ha dato una notevole mano. Veniamo infatti da generi musicali tutti diversi: io ero un amante e cultore dell’hard rock, anni ’70 e ’90; come musica italiana invece, ho sempre amato il blues e il funky di Zucchero. Mio fratello Stefano, decisamente punk come gusti, aveva già avuto in passato una band che puntava sul punk come influenze e genere. Le sonorità del solista erano metal e il bassista era invece un equilibratore. Quando ci siamo uniti e abbiamo iniziato a suonare e fare musica insieme, ognuno di noi mentre suonava portava il proprio stile; il tutto è stato un bel mix, un bel risultato che con il tempo si è anche via via ammorbidito, rispetto alle sonorità iniziali. Il tempo ovviamente cambia anche le emozioni. Attualmente, abbiamo iniziato a lavorare anche con il sinth, unendo suoni elettronici, inserendo anche un po’ di “orchestrale”, come il contributo dei violini. Abbiamo cercato di rendere tutto in maniera più matura, portandoci ad ammorbidire le nostre sonorità ed è questa una cosa che mi piace moltissimo, offre libertà.

Sei tu che scrivi i testi o è un lavoro comune?

Scrivo ma in realtà è un lavoro comune la scrittura, c’è sempre qualcuno di noi che pensa o butta giù una traccia che poi viene lavorata insieme. Un’idea sola non è mai il top, la cosa migliore. La forza del singolo nella forza del gruppo, la collaborazione completa è questa; se c’è collaborazione completa il prodotto viene bene.

Il brano inizia in maniera forte, si parla di prevaricazione etnica. Arriverà questa auspicata società migliore e come ti sembra l’umanità in piena emergenza Covid?

Vedo un peggioramento a livello umano: se prima c’era la distrazione dell’immigrazione ora c’è anche quella legata al Covid e questo non fa altro che peggiorare la situazione. La prevaricazione sociale è un tema fondamentale nel brano: la voce prima declama e poi canta la denuncia. Nel video stesso che accompagna il brano è presente Paul Ehibhatiomhan e noi raccontiamo la sua storia di immigrazione, i sacrifici e i dolori patiti per raggiungere l’Italia e il suo stabilirsi successivamente a Ferrara. Il videoclip ha preso in considerazione un tema attualissimo, quello di vivere da minoranza etnica. Alla fine infatti, dopo tanti anni di sacrifici, Paul è riuscito nei suoi intenti e obiettivi – ha portato la sua famiglia in Italia – e non ha mai perso speranza e sorriso. Abbiamo voluto raccontare questa storia per cercare di rendere ancora più comprensibile la tematica del testo, per renderla più chiara e maggiormente d’impatto; non abbiamo voluto usare questa storia per comunicare “aiutatelo, aiutateli” ma semplicemente perché volevamo far notare il concetto che se non si perdono speranze e obiettivi, tutto è possibile. Paul lancia un messaggio positivo, ed è questo il messaggio che vogliamo mandare: non perdiamo la speranza.

Alessandra Paparelli