“I LOVE YOU” GIOIA DI VIVERE MALE! Intervista ai MANAGEMENT DEL DOLORE POST-OPERATORI …
Ciao ragazzi, la vostra band mi è stata segnalata da un amico, che, conoscendomi, aveva intuito quanto mi sarebbe piaciuta la vostra musica. Da sempre alla ricerca di novità mi sono quindi approcciata all’ascolto dei vostri brani ritrovandomi appieno per quanto concerne il vostro modo di intendere l’arte, ovvero come veicolo per trasmettere messaggi importanti. La prima domanda che vorrei farvi, a tal proposito, è se Il titolo del cd “I Love You” appare molto provocatorio, così come il vostro genere musicale, da voi stesso definito :“hard pop”, termine che ben si sposa alla “gioia di vivere male” presente nei vostri testi. Secondo voi la musica può ancora essere veicolo di un messaggio più alto?
QUANDO SEI SOLO CONTRO TUTTI DEVI DIRE QUALCOSA DI INTELLIGENTE, PROFONDO E ORIGINALE, PER FARE IN MODO CHE LA GENTE TI ASCOLTI. SE INVECE ESCI DAL TALENT SHOW E TI BUTTANO SULLO SCAFFALE DEL SUPERMERCATO, BASTA FARE UN SORRISO E DIRE DUE CAZZATE.
Difficile scegliere tra le varie frasi che mi hanno colpita, eppure il verso “Si sa che siamo esseri umani e che a volte facciamo degli errori, ma alcuni errori a volte sono più grandi degli altri” “recitato” in “Le storie che finiscono male” mi induce inevitabilmente a domandare: secondo voi la gente -alienata dalla televisione- ha ancora la capacità mentale di analizzare criticamente il sociale? Gli errori che sono stati fatti nel nostro Paese, se portati in musica come voi avete fatto, potranno far risvegliare le coscienze?
NOI CI GUARDIAMO ATTORNO E RACCONTIAMO LE MISERIE UMANE. SIAMO CRONISTI DELLA NOSTRA EPOCA. FORSE, A FURIA DI CANTARE UNA CANZONE, QUALCUNO SI ACCORGERA’ CHE LA VITA NON E’ MOLTO SIMILE ALLA PUBBLICITA’ DELL’ULTIMO MODELLO DELLA MERCEDES. MA NON CI SCOMMETTEREI.
Il testo di “Auff” (2012) recitava: “Ho un mio amico che se ci parli un po’, non ha nulla da invidiare ad Edgar Allan Poe”; a vostro parere ha ancora senso creare un legame tra musica e letteratura in un paese come il nostro, dove vi sono più scrittori che lettori?
LA LETTERATURA, PER UNA PERSONA CHE DEVE SCRIVERE O CANTARE, E’ COME IL CORREDO GENETICO. DUBITO CHE UNA PERSONA CHE NON HA MAI LETTO UN LIBRO SIA CAPACE DI SCRIVERE QUALCOSA DI INTERESSANTE.
L’etichetta indipendente “La Tempesta” di cui fate parte produce realtà incredibilmente interessanti e sembra lasciare molto spazio e libertà agli artisti: voi come vi siete trovati in questo contesto?
CI SI TROVA SEMPRE BENE CON CHI PENSA BENE, CON CHI LAVORA BENE E CON CHI TI TRATTA BENE. LE REGOLE BASE DI QUALSIASI RAPPORTO LAVORATIVO. PER UN RISTORATORE VALE LO STESSO DISCORSO.
Questa domanda è rivolta in particolare a Luca, l’autore dei testi: scrivi e canti da anni e la tua band ha saputo imporsi e crearsi un pubblico. Dal momento in cui hai esordito a oggi senti che la tua sete di comunicazione è cresciuta, diminuita o rimasta uguale agli inizi? Hai mai provato la sensazione di non essere capito?
SALIRE SU DI UN PALCO E’ UN GESTO FOLLE, E CI SI DOMANDA SEMPRE, OGNI GIORNO: “PERCHE’ DOVREBBERO STARE A SENTIRMI?”; O ALMENO QUESTO E’ IL DUBBIO DELLE PERSONE INTELLIGENTI. GLI STRONZI CREDONO SEMPRE DI ESSERE INTERESSANTI.
“I Love you”, titolo solo apparentemente accogliente, ci spinge inevitabilmente a chiedere come vedi l’amore d’oggi, che hai descritto -con una certa provocatoria veemenza- in “Il mio giovane e libero amore”. C’è ancora spazio oggi per questo sentimento?
LA GENTE HA ALTRO A CUI PENSARE: LA MACCHINA, LA MODA, IL TELEFONINO, LA SERIE TELEVISIVA E LA PROSSIMA PUNTATA DI “THE VOICE”, CAZZO SE NE FA DELL’AMORE E DELLA LIBERTA’?
Grazie di tutto!
DAFNE D’ANGELO
Members:
LUCA ROMAGNOLI (voce)
MARCO Diniz DI NARDO (chitarra)
NICOLA CEROLI (batteria)
LUCA DI BUCCHIANICO (basso)
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