HOFMANN ORCHESTRA – “TUTTI I NUDI VENGON AL PETTING” – IL NUOVO SI …

Parliamo di “Tutti i nudi vengon al petting”, il nuovo singolo della rock band Hofmann Orchestra, formazione alternative rock romana al proprio esordio discografico. Un brano interessantissimo, con sfumature punk, mixato da Davide Lasala con Andrea Fognini e masterizzato da Giovanni Versari (Verdena, Afterhours, Muse, Bobo Rondelli) una “cavalcata punk” – come ci piace definirlo – dal ritmo frenetico e da una bella affabulazione, sarcastici giochi di parole, uniti da un ritornello frizzante e martellante.
Il punk è stato giustamente definito come un’attitudine piuttosto che uno stile musicale, diciamo che la verità può essere nel mezzo, sicuramente attitudine prima di ogni cosa.
“Tutti i nudi vengon al petting” è stato scritto e composto da Giulio Cecchini che ne ha curato anche la produzione artistica. Il brano è stato registrato al Piccolo Studio Onirico. Mix e produzione addizionale, doveroso ricordare tutti coloro che lavorano dietro a un progetto artistico: Davide Lasala presso Edac Studio. Mastering: Giovanni Versari presso La Maestà. Arrangiamento: Cecchini, La Rosa, Taborri. Hanno suonato: Giulio Cecchini (Voce, Cori, Chitarre dritte e reverse, Hammond, Sitar Elettrificato, Rumore&Effetti); Alessandro La Rosa (Batteria); Stefano Taborri (Basso). “Tutti i nudi vengon al petting” video: regia e montaggio Daniele Martinis, produzione Black Box Studio, 1AD Gianluca Brutto, scenografia e costumi Francesca Innocenzi, assistente ai costumi Natascia Aquilano. Ringraziamo anche ufficio stampa Marta Scaccabarozzi.
Abbiamo raggiunto la band:

Parliamo del vostro esordio discografico, il singolo “Tutti i nudi vengon al petting”, brano particolarissimo. Un inno alla fedeltà e contro il tradimento, è corretto?
Sì, è corretto. Ti ringrazio per il “particolarissimo” visto che avevamo il desiderio di realizzare qualcosa di nuovo, senza avere l’ossessione di inventarci chissà cosa o ricorrere a improbabili avanguardismi, spesso fini a sé stessi. Abbiamo puntato quindi, ad una buona dose di originalità sia nella musica che nel testo, che volevamo fosse in linea con la stravaganza del pezzo.
Ci divertiva poi l’idea di muovere una critica alla trascuratezza dei sentimenti, all’esaltazione di relazioni molto più superficiali, probabilmente molto più vuote, che non hanno nulla a che vedere con la felicità, ma anzi spesso sono un palliativo in grado di attenuare un certo senso di insoddisfazione e solitudine per qualche ora.

In un’epoca social in cui basta un click per incontrare qualcuno, voi andate finalmente controtendenza. Come mai questa scelta?
Così come dal punto di vista sonoro abbiamo cercato di uscire da alcuni schemi canonici della scena rock/indipendente, che stanno rischiando di diventare sempre più monotoni e conservatrici, anche nelle tematiche abbiamo provato ad andare controtendenza. Non vogliamo a tutti i costi la provocazione, ma semplicemente provare ad essere originali e spontanei, generando una riflessione su questa epoca e sulle bizzarre dinamiche sentimentali che l’accompagnano.
Scegliere un brano del genere come singolo d’esordio, per noi, è stato piuttosto naturale, perché ha in generale una forte componente liberatoria e racchiude molte delle sonorità e sfaccettature dell’album che uscirà a breve.

È difficile portare il punk, oggi?

È una domanda che non ci siamo mai posti, probabilmente perché non ci consideriamo un gruppo “punk”, però è vero che tanti generi musicali legati a un approccio creativo più “analogico” e romantico, con strumenti suonati realmente in sala prove, hanno vita molto difficile.
Inoltre tutti i movimenti nati come rottura con il passato, con l’avanzare del tempo necessitano sempre di una nuova pelle per mantenere una certa credibilità e ragion d’essere. Per esempio il passaggio dal punk più nichilista degli esordi a quello militante e più impegnato degli anni più recenti.
Attualmente direi che se si vuole fare punk o rock è inevitabile disfare almeno in minima parte, quella componente del genere considerata ormai tradizionale.

Gli Skiantos, con Roberto Freak Antoni, messaggeri del punk in Italia e del rock “demenziale”, negli anni ’80 dicevano “Non c’è gusto in Italia ad essere intelligenti”. Si definiva anche un “micidiale dilettante”, che dopo la gavetta non necessitava della P maiuscola di “professionista”. Siete d’accordo?
Chiaramente sì, l’intelligenza di Freak Antoni è fuori discussione e, malgrado non siamo, per motivi anagrafici, cresciuti con la sua musica, siamo consci dell’importanza e dell’impatto che ha avuto sulla scena punk demenziale e più in generale, sulla musica italiana. Per ogni sua frase si potrebbe tranquillamente scrivere un libro, ma mi limito a risponderti citando un altrettanto geniale Alessandro Bergonzoni, che a riguardo dice “Non sono un autore, sono un autorizzato”, frase che utilizzo per indicare come spesso siano le parole a scegliermi piovendomi addosso e a far si che io poi giochi insieme a loro e non viceversa.

Nel video, c’è la fluidità di genere. Come è nata l’idea del videoclip?
L’idea del video è principalmente del regista Daniele Martinis anche se lo abbiamo letteralmente inondato di idee e spunti. A Daniele piaceva l’idea che nel testo non ci fosse mai un chiaro riferimento al genere della persona narrante. Infatti il brano potrebbe essere cantato da una voce femminile senza cambiare una parola del testo, per questo nel video vi sono una serie di personaggi dal genere indefinito, immersi in una sorta di mondo parallelo e visionario, per sposarsi meglio con la componente surreale del brano.

La musica (come lo spettacolo) sta attraversando un anno di grandissima difficoltà, live fermi, luoghi di cultura chiusi. La maggiore difficoltà è proprio legata alla musica indipendente. Un vostro pensiero su questo:

In quest’ultimo anno è stato fatto molto poco. Inutile ricordare che la cultura è il settore più penalizzato dal periodo che stiamo attraversando, specialmente in Italia dove la cultura non è mai stata presa sufficientemente in considerazione dal punto di vista lavorativo, nonostante sia probabilmente la risorsa più importante per il Paese. Inoltre, dal punto di vista economico, il cosiddetto “Sistema Produttivo Culturale e Creativo” comprende oltre un milione di lavoratori e contribuisce consistentemente al PIL. Ci auguriamo al più presto che la situazione evolva e che sale da concerto e locali possano riaprire ridando vita e ossigeno alla musica e viceversa.

Progetti prossimi? A cosa state lavorando?

In realtà stavamo preparando un mini-tour promozionale per l’album, ma per ora le nuove restrizioni non consentono ai locali nemmeno le aperture pomeridiane.
Perciò durante questa “nuova quarantena”, stiamo buttando giù qualche nuova idea per un nuovo EP o un nuovo album, e quasi tutti i giorni ci sentiamo telefonicamente e condividiamo frammenti di canzone o giri di singoli strumenti che abbozziamo individualmente, come abbiamo già fatto lo scorso anno.
Parallelamente stiamo lavorando anche alla preparazione di nuovi videoclip che usciranno nei prossimi mesi.

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Alessandra Paparelli