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Greta Cominelli – intervista su “La luce ribelle dell’alba”

Greta Cominelli – intervista su “La luce ribelle dell’alba”

Il secondo Ep della cantautrice bresciana è un viaggio musicale dove le atmosfere sofisticate e sognanti degli anni trenta del novecento incontrano sonorità più contemporanee ed avvolgenti.

Buongiorno Greta e un caloroso benvenuto sulle pagine virtuali di TuttoRock. Il tuo ultimo EP “Luce ribelle dell’alba” porta un titolo che ha il sapore di contrasto. Generalmente la luce fioca dell’alba potrebbe essere associata ad un contesto romantico, rappresentare un simbolo di rinnovamento oppure un nuovo inizio come la c.d “alba di un nuovo giorno”. Tuttavia in questo caso la luce dell’ alba si associa al termine “ribelle”, denotando un rifiuto a svolgere l’abituale compito di ravvivare il giorno nascente. Come si intrecciano questi concetti nell’ extended play?
Buongiorno a te e grazie mille per questo speciale invito che accolgo con molto entusiasmo!
Non ho pensato ad un sapore contrastante per il titolo dell’Ep, ma è interessante sapere come emergano, direi anche per fortuna, percezioni diverse.
Ho scelto “Luce ribelle dell’alba” sia per un motivo estetico, in quanto l’accostamento di questi vocaboli in me evoca eleganza, poesia e forte temperamento, sia perché trovo che contenga due sfaccettature interpretative per me importanti.
Il fine è quello di rappresentare tutte le persone, ma soprattutto le donne, che sono o aspirano ad essere positività, energia, forza e ribellione all’alba di ogni loro nuovo giorno. Inoltre, la Belle Epoque, periodo al quale mi sono ispirata, è da considerarsi “l’alba del Novecento”: significativa per il fermento culturale, artistico, sociale che l’ha resa cruciale per il movimento di emancipazione femminile. Si tratta dell’inizio di un processo che ha già portato a conquiste decisive per l’uguaglianza di genere e che è tutt’oggi in sviluppo.
In un certo senso quindi, questo Ep lega il passato al presente da un punto di vista sociale che volge l’attenzione al singolo, spero portando un pizzico di riflessione sul nostro atteggiamento alla vita. Intreccio riflessioni e vissuto personale.
Trovo che questo nostro presente sia troppo “inquinato” su più fronti. Attraverso molte metafore e tal volta in modo velato, nei brani faccio riferimento alla violenza di genere, alla manipolazione delle masse, all’individualismo, alle relazioni interpersonali basate sulla dipendenza affettiva, alla discriminazione commerciale, alla contaminazione dell’ecosistema. Ho cercato però l’happy ending, ovvero la luce, per prendere consapevolezza di tutto ciò e affrontarlo.

Le canzoni, di cui sei autrice, hanno nomi evocativi: “Stella bianca nel blu“, “Domatori di fantasia“, “Madame Paris“, “Nuda da magie di Venere” e “Sotto un cielo di corallo“. In che modo le emozioni della tua vita influenzano le parole che scegli di mettere in musica?
Diciamo che quando scrivo sono spesso lenta proprio perché non riesco ad accontentarmi delle parole. Cerco di entrare molto in sintonia con le mie emozioni e faccio in modo di scegliere i vocaboli che più mi rappresentano, mi piacciono ed evocano un’immagine.
“Stella bianca nel blu” per esempio, trae ispirazione dal pianeta Venere, detto anche stella del mattino, “Notte Stellata” in Van Gogh, da qui una citazione all’Impressionismo. “Sotto un cielo di corallo” invece, evoca il tramonto e rappresenta il timore per un ciclo che nella mia vita, la società vuole che finisca… in questi testi c’è davvero tantissimo di me.

Avete puntato su un EP di cinque tracce, una scelta piuttosto inusuale rispetto a quella di pubblicare un album completo. Cosa vi ha portato ad optare per un lavoro più concentrato, rispetto ad un intero disco?
Credo che musica e testi di questo Ep siano, come hai ben detto, un “concentrato” denso di messaggi, immagini e contaminazioni. In essi ho soddisfatto il mio senso di completezza perché non credo che questa sia data dalla quantità ma dalla sostanza.

Per quanto riguarda la composizione ti sei affidata a Renato Caruso che è coinvolto anche come arrangiatore e chitarrista del progetto. So che vi conoscete da parecchio tempo, puoi raccontarmi come è nata la vostra amicizia e collaborazione?
Come dico sempre, io e Renato ci siamo conosciuti grazie ad un algoritmo e lui che è informatico ne è particolarmente felice! Facebook ha voluto che i nostri profili si connettessero durante la Pandemia del 2020. Ricordo di esserci poi incontrati di persona e di aver subito incominciato a registrare video in acustico voce e chitarra, nei prati dietro casa mia.
La sintonia è stata immediata e anche se per certi versi siamo molto diversi, trovo che in musica i due pezzi del puzzle completino il quadro. Di Renato apprezzo per esempio la caparbietà, il tocco sulla chitarra e il fatto che concordi con me nel ricercare luoghi musicali diversi.
In “Tra Marte e Venere” (il mio primo ep), abbiamo attraversato la Spagna, il Sud America, gli Stati Uniti e in questo progetto abbiamo fatto un bel tour in Francia, addirittura in un’altra epoca!

Ho letto che per quanto concerne la preparazione vocale sei stata seguita dalla tua mentore Elena Bresciani: in che modo il supporto tecnico e artistico della vocal coach ha influenzato il tuo approccio alla performance?
Con Elena è nato un bellissimo rapporto di stima e fiducia. Trovo sia una professionista molto preparata e abbia una particolare sensibilità che le permette sia di dare consigli tecnici mirati che di supportare con sincerità le artiste donne nel loro percorso di crescita. Elena è stata un valido aiuto perché mi approcciassi alla performance attraverso un suono più aperto e leggero, autentico e comunicativo. Mi ha inoltre aiutata emotivamente a gestire diverse complicanze nate durante la realizzazione del progetto e motivata alla scrittura. È stata la mia personale luce ribelle dell’alba!

Quali sono stati gli aspetti vocali più critici ed impegnativi su cui hai dovuto lavorare?
Sono molto severa con me stessa, l’accurato lavoro quotidiano è fondamentale, del resto sono cresciuta in Val Trompia a Brescia dove il lavoro ha un valore molto importante, ma sinceramente, questa volta posso dire che il processo di studio vocale sia stato positivo e non ostico. Mi sono approcciata ai brani in modo più diretto, spontaneo e meno “pensato”.

L’EP risulta permeato dell’eleganza vintage e decadente degli anni trenta, a partire dalla copertina che ti ritrae in uno scatto degno del ‘Grande Gatsby’. Quando crei la tua musica ti ispiri al glamour e alla libertà di quella decade?
Certamente, quell’epoca mi affascina moltissimo anche per la moda e per il concetto di libertà e rottura con le convenzioni tradizionali. La scrittura dei testi attinge molto ad immagini che ruotano nella mia mente e per la realizzazione degli scatti fotografici, pensati appositamente per ogni canzone e che prossimamente condividerò sui social, inoltre ho approfondito abbigliamento e trucco dell’epoca. Come accade ogni volta che pubblico qualcosa di mio, mi diverto a cercare spunti anche in altre forme d’arte e a vestire anche in senso più concreto le mie emozioni.

Il cinema di quegli anni ci ha regalato alcune grandi icone come Marlene Dietrich o Greta Garbo, donne carismatiche, che hanno plasmato l’immaginario collettivo del femminino, sfidando le convenzioni sociali. Ti rifletti in questa figura di donna forte e indipendente?
Mi rifletto in queste figure perché rappresentano donne capaci di autodeterminarsi, sfidare le regole sociali e scegliere la propria strada, un atteggiamento che cerco di fare mio nella vita. Della Dietrich amo molto la sicurezza disinvolta e il fascino magnetico, di Greta Garbo l’eleganza e la profondità interiore.

Ci sono delle dive del passato che senti particolarmente vicine al tuo mondo artistico?
Oltre alle dive prima citate e guardando anche alla Belle Époque, trovo ispirazione in figure come Sarah Bernhardt, la leggendaria attrice teatrale, che con la sua teatralità intensa e il suo spirito anticonformista ha tracciato nuove vie per l’arte. Queste donne, con il loro carisma e la loro capacità di reinventarsi, rappresentano un ideale artistico in cui la forza interiore e la sensibilità si fondono, un’immagine che cerco di portare nel mio lavoro.

In che modo hanno influenzato la tua musica oppure il tuo stile?
Mi hanno ispirata profondamente sia nella musica che nello stile. La loro capacità di mescolare forza e vulnerabilità, eleganza e mistero, ha influenzato il mio modo di sperimentare me stessa senza che seguissi schemi predefiniti.
Mi hanno insegnato l’importanza di comunicare con intensità e carattere. Cerco di creare atmosfere che evocano emozioni profonde, lasciando spazio all’immaginazione di chi ascolta mirando alla creazione di un legame con loro.

Per quanto riguarda il tuo percorso, invece, in che modo ritieni che si sia evoluto il tuo modo di cantare nei due anni che separano il tuo primo EP: “Tra Marte e Venere” e “Luce ribelle dell’alba”?
Credo che l’evoluzione avuta in questi due anni come persona sia in simbiosi con il mio modo di cantare del nuovo Ep. Sento di aver fatto un lavoro sull’essenza del messaggio, sull’intenzione arrivando ad una maggior spontaneità e naturalezza del suono.

Ti ringrazio per il tuo tempo e ti auguro in bocca al lupo per la promozione del tuo “Luce ribelle dell’alba”.
E’ stato un piacere. Grazie a te per esser entrata nel cuore del mio progetto e avermi dato la possibilità di raccontarmi.

SUSANNA ZANDONÀ