GREAT MASTER – Intervista all’heavy metal band veneta
I Great Master hanno già alle spalle un ottimo curriculum e tanta esperienze, arrivano dal Veneto e oltre a impegnarsi a creare un sound dalle tinte molto epiche, concentrano tutto anche su testi che vanno da narrazioni storiche a ambientazioni fantasy e fantascientifiche. Ne abbiamo parlato con Jahn Carlini, con Giorgio Peccenini e con Massimo David, rispettivamente chitarra, tastiere e basso.
Ciao e benvenuti su Tuttorock. Iniziamo presentandovi, come, quando, dove e perché nascono i Great Master?
Jahn Carlini: Grazie a Tuttorock è un piacere scambiare 4 chiacchiere con voi! I Great Master nascono nei primi anni 90, da una mia idea che ho poi condiviso con alcuni amici. L’idea era quella di suonare del metal classico, epico. I gruppi di riferimento erano Manowar, Iron Maiden anche se poi dopo i primi demo ci hanno avvicinato piu a band come Manilla Road e Heavy Load. All’inizio come per tante band c’era tanta voglia di fare, l’entusiasmo della gioventù che correva affianco dell’inesperienza, però uscirono anche delle buone cose che ci portarono ad esibirci live fino a fine anni 90. Poi la band si sciolse e continuai da solo a scrivere nuovi pezzi. In questo periodo lo stile mutò grazie alle influenze del metal tedesco. Dal classic si passò al power ma tuttò restò ancora in stand by in quanto al tempo collaboravo con una band di rock italiano, gli Altaloma. Solo nel 2009 questi nuovi pezzi vennero sistemati e proposti all’Underground Symphony che ci fece subito firmare il nostro primo contratto discografico. Uscì “Underworld” il nostro primo album in studio. Poi negl anni successivi ci fu ancora molta instabilità nella line up e questo fu un vero tallone d’Achille per i Great Master ma nonostante tutto si riuscì ad andare avanti producendo nuovi album, migliorandosi sempre più.
Un nome molto forte, dove è nata l’idea?
Jahn Carlini:Un nome molto fantasy perché è da li che è nata l’idea. Si voleva rappresentare una certa epicità e ci serviva una figura mitologica che avesse quell’alone di mistero. Sinceramente non ricordo più da dove uscì l’idea ma era sicuramente legata al fantasy. Forse venne in aiuto il gdr Dungeons & Dragons ad ispirarci perché al tempo ci divertivamo a passare giornate a creare luoghi e personaggi magici o forse fu tratto dalla figura di Raistlin Majere il mago oscuro dalle Cronache di Dragonlance di Margaret Weis e Tracy Hickman. Fatto sta che ne uscì questo Great Master che ci sembrò una buon nome originale.
Come definite il vostro sound?
Jahn Carlini: Come anticipato i Great Master nascono con un sound molto Classic Metal per poi mutare in un sound più Power. Noi ci definiamo Heavy/Power come genere, siamo un po ibridi. Passiamo da ritmiche veloci a tempi medi cercando di imprimere sempre la giusta melodia che caratterizzi la canzone. Nelle nostre sonorità si potrà sentire molto Iron Maiden, Running Wild ma anche Warlord e Manowar, quest’ultimi almeno per i primi pezzi.
Avete anche molte sonorità epiche, perché?
Jahn Carlini: Tutto nasce dai primi album dei Manowar come “Into Glory Ride”, “Sign Of The Hammer” e “Hail To England”. Era un metal che mi ha sempre affascinato e quando dovevo scrivere nuove canzoni mi ispiravo a questi album. Poi subentrarono anche i Bathory con le loro sonorità Viking come “Hammerheart” o “Twilight Of The Gods”, i granitici Running Wild con le loro cavalcate di doppia cassa e i Warlord per la loro fantastica melodia. Tutti album memorabili nella mia top ten. Mi han dato molto e se oggi i Great Master hanno questa sonorità epica è dovuta proprio a questo motivo.
I vostri album sono basati su tematiche fantasy o fantascientifiche, ma anche di storia, correggetemi se sbaglio. “Serenissima” ha testi storici, “Lion And Queen”, tra storia e fantascienza e “Skull The Bones” , la pirateria del 1600. Perché queste scelte e come le scegliete?
Jahn Carlini: Io sono un amante della storia….quando comincio a scrivere una nuova linea penso già a quale storia potrebbe trattare. “Serenissima” è stato un concept album che è stato dedicato alla storia della nostra terra, tanto che possiamo vantarci di esser stata la prima band metal a dedicare un disco alla Repubblica di Venezia. Con il successivo “Lion And Queen” abbiamo continuato a parlare delle nostro territorio, il Veneto questa volta, ma ci siamo spinti anche a raccontare qualche tematica affascinante e particolare come i viaggi nel tempo, la famosa storia di John Titor, o il film “Stargate” o la serie “TV Fringe” coi mondi paralleli. Tematiche molto affascinanti che starei ore a parlarne. Dopo questo disco si è voluto tornare a scrivere un concept e ci serviva la storia giusta che ovviamente non fosse già stata raccontata da qualcuno. Il tema pirata è un tema che è sempre piaciuto alla gente, ma molte band lo avevano già sfruttato in lungo e in largo. Si è pensato a un concept sull’Isola Del Tesoro, ma siamo andati oltre descrivendo gli eventi che portarono a nascondere il tesoro su quell’isola. “Skull And Bones” è un’ottimo disco, forse il migliore fin’ora della nostra discografia. L’importante è raccontare sempre qualcosa nelle canzoni così sarà più piacevole ascoltarle e ricordarle.
Cosa state preparando per il nuovo album?
Giorgio Peccenini: Possiamo solo dirvi che Jahn, proprio in questo periodo, sta sviluppando le prime idee per un nuovo album, crediamo quindi non sia necessario aspettare altri sei o sette anni per far uscire un nuovo disco! Prima dell’album però uscirà qualcos’ altro. Circa un mese e mezzo fa abbiamo realizzato il nostro video lockdown rielaborando la canzone “Black Death” tratta da “Serenissima” per rimanere in tema con il grave periodo legato al Covid19. Prodotta la canzone la nostra casa discografica ci ha proposto di realizzare un vinile 10 pollici in modo da ricordare questo periodo che ci ha segnato la vita con un’opera ufficiale. Il vinile uscirà nei prossimi mesi si intitolerà “Black Death 2020” e sarà un edizione ultra limitata con vinile colorato. Oltre a questa canzone ci sarà anche una cover che stiamo registrando proprio in questi giorni.
Quanto è importante per voi suonare dal vivo e quanto vi ha penalizzato questa emergenza che stiamo vivendo?
Giorgio Peccenini: Beh, la release di quest’ultimo album avrebbe dovuto inaugurare una specie di “rinascita” per i Great Master, data la formazione più stabile e il desiderio di portare la nostra voce nel panorama metal italiano e non solo. Eravamo quindi intenzionati a riprendere gradualmente l’attività live già in questo 2020, a tal punto da appoggiarci alla Rock On Agency e ampliare le possibilità. Purtroppo l’emergenza derivata dal covid ci ha bloccati ancor prima di partire, facendoci perdere diverse date già fissate per maggio e giugno.
Come state vivendo invece questo periodo?
Giorgio Peccenini: In questo periodo di stop e di live saltati, oltre a dedicarci alla famiglia, abbiamo pubblicato lo scorso 11 maggio il video ‘home-made’ di “Black Death 2020” disponibile nel nostro canale Youtube. In questo video abbiamo chiesto ad alcuni nostri fan di apparire e poter cantare con noi una strofa della canzone. In questo momento stiamo lavorando alla cover che sarà inserita nel lato B del vinile, anche se non possiamo svelare ora il titolo, possiamo dire che è una canzone di una band che ci ha spesso influenzato nel songwriting.
Le vostre influenze musicali?
Giorgio Peccenini: Lo stile compositivo dei Great Master risente chiaramente dell’influenza di gruppi storici come gli Iron Maiden, i Running Wild o ancora i Savatage. Poi ovviamente ognuno di noi porta nel proprio bagaglio personale di stili gli influssi più svariati. Tutto aiuta ad alimentare le idee creative ma sempre guardando con il massimo rispetto la grande eredità musicale che queste band ci hanno donato. La peculiarità che poi contraddistingue la musica dei Great Master sta nell’unire sonorità semplici a una forte verve epica.
Quanto è difficile in Italia essere una band metal
Massimo David: Il metal in Italia, aldilà che molti non addetti ai lavori lo ritengano di nicchia, è caratterizzato da molti gruppi estremamente significativi. Vedi i Lacuna Coil, per citarne uno a caso. Forse uno dei più famosi. Come genere musicale non è mai morto. Ormai è in parte nella nostra cultura. Molto apprezzato all’Estero, ai noi molto meno in Patria. Per i motivi prima citati.
Lascio chiudere l’intervista a voi, un messaggio per entrare nel vostro mondo musicale e qualsiasi altra cosa vi viene in mente.
Massimo David: La musica nel nostro Paese ha perso anno dopo anno di originalità, questo perché ci sono sempre meno autori e gruppi che scrivono da se i pezzi perchè poco valorizzati e pubblicizzati dal mainstream. L’Italia ha molti esponenti metal, gruppi talentuosi che hanno tanto da dire, ma che vengono esclusi dal panorama musicale, perchè, a parere di pochi, non producono musica che possa fare mercato. Quindi per radio non si ascolta altro che il pezzo reggaeton o il pezzo trap, sentito e risentito miliardi di volte e i giovani, che sono più soggetti ad apprezzare nuovi generi musicali, vista la loro età, che li predispone ad assimilare tutto ció che per loro è nuovo. Vengono lobotomizzati da musica di scarso valore musicale, scritta sempre da gli stessi ed interpretata dal primo pseudo cantante, munito di autotune, uscito da un talent show, che di talenti, questi programmi però, non ne sforna neanche poi tanti. Anzi a mio avviso nessuno.
Great Master: Vi ringraziamo di averci dato l’’opportunità di farci conoscere ai vostri lettori che invitiamo a seguirci nei nostri social e se vogliono sentire subito le canzoni di “Skull And Bones” lo troveranno disponibile sul nostro Bandcamp. In alto il Jolly Roger e Horns Up!
FABIO LOFFREDO
Band:
Jahn Carlini: Chitarra
Massimo Penzo: Batteria
Manuel Menin: Chitarra
Giorgio Peccenini: Tastiere
Stefano Brignadello: Voce
Massimo David: Basso
https://www.great-master.com
https://www.facebook.com/greatmasterband/
Appassionato di musica sin da piccolo, ho cercato di esplorare vari generi musicali, ma è il metal, l'hard rock ed il rock progressivo, i generi musicali che più mi appassionano da molti anni. Chitarrista mancato, l'ho appesa al chiodo molto tempo fa. Ho mosso i primi passi nello scrivere di musica ad inizio anni 90, scrivendo per riviste come Flash (3 anni) e Metal Shock (ben 15 anni), qualche apparizione su MusikBox e poi il web, siti come Extramusic, Paperlate, Sdangher, Brutal Crush e Artists & Bands. I capelli mi si sono imbiancati, ma la passione per la musica è rimasta per me inalterata nel tempo, anzi molti mi dicono che non ho più speranze!!!!