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GIULIO WILSON – Intervista al cantautore, musicista e polistrumentista fiorentino

GIULIO WILSON – Intervista al cantautore, musicista e polistrumentista fiorentino

Il suo nuovo album sta per uscire e telefonicamente ho raggiunto Giulio Wilson per parlare anche del suo nuovo singolo e di altre curiosità. Di seguito l’intervista.

 

Ciao Giulio, benvenuto su Tuttorock, come stai?
Bene grazie!! A parte il periodo che stiamo vivendo.

Presentati ai nostri lettori!
Certamente, mi auto presento, sono Giulio Wilson, cantautore, svolgo quest’attività da tantissimo tempo e sto per uscire con un mio disco ad aprile che si chiama “Storie Vere Tra Alberi e Gatti” ed è un disco a cui ho lavorato negli ultimi due anni ed è ricco di collaborazioni, ci sono gli Inti-Illimani in un brano che abbiamo registrato a Santiago Del Cile, il brano si chiama “Vale La Pena”, poi ci sarà Roy Paci e i Musici di Francesco Guccini e ance Ron. Un disco abbastanza pieno di soprese, ci saranno arrangiamenti anche classici con violoncelli, pianoforte, organo Hammond, strumenti abbastanza intramontabili senza dover per forza seguire la moda. Sono in un periodo anche abbastanza florido in fase di scrittura e sto scrivendo anche per altri artisti come Nek, Ron, Gianni Morandi, Laura Pausini e anche per i Musici di Francesco Guccini che ti ho citato prima e che stanno finendo il loro nuovo album. Ora sto promuovendo il mio nuovo singolo che sto facendo uscire prima del disco che si chiama “L’Amore Dei Nostri Difetti”.

Raccontami quindi il brano, il testo e anche il significato dei testi degli altri brani che finiranno sul nuovo album.
Cerco di curare sempre molto i testi, non metto mai frasi buttate li o riempitive, è una amia prerogativa, tendo a curare molto sia il testo che gli arrangiamenti in modo tale che tutto quadri alla perfezione. Per “L’Amore Dei Nostri Difetti” il testo è nato da una frase che ho sempre avuto in mente e che mi diceva sempre mia nonna che è morta a 95 anni, era una sarta di Faenza, lei diceva sempre ’Bisogna imparare a sopportarsi nella vita, è molto importante sopportarsi’, una frase che mi è sempre rimasta in testa, sopportarsi, in effetti una delle cause degli allontanamenti, delle separazioni è sempre dovuto che dopo tanti anni uno non sopporta più l’altro e quindi questa frase così difficile da mettere in pratica effettivamente è una regola che vince quando uno la applica, vedi quegli amori che durano in eterno, ci sono ancora e sicuramente hanno messo in pratica quella frase, il riuscire a trovare quell’equilibrio in cui ci si innamora anche delle cose meno positive dell’altra persona.

Quindi un tuo brano nasce prima dal testo e poi ci costruisci intorno la musica?
Non necessariamente, di solito vado di pari passo, a volte inizio dalla musica accompagnando già qualche frase pronta, diciamo che devo avere un’immagine emotiva in testa, un argomento e poi con la musica riesco a svilupparla. Solo dal testo sono sempre in difficoltà, eppure c’è chi ci riesce benissimo, Jovanotti, Guccini, partivano spesso dal testo.

Come hai incontrato gli Inti-Illimani?
Sono andato io a Santiago Del Cile per registrare il brano e la cosa curiosa è che abbiamo registrato una versione in spagnolo che ha girato tutta l’America Latina ed è stata usata anche durante tutte le proteste e le sommosse e anche tutte e manifestazioni che ci sono state e per me è una soddisfazione, è un brano che nasce da me e chi ho voluto fare con loro e che ha fatto il suo percorso nei Paesi dell’America Centrale e Latina

Invece il tuo incontro con Ron, Roy Paci e i musici di Francesco Guccini?
Con i Musici di Francesco Guccini ci lavoro tuttora, stanno preparando il loro disco e li sto aiutando sui testi e gli ho dato un po’ di idee e loro hanno collaborato ad un brano sul mio disco che su chiama “Romanzo Epistolare”. Con loro mi ci trovo benissimo, sono dei veterani che hanno calcato migliaia di palcoscenici e che hanno cambiato un po’ la storia della musica italiana. Sono quei rapporti di stima tra artisti e con Ron è andata così, io gli mandai un mio brano e lui mi chiamò subito perché il mio brano gli piaceva tantissimo e voleva metterlo nel suo album. Sono cose che nascono così casualmente, per stima e non per accordi discografici anche perché io sono un po’ sfiduciato, ho poca fiducia sulla discografia tradizionale, sulle major, io non sono mai riuscito ad entrare in quel meccanismo anche perché le major fanno un lavoro legato più che altro al solo music business, si lamentano tanto della cultura quando invece sono loro i primi a non fare cultura, loro hanno in mamo tutto e fanno il bello e il cattivo tempo su tutte le radio e non lasciano una fetta di torta a nessuno e in Italia ci sono tantissimi talenti, ma o sei uno di loro o sei contro di loro, non hai nemmeno la possibilità di essere uno dei tanto. Tutto questo non solo per polemica, ma per averlo vissuto in prima persona ed è un labirinto da cui non se ne può uscire.

I singoli sono usciti solo in digitale, l’album invece uscirà anche su supporto fisico?
Si uscirà sia in vinile che in CD. Il vinile è molto romantico come concetto e anche un po’ nostalgico, il digitale lo trovo un ascolto molto freddo e superficiale, il vinile è quasi un rito, devi metterlo nel piatto, posizionare la puntina, impone un’attenzione maggiore. Con il digitale invece basta un click, scarichi il brano, non ascolti nemmeno tutto il disco, il digitale quindi ha dato più possibilità a tutto di fare musica e usufruirne, però ha anche appiattito quella magia che dà il vinile.

Quindi non segui la moda del momento che molti artisti decidono di non fare più album ma solo singoli una tantum?
No, assolutamente no, io forse sono di vecchia maniera ma non mi interessa pubblicare solo singoli.

I videoclip sono importanti invece per te? Vedo che ne fai abbastanza!
Si i videoclip sono importanti e mi piace farli e spesso sono anche il regista e sono molto pignolo sui montaggi, per me nulla è mai fatto a caso.

La tua esperienza al Concerto del Primo Maggio a Roma? Era il 2017 se non sbaglio!
Esatto si! Sicuramente è stata una grande soddisfazione, ma io do tutto me stesso sia su un palco importante sia se suono in un piccolo club con poca gente. Calcola però che mi hanno fatto suonare così poco che si può dire che ho solo avuto il tempo di urlare “Ciao Roma!!”, ma scherzi a parte è sempre una bellissima esperienza.

Parlando di live, oggi è tutto fermo, come stai vivendo questa emergenza?
Tristezza assoluta, è tutto fermo e nessuno sa come si ripartirà e quando. C’è chi ha inciso un disco e non può promuoverlo dal vivo, c’è chi sta traccheggiando come sto facendo io anche se penso che in primavera lo farò uscire io mio disco a mio rischio e pericolo, lo promuoverò tramite il web.

Secondo te la musica può farsi sentire e alzare la voce?
Oggi è difficile perché la musica non fa più parte delle persone, è un passatempo, non un impegno, i ragazzi di oggi vogliono ascoltare cose frivole che non danno messaggi. Oggi c’è una diseducazione musicale che parte principalmente dal fatto che l’Italia non ha mai investito sulla musica, nonostante sia una parte fondamentale per la storia dell’Italia. Una volta si lottava con le canzoni, c’erano degli ideali, una ribellione, la canzone faceva parte della tua vita. Oggi le canzoni che passano per le radio sono superficiali. La musica impegnata, il rock oggi fanno parte solo dell’underground, sembra quasi che ci si debba vergognare ad ascoltare musica di un certo tipo, siamo passati dalle stelle alle stalle.

Tu che musica ascolti?
Io ascolto un po’ di tutto e penso di avere un buon gusto, senza peccare di presunzione. Il mi riferimento principale sono i cantautori, da Lucio Dalla a Franco Battiato, poi Ivan Graziani e Claudio Lolli e tanti altri.

Una domanda che fuoriesce un po’ dalla musica. Tu hai studiato enologia e sei diplomato in vinicultura. Se dovessi abbinare un vino alla tua musica?
Guarda, cadi proprio a fagiuolo come usiamo dire in Toscana, io sono produttore di vino e sono proprio ora al computer che stavo montando una degustazione enomusicale, ciò sto cercando di abbinare alcune mie canzoni alla degustazione di alcuni vini, perché ci sono tanti denominatori  comuni, innanzitutto il vino è fatto di percezioni  e la percezione influisce molto sul clima, sullo stato d’animo e la musica è una di quelle cose che influisce sullo stato d’animo e quindi diciamo che ci sono delle interferenze. Poi sono tutti e due prodotti che provengono da un regista, da un autore e un produttore e da un enologo e quindi tutte e due sono un po’ lo specchio dell’identità di chi c’è dietro, per esempio una canzone di Vasco Rossi, se non ci fosse lui, sarebbe una canzone diversa, con un’altra identità, stessa cosa per un vino, se uno conosce anche al storia del produttore, assaggia quel vino in maniera diversa a chi prende un vino al supermercato sena sapere di chi sia. Secondo me è molto importante conoscere chi sta cantando quella canzone e anche chi c’è dietro quella bottiglia di vino, capirne anche la filosofia perché sono entrambe forme d’arte fondamentalmente.

Molto interessante!! Chiudi ora l’intervista come vuoi, un messaggio, un invito ad entrare nel mondo musicale di Giulio Wilson.
Non aspettatevi di ascoltare Giulio Wilson al Festival di Sanremo!! Se siete curiosi di scoprire un sottobosco di cantautori italiani, visto che molti dicono che i cantautori sono morti, ma in realtà sono molto attivi è solo che non gi viene dato un riflettore. Quindi se volete scoprire una musica nuova, travirgolette, ma allo stesso tempo dal sapore vecchio, potere provare ad ascoltare le mie canzoni.

FABIO LOFFREDO