GIOVANNI NEVE – Il cantautore marchigiano presenta l’album di debutto
In occasione dell’uscita del suo primo album “Premi Play”, (Etichetta Ventidieci, distribuzione Artist First), ho avuto il piacere di intervistare Giovanni Neve, pseudonimo di Giovanni Morbidoni, giovane cantautore italiano, classe 1997.
Nato e cresciuto a Civitanova Marche, da sempre la passione per la musica e per la letteratura lo spingono a prendere in mano una chitarra e ad imparare a suonarla.
La sua musica viaggia tra il Pop, l’Indie e la musica d’autore. Talvolta ricerca l’essenziale attraverso un pianoforte, ma non può fare a meno di ricorrere anche a suoni elettronici creando così atmosfere particolarmente coinvolgenti e cariche di energia.
Debutta nel 2021 con i singoli “Camini”, “Astronavi da crociera” e “Te quiero mama”, prodotti da Taketo Gohara e Fabio De Sanctis, seguiti dall’ultimo estratto “Timbrami le labbra”.
Ciao Giovanni, benvenuto su Tuttorock, come ti senti in vista dell’uscita del tuo primo disco “Premi Play”, speranzoso, felice, ansioso?
Ciao Marco, piacere, in realtà sono abbastanza tranquillo, so della potenzialità di questo album al quale ho lavorato tanto e mi sto focalizzando sui punti necessari per farlo arrivare ad essere apprezzato da più gente possibile.
In che lasso di tempo hai scritto le canzoni?
Il primo album di un cantante si dovrebbe chiamare “The Greatest Hits” perché è un progetto che raccoglie tutti gli spezzoni di vita in cui sono nate le canzoni. L’approccio al mondo della musica nasconde sempre qualcosa di bello e misterioso che, andando avanti nel tempo, si perde. La prima traccia l’ho chiusa nel 2018, il 2019 è l’anno in cui abbiamo lavorato di più a questo disco poi c’è voluto un po’ di tempo ad ultimarlo a causa della pandemia che ha reso difficili gli spostamenti tra Civitanova, Milano e Roma.
Ascoltando gli undici brani, mi viene da pensare che alcuni siano stati scritti nel periodo più malinconico per chi vive in riva al mare, ovvero in autunno e in inverno, altri invece risentono dell’energia dell’estate passata sulla spiaggia davanti ad un tramonto, è così?
Esatto, bravissimo, è proprio così. C’è un forte legame che mi lega alla mia terra, al mare, fai conto che se sto una settimana lontano da qui non sto bene, mi sento spaesato. L’influenza del paesaggio marino di Civitanova, la vista del mare da lontano, dalle campagne, mi completano. Ne approfitto per dire che le Marche sono una regione stupenda. Nei testi riporto spesso i cieli, il mare, questi elementi naturali che mi danno tanto.
Parti prima da un testo, da un’idea o nasce tutto da una melodia?
Sinceramente i primi brani arrivavano spontaneamente, avevo una frase in testa che aveva già una sua melodia, poi su quella frase costruivo tutta la canzone. Poi, in studio, ci sono stati momenti in cui non si capiva bene a quale o a quali frasi dovevamo dare più importanza, quale potesse rappresentare il ritornello e quale la strofa, non riuscivamo a capire come intrecciarle. Poi, piano piano, col lavoro in studio cresci e capisci a cosa dare la priorità, a cosa potrà colpire l’ascoltatore.
I video di “Camini” e “Astronavi da crociera” sono nati da idee tue o ti sei messo nelle mani di un team?
Il video di “Camini” l’abbiamo fatto insieme a Dario Aita, che è un attore professionista che vedrete tra non molto su Rai 1 dove sarà il protagonista di una fiction, “Noi”. L’abbiamo scritto insieme, sono idee mie e sue, ne abbiamo discusso e abbiamo fatto molto fede al testo della canzone, con l’atmosfera malinconica di due amanti che si lasciano nel periodo autunnale inseguendo i propri sogni. L’altro video l’abbiamo voluto fare più giocoso, scherzoso, un qualcosa che anticipa l’estate, infatti l’abbiamo fatto uscire in aprile.
Hai dedicato un brano a tua madre, “Te Quiero Mama”, cosa rappresenta lei per te?
Nella storia della mia vita penso che la mamma, non solo lei ma comunque una figura femminile in generale che può essere anche una nonna, faccia la differenza e ti insegni poi a stare con le donne che incontrerai nella tua vita. Un rapporto bello saldo con una mamma e una nonna è importante perché ti aiuta a capire le altre donne. Ho fatto apposta questo parallelismo, infatti nella canzone dico “e penso a te ma te quiero mama…” perché le madri sono quelle che ti insegnano per prime ad amare e l’amore delle madri verso i figli è un amore autentico che non esiste da nessun’altra parte in natura.
Giovanni musicista e Giovanni cantautore nascono nello stesso momento?
Io in realtà facevo altro, giocavo a calcio e ho sempre cercato di sfondare nel mondo dello sport ottenendo discreti risultati, arrivando ad un livello semi-professionistico, intanto portavo avanti anche diverse attività ricreative con la musica e con lo spettacolo, facevo recite, musical, poi è arrivato un infortunio bruttissimo e, nel periodo in cui non potevo giocare a calcio, mi è successa una cosa con una ragazza, è finito l’amore e lì è nato il mondo di Giovanni Neve. Ho sempre suonato la chitarra ma mi sono affezionato allo stesso tempo alla poesia iniziando a scrivere. All’inizio rappresentavo un po’ un giullare con la chitarrina in spiaggia, poi le cose hanno iniziato a farsi più serie. In seguito ho iniziato anche a suonare il pianoforte, non so ancora farlo bene ma per accompagnarmi va bene.
Dalla tua scrittura si sente che sei legato ai cantautori del passato e anche al linguaggio contemporaneo di molti artisti di oggi, quali sono quelli che più adori?
In generale Francesco De Gregori, Lucio Battisti e De André, quest’ultimo, in particolare, è quello che mi ha aperto le strade della poesia, della scrittura. Li ho sempre ascoltati senza pretendere un insegnamento, poi, col tempo, mi sono messo ad ascoltarli col cuore, cercando di capire quanta passione abbiano messo nel donarci le grandi opere che hanno cambiato la storia della musica. Riguardo agli artisti del presente sono nato artisticamente nel periodo dell’indie, quindi ti direi i primi Lo Stato Sociale, I Cani, Gazzelle, loro mi hanno influenzato molto, erano gli anni in cui stavo finendo le scuole superiori e iniziavo a guardarmi intorno, cercavo di capire quale fosse la mia identità, inoltre qui nelle Marche fanno molti festival dove chiamano questi artisti indie.
Neve non è il tuo vero cognome, come mai l’hai scelto?
Giovanni Neve è la traduzione di John Snow, un personaggio importante della serie fantasy “Il Trono di Spade”, che ho visto da poco per la terza volta. In lui vedo l’ideale dell’uomo giusto, dell’uomo onesto che può cambiare il mondo anche se, nella serie, non gli viene dato merito. È un po’ come succede nel mondo di oggi dove i giusti e gli onesti ci lasciano le penne o, comunque, vanno a rimetterci qualcosa. Volevo dare giustizia a questo tipo di uomo che non sono io ma ambisco a diventarlo.
Qual è il tuo più grande sogno musicale?
Io vivo per il live, penso che, in un concerto, il rapporto che si va a creare con la gente che ti sta guardando possa durare nel tempo, anche dopo la morte. Il mio sogno è riempire uno stadio, poi, se Dio vorrà, lo farà capitare. Mi piacerebbe entrare nel cuore della gente.
Che rapporto hai con i talent?
Ti dico la verità, all’età di 18 anni, giocavo a calcio, ero un bambino, a scuola facevano un autobus per le selezioni di X Factor a Roma, scherzosamente ci andai, ero molto tranquillo al contrario degli altri ragazzi che avevano studiato canto ed erano molto ansiosi. Fra tutti, quello che poi ha superato le selezioni fui io, venendo poi chiamato a Torino davanti ai giudici di allora, Fedez, Manuel Agnelli, Arisa e Alvaro Soler. Portai “Buonanotte Fiorellino” di De Gregori e presi due sì e due no venendo eliminato. Ci speravo, non scrivevo canzoni, cantavo per il gusto di cantare ma per me fu una batosta, la presi un po’ male, poi, nel tempo, ho capito alcune cose. Non fecero vedere la mia esibizione e nei montaggi usavano parole dette a sfavore di tanti ragazzi, montarono un video facendo sembrare che uno di loro avesse stonato invece aveva fatto un’esibizione fantastica, l’avevano messo in mezzo a quelli che facevano ridere. Non voglio parlare per luoghi comuni ma ho sperimentato sulla mia pelle che la giustizia non fa parte dei talent, il talent è uno show che mette in risalto cose che tante volte non c’entrano molto con la musica. In poche parole, si servono della musica per far passare altri messaggi. La mia vuole essere una critica costruttiva, non giudico ma critico, magari qualcuno un giorno dirà, guarda, facciamo un talent in cui premiamo veramente il talento.
Tornando a parlare di musica dal vivo ho visto un video di un tuo concerto ad Anzio dove vieni accolto molto positivamente dal pubblico, che ricordi hai di quella sera?
Io riesco a dare molto di più davanti ad un pubblico, mi carica di più la gente rispetto ad uno studio dove canto da solo. Quella sera, ad Anzio, penso che nemmeno dieci persone conoscessero le mie canzoni, eppure, dopo aver ascoltato un ritornello, già le cantavano, sono immagini forti che terrò sempre dentro e vorrei che ce ne fossero altre in futuro.
A proposito, hai qualche data live in programma?
Di sicuro ci sarà un tour estivo, ci stiamo lavorando. Prima, in primavera, andremo nei locali qua nella zona e forse nelle città più importanti come Bologna, Milano, Napoli, Roma e magari Firenze. In estate invece faremo aperture e concerti vari se ci saranno festival che lo vorranno, ho già ricevuto un paio di inviti. Spero che la situazione potrà presto permettere una capienza.
Grazie mille per il tuo tempo, vuoi aggiungere qualcosa per chiudere l’intervista?
Grazie a te Marco! Chiudo dicendo che nell’album tutto parla di amore perché l’amore parla di tutto.
MARCO PRITONI
Sono nato ad Imola nel 1979, la musica ha iniziato a far parte della mia vita da subito, grazie ai miei genitori che ascoltavano veramente di tutto. Appassionato anche di sport (da spettatore, non da praticante), suono il piano, il basso e la chitarra, scrivo report e recensioni e faccio interviste ad artisti italiani ed internazionali per Tuttorock per cui ho iniziato a collaborare grazie ad un incontro fortuito con Maurizio Donini durante un concerto.