GIOVANNI BATTAGLINO – Intervista al cantautore e musicista
Giovani Battaglino è un cantautore e musicista con molti anni di attività alle spalle, ha collaborato con grandi artisti come Ennio Morricone, Giovanni Allevi e Trenato Zero tra gli altri e ha esperienze anche di musica operistica. “Ricominciare Dalle Parole” è il nuovo album, raccontato in questa mia intervista.
Ciao Giovanni e benvenuto su Tuttorock. “Ricominciare dalle Parole”, il tuo nuovo album, un titolo molto significativo ma, spiegalo, quale messaggio nasconde?
Ciao TuttoRock, se vogliamo trovare un messaggio possiamo dire che le parole sono molto spesso, anche quando non ce ne rendiamo conto, l’inizio di molte cose. Da una parola nasce un progetto, con una parola può nascere un incontro e un percorso. La parola viene sovente dopo un silenzio e quindi è l’espressione di un pensiero, è il viatico di un’idea che può portare ad intraprendere strade diverse e non previste. Quando si ricomincia dopo un periodo difficile, in questo caso dopo la Pandemia, ma il discorso vale anche nelle relazioni umane, sono le parole a guidarci. Volevo fosse un disco dove la parola fosse al centro. Ho comprato un taccuino che mi ha fatto compagnia durante tutta la stesura dei testi e ho voluto fosse riprodotto all’interno del booklet del disco. Anzi il booklet è il taccuino, sono riportati i testi manoscritti da me, le pagine stesse del taccuino. Ho messo il taccuino anche nelle ricompense del crowdfunding.
Se ho ben capito tutto è nato proprio con le parole, i testi e poi hai costruito la musica, è così? Parlami quindi dei testi dei vari brani e del loro significato.
Non sempre sono nati prima i testi, per me spesso nascono prima le musiche. Ma il progetto, l’idea ad un certo punto ha preso forma e tutto è venuto di conseguenza. Anche il titolo è nato molto prima che tutto fosse terminato, così canzoni come “Dire” sono diretta conseguenza di questa scelta. I significati delle canzoni sono molteplici e come sai quelli che diamo noi che le scriviamo sono solo una delle tante interpretazioni, poi ci sono quelle degli ascoltatori che molto spesso sono diverse anche di parecchio da quello che intendevamo, questo fa parte della ricchezza di una canzone che una volta scritta non è più solo tua ma diventa di tutto il tuo pubblico. “Il peso delle cose” parla di una persona alle prese con le sue ansie e la difficoltà di capire e dare il giusto peso agli accadimenti della sua vita, si sente come sopraffatto da ciò che lo circonda e allora ad un certo punto scappa nel traffico, va dalla suo amore ma anche qui è indeciso, è come se dovesse compiere un dovere. La sua difficoltà di comunicazione è principalmente con sé stesso prima che con gli altri. Infatti, dopo avere lasciato al suo amore un mazzo di rose che non poteva mancare anche come citazione della canzone degli anni 40 “Ma l’amore no”, se ne torna a casa di nuovo in ansia nella speranza di trovare un parcheggio per la sua auto. Il significato di “Mancato amore” è nel titolo e nella prima strofa del brano. Il resto è solo sviluppo. La paura di provare a vivere un amore, la paura di parlare e di provare a viverlo per poter continuare a sognarlo. Crogiolarsi e rimanere a guardare dai “vetri della propria fantasia” ciò che poteva e non è stato fino quasi al delirio di crearsi una vera e propria presenza fittizia, immaginaria sospesa e fuori dal tempo. “Ricominci” è una canzone al femminile, parla di una donna che decide di ricominciare, di osare anche se questo significasse saltare nel vuoto, una donna che decide di smettere di affidare al lamento il suo conforto, di esprimere il suo essere, sente di potersi ancora fidare di sé. Non ricomincia solo per sé ma anche per quelle persone che le hanno offerto il loro aiuto e che lei ha rifiutato. “Non ho occhi” non è solo una canzone ma un progetto. Scritta con un altro cantautore Carlo Pestelli vuole essere un avvicinamento al mondo dei non vedenti. Da questo pezzo è nato anche un video girato a Torino da Roberto Bulgarelli in collaborazione con l’Unione Ciechi ed Ipovedenti di Torino. Mi sono chiesto come poteva sentirsi un cieco durante la Pandemia, in realtà sapevo ben poco di questa realtà per questo mi sono confrontato con loro anche sul testo. Ne è nata questa bella esperienza che ha raccolto adesioni da altre associazioni e ha sensibilizzato anche il Cappellificio Falcus di Montevarchi produttore dei cappelli Panizza che indosso nel filmato. Sono loro ad aver finanziato il videoclip. “Strada per dove vorrai” è una canzone di speranza, ciascuno può essere la luce per la sua strada. “Dire” è l’invito ad esprimersi per non rimanere vittime del “non detto” come già in Mancato amore, evitare di seppellire i pensieri e portare una storia nel deserto che incontriamo nel nostro vissuto quotidiano. “Isola pedonale” affida al ritmo di bossa nova una semplice ma significativa storia di una donna disincantata e delusa che trova conforto nel dialogo con un mendicante al quale ha fatto l’elemosina e col quale rimane a parlare per tutta la notte. “La giostra” è un testo dello scrittore Giorgio Olmoti. Parla di un cecchino, non è la guerra in Ucraina, forse è quella in Bosnia ma poco importa, una guerra sono tutte le guerre. Decise da pochi e foriere di molte vittime innocenti le guerre sono ancora innumerevoli e incomprensibili protagoniste del nostro vissuto. Impegnano capitali folli con cui si potrebbero sfamare abbondantemente tutte le creature della terra, spesso sfruttano pretesti religiosi quando nessuna religione incita ad ammazzare i propri fratelli o nascono da questioni territoriali quando la terra, per citare un detto degli Indiani d’America, non ci appartiene ma ce l’hanno prestata i nostri figli. Nel “Il signore dei labirinti” le parole sono quelle di un imbonitore, un ciarlatano nel senso buono del termine che ti vende la possibilità di entrare in un labirinto, di esplorare nuove strade, “di sognare per conservare occhi felici”. Infine “Valzer per uno spirito” indaga la comunicazione con un’entità che non è più viva in carne ed ossa. Scritta con lo scrittore Enrico Chierici era il giusto epilogo a questo disco, bisognava andare oltre le parole e parlare di comunicazione con uno spirito. In modo leggero e onirico a ritmo di valzer.
C’è un brano a cui sei più attaccato? So che sicuramente lo saranno tutti, ma uno che ti ha emozionato di più nel comporlo?
Mancato amore è la mia canzone preferita. Soprattutto per come è venuta in fase di realizzazione, l’andamento e lo sviluppo del brano sono in perfetta consonanza col testo e anche la mia interpretazione vocale è in linea. Molto merito va all’arrangiamento di Marcello Sirignano che ha reso tutto possibile.
“La Giostra” affronta il tema della guerra, come già mi hai detto ,una parola purtroppo sempre attuale e specialmente in questo ultimo anno, cosa ti ha spinto a scrivere il testo?
Il testo è di Giorgio Olmoti. Come dicevo sopra, la guerra è sempre spaventosamente attuale, lo era anche l’anno scorso e cinque anni fa, tanto per fissare due momenti a caso. Prima dell’Ucraina c’erano molti conflitti di cui i nostri telegiornali tacevano colpevolmente. L’Italia è in prima fila nella produzione e vendita di armi per questi conflitti. Di armamenti ne abbiamo venduti parecchi in tutti questi anni. Ora la guerra è più vicina e ci fa più paura. Basterebbe smettere. Dividerci equamente le molte risorse che ha il nostro pianeta amarlo e rispettarlo e fare altrettanto con noi stessi.
Ci sono anche molti ospiti nell’album, come li hai scelti e perché?
I musicisti del disco li ho scelti per la stima e l’amicizia che nutro nei loro confronti, ci sono anche membri della mia famiglia, mio fratello Paolo alla chitarra in due pezzi e mia figlia Caterina al clarinetto in un pezzo. Tutti i musicisti, i fonici e gli autori hanno concorso a rendere bello e prezioso questo disco. Tutti hanno profuso il loro amore per la musica e le loro capacità senza lesinare portando il risultato oltre ogni mia aspettativa.
Nella tua carriera anche tante collaborazioni, Ennio Morricone, Giovanni Allevi, Renato Zero, passando anche per esperienze di musica classica. Quanto sono state importanti per te e se c’è qualche aneddoto che puoi raccontare?
Tutte queste esperienze con grandi musicisti ci insegnano moltissimo e il bello di questo mestiere è che non si finisce mai di imparare, anzi per essere socratici, più si impara più ci si rende conto di non sapere. Io amo la musica visceralmente e cantare nel coro di Ennio Morricone la sua musica in concerto voleva dire essere rapiti nel profondo della propria essenza. Giovanni Allevi e Renato Zero sono due giganti e questo si capisce non solo dalla loro musica ma anche dal rispetto e dall’attenzione che hanno avuto con noi coristi e musicisti sia nelle registrazioni dei loro album “HOPE” e “ATTO DI FEDE” rispettivamente, che nei concerti. Le mie esperienze con la musica classica sono soprattutto legate alla musica lirica e lirico-sinfonica. Col Coro dell’Opera di Parma, ad esempio, siamo stati molte volte all’estero in contesti prestigiosi come l’auditorium KKL di Lucerna e prima della pandemia in tour in Cina in teatri magnifici. Io adoro l’opera italiana e per me Verdi è una vetta compositiva inarrivabile che continua a stupirmi ogni volta.
Tante esperienze e tanta cultura musicale, ma Giovanni Battaglino che musica ascolta? Avrai un artista preferito o un genere musicale?
Ascolto tantissima musica differente, sono di quelli che pensano la bella musica non abbia età e non sia racchiusa in nessun genere. Se devo proprio scegliere vado sulla musica per quartetto d’archi, sia classica che contemporanea e su quella cantautorale sia italiana che straniera.
Invece quando non ti occupi di musica? Hai altre passioni?
La musica tra studio e preparazione porta via un sacco di tempo, comunque leggo molto, corro, vado in bicicletta e nuoto. Amo in particolare lo sci di fondo che spero si possa continuare a praticare anche se la neve sembra diventare sempre più un ricordo d’infanzia.
Presenterai l’album in un tour?
Ho già sei o sette concerti fissati quindi non è proprio un tour ma nel frattempo ne arriveranno altri e cercherò di far conoscere il disco il più possibile.
C’è una chiave di lettura dell’album? Tipo concentrarsi più sulle parole o più sulla musica?
Bisogna concentrarsi di più su cosa si ascolta e ascoltare di più di conseguenza. Abbiamo sempre troppa fretta e pensiamo di aver capito anche senza avere ascoltato. Così spesso non capiamo veramente quello che sta succedendo dentro e fuori di noi. Siamo troppo protesi in avanti pensando di arrivare chissà dove per poi accorgerci che dobbiamo tornare indietro e ripercorre i pezzi di strada che abbiamo bruciato inconsapevolmente.
Lascio quindi chiudere a te l’intervista, un messaggio a chi leggerà l’intervista per ascoltare il tuo album.
Fare un disco è una scommessa, è pensare che ci sarà qualcuno che ascoltando diventerà tuo complice e tuo compagno di immagini, emozioni, passioni. Poi ad un certo punto prenderà la sua strada, si porterà con sé qualcosa delle canzoni e se gli chiedi potrà insegnarti cose di te che nemmeno tu sapevi.
FABIO LOFFREDO
Appassionato di musica sin da piccolo, ho cercato di esplorare vari generi musicali, ma è il metal, l'hard rock ed il rock progressivo, i generi musicali che più mi appassionano da molti anni. Chitarrista mancato, l'ho appesa al chiodo molto tempo fa. Ho mosso i primi passi nello scrivere di musica ad inizio anni 90, scrivendo per riviste come Flash (3 anni) e Metal Shock (ben 15 anni), qualche apparizione su MusikBox e poi il web, siti come Extramusic, Paperlate, Sdangher, Brutal Crush e Artists & Bands. I capelli mi si sono imbiancati, ma la passione per la musica è rimasta per me inalterata nel tempo, anzi molti mi dicono che non ho più speranze!!!!