GIOVANNA TURI – Intervista alla cantante bolognese
Giovanna Turi è una cantautrice bolognese. Pubblica il suo primo singolo nel 2015 “Adesso no” autrice e compositrice e “Io non ti perdono” nel 2017.Nel 2018 esce in tutti i digital stores il suo primo l’EP autoprodotto “Viaggio Splendido” e nel 2019 pubblica Cosa provi per me e Solo una donna un singolo in occasione della giornata contro la violenza sulle donne. Partecipa alle selezioni di AREA SANREMO 2016 , canta al Memo Club di Milano, semifinalista del festival “BOLOGNA MUSICA D’AUTORE”, partecipa alle selezioni di Sanremo Giovani 2020 con l’etichetta RED FISH di Elio Cipri. Nel frattempo si esibisce come solista nei live con turnisti professionisti (Pierluigi Mingotti, Andrea Morelli, Ivano Zanotti, Alessandro De Crescenzo…) e si dedica alla scrittura di nuovi brani. In attesa del suo nuovo album Suicidio in Diretta ecco la mia recente intervista alla cantante.
Si pronto? Ciao Giovanna, sono Leonardo DeLarge di TuttoRock, disturbo?
Assolutamente no, ti stavo aspettando.
Piacere, tutto bene? Come te la stai passando?
Come tutti Leonardo, cerco di essere il più tranquilla possibile ma siamo limitati.
Ci consoliamo con l’arte. Allora Giovanna io ho ascoltato i tuoi brani e mi sono piaciuti molto sia per il tuo look che rimanda molto agli anni 70 e come se hai riportato il look della Bertè negli anni 20 del duemila mettendoci del tuo, sia per i brani che sì sono d’amore ma racconti un altro lato dell’amore, è originale.
Grazie Leonardo, io scrivo quello che mi sento e quello che vivo, ho 30 anni e ho iniziato a scrivere a 27 anni, è una scrittura adulta, con un passato che ha avuto alti e bassi, non è stato sempre tutto rosa e fiori, ho ripreso a suonare e cantare a 25 anni, una passione messa da parte a 15 anni perché come sappiamo intraprendere la carriera musicale è una cosa spesso irraggiungibile, quindi bisogna puntare a cosa un po’ più concrete e a 25 anni ho riaperto questo cassetto chiuso a malincuore. Io ho iniziato a cantare a 5 anni quando la musica era il mio pane quotidiano, ogni giorno c’era lei, e a 25 anni quando è morto mio padre e la mia storia d’amore dopo 6 anni era finita… in questo periodo ho riaperto il cassetto della musica.
Fu un anno 0 quindi.
Esatto tutto da capo, da lì è iniziata la scrittura una scrittura adulta, a 15 anni l’approccio sarebbe stato diverso.
Beh, sì, certo. Allora Giovanna la prima domanda è: qual è il posto più curioso e insolito in cui ti sei trovata a scrivere una canzone?
Più particolare? Il bagno. Ahahahah.
Beh, effettivamente dicono che il bagno ispira.
Sì, poi una donna vive in bagno, si trucca e si prepara e il cellulare è sempre sul lavandino a portata di mano, quindi ero in bagno a truccarmi e mi venne l’ispirazione andai sulle note del cellulare e iniziai a scrivere perché sicuramente nell’arco di dieci minuti avrei dimenticato tutto.
Ti capisco, anch’io le idee cerco di annotarmele dove posso tipo se sono in auto sul parabrezza se appannato o a cellulare anch’io. Giovanna, c’è un concerto visto anche parecchio tempo fa, anche da piccola, che ti ha folgorato e ti è rimasto particolarmente impresso?
Mah, da piccola no perché cantavo e basta a me piaceva cantare ma erano i miei genitori che mi iscrivevano a questi concorsi canori, ho iniziato a cantare a 5 anni che nemmeno sapevo forse parlare bene e quindi un concerto che mi è rimasta impresso è stata da adulta al Memo Club di Milano o quando ho fatto il Bologna Musica d’Autore, perché per la prima volta ho suonato in un teatro, e io che non ero mai stata in un teatro, un po’ di paura l’avevo. Poi mi so detta comunque devo solo cantare stessa cosa che faccio nei locali quindi… E fu un’esperienza bellissima.
L’ansia da prestazione c’è sempre.
Si, è stata una prima volta, la paura c’è però poi quando inizi diventa tutto bellissimo e quando finisci pensi “peccato è già finito”.
Giovanna, a proposito di teatro, a parte la musica c’è qualche altra forma d’arte a cui sei interessata che un domani ti piacerebbe amalgamare alla tua musica?
Mmm, attrice no, pittrice non credo mi piace disegnare ma non da intraprendere a livello artistico. Tutti dicono che sono molta ironica, che faccio ridere quando sono tra amici, piena di battute ma bo… non credo. Nella vita Leonardo mai dire mai, perché non si nota forse nei concerti e nei video dove appio molto sicura, ma sono anche molto timida c’è sempre la paura dietro l’angolo perché sono molto autocritica di me stessa, nel senso tutto quello che faccio non va mai bene, una canzone la ascolto tanto e ci lavoro parecchio poi ci rido su perché la perfezione non esiste, e tutto questo perché sono molto autocritica, tutto quello che faccio non mi piace. Tipo se io faccio ascoltare un mio nuovo brano al mio produttore lui dice magari “è bellissima Giovanna”, ma io penso che si possa fare sempre di più e questo va bene però a un certo punto bisogna fermarsi.
E beh, sì perché altrimenti si finisce sempre per fare la stessa cosa senza passare ad altro.
Esatto, esatto.
Giovanna, c’è qualche strumento che ti piacerebbe imparare?
La chitarra, suono solo il pianoforte anche se non ad alti livelli, ma mi piacerebbe la chitarra. Ne ho comprata una, anzi mia sorella perché ha iniziato lei.
Wow, che modello?
Aspetta, non so, credo una Gibson.
Acustica o elettrica?
Acustica, e anche elettrica nera. Ha iniziato lei poi ci ha dato su, io quando l’ha acquistata ero contenta perché è una cosa che mi piacerebbe fare, alcuni amici mi chiedevano “ma la vendi?” Io “no no no è della Stefania, ma prima o poi l’userò anch’io”.
No, le chitarre non si vendono, assolutamente, sono “pezzi e ‘core” dico io.
Esatto, poi questa qui è stata una bazza, era l’ultima il tipo voleva venderla, ne aveva tante e la mia era bellissima.
Bazza, cosa vuol dire bazza?
Bazza significa un affare, a Bologna diciamo così.
Ah ok, bazza significa affare, ho imparato un termine nuovo. Wow figo. Io ne ho due una elettrica ed acustica piene di adesivi e scritte, per certi sono proprio brutte ma a me piacciono. Diciamo che è un meccanismo di autodifesa, per alcuni sono così brutte che non me le ruberanno manco se avessero occasione.
Ma no dai, non dire così, sono belle, inoltre hanno un’anima.
Infatti, le ho dato anche dei nomi, elettrica Henry la acustica NuNe.
Che bello.
E la tua ha un nome? O ancora no?
Non gliene ho ancora dato uno, forse perché non la suono ancora, è sempre in studio di fianco a me, ma non usandola non ha un’anima.
Il discorso che uno strumento abbia un’anima è affascinante, alla fine è proprio così.
Eh, sì, perché le suoni tu e hanno la tua anima.
E come fossero un ponte tra il mondo della musica e noi.
Sì, sì, il che è bellissimo, solo chi fa musica può capire quello che davvero ti può rappresentare uno strumento musicale.
Proprio per questo mi fa rabbia e tristezza il fatto che viviamo in un’epoca in cui si è persa un po’ il significato dell’anima di uno strumento, perché c’è molta musica elettronica, si utilizzano molte basi… Come ti immagini la musica del futuro?
Io spero che non continui così. Ci sta un pochino tipo quando è stato remixato il brano di Freddie Mercury, però tutta questa tipo il Trap con tanto auto Tunes che non si sente nemmeno se il cantante è intonato o no. Non mi piace assolutamente, va bene che la melodia può esser bella perché e anche complice un buon sound, però anche il testo deve mandare un messaggio perché la musica è anche comunicazione in quanto si usano le parole. Spero assolutamente che non continui così. Io nel brano che è appena uscito “Un amore non è mai uguale” mi sono ispirata agli anni ’80 pechè da piccola ho assorbito molto dalle mie sorelle che cantavano e facevano musica anche loro, la musica più bella. Adesso ci sono alcuni artisti americani tipo Miley Cyrus che sta andando tantissimo che si ispirano a questo sound. Io ho ascoltato tutto l’ultimo disco. E quando ho proposto uno stampo simile per l’ultimo brano il mio produttore fa “anni ’80 Giovanna?”, e io “sì voglio una sonorità anni ‘80” e mi prendevano anche in giro perché dicevano che con tutte le sonorità attuali guardavo indietro. Ma a me non interessa perché mi piace in questo modo, e il brano lo voglio così. Qualcosa di non proprio identica ovvio, prendiamo spunti dal sound anni ’80 e lo riportiamo ai giorni nostri. E mi prendevano in giro. E il disco di Miley Cyrus ha tutte queste influenze e sta spaccando.
Ah, beh, non è il mio genere lei, non credo che l’ascolterò.
No, guarda fidati, merita ha lavorato anche con personaggi altissimi questa qui, tipo con Elton John, Biondi… ha dei nomi grossi dietro questo disco. Meritano anzi sono avanti! Questo sarà il disco dell’anno. Poi inoltre ho ascoltato come cantava prima e adesso, prima era più pulita ora più sporca perché si è proprio buttata dentro il rock.
E anche perché fuma di più penso.
Sì e rende di più è bravissima, chacepau è bravissima.
Chissà i testi di cosa parlano, perché vedi Giovanna se il mondo adesso fa così schifo parte dipende anche dalla musica che è cambiata anzi peggiorata, non ci scrivono più canzoni su quello che sta accendendo attualmente incitando le masse a riflettere pensare e agire in bene su qualcosa. Tipo brani sul femminicidio o la piaga degli immigrati o altro di contemporaneo. Negli anni ’60 si cantava del Vietnam e della ribellione dai rigidi sistemi perché era quello su cui premere.
Esatto, allora guarda io ti dico una cosa Leonardo, io quando ho presentato il brano “Sono una donna” una canzone contro il femminicidio, sono stata forse la prima a scrivere un brano così perché anche Mia Martina ha un brano abbastanza forte che parla della donna che viene maltrattata eccetera. La mia musica non per i più agiati, voglio fare musica per il popolo affinché nelle mie canzoni possano trovare forza coraggio e amore.
Secondo me i migliori sono i non celebri, perché possono dire quello che davvero vogliono come vogliono, le etichette ti schiavizzano trasformandoti in una macchinetta da canzoni per pubblicità o hit estive da passare a nastro nei villaggi turistici mentre la gente si mangia un gelato o gioca a beach volley. L’indipendente ha la sua cerchia e lascia l’impronta.
Io non so se lascio l’impronta ma faccio quello che mi sento, senza catene, infatti quando uscì “Sono una donna” mi contattò una nota etichetta discografica di Milano che voleva incontrarmi subito, allora io ho detto no io voglio andare avanti da sola. Perché quando presentai questo brano venni bocciata dalla giuria perché uno di loro disse “la voce sì, il testo no”. Allora lì ho detto, io rinuncio a questo contratto perché voglio essere libera di fare quello che voglio.
Le cose escono molto meglio se fatte liberamente, l’artista deve dire quello che lui vuole, non che vogliono fargli dire gli altri.
Sì a meno che non trovo un’etichetta che mi da carta bianca. Non è detto che non accetto consigli, ascolto molto, però è anche vero che l’ultima parola dev’essere la mia.
Un’altra cosa che apprezzo di te è che non canti in inglese ma tutto italiano, alcuni compaesani ricorrono all’inglese per farsi conoscere di più ma io penso che se siamo italiani dobbiamo portare ben alta la nostra di bandiera.
Io ho cantato tanto in inglese perché prima di fare musica mia facevo tante cover blues soul eccetera ho fatto tanti generi, e lavorando tra musicisti molti dicevano “la Giò e più jazz” oppure “no la Giò è più blues”, poi alla fine mi ricordo avevo inviato delle demo a Saverio Grani un noto autore che ha scritto anche l’ultimo pezzo di Vasco Rossi e lui disse che la mia voce era particolarissima è bella, ma in italiano come canti? Perché in inglese è più semplice è in italiano che arriva il dunque, e da lì ho iniziato pian pianino a cantare in italiano. All’inizio i pezzi me li scrivevano, ho tre pezzi di altri autori però poi ho capito che quello che cantavo non ero io mi adattavo. Sì che ci lavoravo perché alcune cose non andavano bene, non mi sentivo sicura di cosa dicevo perché non era il mio pensiero. Quindi mi so detta che i brani me li sarei scritti da sola, piacciono o non piacciono non m’interessa, basta che vadano bene per me. L’importante è che dopo aver composto un brano, ascoltandolo io pensa “sì, è proprio quello che volevo dire, quello che volevo trasmettere”.
La più bella realizzazione è questa, dire quel che davvero si vuol trasmettere. Giovanna tu nella vita ti occupi di musica a tempo pieno o fai anche altro?
Eh no, no, allora adesso solo musica perché dall’anno scorso sto lavorando sul nuovo album che richiede tempo e impegno, ma comunque ho sempre fatto la parrucchiera per noti negozi, ho iniziato a 15 anni con la scuola professionale poi a 18 subito a lavorare, un lavoro che amavo e mi gratificava. Facevo tante ore al giorno fino 10 tutti i giorni e quindi sono stata costretta a una pausa, ma la mia ex titolare mi chiama ancora. Però sentivo di prendermi questa pausa e adesso vediamo al come si evolve.
Quindi per te sarà facile un domani cambiare look perché ci sai fare coi capelli.
Ahahaha, sì anche se io rimango sempre uguale nel senso sempre un po’ ramato, un po’ shatush un po’ morbida e liscia, però sì i capelli me li faccio io.
È diciamo il tuo marchio di fabbrica, ognuno ha il suo stile.
Piace non piace non so, io sono così.
Assomigli a una diva del passato un po’ punk un po’ pop americana importata negli anni 20 del 2000, ovviamente il tutto condito con tuo glam. Giovanna grazie della chiacchierata, ti auguro buona serata ma soprattutto buona musica. Aspetto il tuo nuovo album.
Grazie a te, ciao Leonardo.
LEONARDO DeLARGE
https://www.instagram.com/giovanna_turi
https://www.facebook.com/TuriGiovanna
Nato sotto le stelle del 06 dicembre 1993 a Trani (BT) è appassionato di ogni forma d’arte fin da piccolo, dal 2018 è l’autore di vari racconti fantastici e surreali tra cui: “FigaPower - In cerca d’Amore”, “C’era una volta la Musica” e “Corsa nella Notte” che l’inseriscono nell’ambiente underground letterario italiano; nel 2021 è pubblicata la sua prima raccolta: Eroi e Fregature a cui segue nel 2023 Birre, Rose e Fantasia. Dal 2020 la passione e devozione per la musica lo conduce a intraprendere una collaborazione con TuttoRock, arricchendo l’area blog e recensioni.