GIORGIO SANTISI – Intervista al bassista
Questa sera intervisto Giorgio Santisi e credo non ci sia bisogno di presentazioni: bassista che spazia dal rock al jazz al funk e collaboratore con vari artisti della scena italiana e internazionale. Mi dedica un po’ del suo tempo tra un impegno e l’altro quindi ne approfitto subito…
Ciao Giorgio! Grazie per aver trovato del tempo per questa chiacchierata, so che stai seguendo vari progetti, ad esempio stasera…
Ciao! Si ho un po’ di carne al fuoco in effetti, stasera dopo questa chiacchierata andrò a provare con Stefano di Donato, bassista dei Dirotta su Cuba. Ci siamo conosciuti ad una fiera ed è nata una collaborazione per gli eventi della GR Bass; durante queste serate noi suoniamo, ci divertiamo tantissimo e sponsorizziamo gli amplificatori. Per noi sono momenti formativi e di grande allegria, suoniamo circa 30/40 minuti e improvvisiamo belle jam.
Le tue basi sono quelle jazz e blues, ma arrivato a Bologna dalla tua Napoli hai anche incontrato il rock. Come vivi questa commistione di elementi musicali?
In effetti il jazz è stato ed è ancora oggi importante nella mia formazione ma io di base mi definisco un bassista soul/funk, anche se sono contaminato da altri generi musicali e ascolto e suono di tutto. A Napoli da ragazzo cercavo di suonare qualsiasi genere, anche cose che non erano esattamente nelle mie corde ma è stata una esperienza che mi ha permesso di avere altre opportunità e di guadagnare abbastanza per acquistare i primi strumenti. I soldi già allora non erano la priorità, mi servivano solo per acquistare la strumentazione e togliermi qualche “sfizio” ma il lavoro è una conseguenza del fatto che io amo suonare e non mi va di fare altro, la musica è un misto di guadagno e di emozioni. Riguardo la contaminazione alcuni non vedono di buon occhio che si suoni con un artista e poi si cambi genere, io invece lo vedo come un arricchimento; anche come innovazione: ascolto e suono un genere, ad esempio il jazz, poi suono con l’artista che fa rock e posso accompagnarlo restando in stile ma sfruttando le conoscenze armoniche del jazz e creando delle linee di basso più interessanti. Questa è la mia peculiarità, cerco di essere me stesso quando suono e faccio delle “linee”diverse; non sono un puro per le musiche, è giusto dire che sono contaminato. Mi adeguo al genere e lo rispetto ma ci metto del mio, metto una maschera nuova ogni volta però sono sempre me stesso. Una volta molti anni fa giusto per fare un esempio mi è capitato di suonare del tango in un progetto originale, non mi era mai successo non ne sapevo niente di quel genere, ho ascoltato Astor Piazzolla per una settimana intera così da poter entrare in quel mondo. Dopo il concerto l’artista mi ha detto : <<Si vede che non sei uno specialista di questo genere ma hai studiato benissimo i miei brani e li hai resi al meglio col tuo stile. Ti ringrazio tantissimo per la professionalità>>. Questa è stata una grande soddisfazione per me.
Ma Giorgio Santisi come si è appassionato al basso?
Bella domanda! Io, in verità, ho iniziato suonando la chitarra. Finchè un amico non mi ha chiesto di suonare il basso in una band, ho cominciato a suonare con un basso prestato e questo strumento mi ha ipnotizzato. E pensare che avevo iniziato per gioco! Ma la musica è scoprire cose nuove, cose che non avresti mai pensato e col tempo divertendomi e appassionandomi suonare il basso è diventato il mio lavoro. La passione per la musica mi ha portato a questo.
Ora guardando indietro come vedi quel ragazzo, quel Giorgio, che iniziava a muovere i primi passi nella musica?
Mi è capitato da poco di pensarlo. Riflettevo su quando negli anni ’80 registravo le cassette con i miei giri; di recente le ho riascoltate e vi ho trovato qualcosa di fresco, c’era solo l’istinto e non la costruzione. Certo la tecnica, il suono e l’approccio sono migliorati, ma a volte ragiono troppo e libero meno l’istinto, mi manca un po’ quell’approccio inconsapevole ma più vero. Guardo me stesso a 20 anni e mi ricordo di quanto fossi timido ed insicuro, ma il basso mi ha liberato in parte dalla mia timidezza, non avrei mai pensato che un giorno sarei riuscito ad esibirmi davanti a migliaia di persone. Per anni sono stato iscritto alla Facoltà di Economia e Commercio, ma un giorno mi son detto “Io nella vita voglio fare solo musica, non voglio perdere più un secondo della mia vita a fare una cosa che non mi piace”. E così ho fatto, per me quello era tempo perso, tempo che toglievo alla musica e al suo studio.
Bellissimo questo che hai detto! Ora un’ultima domanda e ti libero! Quali sono ora i progetti che stai portando avanti?
Collaboro sempre con Federico Poggipollini e tra l’altro nel 2017 saranno dieci anni che è cominciato il nostro sodalizio; naturalmente continuo i lavori in studio e dal vivo come turnista con altri artisti. Ora ho appena intrapreso un nuovo progetto: una sera ho conosciuto durante una jam session due ragazzi giovanissimi e ho rivisto in loro me stesso a quell’età. E’ quell’età in cui si deve essere incoraggiati e supportati. Loro sono bravissimi, abbiamo parlato e mi ci sono affezionato. Da questa conoscenza e queste chiacchierate è nato un trio, il nostro, che si chiama: Easy3. E’ un trio strumentale, io al basso, Agostino Raimo alla chitarra e Filippo Lambertucci alla batteria. Voglio puntare su di loro, portare nei locali la loro musica e quella scritta da me, alcuni pezzi erano nel cassetto da anni e altri ne sto scrivendo. Quindi a questo nuovo percorso musicale ci tengo molto e vediamo cos’altro mi riserva il futuro.
Grazie Giorgio, grazie mille per avermi/ci dedicato il tuo tempo. In bocca al lupo per tutti i tuoi progetti e buona vita!
Grazie a te e a tuttorock.net
MONICA ATZEI
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Insegnante, classe 1975, medioevista ed immersa nella musica sin da bambina. Si occupa per Tuttorock soprattutto di interviste, sue le rubriche "MommyMetalStories" e "Tuttorock_HappyBirthday". Scrive per altri magazine e blog; collabora come ufficio stampa di band, locali, booking e con una label.