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GIORGIO CANALI – Intervista sul nuovo disco “VENTI”

GIORGIO CANALI – Intervista sul nuovo disco “VENTI”

In occasione dell’uscita del nuovo album “VENTI“, ho intervistato GIORGIO CANALI.

In molti frangenti Venti si rivolge al passato. Quali sono per te le cose giustamente rimaste e quelle che ci sono state ingiustamente portate via?
Fondamentalmente ci stanno portando via tutto e nessuno se n’è sta accorgendo. Se rimaniamo inerti, così ad aspettare i loro bollettini e le loro stronzate potremo finire con il barattare altre libertà, penso anche per assurdo, dalla libertà di muoversi come e dove si vuole alla libertà di abortire. C’è un lavaggio del cervello in atto che è mostruoso, e per perpetrarlo si invoca la salute pubblica (qualche volta in modo ingiustificato). Nel nostro piccolo in Italia, non avremmo mai pensato ad un ritorno di personaggi come Draghi… 

Il tutto sta diventando quindi un po’ distopico?
No, no, ma la distopia non è mai esistita, lo è sempre stata la realtà. Sarà che da quando ero piccolo ho sempre visto letto le “teorie” di Orwell o Douglas Adams mi son reso conto di quanto il mondo sia vittima della sua stupidità. Sono molto più preoccupato rispetto a come lo ero un anno fa, perché tutto quello che speravo non accadesse sta succedendo. 

È importante, dunque, l’invocazione di un “distacco militante”, per contrastare la dittatura delle nuove convenzioni che si impuntano nel quotidiano?
Queste cose si affrontano in un solo modo, reagendo. In questo momento la reazione è impossibile, perché nel momento in cui reagisci, ad oggi, diventi un terrorista, un negazionista o un complottista. Per cui non rimane che aspettare che la saturazione a cui le persone vanno incontro fino ad esplodere. Ma le persone fan fatica ad esplodere. Voglio dire; un anno fa pensavo: ”Se chiudono gli stadi , la gente esplode. E la gente non è esplosa neanche con gli stadi chiusi”. Mobilitarsi è molto difficile. Anche io, ad esempio, non ho voglia di mobilitarmi. Ho voglia di rimanere a guardare dall’esterno, nonostante sia spaventatissimo. Più raccontare le mie stronzate nelle mie canzoni non riesco a fare. Difficilmente riuscirò ad andare in piazza a darmi fuoco come Jan Palach, neanche se fossi stato giovane.  

Sopravvivere è un tema che ricorre molto spesso tra le righe del disco. Qual è secondo te la differenza tra vivere e sopravvivere nel 2021?
Sopravvivono quelli che accettano tutto quello che viene loro imposto pur di non crepare. Vivono quelli che se ne fregano un po’, che contravvengono alle cose. Mi sento comunque un po’ confuso. Negli ultimi 15/20 giorni la situazione si sta aggravando moltissimo, mi rendo conto che la credulità della gente sta arrivando a livelli mostruosi. Sono molto più sfiduciato di quanto potevo esserlo a marzo di un anno fa. Un anno fa era diverso, si vedevano le bare di portate nei trasporti militari e lì si poteva già comprendere cosa, emotivamente parlando, si facesse forte nelle persone. 

Registrare un disco a distanza con i membri della band separati, ha prodotto qualcosa in più e/o qualcosa in meno in termini di arrangiamento?
È proprio smart working, voglio fare tutta la vita in smart working, anzi in smart living.  Comunque, non è una vera e propria novità. Negli ultimi tempi abbiamo spesso lavorato in una modalità simile, proprio perché ognuno vive a casa sua lontano dagli altri. Per fortuna che esiste internet perché altrimenti saremmo tutti morti. O per sfortuna dato che una maggioranza silenziosa ha trovato il suo punto di forza. In termini di arrangiamento non c’è niente di diverso dagli altri dischi. Trovarsi a lavorare con un surrogato di “improvvisare insieme “alla fine ha fatto venire fuori un disco più pulito e regolare. Alla fine con “Venti” abbiamo fatto come sempre ma a distanza. Uno di noi suonava qualcosa e gli altri gli andavano dietro. Questa volta, magari, avendo in mano il materiale preregistrato, c’era più tempo per pensare alla parte da creare e quindi si è ottenuto un materiale più formale e pensato. Qualche volta si partiva da alcuni spunti miei, qualche altra dalla chitarra di Steve o addirittura dalla batteria di Marco come “Canzone sdrucciola”. 

Il miglior disco con cui far l’amore?
Te lo dico subito guarda. “Geek the girl” di Lisa Germano. Lo consiglio a tutti assolutamente.

Da quando è partito il progetto: “Giorgio canali & Rosso fuoco”, quali sono le band e gli artisti che ti hanno più ispirato?
L’ispirazione è sempre la stessa. Neil Young in tutte le sue forme, Lou Reed in tutte le sue forme, Mark Lanegan in tutte le sue forme. Dal punto di vista delle parole, quello che mi attizza di più, ispira anche sì, è Ciccio De Gregori e non c’è un cazzo da fare. Ce ne son pochi in Italia. Dylan, ecco, se non fosse che è un disimpegnato di merda sarebbe il mio idolo.

GIOELE AMMIRABILE 

Hanno suonato nel disco:
Giorgio Canali – voce, chitarre, tastierine mongole e armonica
Stewie DalCol – chitarre e piano
Marco Greco – basso
Luca Martelli – voce, batteria e percussioni
Andrea Ruggiero – violino 

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