GIANNI TOGNI – Intervista al cantautore romano
Negli anni ottanta “Luna” ottenne un incredibile successo. L’autore è Gianni Togni, cantautore romano che è tornato da poco con il nuovo album “Futuro Improvviso”. Ne ho parlato con lui telefonicamente e ho scoperto che è un grande appassionato di rock in tutte le sue forme, un collezionista di vinili, una persona molto disponibile e convinto e fiero del proprio percorso musicale, praticamente una piacevolissima chiacchierata. Ciò che segue è il resoconto dell’intervista.
Ciao Gianni, grazie per l’intervista. Come stai?
Ciao Fabio bene grazie! Grazie a te e a Tuttorock, come andiamo con il rock?
Bene, bene!! E’ sempre bello parlare di rock di musica in generale!
Certamente, anche io amo il mondo del rock e ultimamente specialmente il mondo indie!
Ottimo!! Sei pronto per un po’ di domande?
Certo, prontissimo!!
Prima di parlare del tuo nuovo album “Futuro Improvviso”, vorrei iniziare dal 1975, quando uscì il tuo primo album “In Una simile Circostanza”. Come è nato il Gianni Togni cantante?
Perché la musica era una delle mie passioni insieme alla letteratura. Studiavo letterature all’università ed è una cosa che consiglio a tutti perché ti apre la mente e ho cominciato da ragazzino al Folk Studio, avevo 15 o 16 anni, ci andavo la domenica pomeriggio e portavo un paio di canzoni e da lì è nato tutto. Avevo mio fratello, un grande conoscitore del rock, avevo mia nonna che era una concertista, tra musica classica e jazz. Ho sempre amato l’arte in tutte le sue forme e l’arte girava intorno alla mia famiglia, una famiglia modesta, ma sempre attenta alla forma d’arte. Così ho sviluppato la mia passione per la musica. Come è nato quell’album? Frequentando il Folk Studio, sempre grazie a mio fratello e diciamo che è nato lì.
Dopo 5 anni, nel 1980 hai fatto uscire quell’album dal titolo lunghissimo che comprendeva “Luna”, che ti ha fatto conoscere e assaporare il successo.
Si ma prima c’erano dei brani che incisi nel 1977 durante il tour che seguivo dei Pooh, per tre anni aprivo i loro concerti, pensa che quando mi chiamarono dovevo suonare ai loro concerti solo per tre giorni, ma poi mi confermarono per tre anni. In quel periodo avevo scritto una serie di canzoni un po’ troppo complesse, diciamo che erano per un pubblico che non era da Folk Studio, in una settimana composi sette canzoni, circa una al giorno. Erano brani pronti per essere pubblicati, dovevano uscire, ma poi li ho messi da parte. Poi nel 1979 incontrai Lucariello che mi portò alla CGD, che in precedenza mi aveva scartato, anzi molte case discografiche scartarono “Luna”. Poi da lì ebbi un contratto e il resto è storia.
Perché quel titolo lunghissimo, in molti lo chiamavano e lo chiamano tutt’ora semplicemente “Luna”. Non avevi pensato che non era facilmente memorizzabile e poteva penalizzarti?
“…e in quel momento, entrando in un teatro vuoto, un pomeriggio vestito di bianco, mi tolgo la giacca, accendo le luci e sul palco m’invento…” Si, in effetto è un po’ lungo ahahah!! Ma mi piaceva! La verità è che non avevamo un titolo e quello che ci aveva proposto il produttore non ci piaceva, allora quando andavamo in macchina alla CGD segnavamo alcune mie frasi, “e in quel momento…”, parlavamo in macchina, “entrando in un teatro vuoto…”, altra frase, alla fine pensammo che alcune di quelle frasi potevano andare bene per il nuovo album, ma non sapevamo quali scegliere e per tagliare la testa al toro, le abbiamo scelte tutte ed unite e mettendo le virgole.
Ma quel titolo lungo non fermò il successo di quell’album e specialmente di “Luna”. Era un sound un po’ diverso dalla musica italiana che usciva in quel periodo, io ci sentivo e ci sento ancora adesso un po’ di rock nella musica, è ritmata, tu seduto al pianoforte, specialmente nelle versioni live!
Non ti sbagli, io amo il rock come ti ho detto ad inizio intervista, all’epoca mi piacevano molto Crosby, Stills, Nash & Young, David Bowie, i Queen, tutto il rock progressivo, i Genesis, i van Der Graaf Generator, i King Crimson e posso continuare con i Jefferson Airplane, Joni Mitchell, tutti dischi che ancora ho e cercavo il più possibile, per quel che potevo, anche se il mio potere in sala di incisione era piuttosto scarso, di mettere queste mie influenze nei miei brani, cercavo di dare una linea, almeno sotto il punto di vista musicale, più inglese, anche nella metrica delle canzoni. Nella maggior parte d elle canzoni italiane hanno le finali delle parole piane, “andare, fare, dire”, ecc., risulta più facile, mentre testi come “e guardo il mondo da un oblò, mi annoio un po’”, può non sembrare, ma è diverso ( mi continua a fare alcuni esempi delle differenze – nda). Io compongo direttamente in stile inglese, perché sono sincero, io la musica italiana l’ho seguita e la seguo poco.
Infatti su “Bersaglio Mobile” che è del 1988, scrivi canzoni ancora più impegnate e ti avvali di grandi musicisti come Manu Katchè, Mel Collins, Pino Palladino, Maurizio Giammarco!
Si, possiamo dire che era un album spartiacque, ma sai… io non ho mai avuto quell’idea di diventare un idolo, una star, non ho mai pensato di diventare un divo del pop, ma alle volte le cose succedono, mi ci sono trovato e il successo è arrivato anche se noi pensavamo che quell’album, parlo di “…e entrando in un teatro vuoto…”, fosse un album difficile e invece ebbe un grande successo, fu un disco che facemmo con pochi soldi e il produttore mi indirizzò verso le radio, le radio libere, facevo tantissime interviste radiofoniche. Quindi con “Bersaglio Mobile” la decisione era di fare qualcosa di ancora più diverso.
Arriviamo a “Cari Amori Miei”, una raccolta che ti fece vincere il disco d’oro!
Si, vinsi il disco d’oro, “Bersaglio Mobile” vendette poco parliamo sempre di circa 170.000 copie, ma poco per alcuni standard della casa discografica, mi ero stancato cercare di scrivere una canzone che potesse essere un singolo, io scrivo pensando a canzoni per un album intero, non ho mai cambiato idea o ideologia, nemmeno oggi. “Cari Amori Miei” nasce in un momento particolare della mia vita, mi stavo separando da mia moglie, dovevo rientrare discograficamente in CGD, quindi la decisione era una raccolta con due canzoni nuove e per fortuna il disco andò bene e mi fruttò il disco d’oro, è stata una mia bella rivincita per chi pensava che io ero musicalmente morto. Ma la vera rinvilita la presi l’anno dopo con il musical “Hollywood” reinterpretato dal vivo, era una scommessa che avevo iniziato nel 1994, nessuno ci credeva, un musical sinfonico in Italia, cantato e senza recitazione, fu invece un successo travolgente.
Tornando un attimo indietro con “Stile Libero” sei stato il primo in Italia ad incidere su cd!
Si sono stato il primo artista in Italia ad incidere su cd, la cosa mi salvò perché la CGD non credeva in “Giulia”, così decisi di ricomprarmi la canzone, ma poi ci fu un accordo che la canzone sarebbe stata pubblicata solo sulla versione in cd ma non in quella in vinile, infatti io scrissi più canzoni che feci pubblicare solo sulla versione in cd, c’era più spazio sul cd, non dovevo limitarmi ai 21 minuti a facciata dell’lp. Io ci tenevo molto al brano “Giulia” e sono riuscito a farla pubblicare sul cd.
Poi dal 2006 al 2015 sei stato ben nove anni fermo, almeno discograficamente parlando.
No non sono stato fermo, dopo “La Vita Nuova” ho fatto “Poveri Ma Belli”, un altro musical al Sistina, poi “Europa Festival”, altro musical, un progetto molto impegnativo che poi per eventi politici non andò avanti. Poi ho collaborato con altri artisti, ho scritto colonne sonore, non sono mai stato fermo, in quel periodo possiamo dire che non sono stato il primo attore, ma ci sono sempre stato.
Di “Canzoni Ritrovate” uscito nel 2016 ne abbiamo già parlato, erano quei brani scritti prima di “Luna”, ma l’anno prima uscì “Il Bar Del Mondo”.
Si, “Il Bar Del Mondo” è un album a cui tengo particolarmente, anzi per me è il mio migliore, è un album molto particolare, visto che a te piace il progressive te lo consiglio, ci sono molti riferimenti al progressive rock. Anche i testi sono molto più complessi, particolari ma è il mio modo di scrivere, oggi mi sentirei ridicolo a scrivere testi come se avessi venti anni, oggi sono cambiato, anche se continuo ad ascoltare Neil Young, Bruce Springsteen, David Crosby, per esempio mi è molto piaciuto il nuovo degli Who, non è eccezionale, ma ci sono ottimi brani, non pensi?
L’ho ascoltato, si è piacevole, il difetto è che è tropo lungo, inizia bene ma poi diventa un po’ monotono.
Si ma i primi brani sono per me molto belli. Comunque poi si cambia, le persone vorrebbero che tu scrivessi sempre la stessa canzone, ma non è così, non può essere così. Non giochiamo sempre a soldatini, man mano cresci, maturi e cerchi di cambiare.
Siamo arrivati al nuovo album, “Futuro Improvviso”, come è nato? Io trovo che è un ponte tra il Gianni Togni di “Luna” e quello di oggi passando per tutte le fasi musicali della tua carriera!
Si sicuramente, “Futuro Improvviso” nasce dall’idea che forma e sostanza devono andare di pari passo, non esiste altra definizione. Ti faccio un esempio, mi piacciono i Nirvana, una band che usa molto la melodia nei loro brani anche se non sembra, molti mi ridevano dietro, poi quando hanno fatto “MTV Unplugged”, si sono resi tutti conto di quanta melodia c’è nei loro brani, la musica tonale è fatta di melodie. Il mio nuovo album ripercorre tutti i miei amori musicali, mi sono ispirato a tutte le conosocienze musicali che ho, anche nella forma, nella mia mente c’erano gli Electric Light Orchestra, gli U2, ho mescolato Phil Collins a Joe Jackson, i Beatles, i R.E.M., che sono stati dei veri maestri per me. Diciamo che è una mia idea del Futuro Improvviso, i testo sono tutti positivi, puoi calcolare quello che vuoi, poi succede quel qualcosa che ti porta su altre strade, è poi un disco contro la solitudine, è un disco di amori ma non per forza tra un uomo e una donna, ma di un amore universale, di passione, una passione per qualche cosa, di passione per la vita, per me l’amore è tutto, io ho amore per i miei libri, per i miei dischi, per il mio mestiere, l’amore nel curare le mie amicizie, per vedere uno spettacolo teatrale. E’ quindi un disco positivo nonostante negli ultimi anni ho perso degli affetti molto importanti, ma il vivere il domani, qualsiasi esso sia è sempre un’esperienza. Cerco sempre di reagire in qualsiasi cosa, l’importante è mettere amore in tutto ciò che fai.
Ci sono alcuni brani che mi hanno colpito, come il primo, “Correre Senza Freni”, che potrebbe essere la nuova “Luna”, più che altro come costruzione del brano, ritmato e vivace, cosa ne pensi?
E’ una canzone contro la solitudine, musicalmente è tra gli Electric Light Orchestra e il rock anni settanta e se vogliamo il David Bowie prima di “Young American”, questo era il mio intento. Per il testo come ti dicevo è contro la solitudine, un invito ad aspettare sempre che qualcosa succeda, l’importante è non perdere la speranza, di non lasciarsi andare. Bisogna sempre imparare dagli altri e quindi gli incontri sono fondamentali. Il tema dell’incontro è in quasi tutti i brani, l’incontro con un pensiero, con le persone, l’incontro è sempre un’esperienza interessante.
Altro brano molto interessante è “Tutti Giù Per Terra”, c’è un incontro tra il rock e la musica celtica!
Si esatto, mi sono ispirato a gruppi anni settanta che tu conoscerai molto bene come Steely Span, John Martin, i Jethro Tull, ma anche al gruppo di Ritchie Blackmore.
Si, i Blackmore’s Night!
Esatto!! Poi posso citarti anche i Fairport Convention. Tutti questi gruppi che ti ho citato fanno parte della mia cultura musicale e li ho fatti arrivare al brano. Nel testo c’è una consapevolezza di come si vive il passato oggi, oggi c’è tanta povertà, ma non per forza economica, ma anche e soprattutto culturale.
Altro brano molto interessante è “Sorridi Alla Tristezza”, brano dalla forte vena nostalgica sia nel testo che nella musica, una chitarra acustica, gli archi!
Brano molto beatlesiano, io sono nato con i Beatles. Il testo è un saluto a delle persone che sono scomparse. Ma anche qui c’è della speranza, si può sorridere alla tristezza ed a qualcosa o a qualcuno che verrà. E’ un brano molto acustico, io quando scrivo penso di scrivere musica per vinile, è stato registrato tutto in analogico, ci tengo a sottolinearlo.Ci sono poi nella versione cd e digitale delle versioni acustiche, per far capire come sono nati alcuni brani e come sono poi diventati.
Poi ci sono anche due brani strumentali!
Si, dovevo scrivere la colonna sonora di un film e mi avanzavano due brani che a me piacevano e ho voluto inserirli, non ho mai messo un brano strumentale nei miei dischi ma stavolta ho detto, perché no!
Cosa ne pensi del Festival di Sanremo! Tu non hai mai partecipato.
No, mai partecipato, ci sono stato solo una volta come autore e produttore di un brano di Massimo Ranieri. Secondo me dovrebbe ritornare ad essere un festival della canzone, oggi sembra che abbia più importanza chi lo presenta e gli ospiti che i cantante e le loro canzoni. Poi tutte queste polemiche che non apre al rock al rap e via dicendo, penso che sia giusto che sia il festival della canzone italiana, ma questo è solo un mio pensiero.
Se ti chiamassero, tu ci andresti?
No, assolutamente no, potrei andarci come ospite, ma in gara no, a parte che non amo le gare in generale. No ripeto, io non ci andrei come non ci è andato mai Venditti, De Gregori, Bennato, in tanti non ci sono mai andati. Io personalmente non mi sento rappresentato da quell’evento. Sai a quante interviste televisive mi hanno invitato? Non ne hai idea! Ma io non ci vado, che ci vado a fare alla Vita In Diretta, a Vieni Da Me, cosa devo dirgli? Non è il mio mondo, assolutamente!
Lo guardi ancora il mondo da un oblò?
Si, io sempre!! Ma “Luna” è la storia di un barbone, tutti l’anno presa come una canzone d’amore, ma non è così, come “Semplice” (mi dice una strofa della canzone, nda), dov’è la canzone d’amore?
Grazie Gianni per l’intervista. Chiudila come vuoi per i tuoi fan.
Io ho la fortuna di avere un fan club pazzesco, molto agguerrito.Il messaggio che posso dare è di avere pazienza, anche se il mio fan ne ha tanta e sa che non faccio un disco ogni anno, ma mi prendo il mio tempo, sono un artigiano! Devo tagliare, cucire, capire, trovare, indossare come se fosse un abito. Il mio messaggio è che ci saranno tante altre cose dopo l’album e i concerti che verranno, novità che già sto mettendo sulla rampa di partenza e che mi impegneranno almeno per altri 2 o 3 anni, Avremo tanto tempo da passare insieme!
FABIO LOFFREDO
Appassionato di musica sin da piccolo, ho cercato di esplorare vari generi musicali, ma è il metal, l'hard rock ed il rock progressivo, i generi musicali che più mi appassionano da molti anni. Chitarrista mancato, l'ho appesa al chiodo molto tempo fa. Ho mosso i primi passi nello scrivere di musica ad inizio anni 90, scrivendo per riviste come Flash (3 anni) e Metal Shock (ben 15 anni), qualche apparizione su MusikBox e poi il web, siti come Extramusic, Paperlate, Sdangher, Brutal Crush e Artists & Bands. I capelli mi si sono imbiancati, ma la passione per la musica è rimasta per me inalterata nel tempo, anzi molti mi dicono che non ho più speranze!!!!