GIANLUCA GRIGNANI – Intervista “La fabbrica di plastica” e carriera
In occasione dei 25 anni di “LA FABBRICA DI PLASTICA” e della data speciale il 16-10-2022 al FABRIQUE di Milano, ho intervistato GIANLUCA GRIGNANI.
Ciao Gianluca, è un grandissimo piacere e onore ospitare un mito della musica italiana sulle pagine di Tuttorock. Una carriera lunga che ci ha accompagnato nella vita, se tu dovessi gettare uno sguardo nelle tre direzioni temporali, passato, presente e futuro, cosa vedresti in ognuna di esse?
Il ritorno al futuro.
“La fabbrica di plastica” continua ricevere premi e riconoscimenti a distanza di 25 anni, Rolling Stone l’ha definito “miglior brano rock italiano”. In generale, personalmente, credo che tutta la tua produzione sia tuttora attuale per un ‘anima internazionale che l’ha sempre caratterizzata, più british, brit-pop, che il classico cantautorato italiano, di cui forse c’è la ricca e profonda testualità. Tu cosa ne pensi?
Penso che poche volte qualcuno sia stato così lungimirante da non utilizzare i luoghi comuni che mi elevano o mi spingono verso il basso. Faccio un plauso a chi ha scritto questa domanda perché è senza infamia e senza lode, è una realtà. Non mi sento né bravo né sbagliato, mi sento me stesso e mi ritrovo in quello che mi hai scritto. Ti ringrazio.
La storia di una donna misteriosa, di cui non viene svelato il nome, che unisce “La mia storia tra le dita” con “Non dirò il tuo nome”, ha una spiccata analogia con l’altrettanto misteriosa ragazza cantata dai Red Hot Chili Peppers da “Californication” a “Dani California”. Di canzoni famosissime ispirate a donne di cui non viene svelata l’identità, dando la stura a una ridda di supposizioni, ne troviamo tante, donne e mistero ritieni siano una ricca fonte di ispirazione per musica e/o letteratura? La tua musa sa di essere al centro di questi tuoi pezzi?
In questo caso non è la musa che parla, è la lungimiranza e il rispetto. “La mia storia tra le dita” è stata scritta per una ragazza che allora aveva vent’anni, oggi ha un’altra età ed è sposata e ha dei figli. Il mio rispetto nei suoi confronti ha fatto sì che io abbia scritto una canzone che probabilmente ha poi dato il titolo alla canzone stessa. Avrei voluto scrivere di più, ma giustamente non posso rivivere quella storia perché lei ed io non possiamo riviverla, quindi quella canzone è molto sospesa. Non è neanche la continuazione, è limbo di un amore, perché in effetti di lei sono stato innamorato, tanti anni fa. E poi da lì, il buio.
Che emozione è stata ricevere la targa del MEI per i 25 anni di “La Fabbrica di plastica”? Un riconoscimento di altissimo livello.
L’emozione è stata grande, non tanto per la targa in sé, ma per l’atteggiamento della gente quando sono arrivato. Vi ricordate i Litfiba che con il passaparola avevano creato “Infinito”? Amavo questo tipo di capacità di catalizzare le persone. Ho ricevuto esattamente quel tipo di abbraccio quando sono salito su quel palco e questo mi ha veramente stupito. La cosa che mi ha fatto piacere è che il direttore di palco, il fonico e tutte le persone che lavoravano accanto me avevano il mio stesso “sangue”. La grande differenza e che di tutto questo “sangue” fino ad ora nessuno ne parlava, adesso invece sembra che qualcuno ne stia cantando le parole.
Ma fra i tanti premi e riconoscimenti avuti, avresti mai pensato di sfondare nel mercato spagnolo al punto da ricevere il premio Spotify per “Mi historia entre tus dedos”, a oggi oltre 230 milioni di streaming?
Mah, il fatto è che il premio Spotify si riceve ogni volta che si ottiene un certo risultato. Adesso, per esempio, quattro milioni di ascoltatori mensili è un dato sottovalutato. Sono molto grato e dedito al discorso dei numeri, sono anche convinto che i numeri di oggi non sono paragonabili ai numeri di ieri, ma per fortuna l’intenzione con la quale le persone ascoltano la musica, fruendola in maniera diversa, crea la possibilità a chi deve usare i numeri di dare delle motivazioni per renderli più o meno vincenti, ma non ha ancora capito che non è la strada che rende vincente un artista. E a breve si capirà. Quindi ringrazio perché tutto questo viene dal passato, ma non vorrei essere oggi ad avere tutte quelle visualizzazioni per essere dimenticato domani.
Hai vissuto tutta l’epoca della musica, dalle mitiche musicassette allo streaming, ma adesso esci in vinile, cosa ne pensi della rivoluzione nella fruizione della musica?
Penso che la libertà che noi abbiamo, dataci da Steve Jobs, in parte è magnifica, ma dall’altra parte non sappiamo ancora come gestirla, è come se fossimo ancora nel Medioevo. Abbiamo una libertà che non conosciamo, molti non sanno come usarla, cosa farsene. Un esempio su tutti che secondo me dà l’idea: fra poco essere famosi sarà fuori moda.
Tante volte sei stato attaccato e criticato sui social per momenti poco felici, ma ci si dimentica altrettanto spesso dei mondi di grandiosità, come la recente esibizione di questa estate a Viareggio dove, causa problemi tecnici, hai fatto mezzo concerto in acustico, con grande visibilio del pubblico. Come si rimane quando ci si trova in situazioni d’emergenza come questa?
Grazie per aver notato questo episodio anche perché bisognerebbe che le persone cominciassero a difendere la realtà dei fatti anche per chi fa questo lavoro artistico e tutte le persone che lavorano di conseguenza. Questi sono motivi tecnici che vorrei che fossero detti per interesse personale e, soprattutto, per difendere chi lavora con me. Tornando a quello che dici tu, ad esempio, a Sanremo sembrava che avessi vinto io per quanto si parlava di me. Tutte queste cose qui, a me arrivano solo in una maniera. “Gian, cosa hai fatto? Hai fatto bene?” Ho fatto bene perché non ho fatto altro che fare la mia musica.
Ora ti aspetta una data eccezionale al Fabrique, domenica 16 prossima, cosa prometti ai fans che verranno a vederti?
L’unica cosa che prometto è a me stesso ed è quella di aver preso di nuovo tutta la mia vita in mano e di averla dedicata all’unica cosa per cui penso di essere nato: la musica. Ed è la musica che ha fatto sì che mi tatuassi sul braccio “Ricordati di volerti bene”.
Progetti futuri? Date live? Nuova musica o idee da portare avanti?
Posso solo dire: ascoltatemi e seguitemi! Se sono all’altezza di quello che sto facendo, continuate a sentirmi, altrimenti aspettate che faccia qualcosa di migliore.
MAURIZIO DONINI
Gianluca Grignani
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CEO & Founder di TuttoRock - Supervisore Informatico, Redattore della sezione Europa in un quotidiano, Opinionist in vari blog, dopo varie esperienze in numerose webzine musicali, stanco dei recinti mentali e di genere, ho deciso di fondare un luogo ove riunire Musica, Arte, Cultura, Idee.