GIANCARLO ONORATO – Intervista al geniale artista
Piacere mio. Amo da sempre essere calato nel presente, amo cercare di comprenderlo e interpretarlo. Se sei calato nel tuo tempo, il fatto che gli eventi cambino ti appare cosa naturale. Così non è stata per me una sorpresa, né un fatto da leggere in negativo l’avvento dell’era digitale e delle comunicazioni fatte attraverso tanta virtualità. Il problema è come sempre il nostro modo di interpretare e utilizzare i mezzi. Abbiamo semmai il compito di essere all’altezza di ciò che è il divenire delle faccende umane, e di definire in continuazione il nostro proprio ruolo nel mondo. A diciassette anni mi parve assai chiaro che le cose sarebbero cambiate rapidamente, e la cosa mi eccitava, mi figuravo un futuro fatto di tecnologie sottilissime e di linee sobrie ed eleganti per tutto ciò che ci circonda. Col passare del tempo è stato invece palese che il mondo sarebbe andato incontro ad una accelerazione solo per alcuni aspetti, per rimanere tristemente identico a se stesso per molti altri. Così è la realtà che ci circonda oggi: iperattiva e di grande immediatezza, evoluta in meglio per molti aspetti, ma lo stesso gravida di lacune che ci sono sempre state e che anzi, talvolta tendono persino a peggiorare.
Hai iniziato prestissimo la tua carriera musicale, quale è stata la folgorazione che ti ha portato ad intraprendere questa strada?
Sempre la stessa, la ricerca della bellezza, qualcosa che in me coincide con la conoscenza e con il bene, e sono intuizioni che precedono e travalicano qualunque disciplina, e qualunque dato estetico preciso, sia passato, sia da venire.
I tuoi ascolti iniziali quali sono stati?
La tua domanda mi permette di chiarire meglio ciò che io intendo per musica. Vorrei fosse chiaro che non metto in competizione forme “alte” e forme “popolari” di espressione musicale. E questo è il mio timone di marcia, la mia unica regola assoluta. Per questo mi ritengo felicemente eretico rispetto a qualunque accademia. Da infante ho assorbito e assimilato una fetta proprio ampia di musica da camera e sinfonica, con parecchia opera lirica. Erano gli ascolti di mio padre, e io recepivo. È stata la mia scuola di armonia. Poi, quando ho cominciato a suonare tutto ciò che mi capitava sotto mano, l’esplorazione e l’emozione provenienti dalla musica tutta mi hanno travolto. Sono passato naturalmente attraverso ogni genere, ma con delle predilezioni tutte mie. La musica più complessa di Mahler e di Shostakovich, o più austera e minimale di Satie erano più vicine ad impressionarmi, e comunque la musica contemporanea più di quella antica o classica facevano e fanno tuttora per me. Poi la scoperta della canzone popolare, e di alcuni autori in particolare sui quali ho esperito forme primordiali ma poi rivelatesi una scuola impagabile di approccio alla chitarra e alla percussione, come Battisti, Tenco, Endrigo; il rock più noto e diciamolo, pacchiano, mi toccava solo nelle sue forme più essenziali e primitive. Insopportabili per me i repertori dei “cantautori”. Mi stimolava il rhythm and blues e mi emozionavano i Beatles e Dylan, finché qualcuno quando ero ormai un preadolescente che cominciava ad avere un indirizzo estetico, mi ha fatto ascoltare i Velvet Underground. Siccome tendevo di mio a mescolare narrativa e musica, da quel momento e da quella scoperta in poi tutto il rock d’arte di sempre, del passato remoto e poi quello che ha attraversato e poi superato il punk e ciò che dal punk stesso si è generato, e poi fino ai giorni nostri, tutto questo intendere la musica popolare come qualcosa di alto e urgente, in grado accordare ciò che è apparentemente semplice con ciò che è composito e solenne e necessario, mi ha conquistato per sempre, e segna profondamente il mio modo di intendere l’arte musicale.
Musicista, autore, scrittore, romanziere, la tua preferenza? Se fossi costretto a scegliere una solo di queste arti quale terresti?
Sarebbe una condizione disperata, per me. Tuttavia credo che sceglierei, per forza, la musica. La musica può aprire orizzonti espressivi a volte persino sconosciuti allo stesso autore, come la scienza. Inoltre la forma canzone racchiude in sé la dimensione narrativa, quindi credo che riverserei tutto su quello.
Una lunga collaborazione con i miei amati Marlene Kuntz, cosa è rimasto e cosa puoi raccontare di questa esperienza? Il rock potente dei MK è abbastanza diverso dai tuoi lavori solisti.
Con MK è stata stima, affinità, intesa umana e artistica da subito. Io e Cristiano ci siamo incontrati più volte negli anni, sino poi a sancire un’amicizia con un lungo percorso insieme con “ExLive” e “la ricerca della bellezza”, che è tuttora valido e anzi si annunciano nuove date. Siamo complementari, simili in molte cose e in molte altre diversi, quindi del tutto complementari, e ritengo che ciò abbia decretato la riuscita del connubio Onorato&Godano. Sono quelle cose che non puoi inventare a tavolino, o c’è una chimica oppure no. Per noi c’è stata. I MK poi sono solo in parte diversi da Onorato, e lo sono in sostanza per ispirazione iniziale, che nel loro caso è stata tanto di matrice americana, e basata su sonorità ruvide. Ma la scrittura di Cristiano ha diversi punti di contatto con la mia, inoltre credo che il mio rock non sia meno sanguigno nel contenuto. Dal nostro scambio sono nate cose interessanti per entrambi, specie mi pare di poter dire nelle serate a due, dove il confronto più che musicale è stato ed è di natura più complessa, e si sviscerano le posizioni rispetto alle cose della vita, le letture, le esperienze vissute da chi, come lui, conosce da anni un pubblico vasto, e da parte di chi, come me, non ha masi smesso di crescere in tutti i sensi.
Hai fatto centinaia di concerti, epoche dove prima suonavi poi diventavi famoso e magari andavi in tv, oggi il percorso si è ribaltato, che opinione hai dell’attuale mondo basato sui talent televisivi?
Certi aspetti dell’intrattenimento sono talmente frutto di condizioni deviate e devianti, che temo di poter dire che semplicemente, per quanto stiano segnando un percorso storico nella parabola del mezzo televisivo, i cosiddetti talent siano solo uno dei numerosi espedienti per veicolare con facilità merce da vendere, passando un messaggio distorto e irreale della dimensione musicale. Domani ce li ricorderemo tra le brutte cose di questi anni, probabilmente. O è sperabile, se preferisci. D’altro canto io vivo in un mondo in cui non esiste il televisore e sono dunque risparmiato da ciò che passa in quell’elettrodomestico. Se voglio scoprire qualcosa di nuovo e interessante, conosco altre strade, una di queste è quella di uscire di casa ogni tanto e arrischiarsi ad andare alla scoperta. Qualora andasse male, è pur sempre un’operazione volontaria, non un passivo assorbimento di ciò che viene imposto.
Bellissimo Quantum, il tema dell’incontro è quello trainante, molto attuale a mio parere in una società che veicola le connessioni umane tramite smartphone e messaggistica, quale visione hai di questi tempi moderni?
Una visione di complessità, una complessità che credo fosse inevitabile. Il percorso dell’umanità occidentale, dopo molti tentativi ed errori, dopo molte illusioni e cadute, sta imboccando un periodo di maturazione, che prevederà lentamente un bivio: da una parte un decadimento totale e mortifero di ogni vitalità, dall’altra parte una definitiva affermazione delle risorse più intime e necessarie. La tecnologia che ha egemonizzato questa parte di storia è in una fase in fondo di messa a punto, quindi ci occorre tempo per dominarla e gestirla al meglio. Ma occorre molto lavoro, servono molte domande e molte risposte. E abbiamo bisogno di mantenere le idee in circolazione, cercare la via dell’indipendenza di pensiero, per questo occorre altruismo ed elasticità. Voglia di vivere, direi in breve.
Cristo pornografico è bellissimo, ma è come nascosto, molto underground, su Youtube c’è, ma non è elencato, hai avuto problemi con questo pezzo? Cosa facilissima in questo paese….
In un certo senso, sì. Ma non sono persona che si lasci limitare senza agire altrimenti. È un brano al quale tengo particolarmente e della cui divulgazione mi occuperò di più in seguito, quando Quantum si sarà rivelato di più in tutta la sua interezza. Tuttavia vi sono brani che per propria natura debbono mantenersi in una dimensione defilata, appartata. Richiedono da parte di chi vi si accosta un lavoro di scoperta, come certa bellezza, che va inseguita, va cercata e forse un giorno toccata. Questo è uno di quei casi. Siamo talmente abituati all’idea che tutto debba raggiungere ad ogni costo la visibilità, de che sia di facile reperibilità che se per una volta qualcosa ci sfugge, si rende di difficile individuazione, può farci solo bene, stimolando il nostro desiderio di scoperta. Quel brano vive di una dimensione propria intima e ancora inviolata, questa sua verginità lo porterà a essere rivelato col tempo. Io così voglio credere, ma se anche non fosse, la sua natura di emissione notturna si addice bene anche alla sottrazione.
Cosa ti piace ascoltare al giorno d’oggi?
Non è cambiato il mio sentimento per la musica, solo si è affinato, forse, e si è credo emancipato. Mi stanca ciò che è cliché, lo stilema rock ha finito per sedersi su se stesso, ad esempio, invecchiato da retorica e tradizione. Occorre più coraggio. Mi stanca sentire ragazzi definirsi “cantautori” solo per aver messo di fila quattro accordi e due paroline furbe non avere un nome collettivo, invece di inventarsi un genere proprio. Mi fa orrore chi a vent’anni punta ad una affermazione ad ogni costo e a trenta se non ritiene di avercela fatta, dimentica la musica. Mi conquista chi fa ricerca su di sé, chi ha il coraggio di esporre la propria vulnerabilità, chi non si ferma mai neppure raggiunto un larghissimo consenso. I Radiohead, ad esempio, mi paiono un eccellente esempio di artista affermato eppure sempre affamato di nuova crescita, col coraggio di rischiare percorsi ogni volta differenti. I miei ascolti non hanno limiti, fatico sempre molto a fare dei nomi, anche perché mi pento immediatamente di non averne fatti di altri, e temo di offrire una visione troppo univoca. La musica che mi accompagna invece sconfina tra i cosiddetti generi, e vaga avanti e indietro per la storia.
Vuoi aggiungere qualcosa di tuo?
Quantum ha un solo messaggio. Fate un buon uso della vostra vita, se potete, e affinate la visione interna delle cose: vi servirà.
MAURIZIO DONINI
CEO & Founder di TuttoRock - Supervisore Informatico, Redattore della sezione Europa in un quotidiano, Opinionist in vari blog, dopo varie esperienze in numerose webzine musicali, stanco dei recinti mentali e di genere, ho deciso di fondare un luogo ove riunire Musica, Arte, Cultura, Idee.