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GIAMPIERO VIGORITO – “RAISTEREONOTTE IL LIBRO” I RICORDI DI UN CULT

GIAMPIERO VIGORITO – “RAISTEREONOTTE IL LIBRO” I RICORDI DI UN CULT

Rai Stereo Notte

Un libro per chi ama la radio e vive di radio, parliamo di RaiStereoNotte-Il libro di cui è autore e curatore il giornalista e critico musicale Giampiero Vigorito.
Un volume per chi vuole capire e conoscere lo storico programma, per chi lo ha amato e ha nel cuore RaiStereoNotte che è diventato nel tempo un vero cult, carico di emozioni e ricordi, un libro che ne riassume la grande avventura del programma e dei suoi conduttori; un canale che è poi diventato un programma per una generazione che ha amato questo innovativo format notturno e questo straordinario mezzo di comunicazione qual è la radio.
La trasmissione radio degli ascoltatori notturni degli anni ’80 e ’90, cult anche per la generazione successiva, è diventata un libro. Giampiero Vigorito, uno degli storici conduttori di RaiStereoNotte, raccoglie nel volume – con la preziosa prefazione di Carlo Massarini – ricordi, contributi, testimonianze, aneddoti di chi il programma l’ha seguito, adorato, amato, ma soprattutto chi lo ha realizzato in prima persona. “RaiStereoNotte. Musica e notizie per chi vive e lavora di notte”, questo slogan è entrato nell’immaginario collettivo degli ascoltatori italiani e continua a rievocare preziosità, atmosfere musicali e magia che hanno contribuito alla storia della radio in FM, in un momento storico in cui erano esplose le radio libere private ed iniziavano i grandi network.
RaiStereoNotte fu una sorta di scommessa scettica, ideata nel 1982 da un funzionario Rai, Pierluigi Tabasso, con un’idea originale, “pensando che fosse arrivato il momento di un programma musicale che rompesse con il passato” ci racconta Vigorito in questa bellissima intervista. “StereoNotte resta quella di via Po 14, il dipartimento Rai per gli esteri distante da Via Asiago 10 e Saxa Rubra – ci racconta Vigorito – distaccato dai “centri nevralgici’ della radiofonia”.
Il libro raccoglie i ricordi e i contributi di chi ha fatto e vissuto il programma dietro al microfono: oltre a Giampiero Vigorito – conduttore dal 1983 al 1994 – ci sono i ricordi di personaggi dello spettacolo e della cultura, della radio, della musica, addetti ai lavori, esperti in campo radiofonico, professionisti, ricordi di Luca de Gennaro, Giovanni de Liguori, Marilisa Merolla che ci raccontano RaiStereoNotte. E ancora, Massimo Cotto, Alberto Castelli, Teresa De Santis, Ernesto Assante, Gaetano Barresi, Marco Boccitto, Stefano Bonaugura, Giuseppe Carboni, Luciano Ceri, Marco Cestoni, Massimo Cotto, Carlo De Blasio, Patrizia De Rossi, Emiliano Li Castro, Felice Liperi, Stefano Mannucci, Massimo Mapelli, Max Prestia, Alex Righi, Enrico Sisti, Ida Tiberio, Fabrizio Stramacci.
Come ci racconta Vigorito “eravamo completamente isolati perché si riteneva che fare una trasmissione a quell’ora sarebbe stato un flop invece il programma ebbe un grande successo: non esisteva share, non esistevano ancora gli indici di ascolto ma lo capivamo dalle tantissime lettere che ci arrivavano. Non c’erano sponsorizzazioni, non esistevano giochi a premi come a RaiStereoDue: al massimo noi regalavamo gli adesivi ma era fortissima l’unione e l’empatia con i nostri ascoltatori”. Una lunga carriera dedicata alla musica, quella di Giampiero Vigorito, fino dalla sua collaborazione con il mensile Popster iniziata nel 1977. Voce di RaiStereoNotte fino al 1994, coautore di enciclopedie del rock negli anni Ottanta, autore di monografie sui Genesis e Burt Bacharach; dal 1994 al 2001, direttore della rivista Rockstar e curatore di un libro sul tango.
Non solo radio, nella vita di Vigorito ma anche tv: ospite della trasmissione cult Quelli della notte e ha collaborato anche ad alcuni programmi televisivi di Renzo Arbore: DOC, DOC Offerta Speciale e International DOC Club.

Come è nata l’idea di ripercorrere e forse legittimare nel libro questo storico programma? Il libro si concentra su un periodo d’oro, attraverso le testimonianze degli speaker che hanno condotto il programma fino al 1995: qual è stato questo percorso e come siete nati? Anche la sigla era un segno distintivo:
La sigla era infatti un anello distintivo del programma, anche a distanza di anni lo identificava immediatamente. Tutti noi che abbiamo fatto StereoNotte provenivamo dalla carta stampata e la maggior parte di noi proveniva da una radio privata di Roma, si chiamava Radio Blu, ed era una radio con molta informazione, culla del 90% dei conduttori di StereoNotte, almeno di quelli che provenivano da Roma perché poi ci fu anche un allargamento di conduttori provenienti da Milano, dal Piemonte, da Napoli. Gli speaker delle origini del programma – come accennavo – provenivano dunque sia dal mondo delle radio private che dal mondo delle riviste come Popster e Rockstar. In via Po, eravamo molto distanti dalla modernità di via Asiago, non c’era paragone: noi uscivamo di casa con i vinili sotto al braccio della nostra discoteca casalinga personale, dischi che avremmo poi mandato in onda di notte, in trasmissione. C’erano cinque ragazzi che lavoravano per 4 mesi l’anno, quattro che si alternavano ogni notte in turni di un’ora e mezza: siamo stati i primi in quel periodo a fare programmi notturni.
Tra la fine degli anni ’70 e i primi anni ‘80, i network radiofonici locali stavano facendo grandi passi da gigante e la Rai non era ancora pronta per far fronte all’acquisita visibilità delle radio private locali, nazionali. Il terreno notturno non era ancora battuto. Radio Rai decise allora di operare una scelta: alle 14.30, sulla frequenza AM, si ascoltava la programmazione standard e più classica; in FM si potevano ascoltare invece RaiStereoUno, RaiStereoDue e RaiStereoNotte, che andava in onda a reti unificate sui canali Uno, Due Tre e in filodiffusione: ovunque si girasse la manopola della radio, c’eravamo noi.

Mi incuriosisce molto la foto di copertina con il celebre Donald Fagen, come mai questa preziosa scelta? Una immagine iconica, che ferma il tempo:
Quello è un disco che chi ha vissuto il mondo della notte ha eletto a proprio mito personale. Abbiamo avuto anche delle traversie per il discorso copertina. Intorno alla foto, c’è una specie di leggenda: Hamilton allestì un set fotografico all’interno dell’abitazione di Donald Fagen, che assume in posa le sembianze di un dj notturno. Ogni oggetto di cui si è circondato, ogni cosa intorno a lui, e la posa, fanno pensare alla radio. Quindi ci sembrava la scelta più bella per la copertina del libro. Il disco, autobiografico quasi e molto bello, è un resoconto di com’era la radio di notte negli anni Cinquanta in cui lui parla della sua vita, del suo percorso, dei suoi ideali. La copertina è un vero cult: una immagine di culto per chi ascoltava la radio di notte e per chi la faceva. Una vera icona in cui tutti noi ci siamo identificati.

Qual è stato il segreto del programma, la “ricetta” di successo? Quali le scelte musicali? Il pubblico notturno è ben diverso da quello diurno. Nonostante l’orario, da mezzanotte e venti fino alle 6 del mattino, gli ascoltatori erano tantissimi in tutta Italia:

Quello che ho avuto, durante la notte, è stato un minimo di gusto e il mettermi sempre dalla parte dell’ascoltatore. Alcuni miei colleghi erano soliti mandare dischi per una sorta di gloria personale, ritenendo che la differenziazione di genere, il mettere tanti dischi diversi fosse una carta vincente, io invece – come in una radio privata – mettevo gli stessi pezzi e mi guadagnavo un’area abbastanza ristretta. E’ vero che ogni conduttore aveva il suo taglio, il proprio gusto e il suo stile ma l’amalgama c’era assolutamente.
La forza di StereoNotte era proprio quella di distinguersi dalle altre radio, avevamo una grande libertà, c’era la grande fortuna di trasmettere sui canali unificati, il grande vantaggio ulteriore era quello di mandare in onda cose inedite e originali con una grande libertà di scelta e vestire un abito che non era quello delle radio private; le radio libere, i network dovevano andare incontro a un pubblico giovanile con i generi dance e “easy listening “. Noi eravamo quelli colti, quelli ‘impegnati’; non eravamo i dj del pomeriggio ma i visionari notturni che davano spazio alla musica sofisticata e più raffinata. Mandavamo in onda anche noi, ogni tanto, qualche pezzo commerciale ma non eravamo legati alle politiche delle case discografiche. Ognuno dei conduttori, che si alternava, aveva la sua area di competenza, i suoi gusti, il proprio stile: c’era chi si occupava di jazz, pop, afroamericana, c’era chi si occupava per esempio di musica black. Personalmente, sceglievo soprattutto la new wave più raffinata: Sade, Prefab Sprout, Atzec Camera, Everything but the Girl, per esempio. Il risultato complessivo, in una mescolanza di stili, gusti e radici era molto gradito da chi ci seguiva. Avevamo creato una grande simbiosi tra conduttori e pubblico. Avevamo creato uno stile unico. Il popolo notturno non era, come erroneamente si pensava, formato solo da camionisti, panettieri e fornai ma da un pubblico eterogeneo, attento, desideroso di apprendere e informarsi e che si sentiva parte integrante del programma.

Che differenza c’è tra uno speaker diurno e un conduttore notturno?
Posso dire che forse è più semplice di notte: occorrono un minimo di gusto, di fantasia e affabulazione, anche di empatia. In fondo il conduttore di notte era un semplice ponte tra un disco e l’altro, tra due opere d’arte. C’era a volte anche un tipo di narrazione più complessa intorno al disco ma tutto questo era sempre a servizio della musica.

Voi non mettevate solo dischi ma sapevate davvero parlare di musica:
Il nostro lavoro – lo dico spesso – è passare una patina di vinavil, di collante tra un pezzo e un altro, tra un’opera d’arte e l’altra. Avevamo la capacità di incastrare bene, ancor prima che ci fosse internet, gli algoritmi, le piattaforme come Spotify e il nostro compito era quello di lavorare in maniera pioneristica, quasi esplorativa, e far fronte ai nostri gusti, riuscendo a tirarli fuori. La cosa importante è che è stato davvero un lavoro corale che noi facevamo per contro nostro, ognuno per contro proprio e contrariamente alle altre radio avevamo grandi margini di libertà che ci consentivano di mettere brani anche di 7, 8 minuti. Oggi non è impensabile.

Chi non riusciva ad ascoltare per tutta la notte RaiStereoNotte, registrava il programma in cassetta e molte di queste audiocassette sono state raccolte al punto da costituire un Sito dove è possibile riascoltare le puntate dell’epoca, parliamo di Via Po 14:

Molte persone avevano provato a fare questa operazione ma la cosa più riuscita e fatta bene è proprio www.viapo14.it  che è diventato un Sito grazie a Giovanni De Liguori, avvocato, un grosso personaggio di RaiStereoNotte, il quale ha fatto un lavoro di raccolta importante e certosino, attraverso i social, proveniente dagli ascoltatori e ha digitalizzato le varie cassette formando una sorta di archivio dove ancora oggi si possono ascoltare le storiche puntate.

Alessandra Paparelli