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GEOMETRY OF CHAOS – Il nuovo progetto di Fabio La Manna e Davide Cardella

GEOMETRY OF CHAOS – Il nuovo progetto di Fabio La Manna e Davide Cardella

In occasione dell’uscita del disco di debutto “Soldiers of the New World Order”, ho avuto il piacere di intervistare Fabio La Manna, chitarrista, bassista e compositore che, insieme a Davide Cardella, batterista, ha dato vita al progetto Geometry Of Chaos, nato dalle ceneri della loro precedente band, Alchemy Room. Il loro sound è un progressive metal moderno con un tocco cinematografico e con molte influenze classic rock.

Ciao Fabio, benvenuto su Tuttorock, come stai?

Ciao e grazie per averci invitato su Tuttorock. Sto bene, il lockdown è alle spalle, siamo in zona gialla e possiamo prendere qualche ora di libertà all’aria aperta, fino al momento del coprifuoco.

Un paio di settimane fa è uscito “Soldiers of the New World Order”, il disco di debutto del vostro nuovo progetto Geometry of Chaos, nato dalle ceneri della vostra precedente band, Alchemy Room. Come sta andando l’album?

Devo dire che sta andando piuttosto bene, abbiamo già raccolto credo più di venti recensioni molto positive, il disco è entrato per un periodo anche in alcune playlist importanti su Spotify, e sembra piacere agli ascoltatori. Certamente, per un progetto come questo, la promozione deve essere costante, altrimenti si finisce prestissimo nel totale dimenticatoio, perciò abbiamo creato un videolyric per un singolo su Youtube e ne stiamo preparando un altro, unitamente alla costanza nel far crescere la nostra pagina Facebook.

Un vero e proprio concept album, quando avete scritto i brani che lo compongono?

In realtà, molta della musica del disco nasce in sala prove suonando insieme, jammando e provando per decine o centinaia di ore. Certamente molte cose sono nate dalla mia composizione in privato, ma comunque Davide ha libertà creativa sulle sue parti di batteria ed ha contribuito anche con alcune idee musicali e arrangiamenti. Differisce dal mio progetto solista proprio in questo. Non è stato facile, non è un disco che si scrive in una settimana o un mese. Alcune cose sono state ripensate più volte, altre eliminate. Far suonare la musica proiettandosi in un concept come il nostro, con quel tipo di atmosfera, necessita di entrarci dentro e di molto studio. Però, ripeto, è stato anche molto stimolante e appassionante.

Un concept costruito attorno al Nuovo Ordine Mondiale, quanto ha influito, per quanto riguarda la scrittura dei testi, la situazione attuale in cui si trova il mondo?

È volutamente riferito alla situazione attuale del mondo, ma amplificando l’elemento Orwelliano da grande fratello. Si tratta di una situazione ben diversa da quella realmente attuale, in verità, poichè qui nel disco le persone hanno coscienza di assurgere unicamente all’interesse di sconosciuti e che la loro libertà è davvero fittizia. La presa di coscienza è diversa, tuttavia esiste una sensazione di impotenza e rassegnazione, che tende all’accettazione di questo stato di “schiavitù”. Nel disco vi è una forte correlazione fra uomo, soldato e robot, figure che diventano quasi indistinte, talmente gli ordini loro imposti li rendono quasi totalmente privi di libero arbitrio.

Avete chiamato molti ospiti al microfono, Marcello Vieira, Ethan Cronin e Elena Lippe, state pensando di ampliare il progetto trasformandolo in una vera e propria band o procederete invitando cantanti diversi anche per le prossime produzioni?

Ho cercato le persone giuste, con l’espressività vocale e il mood giusto per quel determinato pezzo. Sono tre cantanti eccezionali, versatili, e hanno dato un grosso contributo alla riuscita dei brani con le loro interpretazioni. Elena Lippe è anche un’amica torinese che conosco da anni, sapevo sarebbe stata perfetta per la drammaticità e la tensione del brano Observer.

L’obiettivo è di mantenere il progetto su questa linea, affidandomi a dei collaboratori fidati, come parte di una sorta di comunità che ruota intorno alla mia, chiamiamola, ”guida” (ride -ndr). Per Davide il discorso è un po’ diverso, perchè le sue scelte da batterista, cosi come anche il tempo che dedica alla nostra musica, sono molto libere e indipendenti, il suo apporto è equivalente a quello di un vero membro di una band.

La copertina del disco da chi è stata realizzata?

Da un artista brasiliano molto bravo di nome Vini, esperto di grafica e rielaborazione immagini che ha lavorato per centinaia di band rock e metal. Io gli o dato l’idea e le direttive e lui è stato fantastico.

Quando e perché avete deciso di formare questo nuovo progetto musicale?

Io, Davide Cardella ed Andy Monge per un certo periodo nel 2014/2015 siamo stati tutti parte degli Alchemy Room. Io e Andy Monge, i membri fondatori della band, sentivamo che oramai il progetto si era snaturato. La lineup con voce femminile, Andy alla batteria, io che curavo chitarra tastiere e composizione, era mutata decisamente: come sound, le persone coinvolte e i loro ruoli all’interno. Da quel momento presero forma due diversi gruppi: da una parte il mio progetto solista interamente strumentale, con Andy alla batteria, e i Galileo’s Spectacles, con Davide e un nuovo bassista. Dopo qualche anno di duro (ma anche divertente) lavoro insieme, e col crescere dell’affiatamento, scrissi ulteriore materiale adattabile all’oramai stabile duo, e cambiai il nome in questa nuova entità Geometry of Chaos, che differisce fondamentalmente dai Galileo’s Spectacles per la presenza delle voci e di una forma più da “canzone”.

Nella vostra proposta musicale sento molto l’influenza di una band come i Symphony X, sono tra i vostri ascolti più frequenti?

Sicuramente li abbiamo ascoltati entrambi nel passato, in momenti diversi. Poi il loro cantante Russell Allen è il cantante preferito di Daggy. Personalmente credo che a tratti siano un po’ freddi e troppo tecnici, ma sono anche compositori di ottime melodie.

Domanda di rito, quali sono i vostri progetti futuri?

L’idea è di proseguire come duo con alcuni collaboratori fidati. L’aspetto live è fondamentale per ogni band, chiaramente valutando le situazioni offerteci in cui suonare, dato che non abbiamo più vent’anni, dove ogni occasione e giorno della settimana era buono per fare casino. Nel frattempo sto già completando la musica per il prossimo disco, tra non molti mesi dovremmo iniziare pian pianino a registrare.

Grazie mille per il tuo tempo, vuoi aggiungere qualcosa per chiudere l’intervista?

Grazie per l’intervista e buon lavoro!

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MARCO PRITONI