GATTO PANCERI – Intervista al cantautore e polistrumentista brianzolo

In occasione dell’uscita del nuovo singolo “Te voglio”, ho avuto il piacere di intervistare il cantautore e polistrumentista brianzolo Gatto Panceri.

Ciao Gatto e benvenuto su Tuttorock. “Te voglio”, il tuo nuovo singolo, come sta andando?

Sono molto soddisfatto, il videoclip sta facendo parecchie visualizzazioni, molte radio lo stanno suonando e soprattutto tutti notano la particolarità e la qualità del sound di questo pezzo. Per la prima volta nella mia carriera ho affrontato gli arrangiamenti e la produzione di un mio brano da solo in totale libertà nel mio nuovo studio di registrazione il Di AMANTE recording studio. quindi la soddisfazione di questo gradimento per me è doppia.

Un brano, da me molto apprezzato, nato come?

Essendo polistrumentista e avendo finalmente uno studio altamente professionale a mia disposizione un giorno mi stavo divertendo a suonare un giro di basso che poi sarebbe stato quello portante dell’arrangiamento di questo brano. Ho creato poi dei loop elettronici immaginando ad un certo punto la batteria acustica che entrava. Quindi di questa canzone è nata prima la musica e l’arrangiamento della melodia e del testo. È stato proprio l’incalzare del ritmo, la pulsazione del basso e l’atmosfera ipnotica che aveva il tutto a ispirarmi questa storia minimale di un pomeriggio in cui una coppia non doveva vedersi. Ma la voglia di lui per lei è talmente forte che cerca di convincerla al telefono coi messaggi con le chiamate a raggiungerlo subito. l’impellenza dell’amore, l’urgenza di amare sono gli ingredienti emotivi che caratterizzano questa canzone. Del resto la passione non si può programmare.

Mi ha incuriosito il titolo, a prima vista ho pensato: “No! Anche Gatto è caduto nella trappola dei tormentoni estivi” per poi venire subito smentito dalle prime note, come mai hai scelto proprio “Te voglio”?

È praticamente un voglio te. Voglio te e non un’altra qualsiasi. Proprio te.

Nel video si vede che suoni tutti gli strumenti, hai curato tutto tu, anche gli arrangiamenti?

Sì, come ti dicevo poc’anzi ho arrangiato e prodotto io il brano e ho suonato tutti gli strumenti tranne basso e batteria (ma ho scritto io le parti di basso e batteria in qualità di arrangiatore.)

So che il tuo nome d’arte Gatto è nato molti anni fa, ti ricordi chi per primo ti ha chiamato così?

Sì, mi ricordo bene, ero in terza media e mi arrampicai su un albero del cortile della scuola. I miei compagni cominciarono a chiamarmi Gatto. La cosa buffa è che ero salito su quell’albero ero ma poi non ero riuscito a scendere e sono dovuti arrivare i pompieri con la scala.

È stato quindi un nomignolo datomi un po’ prendermi in giro ma poi mi sono affezionato.

Qual è stato il momento più bello e, spero non ci sia ma te lo chiedo ugualmente, quello più brutto della tua carriera?

Il momento più bello è stato certamente quando ho firmato nel 1992 un contratto di 10 anni con la Universal Music Italia, ho capito in quel momento che nella vita avrei fatto questo lavoro io allora avevo 24 anni e insegnavo alle scuole medie musica. Ma lì ho capito che il mio sogno si stava per avverare. Il momento più brutto invece è stato quando nel 2002 ho cominciato a vedere i tagli sui budget dei dischi che dovevo affrontare. La crisi del disco, l’avvento di Internet si stava profilando e io ho capito esattamente come sarebbe andata a finire la faccenda. Ho avuto qualche anno di seria difficoltà in cui non capivo come poter andare avanti. Poi ha vinto la voglia di fare musica che è la cosa che mi piace più fare nella vita al di là di quelli che sono gli scenari intorno a me economici, sociali e culturali

Tu che ti sei formato studiando e diplomandoti al conservatorio e che fai parte della storia cantautorale del nostro paese, come ti senti in questi tempi in cui troppo spesso dilaga la superficialità sia di suoni che di contenuti in molti dei brani che spopolano?

Sicuramente denoto un abbassamento della qualità delle composizioni della musica odierna. Le vocalità sono spesso finte quindi i ragazzi, i giovani artisti hanno sì la stessa voglia che avevo io di comunicare ma non hanno voglia di studiare né uno strumento né di andare a lezione di canto e si adattano e si accontentano ad usare l’Auto-Tune. Osservo tutto questo un po’ basito ma poi quando vado nel mio studio lavoro ancora come quando ho iniziato negli anni 90 con la PFM che mi produceva. Non posso farmi condizionare da quello che ho intorno. Comunque a me piace anche parte della musica moderna da un punto di vista elettronico e quindi la mia nuova musica ha anche qualcosa di nuovo e attuale. Ma non transigo che, una canzone, per chiamarsi canzone, deve essere una composizione seria e completa e un testo deve essere qualcosa che ti lascia dentro un’emozione possibilmente intrisa di poesia pop.

Sei stato anche autore di molte grandi canzoni portate al successo da altri interpreti, ad esempio “Vivo per lei”, che sensazioni hai provato quando l’hai sentita per la prima volta interpretata da Andrea Bocelli e Giorgia?

Sono rimasto estasiato, non potevo avere un’altra reazione. Infatti questa canzone è, con VOLARE di Modugno, la canzone italiana più venduta nel mondo e sta superando i 45 milioni di coppie vendute.

Il prossimo Festival di Sanremo verrà presentato da Carlo Conti che ti ha ospitato pochi mesi fa in una puntata de “I Migliori Anni”, quanto ti farebbe piacere tornare sul palco dell’Ariston non solo come autore ma anche come interprete di un tuo brano?

Io voglio molto bene al festival di Sanremo, ho partecipato tre volte come cantante e ben altre sette volte ho avuto pezzi scritti da me cantati da altri in gara. Quindi non escludo il ritorno come diceva il mio amico Califano. Carlo Conti sicuramente terrà più in primo piano la musica d’autore rispetto ad Amadeus. O almeno questo spero. Tutti i suoi programmi non precludono spazi ad artisti over 50 ha un grande rispetto del passato e di chi scrive grandi canzoni. Confido in lui ma questo non vuol dire che mi presenterò anche perché tra poco esco con l’album.

Quindi ci stai dicendo che “Te voglio” andrà a far parte di un disco?

Da un anno sto lavorando ad un album che si chiamerà “Musica libera”. Proprio perché lo sto facendo in piena libertà e anche perché da un anno ho una cavalla e l’ho chiamata Libera, lei mi ispira molto. Quindi Te voglio è solo un’anticipazione di un disco che conterrà 13 canzoni nuove di pacca e che uscirà in autunno.

Grazie mille per il tuo tempo, vuoi aggiungere qualcosa per chiudere questa intervista?

Voglio solo ringraziarti per avermi dedicato il tuo tempo, per avermi formulato delle domande intelligenti e spero anche di risentirti quando uscirà tutto il lavoro, tutto l’album.

MARCO PRITONI

Gatto Panceri su: Instagram