Now Reading
FREDDY DELIRIO – Intervista al tastierista dei Death SS per il suo progetto Freddy Delir …

FREDDY DELIRIO – Intervista al tastierista dei Death SS per il suo progetto Freddy Delir …

freddy I1

In occasione del nuovo progetto di Freddy Delirio, tastierista dei Death SS, i Freddy Delirio And The Phantoms e del loro album “The Cross”, abbiamo parlato con il tastierista, cantante, compositore e polistrumentista del suo progetto, dei Death SS e di tante altre cose.

Ciao Freddy e benvenuto tra le pagine di Tuttorock.com. Inizierei subito nel parlare di “The Cross”, il tuo nuovo album, come nasce?
Ciao Fabio, il disco nacque da un’idea di Massimo Gasperini della Black Widow Records che mi propose di realizzare un prodotto solista affrontando certi tipi di sonorità. Lui vide oltre da subito e mi disse che avrebbe tirato fuori da me una formula che in qualche modo avevo già dentro. Da quel momento mi misi a scrivere le canzoni e ad arrangiarle per vedere se la linea era quella giusta. Raggiunsi l’obiettivo e Massimo mi diede il via libera per proseguire il lavoro di produzione in studio. Fui estremamente felice di buttarmi in questo nuovo mondo dove fondevo la mia identità di cantante rock con quella di tastierista dalle atmosfere più horror.

Nei brani ci sono atmosfere horror, progressive e accenni metal, Freddy Delirio è tutto questo?
Si, hai centrato il concetto. Ho l’horror nel sangue da sempre, da quando ero un bambino e al piano scrivevo le mie prime melodie. Adoro il progressive, quello bello, ad esempio Rick Wakeman con il suo capolavoro assoluto “The Six Wives Of Henry VIII”. Mi piace anche il metal. Una fusione di queste cose ha generato il sound di “The Cross” che ho sentito davvero mio, da subito.

Perché il titolo “The Cross” e il significato dei testi.
La croce simboleggia ciò che ci portiamo dietro in ogni vita, nessuno può sottrarsi a questa. È come una forte responsabilità da cui nessuno può sfuggire, un importante aspetto grazie al quale ognuno deve migliorare se stesso, evolversi e fare i conti con le proprie vite precedenti per tendere ad una dimensione ogni volta migliore. I testi parlano di questo, momenti di vita vissuta legati l’uno all’altro come una serie di anelli di una catena dove emerge il passato, mentre si vive il presente per preparare un futuro migliore e consapevole. C’è di tutto, riflessioni storiche ove si recuperano importanti insegnamenti affinché ciò che oggettivamente è stato fatto in modo giusto ed etico sia riportato alla luce e allo stesso tempo, ogni errore commesso da qualsiasi credo politico, religioso e sociale, non sia mai più ripetuto. Altrimenti non si può crescere e non ci può essere evoluzione. La cultura è una cosa seria, si basa sulla consapevolezza di ciò che si apprende, non è una mera iniezione di nozioni. Oggi più che mai, un mondo disastrato dal pressappochismo, deve porsi delle domande e cambiare velocemente le proprie abitudini nel pieno rispetto della Natura altrimenti non è in grado di evolversi. Laddove manca l’evoluzione regna il lamento. Oggi sono troppe persone a lamentarsi sempre di qualcosa, non rendendosi conto di essere parte integrante dell’effetto di quel lamento. Nei testi ci sono riflessioni su quello che abbiamo creato ad esempio quando ti trovi nella notte, dopo l’euforia di un serata scintillante, in una desolata zona industriale che vive e che pulsa ogni istante e ti chiedi se ciò che abbiamo costruito sia sempre da considerare progresso oppure no. Tutte le tematiche sono fortemente intrecciate e i fantasmi, con la propria storia vissuta dall’anima, vogliono essere delle entità immortali che portano con sé i codici del DNA e le stratificazioni di tante vite per ascendere e migliorarsi ogni volta.

“The Cross” è un concept album?
Direi assolutamente di si. Tutte le tematiche sono appunto intrecciate tra di loro e sia chi crede al concetto di reincarnazione o invece prende in considerazione dal punto di vista scientifico le strutture chimiche che riguardano il nostro codice genetico ereditario, valuterà che in entrambi i casi, tutti abbiamo un bagaglio che deriva dal nostro passato. Dobbiamo imparare ad ascoltarlo e a comportarci di conseguenza in modo sempre umile, creativo e propositivo. Ho parlato delle mie esperienze, ma ognuno può trovarci la propria chiave di lettura, vuole essere un concept molto aperto.

A cosa o a chi ti sei ispirato?
Alla mia vita e alle mie esperienze che siano state dirette o indirette, vissute sulla propria pelle ma anche riflessioni su periodi storici passati che ho sempre sentito molto vicini. La lettura di molti libri all’università di Filosofia mi hanno dato quello che volevo. Messaggi che mi sono arrivati diretti, che non mi hanno mai abbandonato, quesiti a cui ho risposto e altri che mi si propongono spesso ancora per essere risolti. Questo è il cammino ove ogni volta mi piace, anche attraverso la musica, mettermi in discussione e cercare mondi, ambientazioni anche oscure proprio per indagare laddove non c’è molta luce. Il motore della parte inconscia produce ogni istante milioni di reazioni chimiche al secondo. E’ lì che comincia l’horror ed è lì che si balla davvero.

Perché Freddy Delirio & The Phantoms?
Partito come un mio progetto, abbiamo deciso con Massimo di dare un’identità alla band. Il gruppo avrebbe dovuto avere una connotazione cinematografica che ben si sposasse con la linea di tutto il concept. Quindi, tutti fantasmi promossi a pieni voti, per vivere questa esperienza in un clima molto positivo. Siamo musicisti che collaboriamo insieme da tantissimi anni, già prima con gli H.A.R.E.M.. Siamo affiatati e questa nuova band mi da le emozioni di quando avevo diciotto anni. È stata una novità che ci ha abbracciato tutti insieme e che siamo stati ben felici di affrontare. All’interno del disco mi sono occupato principalmente di tutti gli strumenti ma ci sono stati diversi ospiti tra cui due ex chitarristi storici dei Death SS, Vincent Phibes e Francis Thorn e altri musicisti di livello tra cui Lucky Balsamo alla chitarra (presente anche nella formazione ufficiale dei Phantoms), mio figlio Chris Delirio alle percussioni, Francesco Noli alla batteria, le coriste Jennifer Silveira ed Elenaq e lo stesso Steve Sylvester ospite ai cori su un brano. La formazione ufficiale live oltre al sopracitato Lucky alla chitarra, vede Jos Venturi al basso e Giuseppe Favia alla batteria, già presente negli H.A.R.E.M..

Oltre al tuo progetto sei anche tastierista dei Death SS, band storica e dei W.O.G.U.E. e sei stato cantante e fondatore degli H.A.R.E.M. nonché produttore e fonico. Ma quale è il vero Freddy Delirio?
Sono tutte queste cose. Adoro la musica classica e ho scritto al piano alcuni brani molto delicati e surreali e allo stesso tempo mi piace saltare sul palco a cantare e a suonare le tastiere con una forte adrenalina che si rinnova ogni volta. Vivo di musica. È il mio lavoro, sono un produttore e ho uno studio, l’FP Recording Studio da oltre venti anni, al quale dedico la mia vita ogni giorno. Tutte queste cose insieme sono io. Mi piace il sapore del palco, e mi piace anche vivere di Pro Tools e mixer per preparare i nuovi prodotti.

Parlami della tua esperienza con i Death SS.
Entrai in formazione nel 94. Successivamente nel 96 decisi di dedicarmi all’università e volevo appunto tirare su il mio studio che era ancora in embrione e nel mentre stavo costituendo gli H.A.R.E.M.. Troppe cose tutte insieme e dovetti fare una scelta. Nel 2005, a giochi fatti, rientrai nella band, fui nuovamente chiamato da Steve. Mi sono occupato dell’intera produzione dei Death SS in studio dal 2005 a ora. Ogni prodotto lo sento come una parte di me per cui ho dato veramente molto, mi sono trovato per mesi e mesi ogni volta in studio da solo a produrre i vari dischi. A livello live mi sono tolto molte soddisfazioni suonando in palchi veramente importanti come nel caso dello Sweden Rock Festival e molti altri in giro per l’Europa. In parallelo ho lavorato anche per altri progetti e colonne sonore per il cinema horror come “Ogre’s Lullaby” per “Paura 3D” dei Manetti Bros, “The Darkest Night” (intera sonorizzazione del film) per la Scuola Nazionale del Cinema Indipendente (sempre inerenti al discorso Death SS) e altri titoli.

“Another World” è un singolo ma non fa parte dell’album, perché?
“Another Worl” è un brano che ha rappresentato per me un cambiamento, lo ho sentito davvero molto mio. C’era tutto, synth, rock, potenza, melodia, atmosfere horror e tanta tanta musica di impatto. Fu prodotto da Self Distribuzione. Il progetto “The Cross”, nato subito dopo è una produzione Black Widow Records. Ovviamente “Another world” è in scaletta durante i live e quando la suoniamo dal vivo sappiamo di avere una bomba in mano ogni volta!

Cosa ne pensi della musica di oggi? Da una parte c’è il trap e il rap, qui da noi l’attenzione a febbraio è per il Festival di Sanremo, dall’altra ci sono i Greta Van Fleet e i the Struts, che recuperano il ‘vecchio’ sound dei Led Zeppelin e dei Queen.
Premetto che non ho mai avuto paraocchi riguardo ad alcun genere, se una canzone è bella e un artista è bravo, lo ammiro. Viceversa, non mi interessa. Non seguo Sanremo dai primi anni 80 e le attuali musiche basate sull’elettronica spicciola e minimale e su tematiche disagiate non mi ispirano particolare interesse. Comunque ribadisco, mi piace sempre valutare l’individuo e mai il genere e sono sempre molto aperto all’ascolto di qualsiasi cosa. Per quanto riguarda il rock, posso dire che il recupero del vecchio sound in modo plateale non so a quanto possa servire, ormai molti artisti geniali e al tempo innovativi sono in pensione e quello che è stato fatto e scritto, resterà nella storia. Credo sia bene andare avanti ispirandosi anche al passato, ma è giusto scrivere nuove cose e sonorità proprio come a sua volta hanno fatto i sopra citati artisti, al loro tempo.

Cosa ne pensi del ritorno al vinile? E’ un’operazione nostalgica sincera o una moda?
Sicuramente il vinile è affascinante e molto più bello esteticamente del CD. Oggi si registra in modalità ibrida analogica/digitale, quindi una volta che un brano è diventato file, metterlo su vinile, non significa “miracolarlo” ma tale supporto resta un prezioso oggetto da collezione e vedo che viene acquistato ben volentieri dai cultori di un certo sound, me compreso.

Di internet e dei social invece?
Bah, oggi esistono molti soggetti ed “esperti” in tuttologia, abbiamo “ingegneri”, “architetti”, “medici”, “politici”, “filosofi” ed “economisti” che cambiano ogni pochi minuti le proprie abilità credendo di risolvere i problemi di un mondo veramente mal messo, attraverso frasi sui social, come se le proprie affermazioni sotto forma di “post” lamentosi avessero un qualche valore… Pertanto trovo i social davvero un caotico bar di periferia. Come tutte le cose, se fossero usate in modo consapevole e ci fossero un’educazione ed una cognizione di base, sarebbero una grande cosa.

Le tue influenze musicali e se ci sono band di oggi che apprezzi in tutti i generi musicali.
Vengo dalla musica classica, adoro Mozart e Beethoven. In giovane età mi sono innamorato, e non ho mai smesso di farlo, dei Pink Floyd, che non definisco neanche una band, lo trovo riduttivo, ma un pianeta a sé stante, un’infinita serie di stati dell’essere. Adoro le tastiere del primo e pionieristico Jean Michel Jarre e la genialità assoluta di quel mostro di bravura di Rick Wakeman. Alice Cooper ha incarnato il mondo dell’horror rock, pieno di sapiente ironia, più di chiunque altro, con delle canzoni che hanno fatto la storia. Nel periodo attuale adoro i Rammstein, come mio figlio Christian del resto, che ha ottimi gusti musicali! Li trovo veramente moderni ed originali ogni volta, pur mantenendo quella matrice e quel sound, che loro stessi hanno inventato.

Progetti futuri?
Sto lavorando a dei video per i Phantoms e a un nuovo singolo che porterà con se una bella novità a livello discografico. Quindi, credimi, non sto mai fermo.

Un messaggio per chiudere l’intervista per entrare nel tuo fantasioso mondo musicale.
Ti ringrazio di cuore per questa intervista Fabio. Come ti dicevo, non mi piace mai fermarmi e considero la mia vita in generale e quella musicale, come qualcosa che debba sempre evolversi. Quindi avanti ogni volta, in modo dinamico per cercare sempre di migliorarsi. Un caro saluto a TuttoRock!

FABIO LOFFREDO

Band:
Freddy Delirio: Voce, tastiere, chitarra, basso e batteria
Vincent Phibes: Chitarra solista e chitarra pulita nei brani 5, 10 e 11
Francis Thorn: Chitarra solista e chitarre aggiuntive nei brani 1, 2, 8 e 9
Lucky Balsamo: Chitarra solista nei brani 3, 4 e 6
Jennifer Tavares Silveira: Voce
Elenaq: Voce
Steve Sylvester: Voce e cori nel brano 6
Francesco Noli: Batteria
Chris Delirio: Percussioni

www.federicopedichini.com/
https://www.facebook.com/freddydelirio/

freddy I2