Now Reading
FRANCO MUSSIDA – Intervista all’ex chitarrista della PFM

FRANCO MUSSIDA – Intervista all’ex chitarrista della PFM

Il ritorno di Franco Mussida con il nuovo album “il Pianeta Della Musica  Il Viaggio di Iòtu”, (leggi qui la recensione) è stata l’occasione per una chiacchierata telefonica con l’ex chitarrista della PFM. Progressive, pop, blues, folk, world music, sono sol alcuni elementi che caratterizzano il nuovo album. Ma lascio la parola a Franco Mussida per raccontarci questo meraviglioso viaggio.

Ciao Franco, benvenuto su Tuttorock, come stai?
Bene bene grazie, eccomi sono pronto!!

La prima domanda che ti faccio è di parlarmi del tuo nuovo album da solista “Il Pianeta Della Musica e Il Viaggio di Iòtu”, come è nata l’idea?
L’idea nasce dal fatto che sono una trentina d’anni che lavoro sulla comunicazione musicale, quella meraviglia che trasforma la musica in emozione ed ho voluto raccontare queste esperienze attraverso il mio strumento, la chitarra e la mia voce e quindi mi sono immaginato questo percorso di questo personaggio che è Iòtu che ci fa vedere attraverso le emozioni e l’onda del suono e tutto quello è il mondo della musica, tutta quella parte che noi viviamo ma che non vediamo e che fa parte della nostra vita.

Ma come hai creato la storia, visto che è un concept album. Chi è Iòtu?
Questo personaggio è un bambino che si accorge mettendo l’orecchio sulla cassa armonica della chitarra del padre, vedeva ed era incuriosito dal buco che c’è nella cassa e quindi pensava che la musica uscisse da lì, ma vede che in quel buco non c’è niente e quindi dà un colpo alle corde e mette l’orecchio vicino alle corde e si accorge che dal legno viene fuori un mondo meraviglioso, che è ovviamente la vibrazione delle corde e lì si emoziona tantissimo e preso da quel mondo di meraviglia, si rende conto di avere nel suo corpo un mondo meraviglioso. Il bambino poi diventa grande e comincia ad osservare questo mondo e lo restituisce agli ascoltatori.

Musicalmente è molto vario, nei brani c’è il progressive, il blues, il pop, la world music, la musica classica, folk e acustica, un universo sonoro molto aperto, Come hai deciso di unire tutti questi generi musicali?
Questo universo sonoro arriva dalle mie esperienze, che come ben sai, io arrivo dal mondo della canzone e del progressive rock, ma amo anche la musica classica ed il jazz, quindi dentro di m’è c’è tutto questo ed ho voluto mettere tutto nelle strutture convenzionali, ho provato ad inserire una serie di elementi strutturali ed ho provato a togliere un po’ di aggressività ed è nato quindi un altro modo di fare progressive, che è più pop e un po’ meno rock.

Abbiamo detto che è un concept album, ma i brani possono essere ‘letti’ anche e scollegati tra loro? C’è una chiave di lettura?
Volendo si, possono essere anche scollegati tra loro, ma c’è una traccia che li unisce tutti e che è questo viaggio.

Hai usato esclusivamente chitarre acustiche, perché questa scelta?
No, ne ho usata solo una!

Quindi solo la chitarra classica baritona?
Si, esatto è uno strumento elettroacustico degli anni 90 che ho dato al mio liutaio meraviglioso che si chiama Marco Vignuzzi, essendo una chitarra con le corde di nylon, quindi con un suono molto morbido, gli ho chiesto che volevo suonare la chitarra classica come si suona la chitarra elettrica, perché la chitarra classica è molto rigida, a parte qualche vibrato, non puoi farci altre cose, quindi gli ho detto, mettimi nella condizione di farlo. Gli ho dato la chitarra e lui ci ha lavorato e mi ha riconsegnato questo strumento meraviglioso che mi consente di suonare, di improvvisare e di modulare le note, tutte cose che la semplice chitarra classica non ti permette.

Perché hai deciso di mettere da parte la chitarra elettrica in questo album?
Perché avevo bisogno di calma, di consolazione, volevo consolarmi e di stare in dimensioni di massima serenità e di massima tranquillità. La mia rabbia ormai sta a zero, nel senso che, non è che non mi arrabbio, anzi, ma volevo far vedere che certe cose si possono raccontare e dette anche in maniera molto diretta, anche cruda se vuoi e se ti soffermi sui testi ti accorgi che sono abbastanza diretti.

Nei testi c’è anche un messaggio pacifista, nel video di “Io Noi La Musica”  c’è un soldato che avanza con un fucile ed arriva una farfalla che gli si posa sopra. Quale è il significato?
Quello è il lavoro della musica, il lavoro della bellezza, il lavoro che rimane intatto nel tempo e che ha molti odori, una farfalla che vola vicino al mirino di un fucile di un a persona che vuole uccidere qualcuno è un messaggio che dobbiamo sempre guardare alle cose che ci fanno vivere e non a quelle che ci fanno morire. Le cose che ci fanno morire ci impediscono di vivere. Non è propriamente un messaggio pacifista, ma solo un invito a guardare e ad osservare.

Ma rimanendo in tema, tu cosa pensi di tutto quello che stiamo vivendo, di questo periodo negativo? Cosa può fare la musica?
La musica può fare tanto perché se c’è qualcosa che ci induce a fare la guerra è perché c’è sempre quella mancanza del senso, della profondità e il significato della vita. Come qualcuno che decide di togliersi la vita, è qualcuno che ha perso la sua dimensione, che si dimentica di essere un uomo, del suo valore, dobbiamo quindi cercare di rallentare questa rabbia che sta invadendo il mondo. Come ripeto non è un messaggio pacifista ma un invito a tutti quanti a guardare la realtà e sceglierla, la vita o la morte.

Ok, torniamo al tuo album, tu hai curato sia la copertina che la simbologia, spiega meglio il significato.
Come si dice, scusami, ‘ma una botta di culo nella vita non guasta mai’, proprio per dirtela in maniera molto rock. Cosa vuol dire questo, vuol dire che io ho fatto questa scrittura di Iòtu in orizzontale, disegno e simboli, li ho dati al grafico e me li ha riconsegnati in verticale e appena l’ho visto ho detto, ma che bello sembra un ideogramma, ma la cosa bella è che se tu guardi bene questo ideogramma, sembra non avere senso, ma se lo giri in maniera verticale un senso ce l’ha. Sono quindi rimasto molto affascinato dalla figura, dall’immagine, quindi ho deciso di lasciarlo in verticale.

Porterai l’album in tour?
No, non voglio più fare tour promozionali, non ce la faccio più di tour promozionali, cambierei idea solo se il pubblico me lo chiede, diciamo che poteri fare dei momenti esperienziali, vivere l’album insieme al pubblico che lo vorrà. Diciamo che se lo farò giocherò con il pubblico, il gioco delle emozioni. Non per forza di cose presenterò la mia musica, ma possiamo ascoltare musica jazz, di altri autori. Non chiamiamoli tour promozionali, mi piace con il pubblico anche parlare, dialogare e condividere emozioni.

Mi ha incuriosito molto le tantissime percussioni che ha usato Tiziano Carfora, provenienti dal tutto il mondo!!
Si, ma lui è un grande, non ha sollo suonato le percussioni, ha dato colore ai brani, sapori, culture diverse, una sensazione bellissima.

Tu sei insegnante di chitarra da moltissimi anni…..
No, no, sono un motivatore, non un insegnante!

Ahahah!! Ok scusami!!
Ahahah! Non devi chiamarmi né maestro né insegnante!

Ok, allora la domanda è, siccome tu ‘motivi’ molti giovani chitarristi, cosa ti chiedono principalmente?
Ahahah! Ok così va bene! Loro sono il futuro, io ho il dovere di dire loro il passato, cosa sono stato e cosa ho fatto. Noi, la mia generazione, abbiamo fatto tante belle cose ma non abbiamo restituito loro niente o poco, dobbiamo quindi consegnare a loro tutto il bello che abbiamo vissuto. Bisogna dargli coraggio e invitarli a non rimanere chiusi in degli schemi che il mercato ti impone, quei prodotti sempre uguali e fatti allo stesso modo. Anche per quello ho deciso di uscire con un  prodotto diverso da tutto quello che c’è oggi. Ragazzi innamoratevi di ciò che sentite dentro veramente, anche se poi diventare musicista è diverso, devi sudare, imparare a muovere le dita, il corpo, ecc.

Cosa è per te il progressive?
Una ventata di fantasia che viene offerta agli ascoltatori.

Hai qualche rimpianto per aver lasciato la PFM?
No, quando sono andato via nel 2015, avevo bisogno di fare qualcosa di diverso, ma porterò sempre nel cuore tuti i momenti passati in circa 50 anni con loro, porterò nel cuore tutto ciò che abbiamo fatto in passato, sono miei fratelli e auguro sempre a loro tutto il meglio per il loro cammino che continua. Io mi ero scusato anche con il pubblico per aver lasciato la PFM, ma dovevo farlo e non ho nessun rimpianto e apprezzo il nuovo percorso della PFM di Franz e di Patrick, un nuovo percorso musicale che condivido con tutto il cuore.

Visto che siamo in momenti di ricordi, una sera al Teatro Brancaccio di Roma, se non sbaglio era il Brancaccio, in un momenti di silenzio una voce gridò ‘fateve clonà’, una cosa che tu hai ricordato in altre tue visite romane con la PFM. Che ricordo hai di quella serata?
Ahahahah!! Si ricordo benissimo, un momento unico, divertente e che non scorderò mai!!

Grazie Franco e ancora complimenti per l’album, veramente particolare e belle e lascio chiudere a te l’intervista, un messaggio a chi la leggerà ad intraprendere con te il viaggio nel Pianeta della Musica anche insieme al piccolo Iòtu.
Grazie a te e a Tuttorock e mi fa molto piacere che ti sia piaciuto! E’ un lavoro che dimostra tutta la mia passione e vi auguro buon viaggio e prendetevi un  po’ di tempo per ascoltarlo e spero vi piaccia.

FABIO LOFFREDO