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FRANCESCO DE GREGORI & ORCHESTRA – Intevista Terme di Caracalla, 11-6-2019

FRANCESCO DE GREGORI & ORCHESTRA – Intevista Terme di Caracalla, 11-6-2019

DE GREGORI & ORCHESTRA – 11 giugno @ Terme di Caracalla
grazie a TAO MUSICA – Puntoeacapo Concerti
Ph. Credits Giovanni Canitano

 
Questo è un tipo di concerto che non ho mai fatto nella mia vita, un concerto con una grande orchestra di 40 elementi, più un quartetto, quello degli Gnu Quartet (quartetto di flauto, viola, violino e violoncello in cui suona anche Stefano Caprera – violoncellista – che ha arrangiato i pezzi per l’orchestra) e la mia band di sempre (Guido Guglielminetti, Carlo Gaudiello, Paolo Giovenchi, Alessandro Valle e Simone Talone). Sono questi i musicisti che mi accompagneranno in questo tour, non ci saranno variazioni, perché puntavamo ad ottenere una compattezza di suono, dichiarata, voluta e collaudata. Lo spettacolo che porteremo in scena mischia un tessuto musicale che è una contaminazione tra generi vari, io sono molto molto soddisfatto. Credo che un musicista che ormai pratica il mestiere da 50 anni a un certo punto deve inevitabilmente arrivare, o comunque farsi tentare, dal suono orchestrale, perché l’orchestra produce dinamiche, timbriche, armonie che sono a volte nascoste nelle canzoni quando uno le scrive voce e chitarra/pianoforte o le fa con la sua band. L’orchestra aumenta queste potenzialità e, personalmente riesce anche a commuovermi perché magari una canzone sembrava una cosetta così… e invece…
 
 
SUL RAPPORTO CON LE CANZONI PIÙ FAMOSE DEL SUO REPORTORIO
La canzone è un qualcosa di vivo, non si può pensare ad essa come a qualcosa che rimane inalterato dall’inizio al termine o ancora pensarla come a qualcosa che non si possa toccare.
La musica è liquida, anche in questo senso qui, e non solo la musica pop, la musica leggera… cambia anche la musica classica: …la musica non si presta a stare ingessata. Sta, io credo, all’onestà dell’interprete o del cantautore riconoscere i cambiamenti che sono avvenuti negli anni e quindi non volersi imporre e non imporre al pubblico quello che è stato nel tabernacolo: se io facessi  “Rimmel” come era nel 1975, sarebbe un falso in atto pubblico, perché non si può più fare così, io non ci sono più, “Panta rei”. De Gregori del ‘75 già nel ‘76 non c’era più, e poi non ci sono più quei musicisti, quegli impianti, quegli strumenti, e quindi la canzone è viva… questo è un privilegio che hanno le canzoni rispetto alle arti espressive. Penso, ad esempio alla pittura: un pittore una volta che fa un quadro e lo espone in un museo non può il giorno dopo tornare e dare una pennellata diversa, può farne un altro. Lo stesso un regista, Fellini che dopo un anno rivede “8 e mezzo” magari gli viene l’idea di cambiare qualcosa ma non può farlo. Chi scrive e canta canzoni se lo può permettere e io me lo permetto, senza scandalizzare nessuno…come avrete sentito, le canzoni sono filologicamente rispettate al 100%.
 
TI SENTI STORIA?
No, no non mi sento storia. Mi sento uno che fa musica, un uomo di spettacolo… che quindi salta sul palco, che canta, che ogni sera c’ha un’intonazione diversa… poi che vuol dire storia? ho scritto delle canzoni che sono piaciute, e alcune rimarranno più di altre, ma questo monumentalizzare il lavoro che faccio non mi trova assolutamente d’accordo … io sono un uomo con i calli sulla punta delle dita, sono un chitarrista, un uomo che non sa che giacca mettersi la sera quando sale sul palco.
 
A QUESTO PUNTO PER TE, CANTARE IN UN POSTO PIUTTOSTO CHE IN UN ALTRO, FA LA DIFFERENZA?
Ovviamente una differenza estetica importantissima. Certi posti ti danno un’emozione importante. Sono posti della storia dell’arte. Penso a tanti artisti americani che non hanno posti con questa storia alle spalle. Sarei un imbecille se dicessi che i luoghi sono indifferenti. Detto questo il mio rapporto tra la mia musica e il pubblico è comunque lo stesso. A me piace proprio fare concerti, anche sotto i portici e in discoteche in disuso, nei campi sportivi sperduti. Mi piace fare musica, lo faccio con la stessa gioia e la stessa fierezza quando faccio un concerto.
 
COME TE LE SENTI LE TUE CANZONI IN UNA VESTE COMPLETAMENTE NUOVA, COME È QUESTA FESTA SINFONICA?
È come avere dei figli, ogni giorni li vesti in un modo o in un altro, però alla fine sempre figli sono. La struttura, la spina dorsale delle cose che ho scritto, non è cambiata. Questa cosa non ha preso il sopravvento sulle canzoni, sulle parole, è solamente un’integrazione che sviluppa delle dinamiche, delle linee melodiche che erano sottintese nella struttura originale e che ora ho portato allo scoperto, grazie a come sono state arrangiate e all’orchestra. Questo era il progetto: anche il fatto di tenere la mia band all’interno di questo spettacolo nasce proprio dalla necessità di non abbandonare, ma anzi alimentare il modo in cui le canzoni sono nate. Questo rimane, non viene annullato o cancellato. C’è in più qualcosa che si compenetra.
 
SU “OH VENEZIA” (PEZZO DI APERTURA DELLO SHOW)
“Oh Venezia” è una bellissima versione orchestrale di un disco che ho fatto con Giovanni Marini, “Il fischio del vapore”. È una musica popolare italiana… ha degli afflati verdiani, qualcosa di totalmente italiano, è festosa… volevo iniziare questo concerto per dare il senso dell’orchestra con un pezzo che fosse solo orchestrale e la scelta è ricaduta su “Oh Venezia”.
 
Il suo repertorio è vasto: è rimasto fuori qualche figlio dalla scaletta che magari ricomparirà da qui a settembre?
Sì qualcosa rimane fuori per forza. In scaletta ci sono 22 canzoni. A differenza dei concerti al Teatro Garbatella di Roma in cui cambiavo scaletta tutte le sere, e in 20 sere abbiamo fatto 60 canzoni. Però sono scelte, non voglio dire dolorose, ma in qualche modo obbligate. Ho scelto le canzoni anche in ragione del fatto di come le avrebbe fatte l’orchestra. Ho sacrificato per forza dei pezzi più ritmici, che con l’orchestra avrebbe avuto poco senso fare. Però sì, ci sono delle rinunce.
 
IN SCALETTA C’È UN PEZZO CHE È DA UN PO’ CHE NON FACEVI, “PABLO”, C’È UN MOTIVO PARTICOLARE?
No, il motivo è che la gente mi ha sempre chiesto perché non la facessi. “Pablo” è un pezzo che poteva proprio essere fatto con l’orchestra, ha una certa solennità. Io l’ho provato, ci sono dei punti in cui vai in alto, che quando hai l’orchestra dietro hai un risultato lirico importante.
Con la band…. l’ho fatta una sera alla Garbatella…funziona ancora. Se la fai voce e band può funzionare, anche meglio con una grande orchestra. È sempre stato percepito come un pezzo politico? mmmm no! Io non ho mai scritto pezzi politici. È ispirato alla lettura dei “Malavoglia”. Non è per questo che non la faccio da parecchio tempo e non è che la faccio perché sono improvvisamente diventato rivoluzionario… è musica.
 
QUALCHE VOLTA HAI TRASFORMATO I TESTI DELLE CANZONI E HAI VOLUTO SPIEGARE QUALCHE PEZZO. LO HAI FATTO PER LA VOGLIA DI AGGIORNARE I PEZZI O PER DIRE QUALCOSA DI PIÙ?
Io non amo spiegare le canzoni: certe sere mi lascio un po’ andare, certe altre no. Alla Garbatella ero più dispersivo perché il pubblico era talmente vicino e talmente poco che mi veniva naturale conversare con loro come fossero a cena da me. Qua siamo in una situazione completamente diversa, quindi dipenderà.
 
SU “CAN’T HELP FALLING IN LOVE” DI ELVIS, PREVISTO IN SCALETTA
Perché no? È una canzone che mi ha sempre fatto sognare quando la sentivo. Quando ero ragazzino pensavo “quanto sarebbe bello cantarla” […] è un piccolo regalo che mi faccio.
 
DI TUTTO IL REPERTORIO, C’È QUALCHE CANZONE CHE TI HA SORPRESO TARDIVAMENTE? HAI TROVATO DEI SEGRETI CHE TU STESSO NON AVEVI COLTO?
L’orchestra cambia tutto, quindi in ognuna ho trovato qualcosa. Anche ne “La donna cannone” nonostante il nuovo arrangiamento sia molto simile all’originale … per non parlare di “Generale” o “Pablo”. La musica deve essere sempre una sorpresa, a parte l’orchestra.
 
QUANTO DI QUESTA SCALETTA SARÀ MOBILE?
Niente! La scaletta è fissa.
 
CANZONI CON UNA VESTE NUOVA: È BELLISSIMO PER CHI C’È, MA CHI NON C’È MAGARI VORREBBE RISENTIRLE… CI SARÀ UN SUPPORTO?
Se la domanda è se voglio fare un disco live con queste cose la risposta è sì, ma non lo pubblicherò mai. Non voglio fare dischi che non vendono, brani che le radio non passano. Lo farò per mio uso personale.
 
IN SCALETTA MANCA “W L’ITALIA” …
Alcune canzoni mancano perché non si può fare tutto. Quella è una canzone molto assertiva, pugnace, che punta il dito, per questo non me la sento in questo momento. Il perché è intuitivo.
 
PERCHÉ I GRANDI AD UN CERTO PUNTO FANNO LE LORO CANZONI E NON VOGLIONO ESSERE TRASCINATI IN POLEMICHE CAZZATE….
Perché non vogliono esporre banalmente le cose.
 
SU TRICARICO
È molto bravo sul palco, mi piace il suo essere un animale solitario. Non uno che pascola con gli altri, ma che viaggia con la sua testa, un artista poco incline ai compromessi. Ha una sua sghembità che me lo fa gemello. In realtà non ci eravamo mai sentiti, né conosciuti prima della Garbatella. Quella sera lì gli ho detto “ma ti va di cantare?” siamo riusciti a metterci d’accordo. Sono sicuro che i nostri pubblici, seppur diversissimi, sapranno apprezzare.