FINLEY – Intervista a Pedro sul nuovo album in uscita “Armstrong”: i Fin …
25 Settembre 2017
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Ciao ragazzi, piacere di ritrovarsi nuovamente sulle nostre pagine. Ci siamo lasciati con il vecchio album e stiamo ascoltando i primi singoli del nuovo, cosa ci aspettiamo dal nuovo lavoro?
Sicuramente una rivoluzione per quanto riguarda sial il testo che il sound. I primi 3 singoli pubblicati, comprendendo Armstrong che è stata una vera e propria anticipazione, sono molto diversi tra loro, ma hanno qualcosa in comune. Un elemento chiave che contraddistingue la nostra nuova rotta all’interno dei brani e si tratta della presenza più forte dell’elettronica. Non semplice esercizio di stile fine a sé stesso, ma abbiamo cercato di utilizzarla senza snaturare l’equilibrio della nostra band ed il nostro DNA di power trio. Abbiamo voluto garantire un sound più futuristico ed attuale rispetto al passato, cercando di dare una connotazione sonora a quello che potremmo quasi definire un concept album. Canzoni legate tra loro da un filo conduttore comune, con l’elettronica all’interno, ma senza rinnegare il passato dei Finley. Un disco pop, ma dall’approccio molto rock.
Quali cambiamenti rispetto al passato?
I cambiamenti principali sono quelli che ho descritto, abbiamo delle ballad, dei brani veloci, un disco cui abbiamo partecipato in pieno nel processo costruttivo, ma che dopo mesi non mi stanco di continuare ad ascoltare per apprezzarne tutte le finezze che vi abbiamo inserito.
Come vi dividete i compiti nella scrittura dei pezzi?
Le penne principali nella band sono fondamentalmente due, poi a volte le due si uniscono, normalmente siamo io e KA a scrivere, poi è sempre KA ad occuparsi degli arrangiamenti e della finalizzazione il nostro vero e proprio producer insomma. Sicuramente quando si costruisce la canzone nel suo complesso avviene un lavoro di team, l’ispirazione che la fa nascere è più singola.
Tornando indietro di una quindicina di anni, non avete l’impressione di essere stati presentati un poco come una boy band e di esservi poi portati dietro questa etichetta?
Siamo stati presentati come una boy band, un progetto band con questa caratterizzazione puntando fortemente su questo aspetto ed è stato il segreto della nostra fortissima ascesa. Per questo molti non ci conoscono come siamo veramente, molti vengono a vederci pensando di trovare quattro figli di papà, scoprendo poi che siamo dei rockers che dopo tanti anni ancora sul palco spaccano e fanno album e musica di qualità
Fra l’altro all’estero vi siete presentati sul palco con veri e propri mostri sacri del metal.
Più che del metal, del rock nello specifico. Abbiamo condiviso il palco con band straordinarie, QOTSA, Jack White, Velvet Revolver, Korn, esperienze bellissime e straordinarie. Ricordo soprattutto il primo concerto che facemmo, al Rock In Park di Norimberga, avevamo una orda di metallari di fronte che facevano un pazzesco head-banging, indimenticabile.
Ecco, guardando i vostri successi in Italia ed all’estero si ha quasi l’impressione che siate stati più apprezzati oltre frontiera che qui da noi, questione di genere o cosa?
Forse questione di percezione, più nel senso visivo che musicale, d’altronde il visuale è il nostro primo senso, per cui molti si sono fermati a questa prima impressione senza poi ascoltare.
Quanti mattoncini vi ha dato la Lego per il vostro lavoro con loro? Scherzi a parte, ma come è stato lavorare con un mito evergreen come la Lego?
Lavorare con Lega è stata una delle nostre esperienze più belle! In effetti di mattoncini ce ne hanno dati diversi, dei personaggini di Legends of Chima per cui abbiamo composto la colonna sonora. Eravamo durante la produzione del nostro disco, per cui impegnati 24 ore su 24. Nonostante questo ci siamo ritagliati tempo, rubandolo alle poche ore di sonno, per scrivere i 3 brani superando anche le attese dell’azienda danese. Con Cartoon Network la Lego ha mandato le nostre canzoni dentro le case dei bambini di tutto il mondo, aggiungendoci un bellissimo video che abbiamo girato ad Aarhus. Ed anche se qualcuno dovesse trovare da ridire sul fatto che fare i musicisti non è fatica, noi lavoriamo ed è stato tanto faticoso quanto gratificante (ndr: concordo in pieno con Pedro ed ho voluto lasciare questa parte in quanto ogni lavoro è degno e faticoso, anche se fatto con passione e soddisfazione come fare musica, ma il discorso vale anche per qualunque lavoro si faccia con piacere, che sia arte omeno).
Vi seguo sempre con piacere nella vostra trasmissione radio su RMC, quanto è importante per la vostra vita artistica la conduzione di un programma radio?
E’ importante e lo sta diventando sempre di più con il passare del tempo. All’inizio, a me personalmente, l’idea non entusiasmava, ero il più restio in effetti, non volevo contaminare il nostro essere con questa forma di comunicazione. Gli altri mi hanno trascinato in questa follia, ed hanno avuto ragione. Ci confrontiamo con una fanbase, ci divertiamo tantissimo e siamo felici del percorso che stiamo facendo, i 3 anni di Radio Kiss Kiss ed ora la seconda stagione su Radio Montecarlo.
Riuscite a coniugare l’attività musicale e radio senza problemi di sovrapposizione e di immagine?
Sì, direi proprio di sì! Sono due cose diverse, la radio ci permette di farlo forse anche meglio, la musica è un aspetto più intimo. Non ci siamo mai posti questo problema in effetti, negli Stati Uniti si pongono il problema ancora meno spaziando su ogni media.
Molto belli i due singoli che anticipano l’album, ma cosa vi ha fatto di male il dj?
(Risate) Il dj non ci ha fatto nulla di male, hanno messo un poco in secondo piano le rockstar; ma non voglio sminuire il percorso dei dj che fanno tanta gavetta e sperimentazione. Abbiamo voluto giocare con un ‘vaffa’ ai dj, ma con divertimento e spensieratezza. Oltretutto è un brano esplosivo suonato dal vivo.
Ci sono molte sfumature in Armstrong, a cosa vi ispirate nella scrittura dei testi? Che cosa pensate della società moderna?
In questo caso, Armstrong nasce dal concetto di attrazione, tra due corpi celesti, di sensualità, di sinergia tra due corpi che interagiscono tra di loro. Un brano che rappresenta in pieno quello che i Finley sono oggi, sperimentazione facendo nel contempo trasparire la nostra idea di musica oggi.
Ed il vostro parere sul mondo musicale odierno? Cosa vi piace ascoltare al momento?
Il nostro mondo musicale odierno è molto complicato da definire, preferiamo sicuramente l’originalità , uscendo dai clichè. Una band che adoro ad esempio sono i Royal Blood, che hanno trovato un suono ibrido veramente forte ed efficace. Aggiungerei i Biffy Clyro per la varietà di soluzioni armoniche e di scrittura testi; poi Kasabian ed Imagine Dragons, ma ce ne sono veramente tante. Mi piace molto Caparezza, un nuovo disco molto scuro che voglio ascoltare ancora meglio.
A breve inizierete il tour, quanto è importante per voi il palco? E tre buoni motivi per venirvi a vedere?
Il palco è casa nostra e ci sono stati anni in cui abbiamo suonato poco e la cosa ci pesava. Ora stiamo suonando tanto e con ottimo riscontro di pubblico, ma al di là dei numeri è stata incredibile l’energia e la positività. In quanto ai motivi direi il primo perché siamo una sorpresa per chi non ci ha mai visto. Il secondo motivo è che l’Armstrong Tour sarà uno show devastante con una scaletta fortissima. Il terzo è più importante è che ai nostri concerti ci sono un sacco di belle ragazze, quindi mi rivolgo soprattutto ai ragazzi, venite per questo motivo! (risate)
MAURIZIO DONINI
Sicuramente una rivoluzione per quanto riguarda sial il testo che il sound. I primi 3 singoli pubblicati, comprendendo Armstrong che è stata una vera e propria anticipazione, sono molto diversi tra loro, ma hanno qualcosa in comune. Un elemento chiave che contraddistingue la nostra nuova rotta all’interno dei brani e si tratta della presenza più forte dell’elettronica. Non semplice esercizio di stile fine a sé stesso, ma abbiamo cercato di utilizzarla senza snaturare l’equilibrio della nostra band ed il nostro DNA di power trio. Abbiamo voluto garantire un sound più futuristico ed attuale rispetto al passato, cercando di dare una connotazione sonora a quello che potremmo quasi definire un concept album. Canzoni legate tra loro da un filo conduttore comune, con l’elettronica all’interno, ma senza rinnegare il passato dei Finley. Un disco pop, ma dall’approccio molto rock.
Quali cambiamenti rispetto al passato?
I cambiamenti principali sono quelli che ho descritto, abbiamo delle ballad, dei brani veloci, un disco cui abbiamo partecipato in pieno nel processo costruttivo, ma che dopo mesi non mi stanco di continuare ad ascoltare per apprezzarne tutte le finezze che vi abbiamo inserito.
Come vi dividete i compiti nella scrittura dei pezzi?
Le penne principali nella band sono fondamentalmente due, poi a volte le due si uniscono, normalmente siamo io e KA a scrivere, poi è sempre KA ad occuparsi degli arrangiamenti e della finalizzazione il nostro vero e proprio producer insomma. Sicuramente quando si costruisce la canzone nel suo complesso avviene un lavoro di team, l’ispirazione che la fa nascere è più singola.
Tornando indietro di una quindicina di anni, non avete l’impressione di essere stati presentati un poco come una boy band e di esservi poi portati dietro questa etichetta?
Siamo stati presentati come una boy band, un progetto band con questa caratterizzazione puntando fortemente su questo aspetto ed è stato il segreto della nostra fortissima ascesa. Per questo molti non ci conoscono come siamo veramente, molti vengono a vederci pensando di trovare quattro figli di papà, scoprendo poi che siamo dei rockers che dopo tanti anni ancora sul palco spaccano e fanno album e musica di qualità
Fra l’altro all’estero vi siete presentati sul palco con veri e propri mostri sacri del metal.
Più che del metal, del rock nello specifico. Abbiamo condiviso il palco con band straordinarie, QOTSA, Jack White, Velvet Revolver, Korn, esperienze bellissime e straordinarie. Ricordo soprattutto il primo concerto che facemmo, al Rock In Park di Norimberga, avevamo una orda di metallari di fronte che facevano un pazzesco head-banging, indimenticabile.
Ecco, guardando i vostri successi in Italia ed all’estero si ha quasi l’impressione che siate stati più apprezzati oltre frontiera che qui da noi, questione di genere o cosa?
Forse questione di percezione, più nel senso visivo che musicale, d’altronde il visuale è il nostro primo senso, per cui molti si sono fermati a questa prima impressione senza poi ascoltare.
Quanti mattoncini vi ha dato la Lego per il vostro lavoro con loro? Scherzi a parte, ma come è stato lavorare con un mito evergreen come la Lego?
Lavorare con Lega è stata una delle nostre esperienze più belle! In effetti di mattoncini ce ne hanno dati diversi, dei personaggini di Legends of Chima per cui abbiamo composto la colonna sonora. Eravamo durante la produzione del nostro disco, per cui impegnati 24 ore su 24. Nonostante questo ci siamo ritagliati tempo, rubandolo alle poche ore di sonno, per scrivere i 3 brani superando anche le attese dell’azienda danese. Con Cartoon Network la Lego ha mandato le nostre canzoni dentro le case dei bambini di tutto il mondo, aggiungendoci un bellissimo video che abbiamo girato ad Aarhus. Ed anche se qualcuno dovesse trovare da ridire sul fatto che fare i musicisti non è fatica, noi lavoriamo ed è stato tanto faticoso quanto gratificante (ndr: concordo in pieno con Pedro ed ho voluto lasciare questa parte in quanto ogni lavoro è degno e faticoso, anche se fatto con passione e soddisfazione come fare musica, ma il discorso vale anche per qualunque lavoro si faccia con piacere, che sia arte omeno).
Vi seguo sempre con piacere nella vostra trasmissione radio su RMC, quanto è importante per la vostra vita artistica la conduzione di un programma radio?
E’ importante e lo sta diventando sempre di più con il passare del tempo. All’inizio, a me personalmente, l’idea non entusiasmava, ero il più restio in effetti, non volevo contaminare il nostro essere con questa forma di comunicazione. Gli altri mi hanno trascinato in questa follia, ed hanno avuto ragione. Ci confrontiamo con una fanbase, ci divertiamo tantissimo e siamo felici del percorso che stiamo facendo, i 3 anni di Radio Kiss Kiss ed ora la seconda stagione su Radio Montecarlo.
Riuscite a coniugare l’attività musicale e radio senza problemi di sovrapposizione e di immagine?
Sì, direi proprio di sì! Sono due cose diverse, la radio ci permette di farlo forse anche meglio, la musica è un aspetto più intimo. Non ci siamo mai posti questo problema in effetti, negli Stati Uniti si pongono il problema ancora meno spaziando su ogni media.
Molto belli i due singoli che anticipano l’album, ma cosa vi ha fatto di male il dj?
(Risate) Il dj non ci ha fatto nulla di male, hanno messo un poco in secondo piano le rockstar; ma non voglio sminuire il percorso dei dj che fanno tanta gavetta e sperimentazione. Abbiamo voluto giocare con un ‘vaffa’ ai dj, ma con divertimento e spensieratezza. Oltretutto è un brano esplosivo suonato dal vivo.
Ci sono molte sfumature in Armstrong, a cosa vi ispirate nella scrittura dei testi? Che cosa pensate della società moderna?
In questo caso, Armstrong nasce dal concetto di attrazione, tra due corpi celesti, di sensualità, di sinergia tra due corpi che interagiscono tra di loro. Un brano che rappresenta in pieno quello che i Finley sono oggi, sperimentazione facendo nel contempo trasparire la nostra idea di musica oggi.
Ed il vostro parere sul mondo musicale odierno? Cosa vi piace ascoltare al momento?
Il nostro mondo musicale odierno è molto complicato da definire, preferiamo sicuramente l’originalità , uscendo dai clichè. Una band che adoro ad esempio sono i Royal Blood, che hanno trovato un suono ibrido veramente forte ed efficace. Aggiungerei i Biffy Clyro per la varietà di soluzioni armoniche e di scrittura testi; poi Kasabian ed Imagine Dragons, ma ce ne sono veramente tante. Mi piace molto Caparezza, un nuovo disco molto scuro che voglio ascoltare ancora meglio.
A breve inizierete il tour, quanto è importante per voi il palco? E tre buoni motivi per venirvi a vedere?
Il palco è casa nostra e ci sono stati anni in cui abbiamo suonato poco e la cosa ci pesava. Ora stiamo suonando tanto e con ottimo riscontro di pubblico, ma al di là dei numeri è stata incredibile l’energia e la positività. In quanto ai motivi direi il primo perché siamo una sorpresa per chi non ci ha mai visto. Il secondo motivo è che l’Armstrong Tour sarà uno show devastante con una scaletta fortissima. Il terzo è più importante è che ai nostri concerti ci sono un sacco di belle ragazze, quindi mi rivolgo soprattutto ai ragazzi, venite per questo motivo! (risate)
MAURIZIO DONINI
Membri:
Pedro – voce
Ka – chitarra
Dani – batteria
Ivan – basso
http://www.finley.it
https://www.facebook.com/finleyofficial
https://twitter.com/finleyofficial
https://www.youtube.com/finleychannel
https://www.instagram.com/instafinley
https://itunes.apple.com/it/artist/finley/id90277229
https://open.spotify.com/artist/7JOervne0BnU0raxSI5Ooc#
Maurizio Donini
CEO & Founder di TuttoRock - Supervisore Informatico, Redattore della sezione Europa in un quotidiano, Opinionist in vari blog, dopo varie esperienze in numerose webzine musicali, stanco dei recinti mentali e di genere, ho deciso di fondare un luogo ove riunire Musica, Arte, Cultura, Idee.