FENNE LILY – Il nuovo album “Breach”
In occasione dell’uscita prevista per venerdì 18 settembre di “Breach”, secondo album della sua carriera e primo per l’etichetta Dead Oceans, ho intervistato Fenne Lily, giovanissima cantautrice inglese.
Ciao Fenne, benvenuta sulle pagine di Tuttorock, innanzitutto come stai?
Benissimo, mi trovo su un treno con i postumi di una sbornia.
Nel 2018 hai pubblicato “On Hold”, il tuo album di debutto, sei soddisfatta di come è stato accolto da pubblico e critica?
Non avevo molte aspettative quando ho pubblicato “On Hold”, ero senza un contratto discografico e mi aspettavo che nessuno lo sentisse, quindi, tutto quello che è successo dopo l’uscita, mi è sembrato un bonus surreale. Mi sento ancora molto vicina a tutte quelle canzoni, è una cosa strana condividere parti personali della tua vita e ricevere congratulazioni. La parte più appagante di quel processo è stata andare in tour e incontrare persone ai concerti che mi dicevano che quelle canzoni le avevano spinte a trovare una prospettiva nelle loro vite, che io le ho aiutate a superare qualcosa di oscuro, è piuttosto interessante essere una fonte di conforto per persone che non avevo mai incontrato prima.
Il tuo secondo album, “Breach”, che ho ascoltato più volte e che trovo molto bello, uscirà il prossimo 18 settembre, quando hai scritto e dove hai trovato l’ispirazione per le canzoni dell’album?
Gran parte di questo disco è stato scritto per strada o a casa tra un tour e l’altro, quindi quella sensazione di vivere una doppia vita ha influenzato gran parte della mia scrittura. Mi sono sentita utile, emozionata e libera viaggiando tra uno spettacolo e l’altro, poi sono tornata in una casa in cui vivo da sola e mi sono sentita improvvisamente vuota. Quel vuoto non è del tutto negativo però, ho imparato molto da sola, seduta con storie e sentimenti e lavorando anche su cose vecchie, quindi immagino che molta dell’ispirazione sia venuta tutta da me stessa, dal vivere, e il resto è venuto dall’imparare ad essere felice da sola. Un paio dei miei amici più cari si sono trasferiti da Bristol in Australia nello stesso periodo e ci scriviamo lunghe lettere su quello che sta succedendo, anche se non succede niente e, quel processo di condivisione di storie a distanza e di scelta di ciò che è importante da dire è stato anche informativo, credo.
Scrivi prima i testi o la musica quando componi una canzone o dipende dai casi?
Entrambe le cose vengono nello stesso momento, sempre. Solo di recente ho iniziato a scrivere prosa senza pensare alla musica, quindi raramente, se non mai, ho un’idea dei testi prima che ci sia musica con la quale sedermi e lavorarci. Trovo che una canzone sia più naturale per me quando entrambi gli elementi si uniscono allo stesso tempo, quindi non scrivo mai senza una chitarra e non riesco a scrivere la musica se non ho un’idea del testo. È giusto che i testi e la musica vengano creati insieme se esistono insieme.
So che ami la solitudine e negli ultimi mesi il Coronavirus l’ha imposta a molte persone. Come hai superato il lockdown?
Ahah, sicuramente non amo la solitudine ma mi piace stare da sola. Penso che la solitudine sia molto diversa dall’essere soli, la parola solitudine ci suggerisce che non è una scelta, è una cosa che è accaduta e tu non ne sei felice, è bello poter scegliere di essere sola, di concentrarsi o semplicemente di esistere più silenziosamente. Il lockdown in realtà non è stato così male per me, però ho faticato a scrivere, quando nulla sembra cambiare e generalmente c’è un’atmosfera di paura non mi sento ispirata, in un certo senso la mia mente gira a vuoto, non in modo creativo e introspettivo, un po’ come se mi stessi nascondendo e aspettando di provare qualcosa di diverso dalla paura. Quindi non ho perso la testa in quarantena ma sicuramente non ho ancora scritto un terzo album.
C’è il titolo di una canzone, “Alapathy”, cosa significa quella parola?
Non significa davvero nulla, l’ho inventata, l’ho fatto perché non c’era una parola per quello che dovevo dire. La canzone parla del sentirsi disillusi dai soliti modi di affrontare il sentirsi giù o di quando si è depressi o qualunque modo in cui tu voglia chiamare quei periodi bui. Volevo continuare a sentire gli alti e i bassi, non volevo prendere una pillola e tagliare un intero lato del mio spettro emotivo, rispetto totalmente la scelta delle altre persone di usare la medicina reale per affrontare la salute mentale, semplicemente non funziona per me, ma non sono riuscita a trovare nient’altro che funzionasse, a volte l’erba funziona ma altre volte non è il rimedio giusto. È come quel libro per bambini “We’re Going On a Bear Hunt”, raggiungono tutti questi ostacoli come un fiume o l’erba alta, e dicono sempre “non possiamo passarci sotto, non possiamo oltrepassarlo, dovremo affrontarlo ”, lo adoro, si applica a molte situazioni.
Hai intitolato una canzone “Berlin”, cosa significa per te quella città?
Tantissimo! Ci sono andata per un mese dopo aver finito il tour di “On Hold”. Prima di partire non ero mai stata veramente da sola, vivevo in una casa condivisa, andavo in tour con le persone, sentivo che era ora di vedere se potevo sopportare di non avere tutte quelle persone intorno a me. Quel mese mi ha insegnato molto su me stessa, sono diventata più concentrata, più calma e più indipendente. È il posto perfetto per non sentirsi isolati ma allo stesso tempo non provare claustrofobia, è un buon posto per osservare la gente e trovarsi in una bella bolla.
Nella traccia strumentale “’98” sento la voce di una bambina, è tua?
Sì! Avevo forse 1 anno? O ero un po’ più giovane, ho iniziato a parlare stranamente presto, però non ho camminato per anni. Sì, stavo parlando con mio padre e mia madre stava ridendo in sottofondo, è tratto da un nastro che ho trovato a casa dei miei genitori, non ci sono altre registrazioni o video o altro, solo questa piccola istantanea di chi ero prima che fossi coinvolta nel mondo. Quando Joe e io abbiamo registrato quelle chitarre, mi sono ricordata di avere un po’ di conversazione infantile, l’abbiamo messa su e ho pianto per la prima volta durante il processo di scrittura e registrazione dell’album. Non sono un grande piagnona, ma ascoltare la mia stessa voce di 22 anni fa, completamente innocente e ininterrotta, mi ha fatto guadagnare terreno in quel campo.
Per chi non ti conosce, puoi dirmi qualcosa sul tuo background musicale e quali sono i tuoi artisti preferiti?
Ho iniziato a suonare il piano quando avevo 8 anni e mi sono innamorata di Warpaint, Feist e The Sleepy Jackson quando ho iniziato la scuola secondaria. Scrivevo brani musicali al piano ma mai con i testi, è stato solo quando ho iniziato a insegnare a me stessa la chitarra che ho iniziato a scrivere canzoni. Ho iniziato a suonare la chitarra solo perché leggevo NME religiosamente e ho trovato un sacco di vecchie copie di Melody Maker in una discarica. Pensai che la chitarra fosse bella come fumare, non sono più totalmente d’accordo su questa cosa, ma alzarsi in piedi per suonare mi è sembrato più potente che farlo da seduta. La musica non era un grosso problema a casa mia o per molti dei miei amici, è diventata quasi l’opposto di quello che è ora per me, era qualcosa che potevo fare da sola senza la pressione di avere ragione o di essere la migliore, non che adesso ci sia competizione ma mi trovo in una comunità di persone il cui amore è uguale al mio. Ho anche lavorato in un negozio di dischi tra i 16 e i 18 anni, è stato probabilmente il mio principale risveglio musicale, ascoltavo e assorbivo musica tutto il giorno. Per un po’ mi sono appassionata a qualsiasi cosa australiana, tipo Pond e Tame Impala. Adoravo Melody’s Echo Chamber, Cat Power, Joni e Kings of Leon prima che iniziassero a indossare vestiti di pelle.
Quando pensi di poter portare dal vivo le canzoni di questo album? Aspetti un miglioramento della situazione globale prima di fare progetti?
Al 100%, è impossibile far accadere qualcosa in questo momento dal punto di vista dei concerti, il che onestamente mi fa sentire un po’ irrequieta e inutile, è una cosa fuori dal mio controllo, in realtà è fuori dal nostro controllo come specie, siamo stati eliminati alla grande. È triste non essere immediatamente in grado di fare un tour di questo disco perché l’ho scritto pensando ai concerti, ma alla fine succederà, dobbiamo solo avere pazienza.
Sei molto giovane, hai un sogno musicale in particolare?
Onestamente solo essere in grado di fare quello che voglio nel modo in cui voglio farlo, potermi fermare quando voglio ma suonare il maggior numero di concerti possibile prima che ciò accada. Non riesco a immaginare di pubblicare musica e non andare in tour, non voglio che quella parte finisca.
Grazie mille, vuoi dire qualcosa ai lettori di questa intervista e ai tuoi fan?
Spero che stiate tutti bene e al sicuro e che vi potrà piacere “Breach” quando arriverà. Il gioco del biliardo online mi ha rovinato la vita, non lasciate che rovini la vostra.
MARCO PRITONI
** ENGLISH VERSION **
On the occasion of the release scheduled for Friday 18 September of “Breach”, the second album of her career and first for the Dead Oceans label, I interviewed Fenne Lily, a very young English singer-songwriter.
Hi Fenne, welcome on the pages of Tuttorock, first of all, how are you?
Pretty good, I’m on a train with a hangover.
In 2018 you released “On Hold”, your debut album, are you satisfied with how it was received by people and critics?
I didn’t have any real expectations when I released “On Hold”, I wasn’t signed to a label and kind of expected nobody to hear it. So everything that happened after it came out felt like a surreal bonus, not that I didn’t think its should be heard, I feel very close to all those songs still, it’s just a strange thing — sharing personal parts of your life and being congratulated for it. The most fulfilling part of that process was touring and meeting people at shows who told me those songs had helped them find perspective on their own shit, that I helped them through something dark. That’s pretty cool, being a source of comfort to people you’ve never met.
Your second album, “Breach”, which I have listened to several times and I find very beautiful, will be released next September 18th, when you wrote the songs of the album and where did you find the inspirations for the songs?
A lot of this record was written on the road or at home between tours, so that feeling of living a double life informed a lot of my writing at that point. Feeling useful and excited and free travelling around playing shows, then coming back to a house I live in alone and feeling suddenly empty. That emptiness isn’t wholly negative, though, I learned a lot by myself, sitting with stories and feelings and working through old stuff too, so I guess a lot of the inspiration all came from outside myself, from living, and the rest came from learning to be happy by myself. A couple of my closest friends moved from Bristol to Australia around the same time, too, and we write long letters to each other about what’s going on, even if nothing’s going on — that process of sharing stories long distance and picking what feels important to say was informative too, I think.
Do you write lyrics or music first when composing a song or does it depend on the cases?
Both come at the same time, always. I only recently started writing prose without thinking about music so I rarely if ever have an idea of lyrics before there’s music for them to sit with. I find that a song feels more natural for me when both elements come together at the same time, so I never write without a guitar and I can’t seem to write the music if I don’t have an idea of the lyrics. Feels right for lyrics and music to be created together if they’re going to exist together.
I know you love loneliness, and in the past few months Coronavirus has imposed it on many people. How did you go through the lockdown?
Haha I definitely don’t love loneliness, I do like being alone. I think loneliness is very different from being alone. Loneliness suggests it’s not a choice, it happened and you’re not happy about it. It’s cool to be able to choose to be alone, to focus or just exist more quietly. Lockdown’s actually not been too bad, I’ve struggled to write though. When nothing seems to change and there’s generally an atmosphere of fear, those things don’t make me feel inspired. And kind of turns my mind inward, not in a creative introspective way, more like I’m hiding and waiting to feel something other than scared. So I haven’t lost my mind in quarantine but I definitely haven’t written a third album yet.
There is a song title, “Alapathy”, what does that word mean?
It doesn’t really mean anything, I made it up, but I did it because there was no word for what I needed to say — the song’s about feeling disillusioned with the usual ways of dealing with feeling low or depressed or whatever you want to call those dark periods. For me I wanted to keep feeling the highs and the lows, I didn’t want to take a pill and cut out a whole side of my emotional spectrum. I totally respect other peoples’ choice to use actual medicine to deal with mental health, it just doesn’t work for me, but I couldn’t really find anything else that did. Weed I guess but sometimes that’s not the right shout. It’s like that kids book “We’re Going On a Bear Hunt” and they reach all these obstacles like a river, or a load of tall grass, and they always say “we can’t go under it we can’t go over it we’ll have to go through it”. I love that, it applies to a lot.
You titled a song “Berlin”, what does that city mean to you?
A lot! I went there for a month after I finished touring “On Hold”. Before I went I hadn’t ever been truly on my own, I lived in a shared house, I toured with people, I felt like it was time to see whether I could deal with not having all those people around me. And I could, that month taught me a lot about myself, I became more focused and calmer and more independent. It’s the perfect place to not feel isolated but at the same time not feel claustrophobic, it’s a good place for people watching and being in a nice bubble.
In the instrumental track “’98” you hear a voice of a little child, is it yours?
Yes, it is! When I was maybe 1 year old? Or a tiny bit younger, I started talking weirdly early. I didn’t walk for ages though. Yeah that’s me chatting to my dad and my mum’s laughing in the background. It’s off a tape I found at my parents’ house, there’s no other recordings or videos or anything, just this little snapshot of who I was before the world got involved. When Joe and I recorded those guitars and I remembered I had this bit of baby talking, we put it on and I cried for the first time in the album writing and recording process. I’m not a massive crier but something about hearing my own voice 22 years ago, completely innocent and unbroken — that got me big time.
For those who don’t know you, can you tell me something about your musical background and who are your favorite artists?
I started playing piano when I was 8 and fell in love with Warpaint and Feist and The Sleepy Jackson when I started secondary school. I’d write pieces of music on piano but never with lyrics, it was only when I started teaching myself guitar that I started writing songs, and I only started playing guitar because I read NME religiously and found a load of old copies of Melody Maker in a dump. I guess like smoking I thought guitar looked cool, I don’t totally agree with the smoking thing anymore, but standing up to play felt more powerful than sitting down. Music wasn’t such a big deal in my house or for many of my friends, it almost became the opposite of what it now is for me — it was something I could do by myself without the pressure of being right or the best, not that it’s competitive now but it’s given me a community of people whose love is the same as mine. I also worked in a record shop from 16 to 18, that was probably my main musical awakening, listening to and absorbing music all day. I got pretty into anything Australian for a while, Pond and Tame Impala. I loved Melody’s Echo Chamber, Cat Power, Joni, and Kings of Leon before they started wearing leather.
When do you think you’ll can bring the songs of this album live? Are you waiting for an improving of the global situation before making plans?
100%, it’s impossible to make anything happen right now gig-wise, which honestly makes me feel a bit restless and useless. It’s out of my control, actually it’s out of our control as a species, we’ve been knocked out big time. It’s sad that I won’t immediately be able to tour this record because I wrote it with shows in mind, but eventually that’ll happen. We all just have to be patient and kind before it does.
You are very young, do you have a particular musical dream?
Honestly just to be able to make what I want in the way I want to make it. To be able to stop when I want, but to play as many shows as possible before that happens. I can’t imagine releasing music and not touring, I don’t want that part to end.
Thank you very much, do you want to say something to the readers of this interview and to your fans?
Hope you’re all safe and well and you enjoy “Breach” when it arrives. Online pool ruined my life, don’t let it ruin yours.
MARCO PRITONI
Sono nato ad Imola nel 1979, la musica ha iniziato a far parte della mia vita da subito, grazie ai miei genitori che ascoltavano veramente di tutto. Appassionato anche di sport (da spettatore, non da praticante), suono il piano, il basso e la chitarra, scrivo report e recensioni e faccio interviste ad artisti italiani ed internazionali per Tuttorock per cui ho iniziato a collaborare grazie ad un incontro fortuito con Maurizio Donini durante un concerto.