FEDERICO DRAGOGNA – Intervista su DOVE NASCERE
“DOVE NASCERE”, contiene dodici brani inediti scritti da Federico Dragogna e prodotti da lui insieme a Mattia Cominotto. Nelle date del DOVE NASCERE TOUR Dragogna sarà affiancato da una band composta da: Emanuele Tosoni (Batteria), Andrea Ragnoli (tastiere) e Filippo Caretti (basso/chitarra).
Federico Dragogna è un chitarrista, compositore, paroliere e produttore nato nel 1982 a Milano. Ha pubblicato sei album e due ep con i Ministri – band nella quale suona, scrive e produce canzoni – e ne ha lavorati altrettanti per, tra gli altri, Vasco Brondi, Paola Turci, Iori’s Eyes e Lucio Corsi. Nel 2017 realizza la sua prima colonna sonora per il documentario “The Man Who Stole Banksy”, dal 2019 porta in giro per club e teatri lo spettacolo “Quello che ho capito di De André”. Dopo dieci anni di giornalismo musicale (Tuttomusica, City Milano, The Good Life), continua anche a occuparsi di comunicazione, songwriting e music industry in workshop, panel e incontri in festival, rassegne e università.
Ciao Federico, prima di tutto voglio farti i complimenti per questo bellissimo album che hai pubblicato. Detto questo, ti chiederei come ti sei avvicinato alla musica e alla carriera professionale?
Grazie dell’ascolto e dei complimenti. Per il resto ti dico che sono cresciuto con un padre innamorato del classic rock tipo i Beatles e una madre che invece amava i cantautori; quindi stretto tra questi due fuochi.
Un mix che, a mio parere, traspare dal sound del tuo disco.
Esatto, direi proprio di sì. In effetti nella mia crescita c’è stato tanto De Andrè, con tanto di King Crimson e Beatles. Come sempre, crescendo, trovi la tua strada, mi sono quindi dato al metal ad esempio, ma poi tornando verso i primi amori.
Non dimentichiamo i Ministri, che hanno fatto tanta gavetta, ma poi siete arrivati a un grande e meritato successo.
Grazie, lascio che lo dica tu. Aggiungo che è stato merito di tanto lavoro, e che è stato anche miracoloso rispetto la difficoltà di portare avanti un progetto rock in Italia, almeno fino all’arrivo dei Maneskin 😊 Ancora più difficile in quanto ho voluto metterci dentro delle parole forgiate in una certa maniera, con testi dotati di una densità anche superiore a quanto necessita la forma rock, che spinge molto sull’energia che sprigiona. Venendo al mio lavoro attuale in singolo, personalmente non ritengo che la mia voce sia catalogabile come rock, a differenza di quando scrivevo i pezzi per Davide, il cantante de I Ministri, che si attaglia perfettamente al genere.
Trovo la tua voce, così scura e profonda, molto ben piazzata, ma anche i testi sono particolarmente intelligenti e scritti con dovizia. Viviamo un tempo in cui la parola ha perso peso rispetto le immagini, vedi TikTok o Instagram, senza per questo volere dare sentenza su cosa è meglio e cosa è peggio.
Sinceramente non saprei, a dire il vero io vedo e lavoro con tanti ragazzi che ad oggi scrivono molto bene, e hanno le idee chiare di come si arriva a realizzare una canzone. Se ripenso agli anni ’90, anche la scena underground, ricordo testi decisamente discutibili che cercavano, malamente, di riprodurre l’inglese. Nel decennio in cui sono nato era quasi una necessità riuscire a distinguersi, io ci provavo anche a scuola, realizzando testi strani ed estroversi. Oggi si cerca di essere accettati, una sorta di conformarsi agli altri, d’altronde i social sono questo, no? Ci sono tanti mezzi di comunicazione oggi, quando ho iniziato ricordo MySpace, poi è arrivato Youtube, Facebook, in seguito Instagram e ora TikTok, ognuno con le sue caratteristiche. Oggi, magari maggiormente per persone della nostra età, è più difficile avere contezza di come realizzare contenuti rispettando le peculiarità di questi media. E’ un cambiamento che hanno vissuto anche i nostri genitori con il passaggio dal 78 giri al 33 giri ad esempio, con il prog che trovò così uno spazio fisico dove porsi.
Sicuramente una canzone come le tue, richiede il tempo giusto per essere goduta, che non possono essere pochi secondi di streaming.
Assolutamente! A volte abbiamo la percezione di avere meno tempo a disposizione di prima, cosa che ha poco senso, dove è finito il tempo? Prima dovevi andare fisicamente in un’agenzia per comprare un biglietto, oggi puoi fare tutto da casa in pochi secondi usando l’online. Quindi, perché non abbiamo il tempo di ascoltare una canzone per intero e con calma? Sono i grandi interrogativi dell’oggi 😊
Venendo al tuo disco, “Dove nascere”, come è nata l’idea di uscire con un lavoro in singolo?
In realtà è un’idea che ho sempre avuto dentro, ho aspettato di avere sia il tempo, che il coraggio e la maturità, l’equilibrio di fare qualcosa da solo. La band è bellissima, ma in una certa maniera ti difende da possibili attacchi e rischi personali; in gruppo ci si sostiene a vicenda, si scherza, è più facile superare i momenti. Da solo è diverso, anche se l’età anagrafica ti aiuta ad affrontare tutto con la necessaria maturità.
Per realizzare i pezzi a cosa ti sei ispirato?
Ho sempre cercato di fare in maniera che le mie canzoni potessero parlare di tutto, rimango sempre stupito, ascoltando la radio, di come le canzoni riescano a parlare sempre e solo di amore. A volte quasi li invidio di come riescono a raccontare queste storie che iniziano e finiscono; ma anche mi annoiano. Preferisco parlare di tutto, da quello che si trova sui fondali dell’oceano a quello che accade a livello geo-politico. Forse alle canzoni non è richiesto di avere tutta questa gamma ampia di soluzioni, ma è qualcosa che mi affascina; in generale traggo molto dalle mie esperienze e dai miei viaggi. Ho viaggiato per anni facendo giri matti e solitari e guardandomi attorno, spero che questo appaia nelle mie canzoni. Più viaggi, più metti in discussione le tue certezze, ti trovi in un aeroporto dell’estremo oriente e scopri che, magari, l’Europa nemmeno si vede in quel contesto.
Il tuo disco esce in vinile e cd?
In vinile, ho scoperto che molta gente compra il vinile senza nemmeno possedere un giradischi, poi vedremo per il cd. E’ tornata la voglia di possedere il supporto fisico, e penso che a volta ti possa anche salvare. Qualche giorno fa c’è stato un down di Spotify a livello mondiale per ore, pensa se un giorno saltassero tutti i server Spotify, chi si è comprato un impianto e i dischi, continuerà a potere ascoltare la musica.
Progetti futuri? Parte il tour?
Esatto! Ho messo insieme una band per andare assieme a suonare in giro queste canzoni. Una volta si chiamavano ‘turnisti’, un termine che ora non si usa più, si dice solo ‘musicisti’. Sono ragazzi con una decina di anni meno di me, dell’area bresciana, che già operano in altri contesti, sono riuscito a conquistarmeli e porteremo il disco sul palco senza computer. Il pc lo uso sempre, ma non lo voglio on stage, ho sempre paura che possa succedere qualcosa 😊 Sarò a Bologna il 10 giugno all’Arena Puccini, in mezzo a tutte le altre date già fissate e in arrivo.
MAURIZIO DONINI
Band:
Federico Dragogna
instagram.com/federicodragogna
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CEO & Founder di TuttoRock - Supervisore Informatico, Redattore della sezione Europa in un quotidiano, Opinionist in vari blog, dopo varie esperienze in numerose webzine musicali, stanco dei recinti mentali e di genere, ho deciso di fondare un luogo ove riunire Musica, Arte, Cultura, Idee.