FATTOSANO – Intervista al rapper torinese che debutta con l’EP “Il ballo …
Ho raggiunto telefonicamente Riccardo Marchiori, in arte FattoSano, rapper torinese, per parlare un po’ del suo primo EP “Il ballo del Grizzly” uscito lo scorso 3 luglio.
Ciao Riccardo, benvenuto su Tuttorock, innanzitutto, come va in generale?
Ciao Marco, piacere! Io e il team Sette AFK, comandato da Adriano Sette Vecchio, e la nostra promotrice Alessandra Ballarini, ci stiamo occupando della promozione del mio primo EP “Il ballo del Grizzly”. Stiamo facendo girare il singolo “Buffet” e stiamo avendo un buon successo, sono contento.
Prima di parlare dell’ EP, ti chiedo, chi e perchè ti ha dato il nome FattoSano?
Il nome FattoSano l’ho quasi rubato in realtà. Intorno ai 16 anni io e un mio amico di nome Fabio, chiamato anche Bobo, creammo un duo dal nome Fatti Sani. Eravamo quelli a volte un po’ fatti e a volte un po’ sani, quindi ci sembrava un ossimoro simpatico e, quando si è sciolto il duo, io ho tenuto il nome per esteso al singolare. Mi piace il contrasto tra le due parole e lo trovo adattissimo alla mia persona.
A giudicare dai tuoi brani mi sembri un tipo molto allegro, come hai vissuto la quarantena?
Non mi sono intristito, con le videochiamate e la tecnologia sono riuscito comunque a comunicare con gli amici, mi mancava il contatto ma la comunicazione avveniva lo stesso. È stato un momento difficile vedere fermarsi di colpo il mondo intero, è stato uno shock per tutti, ma è stato anche un periodo che è servito per riflettere su certe situazioni personali, una sorta di spunto di riflessione.
Veniamo all’EP, tu sei del 1992 ma sei al debutto discografico, come mai hai atteso così tanto?
Questo è il primo EP uscito realmente, tra il 2015 e il 2017 ho fatto uscire una demo su SoundCloud, una composizione di 12 canzoni molto grezza, erano le mie prime registrazioni, questo è un passo in più nel mio percorso artistico da emergente.
Quando ho visto per la prima volta il video di “Buffet”, dove c’è un chitarrista che sale sul tavolo, ho capito subito che non era il caso del rapper che registra con microfono e software ma che ci sono strumenti veri, le tue contaminazioni sconfinano nel folk e nel rock, ascolti un po’ di tutto?
Io ascolto un po’ di tutto, per quanto riguarda la composizione il merito è di Adriano Sette Vecchio, compositore, arrangiatore e musicista al 100%, io scrivo i testi. Le mie contaminazioni sono partite tutte dall’album “Domani smetto” degli Articolo 31, lì si sente di tutto, rap, punk, rock. Ho seguito molto anche Fabri Fibra e Marracash poi, dal 2011, seguo anche Caparezza. Diciamo che il mood è quello, rap più chitarre, un po’ come fa anche Salmo.
Quel video fa trasparire tutta la tua ironia, il non prendere le cose troppo sul serio, è il tuo motto per vivere meglio?
Sì, se ti prendi troppo sul serio rischi di ammalarti, è giusto prendersi un po’ più con leggerezza, io faccio così, mi piace e lo faccio.
È anche una sorta di denuncia verso lo spreco di cibo e bevande che avviene ogni giorno ai famosi apericena.
Nel video abbiamo illustrato la versione 2.0 dell’ultima cena unendo le idee del team di cui ti parlavo. Abbiamo mangiato tutto, abbiamo fatto una grigliata e bevuto prosecco, la roba che lanciavamo era roba che poteva essere buttata ma quella buona l’abbiamo mangiata.
A proposito di ironia, c’è un brano, “Prosecco”, in cui a parlare in prima persona è proprio il vino e potrebbe benissimo essere usato come spot enotecario, com’è nata quella canzone?
È stata la prima canzone dell’EP sulla quale abbiamo lavorato, da lì è partito tutto. È un pezzo divertente, mi immaginavo una situazione musicale tipo un folk irlandese, da ballare e pogare, alla Dropkick Murphys, poi il testo è venuto da sé, ho viaggiato un po’ e pian piano mi sono trasformato in prosecco.
“Italiano Loco Yankee” è invece una critica del sistema sociale del nostro paese, è davvero così difficile essere italiani?
Eh sì, quella è una canzone che, se devo essere puntiglioso, è la mia preferita dell’EP, sono contento di come è venuta tra composizione e testo. Parla della difficoltà del giovane italiano a capire da che cultura viene, quelli più giovani non conoscono quella cultura e vengono contaminati, compresa la mia generazione. Basta spostarsi di qualche anno e vedo mio padre che fino ai 60 anni mangiava in trattoria, noi abbiamo visto il Mc Donald’s, le contaminazioni del resto del mondo, è difficile per l’italiano di oggi capire la propria cultura, capire da dove si viene.
Parlami un po’ del brano “Sunny Day”.
“Sunny Day” è l’unico pezzo col ritornello in inglese, io l’inglese devo ancora impararlo bene, solo che non mi veniva un ritornello in italiano allora mi sono fatto dare una mano da una mia amica che conosce molto bene quella lingua. Parla delle difficoltà di ogni giorno, di questo mondo frenetico che ci vede sempre presi sul lavoro per 12 ore al giorno e sembra che non ci sia più tempo per noi stessi, cosa che a lungo andare può stancare e la persona può perdersi un po’ e magari poi ti ritrovi su una strada che non è la tua.
Ti sei posto qualche obiettivo o prendi quello che viene senza avere particolari sogni?
Il sogno più grande è vivere di questo lavoro, se ti piace una cosa, vivere di quella cosa penso sia il sogno di tutti. Per adesso prendo quello che viene, sono aperto a qualsiasi proposta, abbiamo trovato un bel team e sono contentissimo del lavoro che sta facendo Adriano Sette Vecchio. Ormai che la giostra è partita e ci stiamo divertendo sicuramente faremo altri pezzi.
La tua musica non è certo adatta a scenari in cui il pubblico sta seduto e distanziato come sta succedendo ora per gli spettacoli estivi, come pensi di portarla dal vivo?
Cercheremo di preparare qualche live per l’inizio del 2021 se tutto andrà bene. Ho fatto canzoni sbagliate, da pogo, non da Sanremo (ride – ndr).
Grazie mille per il tuo tempo, vuoi dire qualcosa a chi ha letto l’intervista fin qui e invogliare i lettori ad ascoltare il tuo EP?
Grazie a te! Ascoltate il mio EP su Spotify, vi farà venire voglia di ascoltarlo e pogare, pompatevelo in cuffia! Su Youtube poi ci sono sia il video che le canzoni, ciao!
MARCO PRITONI
Sono nato ad Imola nel 1979, la musica ha iniziato a far parte della mia vita da subito, grazie ai miei genitori che ascoltavano veramente di tutto. Appassionato anche di sport (da spettatore, non da praticante), suono il piano, il basso e la chitarra, scrivo report e recensioni e faccio interviste ad artisti italiani ed internazionali per Tuttorock per cui ho iniziato a collaborare grazie ad un incontro fortuito con Maurizio Donini durante un concerto.