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FABRIZIO TITO CABITZA – Intervista al music supervisor e fondatore di Articolture

FABRIZIO TITO CABITZA – Intervista al music supervisor e fondatore di Articolture

Ho avuto il piacere di intervistare Fabrizio Tito Cabitza, music supervisor nonché fondatore di Articolture, società di organizzazione e progettazione di eventi culturali e casa di produzione cinematografica.

Ciao Fabrizio, benvenuto su Tuttorock, inizio subito col chiederti quando e come hai iniziato a lavorare nella musica e nel cinema? Qual è il tuo percorso?

Posso dire che la musica “è sempre stata affar mio”. Da piccolo, nel bar dei miei genitori a Perdasdefogu, un piccolo paesino sardo, mi addormentavo di fianco al jukebox. Mio fratello maggiore suonava il basso in alcune rock band e jazz e si esercitava spesso a casa. Un altro dei miei fratelli invece, ne ho cinque in totale, mi passava sempre le ultime novità musicali. Avevo continuamente la musica nelle orecchie. Intanto io pestavo da tutte le parti, tenendo il ritmo, e a 14 anni ho capito che la mia natura era quella del batterista.

Nel 95, durante un viaggio a Bologna, scopro una città musicale pazzesca con palchi e concerti in ogni dove. Come puoi immaginare mi sono sentito a casa e ho deciso che mi sarei trasferito qui.

Un giorno leggendo un giornale, trovo un articolo di Giovanni Lindo Ferretti che annunciava la partenza di un laboratorio sperimentale di musica e comunicazione, era il 2002.  Ho fatto un colloquio molto particolare con Giovanni, che alla fine mi ha preso. Nel laboratorio, chiamato Bottega Bologna, si succedevano tanti artisti, tra quelli musicali ricordo in particolare Rais degli Almamegretta, Xabier Iriondo degli Afterhours e soprattutto il produttore e musicista Eraldo Bernocchi. Un momento di grande importanza formativa per me, durante il quale ho imparato moltissimo. Inoltre come batterista e percussionista ho condiviso il palco con alcuni di loro in diverse occasioni.

Da questa esperienza, insieme ad alcuni degli allievi del laboratorio, ora miei soci, è nata nel 2005 un’associazione culturale chiamata proprio Bottega Bologna. Tre anni dopo, abbiamo deciso di fondare la nostra società per crescere e “diventare grandi”. Così è nata Articolture srl, società di organizzazione e progettazione di eventi culturali e casa di produzione cinematografica.

La mia prima direzione artistica musicale risale al 2004, quando ho co-diretto un festival di musica, teatro e cinema da noi ideato, intitolato “Quello che non si dice”. Da allora ho fatto molta gavetta, lavorato su numerosi progetti musicali e cinematografici, collaborato con un’infinità di artisti, musicisti, registi, attrici, attori e tecnici. Anni meravigliosi, ricchi di crescita, formazione e divertimento. Oggi posso dire di essere soddisfatto del mio percorso e delle collaborazioni che ho costruito.

Come hai unito i due mondi artistici del cinema e la musica? Qual è la tua idea?

Le due cose hanno sempre camminato insieme storicamente, non è certo una mia invenzione, ma ho deciso di lavorare in entrambi i settori perché è la mia dimensione, la parte del mondo dove ho scelto di stare e di lavorare.

Sono passati più di cento anni da quando le orchestre accompagnavano dal vivo le immagini del cinema muto. Nel frattempo la musica e le tecnologie si sono enormemente evolute, ed insieme a loro si è evoluto il modo di comporre per l’immagine.

La musica indipendente, l’ambito in cui ho costruito più relazioni, ha per me un ruolo fondamentale. È il “luogo” dove ritengo ci sia più spazio di manovra, soprattutto per gli artisti che godono di maggiore libertà rispetto alle dinamiche di mercato, spesso più orientate a scopi economici che artistici. Credo che il cinema possa trarre grande beneficio da questo. La mia idea e il mio approccio consistono nel creare per artisti, compositori, e produttori una dimensione ideale in cui possano lavorare nel modo più libero e creativo possibile.

La seconda vita” di Vito Palmieri, film che ora partecipa come unico film italiano in concorso al Shanghai International Film Festival, ti vede coinvolto in quale veste?

Come dicevo, nel cinema svolgo diversi ruoli. Il principale è quello di Delegato di Produzione dove partecipo al coordinamento dei nostri film prima di girarli, poi dirigo produttivamente il set che è la parte delirante della faccenda quanto magica e bellissima, e poi sono supervisore alla post-produzione. L’ho fatto anche in questo film con un cast artistico e tecnico fantastico.

Nei film di Articolture, ho sempre partecipato e in parte coordinato le scelte musicali durante la lavorazione. Ad esempio, nel film “Gli Asteroidi”, ho chiesto agli amici de Lo Stato Sociale, con cui avevo già collaborato in passato, di trasformarsi in un’orchestra di liscio per una scena del film. Da questa collaborazione sono nati due brani originali con relativi videoclip legati alle immagini del film. È successo anche con il film “Teletorre”, dove, su mia richiesta, il pianista Fabrizio Mocata ha accettato di scrivere un brano inedito per la scena finale del film.

Nel caso de “La seconda vita”, il nostro ultimo film, è stato molto piacevole lavorare con il regista Vito Palmieri. Ci siamo intesi perfettamente su cosa fosse necessario per questo progetto. Vito è una persona che ascolta molto, ha le idee chiare ed è generoso professionalmente. Il mio contributo è stato suggerire il compositore Lorenzo Esposito Fornasari, scegliere e proporre brani per alcune scene, tra cui una canzone della bravissima Vanessa Peters dal suo album “Little Film”. Inoltre, ho contribuito a trovare una voce femminile adatta per il brano originale della scena madre del film. Tutti abbiamo concordato che l’artista perfetta fosse Cristina Donà, che ha accettato con entusiasmo, e per questo la ringrazio molto e che, insieme a Lorenzo, ha firmato il brano originale del film intitolato “La Vela”.

Sono molto contento inoltre di come sta andando il film che è ancora nelle sale, ha fatto anche un tour nelle carceri italiane ed è in concorso come unico film italiano al Shanghai International Film Festival. Una grande soddisfazione per me e per tutte le persone che hanno lavorato a questo progetto.

Come è stato il lavoro con Lef e Cristina Donà?

Io e Lorenzo ci conosciamo dai tempi di Bottega Bologna. Lo apprezzo sia come compositore che come autore e, avendo lavorato insieme molte volte, conosco perfettamente le sue capacità in relazione ai progetti che gli vengono proposti. Ha un gusto musicale raffinato e riesce sempre a valorizzare il lavoro e il punto di vista degli altri, il che non è poco.

Ho conosciuto Cristina Donà per questa occasione, oltre a conoscerla ovviamente come artista, e mi ha molto colpito vederla al lavoro. Ha capito subito l’essenza e i temi del film, nonché il ruolo della protagonista femminile, interpretata dalla bravissima Marianna Fontana, e ha saputo dare voce e corpo al brano scritto insieme a Lorenzo, con una classe fuori dal comune.

Il mio ruolo è stato soprattutto quello di metterli insieme e farli lavorare al meglio, coordinando gli incontri, le registrazioni, i tempi di consegna e l’uscita del brano in contemporanea con l’uscita del film nelle sale. Inoltre, ho prodotto il videoclip che ha accompagnato l’uscita del brano. Ringrazio anche Gianni Cicchi, manager di Cristina Donà, storico batterista dei Diaframma e tra i fondatori del Consorzio Produttori Indipendenti, che ha sposato il progetto e mi ha aiutato a coordinare la presenza di Cristina. Dal punto di vista artistico, non ci siamo fatti mancare nulla.

Descrivici un po’ la tua idea della figura del music supervisor.

Il ruolo del music supervisor è complesso e multidimensionale, richiede un mix di competenze tecniche, artistiche e burocratiche. La scelta della giusta musica per una scena cinematografica non è solo una questione di abbinamento sonoro, ma anche di sensibilità artistica e comprensione del contesto narrativo. Ogni brano musicale deve essere funzionale alla scena, capace di sottolineare le emozioni, amplificare la tensione o rilassare l’atmosfera, a seconda delle esigenze del film.

La componente burocratica, legata ai diritti di sincronizzazione, rappresenta una sfida non indifferente. La negoziazione dei costi per l’utilizzo di brani musicali, soprattutto se molto noti, può essere spesso un ostacolo significativo. Ad esempio, ottenere i diritti per una canzone dei Pink Floyd può essere complicato e a volte troppo costoso. In questi casi, il music supervisor deve avere l’abilità di trovare alternative musicali che siano altrettanto efficaci ma meno onerose dal punto di vista dei diritti.

Il mio background mi ha permesso di comprendere meglio il panorama musicale. Pur non essendo un compositore o un accademico musicale, credo che la mia esperienza sul campo sia altrettanto preziosa, almeno lo spero. Sono convinto di aver sviluppato la giusta sensibilità artistica per questo lavoro.

Spesso, brani meno conosciuti possono rivelarsi perfetti per un film, offrendo un valore aggiunto senza le complicazioni legate ai diritti delle grandi case discografiche o editrici. Questa prospettiva non solo arricchisce il film, ma offre anche una piattaforma agli artisti indipendenti, creando un connubio tra due mondi che raramente interagiscono. Inoltre, è vantaggioso per le produzioni, che hanno più possibilità di supportare la parte musicale di un’opera cinematografica. A me fondamentalmente interessa questo.

Con quali registi o progetti vorresti lavorare? Qual è la tua meta artistica?

Non ci sono dei nomi in particolare, diciamo che mi interessano quelli che sanno ascoltare, che hanno voglia di osare anche musicalmente, quelli con una mentalità aperta capaci anche di affidarsi. Per i progetti ovviamente sceglierei quelli che hanno più libertà di ricerca, compatibilmente col budget, che nel cinema è sempre un tema scottante, ma dove si possono creare mondi e collaborazioni inedite o comunque particolari.

Immagino che l’imminente stagione estiva ti porterà in giro per l’Italia ad organizzare concerti, puoi anticiparci qualcosa?

Certo. L’estate è iniziata con un live del cantautore Pit Coccato, e presto ospiterò Flò, una delle migliori voci femminili in Italia al momento, in una delle mie rassegne. A luglio seguiranno Peppe Servillo/Girotto/Mangalavite, Paola Turci, Motta, l’abruzzese Setak, che canta esclusivamente in dialetto, e il power duo sperimentale formato da Gianluca Petrella e Pasquale Mirra, che si esibiranno in un concerto speciale all’alba nel porto di Loano. Ho ancora molte sorprese in serbo, ma per ora non vi svelo altro.

Grazie mille per il tuo tempo, ti lascio piena libertà per chiudere come preferisci questa intervista.

Grazie a te, Marco. Vorrei concludere invitandovi a vedere “La Seconda Vita”, che è ancora in programmazione nelle sale italiane e internazionali, e a seguire le cose musicali e cinematografiche che faccio, ci sono tante novità in arrivo. E naturalmente, viva il cinema e la musica indipendente!

MARCO PRITONI