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FABRICE PASCAL QUAGLIOTTI – Intervista al tastierista dei Rockets

FABRICE PASCAL QUAGLIOTTI – Intervista al tastierista dei Rockets

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In occasione dell’uscita del suo primo album da solista abbiamo parlato via skype con Fabrice Pascal Quagliotti, lo storico tastierista dei Rockets. “Parallel Worlds” è un ottimo album di musica elettronica e è il via ad un nuovo corso del tastierista, che a quanto ci dice non inciderà più come Rockets, la band continuerà solo dal vivo, ma continuerà a comporre musica a suo nome.

Ciao Fabrice, come stai? E’ un piacere tornare a parlare con te e della tua musica, ci eravamo sentiti lo scorso anno per l’uscita di “Wonderland”, l’ultimo album dei Rockets…
Si, ciao Fabio, si mi ricordo benissimo!! Come stai?

Bene grazie e vedo che anche tu sei in forma. Ho ascoltato il tuo album da solista “Parallel Worlds” e mi fa piacere che hai rispolverato la musica elettronica degli anni 70 e 80. Cosa ti ha spinto a scrivere brani strumentali ed elettronici?
Diciamo che c’è un po’ di tutto ma penso che solo un paio di brani o poco più risentono dell’influenza dell’elettronica degli anni 70 e 80,perché il resto è senza tempo anche perché è musica al di fuori delle righe.

Torniamo un po’ indietro, quando ci eravamo sentiti lo scorso anno non mi avevi detto che avevi in preparazione un tuo album da solista, è stata quindi una piacevole sorpresa per me!
No, infatti, ma ti avevo detto che con “Wonderland” avrei chiuso il ciclo di album con i Rockets, anche perché ho preferito chiudere una storia che andava avanti da tantissimi anni…

Quindi mi stai dicendo che i Rockets si sono sciolti?
No, non si sono proprio sciolti, continuiamo a fare concerti ma a livello discografico non voglio più fare nulla, ma era già da 4 o 5 anni che avevo in mente di fare un album da solo, ma poi la promozione di “Chaos” e poi di “Wonderland” mi hanno portato via molto tempo. Ora ho autorizzato me stesso di iniziare a fare qualcosa da solista.

Come hai pensato e poi composto i vari brani? Nel booklet del cd c’è brano per brano la tua spiegazione del loro significato anche se non hanno testi.
Assolutamente si, diciamo che contrariamente a ciò che faccio di solito, si scrive un brano e poi si cerca il titolo. Stavolta io sono partito da un soggetto, un tema che volevo sviluppare e su quello ho costruito i vari brani, E’ un album con 14 brani strumentali visti per una futura colonna sonora di un film o di 14 film ipotetici,li ho scritto proprio in quell’ottica, non ho voluto scrivere brani per trovare una hit, ho cercato di sviluppare dei temi che mi stavano a cuore.

Parlami ora di come li hai pensati e composti questi brani, è musica elettronica, ma usi anche molti strumenti analogici, che vedo anche alle tue spalle (l’intervista è stata fatta con video chiamata skype e alle sue spalle tanti strumenti tra tastiere, moog e synths, nda).
Si, ho usato molti strumenti e nel libretto del cd ho messo proprio la ‘lista della spesa’, tutti gli strumenti che ho utilizzato, dal mini-moog Voyager al CS 80 Yamaha, il moog modulare, ecc. ho utilizzato tanti strumenti e anche un pianoforte a coda, così come ho usato anche tanti strumenti virtuali, ho voluto fare qualcosa di diverso e gli strumenti virtuali mi hanno aiutato a creare suoni etnici, sonorità giapponesi e ho cercato di trovare le particolari armonie utilizzate nelle loro musiche, pur tenendo il mio stile e le mie melodie. C’è una contaminazione di suoni elettronici vintage, elettronici moderni e anche suoni etnici che non hanno età.

Oltre all’elettronica, ad un po’ di progressive rock, mi sembra di sentire anche un po’ di contaminazione di musica new age!
Si, forse qualcosa di new age c’è, anche se è un genere musicale che non amo molto, però diciamo che ci sono delle atmosfere anche perché in tutti i brani c’è una melodia, un filo conduttore, tranne il brano che ho dedicato a Yuri Gagarin che lo ritengo uno dei personaggi più enigmatici ed importanti del ventesimo secolo, perché partire e andare nello spazio nel 1961 era un viaggio impensabile e nel brano nella parte iniziale e in quella finale ho utilizzato una piccola parte di conversazione di Gagarin e una sua espressione quando è già nello spazio e dice la frase ‘amici, qua è tutto blu’ ed è una frase che mi ha toccato ed è l’unico brano che forse non ha una vera melodia portante ed è più ambient.

“So Long Major Tom” è un brano dedicato a David Bowie, è un altro artista tra le tue preferenze?
Io sono un grandissimo fan di David Bowie, lo ritengo il personaggio pop più importante degli ultimi 50 anni, è stato un trasformista, è stato un grande cantante ed ha scritto dei testi molto importanti e poi nei primi dischi come “Space Oddity” parlava proprio dello spazio e in quel disco ha inventato quel suo personaggio un po’ pazzo che è Major Tom e così ho pensato di intitolarlo così e nel brano ci sono tante sfumature di Bowie, dal rock, al funky e al pop e ho cercato di sviluppare il tutto a modo mio. E’ un mio omaggio a lui perché adoro David Bowie!

“Princess” invece è un brano che avevi scritto ai tempi dei Rockets?
Ho iniziato a scrivere la melodia del brano circa 14 anni fa, quando conobbi mia moglie, ma l’ho lasciato per anni nel cassetto, perché per me non aveva niente a che fare con i Rockets, ma era perfetto per questo mio album da solista, l’ho spolverato ben bene ed è praticamente diventato un brano di musica classica, infatti c’è solo il pianoforte e gli archi. E’ un brano che ho nel cuore e mi emoziona ogni volta che lo ascolto e che lo suono.

“Renaissance” è invece anche un piccolo tributo all’Italia? Praticamente una specie di colonna sonora sulla vita di Leonardo e Raffaello?
Si, a livello artistico è rinascimentale, quindi italiano, si ho pensato proprio a Leopardi, Michelangelo, Raffaello, a questi artisti unici che avete avuto in Italia, anche chi è passato dal monofonico al polifonico, c’è anche un discorso interiore del Buddismo, ma è anche dedicato alla natura, una rinascita continua, nasce una pianta, crescono le foglie, poi i fiori e poi muore e ne rinasce un’altra e in questo brano ho utilizzato anche dei canti gregoriani.

“Song Of The Earth” è invece un brano che cerca di unire i popoli e di abbattere le barriere?
Si, è proprio la canzone della Terra ma anche dei popoli, è un tema che avevo ripreso anche in “Wonderland” dei Rockets ed è un tema che mi sta particolarmente a cuore. Abbiano uno posto dove viviamo che è unico e meraviglioso, ho utilizzato dei sampler con una voce femminile, tra l’altro molto bella e varie percussioni come i tablas e ho cercato di creare un’alchimia di suoni.

Visto che hai toccato il tema, ci sarà mai questa unione dei popoli e meno menefreghismo per salvare la Terra e l’umanità?
Forse solo quando succederà quel qualcosa di tanto grave e capiremo che dobbiamo essere uniti, perché sono stati commessi una mare di sbagli e alla fine cosa siamo, siamo tutti uguali, gli imbecilli ci sono nei bianchi, nei neri, nei gialli ed è assurdo pensare che deve essere tutto settorizzato, perché è assurdo e si vive male e i risultati si vedono.

Il titolo dell’album, “Parallel Worlds”, quali sono i mondi paralleli?
Ognuno ha i suoi mondi paralleli e nel mio caso è la mia amicizia che mi lega a Frederick Rousseau, eravamo amici da quando avevo 5 anni, eravamo sempre insieme, lui veniva a casa mia e io andavo a casa sua, ci siamo poi persi di vista, perché io avevo cambiato scuola e anche città e si sa come è la vita, ci si perde e ci si ritrova a volte. Ai tempi non c’era il cellulare come oggi e ci siamo ritrovati dopo ben 10 anni proprio con due percorsi paralleli e lo rincontrai in un negozio di strumenti musicali ma che vendeva solamente synths, ci siamo riconosciuti e ci siamo chiesti cosa facevamo nella vita, io gli dissi che ero musicista, ero il tastierista dei Rockets e anche lui mi disse che era un musicista e suonava con Jean-Michel Jarre e ha anche collaborato con Vangelis che era anche suo amico e avevano collaborato insieme per le musiche del film “Blade Runner” e quindi per me sono due mondi paralleli, due amici da piccoli, ti perdi e poi ti ritrovi dopo tanti anno e nella vita scopri che siamo entrambi musicisti. Anche con il mio bassista, ci eravamo persi quando avevamo 17 anni, ci siamo rivisti e abbiamo scoperto di essere tutti e due musicisti e ora suoniamo insieme dal vivo. Ti accorgi veramente dei mondi paralleli, anche se poi ognuno ha la sua storia.

Ora una domanda che per me diventa d’obbligo oramai, visto il periodo che stiamo vivendo! Il tuo album esce durante l’emergenza covid, può servire a dare un po’ di serenità in più?
E’ un periodo molto difficile, ma è anche un periodo che ti consente di ascoltare, non si può uscire spesso, dobbiamo stare a casa e quindi penso che la musica sia un ottimo sostegno.La musica è vita, è emozione!

Per quanto riguarda i live continuerai sia come Rockets che come Fabrice Pascal Quagliotti? I tuoi due mondi paralleli?
Si senz’altro, ho già molte idee in testa e in effetti anche questi sono due mondi paralleli. Sperando che il signor covid ci permetta di ricominciare a suonare!

Ok grazie Fabrice! Chiudi l’intervista come vuoi per entrare nel tuo mondo fantascientifico e per trovare altri mondi paralleli!
Grazie a te Fabio e a Tuttorock! Invito tutti ad ascoltare “Parallel Worlds”, il mio invito è di ascoltarlo ad occhi chiusi o mentre guidate la macchina, perché è un vero viaggio e penso che vi piacerà!

FABIO LOFFREDO

Band:
Fabrice Pascal Quagliotti: Tastiere, synths, moog, minimoog, moog voyager

https://www.rocketsgalactica.com
https://www.facebook.com/Fabrice-Pascal-Quagliotti-1002272526619989/

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