EUROPAVOX FESTIVAL 2019 – Intervista al Direttore Artistico Pasco Pezzillo
In occasione della data italiana di Europavox Festival 2019 che si terrà il 6/7 dicembre al Teatro Comunale di Bologna, ho intervistato il Direttore Artistico Pasco Pezzillo, frontman dei Joycut e organizzatore della data italiana per conto Estragon Club.
Ciao Pasco, eccoci a parlare di Europavox, un festival che negli anni è diventato sempre più importante arrivando ad assurgere ad un posto di primo piano nella programmazione dei festival europei.
Il Festival Europavox cresce, prende forma, un passo alla volta, con l’auspicio di diventare un valore distintivo per la nostra città. Gli artisti europei provengono da luoghi d’esperienza così profondamente distintivi ed identificativi… da rappresentare un “portato” culturale determinante per il nostro tessuto cittadino. Un tessuto in continuo fermento, aperto, pronto, come mai prima d’ora… all’accoglienza ed alla integrazione. Non dimentichiamo la musica, il suono… le scelte di questa edizione ricadono su una sfacciata attitudine alla live performance, in una dimensione di urgenza espressiva “reale”: tratto imprescindibile per la filosofia sulla quale si edificano i principi di questo festival.
Voi poi, come JoyCut, avete un filo conduttore di vecchia data con il Festival Europavox, avendo presentato il vostro album nel 2013 a Clermont-Ferrand. Oggi ti presenti nella veste di direttore artistico, come ti senti in questo nuovo ruolo?
Quando fummo invitati a Clermont, nel 2013, eravamo ancora ai primissimi approcci con la preparazione del live di “PiecesOfUsWereLeftOnTheGround” il nuovo album di allora, un lavoro che poi ci avrebbe dato grandissime soddisfazioni. Ricordo nitidamente che fu una serata “particolare”, diluviava. Noi eravamo all’interno del “palazzo di ghiaccio” una struttura ovale in legno e vetro, dall’acustica impeccabile. Causa meteo, piena fino all’ultimo centimetro disponibile. Non fummo perfetti, per niente… Eppure, da lì, da quel giorno, forse per riscattarci, intraprendemmo un cammino infinito, fatto di concerti dopo concerti, fino a “guadagnare”, a detta di tutti, la targa #JoyCutNeverStops. Europavox è stata una vera e propria epifania; ci ha insegnato tanto, arricchiti, e portato, senza alcun dubbio, grandissima fortuna, conferendoci tra le tante cose… grande credibilità internazionale. A distanza di anni, tropo spesso in giro, fra festival e showcase festivals, il lavoro di ricerca e scouting sulle altre band intercettate durante il cammino, è diventato così fitto ed imponente, da diventare contributo essenziale per questo circuito. Un circuito dominato da professionisti, promoters, managers… con attenzione chirurgica a quei dettagli così lontani dalle sfumature insondabili che sovente un musicista può essere capace di cogliere. Punto di vista che, evidentemente, col tempo, si è rivelato sufficientemente prezioso. Ecco che è arrivata inaspettata questa lieta richiesta di vestire la figura del Direttore Artistico per l’Italia. Estragon è il motore. Molto più di un partner ufficiale. Vera e propria anima di Europavox! Il suo Staff, con una dedizione unica ed instancabile è esempio indiscutibile di professionalità e visione internazionale in questa città. In relazione al ruolo di curatore del festival, ho preferito evitare qualunque forma di conflitto di interessi, motivo per cui JoyCut, ahimè, non è mai stato coinvolto nel circuito.
Lo spettatore acquista il biglietto e si presenta allo spettacolo, ma dietro c’è un gravoso lavoro organizzativo, quali sono gli scogli maggiori che si trova ad affrontare un organizzatore?
Confrontandoci di continuo, operando sopralluoghi e ricognizioni tecniche, il fattore che richiede maggiori attenzioni, è senza alcun dubbio la sicurezza. In tal senso, la scelta della venue è determinante. Un luogo ove accogliere nella maniera migliore possibile gli spettatori appassionati. Nel caso di Europavox Bologna, la sfida per Estragon è stata quella di “allontanarsi” dalla propria zona di comfort rappresentata dal Club in Stalingrado. In questi ultimi anni, grazie al BOtanique Festival, ma soprattutto in favore di Europavox, è emersa la necessità di abitare un luogo che fosse al centro della vita cittadina, nel cuore del fermento urbano. Ancora una volta per “avvicinare”, “muovere verso” e non semplicisticamente “attendere”. Avremmo potuto, più facilmente, organizzare il tutto all’ interno dell’Estragon Club, avvantaggiandoci di una struttura consolidata e funzionale. La connotazione che ci assicura invece il Teatro Comunale, nel mezzo del tessuto della città, nel flusso della contaminazione universitaria, ci consente di proseguire un percorso destinato a trasformare Estragon in incubatore sempre più mobile. sempre più versatile.
Hai toccato temi che mi toccano profondamente quale redattore europeo, il Festival si avvale del supporto del Fondo Europeo Creative Europe, in un momento così fortemente divisivo e intollerante della società moderna, possiamo dargli un significato inclusivo di integrazione e solidarietà umana?
Trovo bellissimo che tu mi faccia questa domanda, quest’anno, ancor più delle scorse edizioni, abbiamo voluto fortemente marcare l’identità inclusiva del festival. Invitando tutti i nostri artisti ad immergersi in una riflessione aperta sul tema. Nelle informazioni allegate all’invito ufficiale di partecipazione abbiamo inserito questo invincibile spunto di Italo Calvino: “If you put up a wall, think about what remains outside”. Un punto di osservazione relativo; superare e violare i confini geografici, perché questi siano “sentiti” come punto di incontro e non di separazione. Il motto della nostra comunità europea è “Unity in diversity” (uniti nella diversità), siamo in un antropocene in cui si torna ad erigere muri mentre i ponti crollano. Siamo figli di un mondo che sta deflagrando, dobbiamo evitare che le giovani generazioni correnti possano sprofondare nel vittimismo dei falsi revisionismi, dei revanscismi crescenti. Che si ritorni e si proceda con un controllo maturo ed appassionato delle fonti! Che si ritorni a vivere Bologna come luogo di incontro, poligamia culturale e condivisione.
Il bill del Festival Europavox è pieno di grandi nomi, hai qualche nome in particolare da segnalare?
Il fil rouge è sì rimarcare le ricchezze che le “differenze culturali” favoriscono, ma senza cadere nella rete del “favorirle” certe “differenze esclusive”. Pertanto Europavox Festival lavora perché tutti, noti e meno noti, possano misurarsi sullo stesso piano. Abbiano medesime opportunità di tempo e spazio. 40 minuti di set ciascuno. In alternanza su due palchi di struggente bellezza. La longevità, la fama, la forza di mercato di un artista non ne determina la superiorità qualitativa… non sempre e… se si è capace di “scavare”… quasi mai. In tal senso qualche nome? Fra gli outsider, il 6 Dicembre, Niklas Paschburg a mio parere, un artista dalla sensibilità rara, colpirà nel segno. Poterlo ascoltare, in silenzio e così da vicino, nel Foyer di un teatro del ‘700, al pianoforte, immersi nella sua maestosità… proverà che la musica eseguita nel luogo adeguato è ancora capace di muovere pianeti e galassie intere. I Super Besse, cold-wave dalla Bielorussia, ritornano per la seconda volta. Non era mai capitato fino ad ora… e non sarà difficile capirne il perché. Meritano di poter continuare a coltivare questo pubblico che fin dalla prima edizione a Teatro li ha letteralmente sommersi di abbracci ed apprezzamenti. I Fragments of Light, prodotto a Km Zero, saranno una rivelazione per molti!Aprono ufficialmente il Festival! A loro il compito più significativo, il più nobile: dare traccia, misura, segnare il suono dell’intera edizione. Beatrice Antolini, ci offrirà un suono cristallino e ricercato, avremo la fortuna di accoglierla nello stato di forma migliore, accompagnata da una band geniale. Nella giornata del 7 dicembre, finalmente, Giungla, creatura delicata ed energica. Potremo ascoltarla qui “a casa” ed annoverarla anche fra le nostre fila; lei che il circuito internazionale Europavox lo ha già percorso, in Francia ed in Austria. Eckoes, ipnotica performer britannica, dalla voce così particolare, una bellezza straordinaria sul modello artistico di Grace Jones. Noëp, probabilmente il più conosciuto fra i giovani, artista estone dai riscontri incredibili. In rotazione continua sui nostri network main stream. Infine Stuart Braithwaite dei Mogwai, Low Roar ci offriranno una performance intima, decisamente unica.
Oggi godiamo di una offerta musicale abbondante, forse sovrabbondante, tanta scelta fa conoscere generi e artisti nuovi, ma in mezzo a tanta marea non esiste il pericolo di perdere cose di alto livello?
È una realtà con la quale bisogna confrontarsi, senza operare un giudizio che sia denigratorio o troppo critico. L’offerta delle piattaforme digitali va considerata sociologicamente come vettore di trasformazione. Viviamo una transizione epocale e la forma mentis dell’ascoltatore è sottoposta a sollecitazioni sferzanti, in dinamico adeguamento. La tabula incisa, non riceve più input solo “dall’alto”, dalla filiera produttiva, dal publishing, delle discografiche, delle formule magiche del secolo scorso. Oggi il processo di offerta è finalmente “caotico”, auto-generante, il fruitore può essere attivo, può, laddove coltivi consapevolezza, costruirsi l’esperienza d’ ascolto. Secondo le sue inclinazioni più naturali. Certo, nel caos ci si può perdere… lasciarsi “guidare per mano” ed incappare in subdoli brainwashing non è impossibile, anzi, chi, pur navigando nel digitale, continua ad adottare le solide strategie da “imposizione” ed “atto di forza”, sulla scorta di maggiori possibilità di investimenti, continua ad orientare i mercati, i costumi d’ascolto e le funzionali mode del suono.
Volevi aggiungere qualcosa?
I concerti inizieranno alle 21:00 in punto. Senza alcuna possibilità di ritardi eventuali. È un festival, le performance si alterneranno su due palchi e gli artisti, sei al giorno, si esibiranno fino all’1:00 di notte (o del mattino). Il proscenio è affidato ad un DJ SET di eccezione. Gianmarco Silvi, producer e fondatore del SEMM Music Store, realtà fra le più importanti in Italia, che quest’anno celebra dieci anni di attività, segnerà l’after party del Festival… per una ulteriore ora di selezione musicale. Le porte apriranno alle 20:00, e, iniziativa alla quale tengo moltissimo, il Foyer Respighi sarà occupato da artisti di ogni sorta che, partecipando ad una “Call Aperta” potranno esibirsi per il tempo di una canzone, declamare una poesia, recitare un testo, leggere una lettera, eseguire un’area strumentale… davanti ai primi fortunati avventori. Un vero e proprio “OPEN MIC”, un NEW ARTIST WELCOME” a tutti gli effetti. Per chi fosse interessato, occhio ai social di Estragon. La “Call” è in arrivo! “Essere” cittadini di Bologna non si “prova” con un documento alla mano, “Sentirsi” cittadini di Bologna lo si dimostra “partecipando” attivamente, contribuendo a costruire uno spirito, necessario, mirabile, meraviglioso, che questa città “sopravvissuta” merita di custodire.
MAURIZIO DONINI
CEO & Founder di TuttoRock - Supervisore Informatico, Redattore della sezione Europa in un quotidiano, Opinionist in vari blog, dopo varie esperienze in numerose webzine musicali, stanco dei recinti mentali e di genere, ho deciso di fondare un luogo ove riunire Musica, Arte, Cultura, Idee.