ETERNITY STANDS STILL – Intervista alla cantante Valentina Martoni
Gli Eternity Stands Still nascono nel 2007 da un’idea del bassista, Savage (Riccardo Pungetti) e del chitarrista Richy 25 (Riccardo Pozzoli) che decidono di dedicarsi alla scrittura di brani propri dopo alcuni anni insieme in una cover band. Decidono subito di caratterizzare la band con una voce femminile. Nel 2008 pubblicano il primo demo e cominciano ad esibirsi in numerosi locali bolognesi e dell’Emilia Romagna. Nel 2009 un cambio di line-up vede il mio arrivo alla voce e dopo un anno dedicato a trovare una nuova strada, senza più far uso delle tastiere, che avevano contraddistinto in maniera preponderante i primi brani, con un sound completamente rinnovato, giungiamo all’incisione del nostro primo EP “The Reckoning”, pubblicato nel Novembre 2010. L’attività live è sempre stata il fine principale a cui ci siamo dedicati in questi anni, insieme alla composizione di nuovi brani. Il 2015 vedrà l’uscita del nostro secondo EP “Book of Life and Death”.
Gli ascolti che stanno alla base della vostra scelta di lanciarvi nel gothic metal?
Ognuno di noi ascolta gruppi e generi diversi tra loro, dal power, al death, al symphonic e ci piace pensare che nei nostri brani si fondano influenze diverse. Cerchiamo di condividere le passioni di ciascuno sia per gruppi emergenti che per vecchie glorie del metal.
Sinceramente è uno dei miei generi preferiti, fra le amiche che conosco personalmente posso inserire Crissy dei Lacuna e Maja dei Forever Still, che proprio fra poco saranno qui in tour promozionale. Se è vero che il metal in genere predilige cantanti uomini, il gothic annovera parecchie cantanti, possiamo aggiungervi Amy Lee o Lzzy, nelle varie declinazioni, ritieni che sia una branca dove la voce femminile può trovare maggiori spazi?
Beh, spero di non deluderti, ma noi non amiamo definirci gothic metal: preferiamo presentarci come una band alternative metal. Effettivamente, gli Eternity Stands Still erano nati con come gothic band e il primo singolo del gruppo, Nameless City, presenta le caratteristiche del genere. Ben presto però, alcuni cambiamenti di formazione hanno indirizzato la nostra musica verso altre sonorità. Il segno più evidente è l’abbandono delle tastiere. Gli amanti del genere possono rimanere un po’ delusi dal nostro sound, ma tra i nostri obiettivi c’è proprio quello di dimostrare che il cantato femminile non è automaticamente sinonimo di gothic e che può adattarsi bene a qualsiasi sonorità metal.
Stranamente è un genere che trova maggiori estimatori all’estero che in Italia, ritieni che sia colpa della canzonetta nazionalpopolaresanremese?
Il metal in generale non trova molto spazio in Italia. La tradizione musicale del nostro Paese è molto distante e non lo favorisce. Probabilmente è anche una questione di affinità di spirito, di sentire comune, a fare sì che in certe nazioni il metal si sviluppi e in altre no. Sicuramente però da noi la cultura musicale non è molto diffusa, né sostenuta e di conseguenza la diversificazione stenta ad affermarsi.
Il processo creativo come procede nel vostro? Avete ruoli specifici o fate tutto in gruppo?
Il processo compositivo parte da un’idea musicale, che può essere un riff di chitarra o una base di basso o batteria, su cui tutto il gruppo lavora insieme. Una volta impostato un brano, inizio ad ascoltarlo fino a quando non trovo l’ispirazione per il testo, che insieme alla linea vocale nasce in un secondo momento rispetto alla base musicale.
Gli spazi dove suonare sono spesso occupati da cover band, riuscite a ritagliarvi serate in maniera abbastanza facile? Bologna ha un buon numero di locali dove si suona, riuscite ad avere un buon giro?
Credo che poche band emergenti possano oggi dire di riuscire a ritagliarsi spazi per suonare i propri pezzi facilmente. Si sa che i gestori dei locali preferiscono andare sul sicuro e chiamare cover band o tribute band. Non si può dare loro tutti i torti quando, riallacciandosi al discorso di prima, ai concerti delle band emergenti ci sono poco più che i membri di altre band locali. Bologna, tanto per parlare del nostro territorio, ha una grande tradizione musicale, ma è estremamente soffocante per i gruppi emergenti. I locali in cui suonare rock e metal dal vivo sono pochi e spesso non sopravvivono al loro primo anno. Colgo l’occasione per ringraziare l’Alchemica Music Club, che si erge solitario per sostenere i gruppi metal che propongono un loro repertorio personale ed è riuscito a creare un seguito di appassionati di cui a Bologna si sentiva la mancanza.
Avete fatto collaborazioni con altri gruppi?
Spesso abbiamo organizzato live con gruppi della scena bolognese e romagnola con cui siamo amici e che stimiamo come musicisti, i Synful Ira di Rimini, i Mourn in Silence di Imola, i Dream Still di Bologna. Il 2 e 3 di Ottobre, in occasione della release del nostro secondo EP “Book of Life and Death” condivideremo una doppia data con i bravissimi Evenoire di Cremona, con cui speriamo di instaurare un bel rapporto.
Siamo nell’era della società liquida, rispetto alla distribuzione digitale della musica come vi ponete? Cosa ne pensate dei social?
La distribuzione digitale ha cambiato radicalmente il mondo della musica, si può ascoltare qualsiasi cosa in qualunque momento, quando fino a pochi anni fa era difficile accedere alla produzione dei gruppi non mainstream, soprattutto di generi come il metal. Le case discografiche hanno faticato ad adattarsi e ancora stanno cercando nuove vie. Tuttavia i mezzi e la tecnologia contemporanea sono vitali per i gruppi emergenti: senza questi strumenti non riusciremmo a fare sentire la nostra musica, considerando anche le possibilità offerte nel nostro Paese dalle case discografiche tradizionali. Suonare per professione comporta ancora investimenti elevati, ma la produzione e la diffusione sono molto più semplici. Personalmente però amo ancora possedere i cd originali dei gruppi che ascolto.
I social svolgono un ruolo importante: i fans possono comunicare direttamente con i gruppi e le informazioni su lives ed eventi si diffondono efficacemente. Oggi si richiede che le band si sappiano gestire sotto numerosi punti di vista, non ultimo quello della promozione attraverso i social.
Avete già girato dei video a supporto?
Abbiamo girato un video per il nostro primo singolo, Nameless City, ma sarebbe tempo di farne uno nuovo, anche perché, come ti ho detto prima, lo stile della band è piuttosto cambiato da allora.
Elettronica e software rivestono parte nella vostra musica o siete più tradizionalisti?
L’elettronica ci piace e ci piace includerla nei nostri brani quando ci sembra che possa dare quel qualcosa in più all’idea che vogliamo esprimere. Tuttavia entra solo nella fase di arrangiamento, mentre nella composizione siamo piuttosto tradizionalisti.
Progetti futuri?
Il 30 Settembre esce il nostro nuovo EP, “Book of Life and Death”. E’ stata una lunga attesa, ma siamo molto contenti del livello di produzione e della qualità dei brani. Siamo sicuramente migliorati rispetto al nostro precedente lavoro. Il nostro obiettivo più immediato resta trovare date per suonare live: abbiamo una gran voglia di ritrovare il contatto con il pubblico, che alla fine è sempre lo stimolo primario per qualsiasi nuova iniziativa.
MAURIZIO DONINI
Membri:
Vale – Voice
Savage – Bass
Richy 25 – Guitar
Marco – Guitar
Paolo – Drums
CEO & Founder di TuttoRock - Supervisore Informatico, Redattore della sezione Europa in un quotidiano, Opinionist in vari blog, dopo varie esperienze in numerose webzine musicali, stanco dei recinti mentali e di genere, ho deciso di fondare un luogo ove riunire Musica, Arte, Cultura, Idee.