ESTETICA NOIR – Intervista sul nuovo album “Purity”
by Monica Atzei
13 Maggio 2018
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Oggi conosciamo gli Estetica Noir, band torinese che ha pubblicato da poco il controverso singolo “In Heaven”, tratto dall’album “Purity”.
Ciao ragazzi e benvenuti su Tuttorock! Innanzitutto presentatevi con un aggettivo per ciascuno ai nostri lettori.
Ciao a tutti i lettori di Tuttorock! Questa domanda degli aggettivi è stata un bel modo per insultarci a vicenda tra noi! Ahahah! Ovviamente ognuno di noi ha una certa visione di sè stesso, ma è stato divertente scoprire che gli altri ci vedono diversamente. Comunque: io (Silvio) mi definirei enigmatico; Rik si definisce tenace; Paolo si definisce visionario e Luigi si definisce saggio.
Il vostro album, “Purity”, fin dal titolo rimanda a qualcosa di vero, di puro, e nell’album vi è, in effetti, molta schiettezza e verità, caratteristiche che spesso di questi tempi mancano. Come sono nate le canzoni di questo vostro lavoro? Quanto è importante per voi la “trasparenza” nella vita di tutti i giorni?
Hai colto nel segno e sono contento che tu lo abbia notato! I brani di “Purity” hanno un’anima profonda e ben percepibile. Sono nati quasi tutti in un periodo per me molto difficile; e d’altronde la difficoltà rende più prolifici dal punto di vista artistico; da questo punto di vista, le parole di Luigi Tenco “scrivo canzoni quando sono triste, perché se sono allegro mi va di uscire e andarmi a divertire”, spiegano perfettamente il concetto: fare arte è un’esigenza interiore e quasi sempre la fonte maggiore d’ispirazione scaturisce dalla vita vissuta e in particolare dai momenti tristi e dolorosi. “Purity” ha una serie di significati trasversali, ma il concetto di purezza e trasparenza sono sicuramente tra quelli. La trasparenza nella vita quotidiana è fondamentale e penso che come band l’abbiamo spesso espresso, come ad esempio nel nostro brano “Le Scogliere Di Okinawa”, il cui testo dice “…non son mai riuscito a fingere un sorriso solo per apparire arrivato…”. I testi dell’album affrontano da un lato paure e angosce personali influenzate da frammenti di vita quotidiana, dall’altro l’indignazione e l’impotenza nei confronti del degrado sociale, come l’abuso e la dipendenza dai social network, il grande interrogativo sull’esistenza della religione o l’assenza di meritocrazia nell’odierna società, tanto per citarne qualcuno.
In questo album, come è vostro stile, coniugate vari generi musicali: come riuscite a mettervi d’accordo e come nascono i vostri testi di cui parlavi?
Riguardo ai testi, traggono ispirazione da diverse tematiche: alcune più personali, altre a carattere sociale. Musicalmente, invece, gli Estetica Noir cercano di coniugare il passato degli ‘80 e ‘90, quello che ha caratterizzato la nostra adolescenza e che quindi ci ha segnato profondamente, con le possibilità che la tecnologia offre ai giorni nostri. Il mood è quindi quello del passato, con il gusto per le melodie e la struttura canzone (non come purtroppo avviene nell’ambito dark-goth attuale, nel quale spesso l’importanza del sound sommerge il song-writing); nel nostro caso l’elettronica è al servizio del brano, ne caratterizza l’arrangiamento, non ne influenza la struttura o l’armonia. Nella maggior parte dei casi i nostri brani nascono in modo tradizionale, da improvvisazioni con la chitarra acustica o con il pianoforte, e poi vengono riarrangiati in sala prove o in studio. Per il resto, prescindere dalla nostalgia è praticamente impossibile.
Il nuovo singolo è “In Heaven”, il cui testo è ispirato da Religiolus-Vedere per credere, un documentario diretto da Larry Charles e scritto ed interpretato da Bill Maher, che parla del concetto della religione come “oppio dei popoli”… Potete parlare di questo brano molto particolare e che tratta di un argomento alquanto dibattuto da secoli?
Fin dai primi demo, molti amici e conoscenti ci hanno fatto notare come “In Heaven” avesse le potenzialità del singolo, in quanto musicalmente raffinata eppure orecchiabile. Il significato del testo forse può risultare scomodo per qualcuno, ma non penso sia necessario porre dei limiti alle proprie idee. Al suo interno abbiamo inserito una frase di George Carlin, inizialmente messa lì un po’ per gioco, ma poi ci siamo resi conto che calzava a pennello sia per contenuto che per metrica e quindi l’abbiamo lasciata anche per tributare questo fantastico artista. Va precisato che nel brano, non ci riferiamo ad una religione in particolare, ma alla strumentalizzazione che viene fatta di tutte le religioni. Personalmente penso che la religione sia solo superstizione, nonché uno scaltro metodo per controllare le masse e giustificare le peggiori atrocità da parte dei poteri forti e non capisco come la gente, in un secolo in cui l’informazione è a portata di tutti, continui ad affidare le proprie paure e la propria debolezza ad un’entità di cui non ha certezza. Penso che la fede sia solo un’esigenza personale, un modo per ancorarsi a qualcosa che ci dia speranza e felicità, ma rimane un qualcosa di personale e fine a sè stessa, come potrebbe essere la passione per lo sport o per la musica o per altro. Un qualcosa per cui si vive e che ci mantiene a galla nei momenti difficili, ma se si pensa di affidare il proprio destino a un’entità fantasiosa e leggendaria, penso si stia facendo un grosso errore di valutazione, sprecando tempo in superstizioni e credenze inutili e alibi che possano giustificare il proprio fallimento e la mancanza di volontà nel tirarsi fuori da situazioni di vita complicate. Il discorso è molto complesso e ognuno ha il diritto di pensarla come vuole; ciò che mi mette tristezza è osservare ancora al giorno d’oggi manifestazioni dal carattere quasi medioevale, dettate da ignoranza e miti secolari difficili da sradicare. In definitiva credo nel potere della psicanalisi, non nel verbo di preti e messaggeri vari che nella maggior parte dei casi si disilludono e perdono la fede una volta entrati nell’età della ragione. L’idea del video nasce invece dalla ricerca di se stessi, chi siamo e perché. Abbiamo scelto un volto anonimo per rappresentare tutti noi. Il protagonista rappresenta nient’altro che un uomo nel momento della sua uscita di scena da questo “gioco” al quale tutti stiamo partecipando, che è la vita. In lui cresce il dubbio, di certo alimentato dalla sua prossima ed inevitabile dipartita. “E se non ci fosse nulla dopo? La religione non mi dà di certo una risposta esaustiva”. Nel video si vede però una dualità di eventi e quindi la chiave di lettura potrebbe essere completamente ribaltata in “la scienza non mi dà le risposte che cerco e quindi abbraccio la religione nella speranza che non sia finita qui”; una lotta interiore nell’attesa di un aiuto o una rivelazione e forse, proprio nel momento in cui il dubbio si affievolisce, si comprende di “essere pronti ad andare”.
Avete fatto parte della compilation “ Prigionieri” curata dal Ghigo Renzulli Fan Collaborative cantando il brano “Ci sei solo tu”, dall’album “Litfiba 3” che io ho letteralmente consumato, un brano bellissimo di 30 anni fa ma sempre di grande effetto. Scelta difficile quella dei brani? Come è nato questo progetto?
Il brano non lo abbiamo scelto noi personalmente. Ci ha contattato direttamente il Ghigo Renzulli Fan Collaborative proponendoci di far parte di questo bel progetto commissionato da Ghigo in persona. Il brano in questione ci è stato affidato da loro ma devo dire che mi piace come siamo riusciti a “stravolgerlo” per dargli il tipico taglio “Estetica Noir”. Ci abbiamo investito molto in questo progetto e quindi ci auguriamo possa portare qualcosa di positivo, facendoci conoscere nuovi fan e sperando di riuscire a suonare maggiormente in tutta Italia.
Siete rientrati da un mini-tour in Belgio e Francia, come vi siete trovati? Che cosa avete portato con voi da questa esperienza?
Ci siamo trovati benissimo ed è stato fantastico! Non mi sarei mai immaginato locali stracolmi di gente entusiasta, che balla per tutta la durata del set e che addirittura canta alcuni ritornelli dei tuoi brani e ti chiede autografi e scalette… Un’esperienza davvero appagante e assolutamente da ripetere, nonostante lo stress del lungo viaggio in camper.
Grazie ragazzi e buona musica sempre!
Grazie a voi! Alla prossima… e continuate a seguirci!
MONICA ATZEI
Gli Estetica Noir sono:
Silvio Oreste – vocals-guitars-synth
Rik Guido – bass
Paolo Accossato – drums
Luigi Carofilo – guitars
https://www.facebook.com/esteticanoir
https://twitter.com/esteticanoir
https://esteticanoir.wordpress.com
https://www.youtube.com/channel/UC0fu4x-EnXrN2wQraTPtz8w
Ciao ragazzi e benvenuti su Tuttorock! Innanzitutto presentatevi con un aggettivo per ciascuno ai nostri lettori.
Ciao a tutti i lettori di Tuttorock! Questa domanda degli aggettivi è stata un bel modo per insultarci a vicenda tra noi! Ahahah! Ovviamente ognuno di noi ha una certa visione di sè stesso, ma è stato divertente scoprire che gli altri ci vedono diversamente. Comunque: io (Silvio) mi definirei enigmatico; Rik si definisce tenace; Paolo si definisce visionario e Luigi si definisce saggio.
Il vostro album, “Purity”, fin dal titolo rimanda a qualcosa di vero, di puro, e nell’album vi è, in effetti, molta schiettezza e verità, caratteristiche che spesso di questi tempi mancano. Come sono nate le canzoni di questo vostro lavoro? Quanto è importante per voi la “trasparenza” nella vita di tutti i giorni?
Hai colto nel segno e sono contento che tu lo abbia notato! I brani di “Purity” hanno un’anima profonda e ben percepibile. Sono nati quasi tutti in un periodo per me molto difficile; e d’altronde la difficoltà rende più prolifici dal punto di vista artistico; da questo punto di vista, le parole di Luigi Tenco “scrivo canzoni quando sono triste, perché se sono allegro mi va di uscire e andarmi a divertire”, spiegano perfettamente il concetto: fare arte è un’esigenza interiore e quasi sempre la fonte maggiore d’ispirazione scaturisce dalla vita vissuta e in particolare dai momenti tristi e dolorosi. “Purity” ha una serie di significati trasversali, ma il concetto di purezza e trasparenza sono sicuramente tra quelli. La trasparenza nella vita quotidiana è fondamentale e penso che come band l’abbiamo spesso espresso, come ad esempio nel nostro brano “Le Scogliere Di Okinawa”, il cui testo dice “…non son mai riuscito a fingere un sorriso solo per apparire arrivato…”. I testi dell’album affrontano da un lato paure e angosce personali influenzate da frammenti di vita quotidiana, dall’altro l’indignazione e l’impotenza nei confronti del degrado sociale, come l’abuso e la dipendenza dai social network, il grande interrogativo sull’esistenza della religione o l’assenza di meritocrazia nell’odierna società, tanto per citarne qualcuno.
In questo album, come è vostro stile, coniugate vari generi musicali: come riuscite a mettervi d’accordo e come nascono i vostri testi di cui parlavi?
Riguardo ai testi, traggono ispirazione da diverse tematiche: alcune più personali, altre a carattere sociale. Musicalmente, invece, gli Estetica Noir cercano di coniugare il passato degli ‘80 e ‘90, quello che ha caratterizzato la nostra adolescenza e che quindi ci ha segnato profondamente, con le possibilità che la tecnologia offre ai giorni nostri. Il mood è quindi quello del passato, con il gusto per le melodie e la struttura canzone (non come purtroppo avviene nell’ambito dark-goth attuale, nel quale spesso l’importanza del sound sommerge il song-writing); nel nostro caso l’elettronica è al servizio del brano, ne caratterizza l’arrangiamento, non ne influenza la struttura o l’armonia. Nella maggior parte dei casi i nostri brani nascono in modo tradizionale, da improvvisazioni con la chitarra acustica o con il pianoforte, e poi vengono riarrangiati in sala prove o in studio. Per il resto, prescindere dalla nostalgia è praticamente impossibile.
Il nuovo singolo è “In Heaven”, il cui testo è ispirato da Religiolus-Vedere per credere, un documentario diretto da Larry Charles e scritto ed interpretato da Bill Maher, che parla del concetto della religione come “oppio dei popoli”… Potete parlare di questo brano molto particolare e che tratta di un argomento alquanto dibattuto da secoli?
Fin dai primi demo, molti amici e conoscenti ci hanno fatto notare come “In Heaven” avesse le potenzialità del singolo, in quanto musicalmente raffinata eppure orecchiabile. Il significato del testo forse può risultare scomodo per qualcuno, ma non penso sia necessario porre dei limiti alle proprie idee. Al suo interno abbiamo inserito una frase di George Carlin, inizialmente messa lì un po’ per gioco, ma poi ci siamo resi conto che calzava a pennello sia per contenuto che per metrica e quindi l’abbiamo lasciata anche per tributare questo fantastico artista. Va precisato che nel brano, non ci riferiamo ad una religione in particolare, ma alla strumentalizzazione che viene fatta di tutte le religioni. Personalmente penso che la religione sia solo superstizione, nonché uno scaltro metodo per controllare le masse e giustificare le peggiori atrocità da parte dei poteri forti e non capisco come la gente, in un secolo in cui l’informazione è a portata di tutti, continui ad affidare le proprie paure e la propria debolezza ad un’entità di cui non ha certezza. Penso che la fede sia solo un’esigenza personale, un modo per ancorarsi a qualcosa che ci dia speranza e felicità, ma rimane un qualcosa di personale e fine a sè stessa, come potrebbe essere la passione per lo sport o per la musica o per altro. Un qualcosa per cui si vive e che ci mantiene a galla nei momenti difficili, ma se si pensa di affidare il proprio destino a un’entità fantasiosa e leggendaria, penso si stia facendo un grosso errore di valutazione, sprecando tempo in superstizioni e credenze inutili e alibi che possano giustificare il proprio fallimento e la mancanza di volontà nel tirarsi fuori da situazioni di vita complicate. Il discorso è molto complesso e ognuno ha il diritto di pensarla come vuole; ciò che mi mette tristezza è osservare ancora al giorno d’oggi manifestazioni dal carattere quasi medioevale, dettate da ignoranza e miti secolari difficili da sradicare. In definitiva credo nel potere della psicanalisi, non nel verbo di preti e messaggeri vari che nella maggior parte dei casi si disilludono e perdono la fede una volta entrati nell’età della ragione. L’idea del video nasce invece dalla ricerca di se stessi, chi siamo e perché. Abbiamo scelto un volto anonimo per rappresentare tutti noi. Il protagonista rappresenta nient’altro che un uomo nel momento della sua uscita di scena da questo “gioco” al quale tutti stiamo partecipando, che è la vita. In lui cresce il dubbio, di certo alimentato dalla sua prossima ed inevitabile dipartita. “E se non ci fosse nulla dopo? La religione non mi dà di certo una risposta esaustiva”. Nel video si vede però una dualità di eventi e quindi la chiave di lettura potrebbe essere completamente ribaltata in “la scienza non mi dà le risposte che cerco e quindi abbraccio la religione nella speranza che non sia finita qui”; una lotta interiore nell’attesa di un aiuto o una rivelazione e forse, proprio nel momento in cui il dubbio si affievolisce, si comprende di “essere pronti ad andare”.
Avete fatto parte della compilation “ Prigionieri” curata dal Ghigo Renzulli Fan Collaborative cantando il brano “Ci sei solo tu”, dall’album “Litfiba 3” che io ho letteralmente consumato, un brano bellissimo di 30 anni fa ma sempre di grande effetto. Scelta difficile quella dei brani? Come è nato questo progetto?
Il brano non lo abbiamo scelto noi personalmente. Ci ha contattato direttamente il Ghigo Renzulli Fan Collaborative proponendoci di far parte di questo bel progetto commissionato da Ghigo in persona. Il brano in questione ci è stato affidato da loro ma devo dire che mi piace come siamo riusciti a “stravolgerlo” per dargli il tipico taglio “Estetica Noir”. Ci abbiamo investito molto in questo progetto e quindi ci auguriamo possa portare qualcosa di positivo, facendoci conoscere nuovi fan e sperando di riuscire a suonare maggiormente in tutta Italia.
Siete rientrati da un mini-tour in Belgio e Francia, come vi siete trovati? Che cosa avete portato con voi da questa esperienza?
Ci siamo trovati benissimo ed è stato fantastico! Non mi sarei mai immaginato locali stracolmi di gente entusiasta, che balla per tutta la durata del set e che addirittura canta alcuni ritornelli dei tuoi brani e ti chiede autografi e scalette… Un’esperienza davvero appagante e assolutamente da ripetere, nonostante lo stress del lungo viaggio in camper.
Grazie ragazzi e buona musica sempre!
Grazie a voi! Alla prossima… e continuate a seguirci!
MONICA ATZEI
Gli Estetica Noir sono:
Silvio Oreste – vocals-guitars-synth
Rik Guido – bass
Paolo Accossato – drums
Luigi Carofilo – guitars
https://www.facebook.com/esteticanoir
https://twitter.com/esteticanoir
https://esteticanoir.wordpress.com
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Monica Atzei
Insegnante, classe 1975, medioevista ed immersa nella musica sin da bambina. Si occupa per Tuttorock soprattutto di interviste, sue le rubriche "MommyMetalStories" e "Tuttorock_HappyBirthday". Scrive per altri magazine e blog; collabora come ufficio stampa di band, locali, booking e con una label.