ENRICO NIGIOTTI – Intervista al cantautore sul suo “Cenerentola tour”
14 Marzo 2019
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Il “Cenerentola tour” teatrale del cantautore livornese Enrico Nigiotti, in gara al 69° Festival di Sanremo con il brano “Nonno Hollywood”, sarà al Teatro Duse di Bologna il prossimo 4 aprile (ore 21.00). In scaletta i brani dell’edizione speciale del suo ultimo album di inediti “Cenerentola e altre storie…” (Sony Music Italy), uscito lo scorso 15 febbraio. Sul palco Enrico Nigiotti sarà accompagnato da Andrea Torresani (direzione musicale, basso/contrabbasso), Andrea Polidori (batteria), Mattia Tedesco (chitarre elettriche e acustiche) e Fabiano Pagnozzi (Tastiere e piano). “Cenerentola e altre storie…” conterrà, oltre al brano sanremese, anche un inedito dal titolo “La ragazza che raccoglieva il vento”, dedicata alla celebre poetessa e scrittrice Alda Merini. “Nonno Hollywood” è un brano introspettivo e autobiografico che attraverso la perdita di una persona importante racconta di una generazione odierna con abitudini e passioni differenti rispetto al passato come racconta lo stesso Enrico: “È un brano a cui sono molto legato, che mi appartiene. L’ho scritto di impulso lasciando libero sfogo alle mie emozioni. Credo che questa canzone non avrebbe potuto avere un palco migliore e per questo ringrazio Claudio Baglioni che mi ha permesso di presentarla proprio all’Ariston”.
Buongiorno Enrico, piacere di conoscerti, sei nato a Livorno, terra di tanti artisti, anche il tuo ultimo video, Nonno Hollywood, è girato su un faro.
Il mare è sempre fonte di ispirazione.
Il tuo primo amore fu il blues, quali furono i tuoi primi ascolti?
Ho iniziato ascoltando Clapton e Hendrix, poi sono passato dai cantautori e da lì ho intrapreso la strada che ora mi porta ad avere realizzato il genere in cui mi trovo più a mio agio.
Sei un eccellente autore di testi, qualità sempre più rara, hai scritto per altri ed hai cantato brani scritti da altri, la testualità è una forma di arte aperta ad ogni tipo di collaborazione?
In realtà io scrivo e canto canzoni scritte da altri, ma di norma scrivo e musico le mie canzoni e quelle che preparo per altri, come Ramazzotti e Pausini ad esempio.
Tu hai partecipato a vari talent, un format che è sempre al centro di discussioni, in prima persona che impressione ne hai riportato?
Per me sono la vetrina giusta per farti conoscere, non è né più né meno che come uscire da Youtube alla fine.
E veniamo a Sanremo, altra vetrina che ti ha visto protagonista e che come sempre è amata e odiata, tu che ne pensi?
Ho assolutamente dei bellissimi ricordi.
Malgrado tu sia ancora giovane, hai lavorato con tanti grandissimi artisti, dai Simply Red alla Nannini, che esperienze sono state?
Mi hanno fatto capire che questo è un lavoro dove bisogna sempre avere grandi motivazioni e costanza, loro sono artisti che riescono a stare sulla breccia sempre e da decine di anni.
Un passaggio anche al cinema con “La pazza gioia” di Virzì.
Lì il regista prese le mie canzoni per la colonna sonora, poi feci anche una piccola parte, una comparsata, ma è stata una bellissima esperienza.
Ed ora eccoti arrivare in teatro con uno spettacolo che hai chiamato “Cenerentola”, hai scelto questo nome per dargli un significato particolare?
E’ un poco la metafora della mia storia, tutta la gavetta fatta, quello che ho passato.
Passare dai palchi musicali classici a quello di un teatro comporta un cambio di approccio?
Io adoro suonare nei teatri, perché ti senti addosso il pubblico, mi motiva moltissimo avere un rapporto faccia a faccia con il pubblico, è molto bello.
Hai una testualità molto profonda, anche leggendo i tanti commenti di chi ha vissuto la stessa esperienza, pensi che un brano intimo come “Nonno Hollywood” dimostri come il potere della musica possa essere salvifico con la sua empatia?
La musica è uno sfogo non solo per chi l’ascolta, ma anche per chi la scrive.
“La ragazza che raccoglieva vento” è ispirata ad Alda Merini, ritieni che nel mondo di oggi ci sia bisogno di cultura e poesia?
Credo che abbiamo tanto bisogno di artisti come Alda Merini, a mio parere una delle più grandi che abbiamo avuto in Italia; poi sicuramente la poesia in un certo senso è finita, o magari si è trasformata in altre cose. Ma l’arte certamente serve sia a chi la crea che a chi ne fruisce.
MAURIZIO DONINI
Buongiorno Enrico, piacere di conoscerti, sei nato a Livorno, terra di tanti artisti, anche il tuo ultimo video, Nonno Hollywood, è girato su un faro.
Il mare è sempre fonte di ispirazione.
Il tuo primo amore fu il blues, quali furono i tuoi primi ascolti?
Ho iniziato ascoltando Clapton e Hendrix, poi sono passato dai cantautori e da lì ho intrapreso la strada che ora mi porta ad avere realizzato il genere in cui mi trovo più a mio agio.
Sei un eccellente autore di testi, qualità sempre più rara, hai scritto per altri ed hai cantato brani scritti da altri, la testualità è una forma di arte aperta ad ogni tipo di collaborazione?
In realtà io scrivo e canto canzoni scritte da altri, ma di norma scrivo e musico le mie canzoni e quelle che preparo per altri, come Ramazzotti e Pausini ad esempio.
Tu hai partecipato a vari talent, un format che è sempre al centro di discussioni, in prima persona che impressione ne hai riportato?
Per me sono la vetrina giusta per farti conoscere, non è né più né meno che come uscire da Youtube alla fine.
E veniamo a Sanremo, altra vetrina che ti ha visto protagonista e che come sempre è amata e odiata, tu che ne pensi?
Ho assolutamente dei bellissimi ricordi.
Malgrado tu sia ancora giovane, hai lavorato con tanti grandissimi artisti, dai Simply Red alla Nannini, che esperienze sono state?
Mi hanno fatto capire che questo è un lavoro dove bisogna sempre avere grandi motivazioni e costanza, loro sono artisti che riescono a stare sulla breccia sempre e da decine di anni.
Un passaggio anche al cinema con “La pazza gioia” di Virzì.
Lì il regista prese le mie canzoni per la colonna sonora, poi feci anche una piccola parte, una comparsata, ma è stata una bellissima esperienza.
Ed ora eccoti arrivare in teatro con uno spettacolo che hai chiamato “Cenerentola”, hai scelto questo nome per dargli un significato particolare?
E’ un poco la metafora della mia storia, tutta la gavetta fatta, quello che ho passato.
Passare dai palchi musicali classici a quello di un teatro comporta un cambio di approccio?
Io adoro suonare nei teatri, perché ti senti addosso il pubblico, mi motiva moltissimo avere un rapporto faccia a faccia con il pubblico, è molto bello.
Hai una testualità molto profonda, anche leggendo i tanti commenti di chi ha vissuto la stessa esperienza, pensi che un brano intimo come “Nonno Hollywood” dimostri come il potere della musica possa essere salvifico con la sua empatia?
La musica è uno sfogo non solo per chi l’ascolta, ma anche per chi la scrive.
“La ragazza che raccoglieva vento” è ispirata ad Alda Merini, ritieni che nel mondo di oggi ci sia bisogno di cultura e poesia?
Credo che abbiamo tanto bisogno di artisti come Alda Merini, a mio parere una delle più grandi che abbiamo avuto in Italia; poi sicuramente la poesia in un certo senso è finita, o magari si è trasformata in altre cose. Ma l’arte certamente serve sia a chi la crea che a chi ne fruisce.
MAURIZIO DONINI
Autore Supervisore Informatico, Redattore della sezione Europa in un quotidiano, Opinionist in vari blog, dopo varie esperienze in numerose webzine musicali, stanco dei recinti mentali e di genere, ho deciso di fondare un luogo ove riunire Musica, Arte, Cultura, Idee. https://www.mauriziodonini.it |
Maurizio Donini
CEO & Founder di TuttoRock - Supervisore Informatico, Redattore della sezione Europa in un quotidiano, Opinionist in vari blog, dopo varie esperienze in numerose webzine musicali, stanco dei recinti mentali e di genere, ho deciso di fondare un luogo ove riunire Musica, Arte, Cultura, Idee.