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ENDLESS NINE – Intervista alla progressive metal band marchigiana

ENDLESS NINE – Intervista alla progressive metal band marchigiana

Dalle Marche una band molto promettente, gli Endless Nine (qui la recensione di “IndeepEndEnt”). Il loro sound parte dal progressive metal e abbraccia anche territori più sperimentali e molto suggestivi. Ne ho parlato con la band in quest’intervista.

Ciao e benvenuti su Tuttorock.com. Inizierei subito chiedendovi di presentarvi, chi sono, come e perché nascono gli Endless Nine.
Ciao, gli Endless Nine nascono tra il 2016 ed il 2017 e si consolidano, con l’odierna formazione, nel 2018. Gli attuali membri della band sono: Francesca Fasino (nata nel 1990): voce e synth. Laureata al Saint Louis College of Music di Roma in composizione per musica elettronica. Marco Monterubbianesi (nato nel 1978): chitarre. Musicista da oltre 20 anni attivo in molte band e nell’insegnamento, ha all’attivo due DVD didattici per chitarra elettrica ed acustica. Simone De Cesaris (classe 1985): batteria e percussioni. Diplomato al Saint Louis College of Music di Roma in batteria. Luca Gnocchini (nato nel 1991): basso. Diplomato alla Lizard Academy di Firenze, è insegnante di basso alla Lizard di Porto Sant’ Elpidio, Civitanova Marche e Macerata, session man e bassista dal vivo per molti artisti, tra cui Doogie White (precedentemente Ritchie Blackmore’s Rainbow). Siamo nati dalla necessità di poter esprimere il nostro concetto musicale che è la mescolanza, certamente, delle nostre singole influenze, ma che diventa più della somma delle singole parti; qualcosa che vogliamo sia lo specchio di quello che primariamente ci piace suonare.

Una band che nasce in un periodo difficilissimo specialmente per chi vuole fare musica, arte e cultura in generale. Possiamo dire che siete coraggiosi?
La situazione attuale è sicuramente difficile, soprattutto perchè non si riesce ancora a vedere una prospettiva di cambiamento e rinnovamento. Il coraggio c’entra poco, dato che la nostra è una necessità che avremmo comunque cercato di esprimere al meglio delle nostre capacità. Sinceramente c’è anche la speranza che un evento così “epocale” come la pandemia possa essere un grimaldello utile a scardinare una mentalità fatta di pressapochismo e poca attenzione verso tanta buona musica che purtroppo, finora, è sempre passata in secondo piano rispetto al consumo massificato ed alla poca qualità.

Un primo EP di 3 brani “Concrete” e ora “Indeependent” che racchiude 6 nuovi brani più i 3 dell’EP. Perché questa scelta?
“Concrete” è stato il primo esempio di quello che noi crediamo sia il nostro “sound”, o meglio, una sfaccettatura di esso. Un EP ci sembrava il modo più diretto per iniziare a farci conoscere. Tre brani molto differenti tra di loro, ma che già rappresentavano il nostro stile: un progressive moderno molto contaminato che fosse “semplice” da ascoltare, senza indulgere negli stilemi, soprattutto tecnici, propri di questo genere. Con “IndeepEndEnt”, siamo andati semplicemente avanti su questa strada ma con una composizione e con arrangiamenti probabilmente più maturi. “Concrete” non è mai uscito in forma fisica e quindi la nostra etichetta, la Elevate Records, ci ha proposto di rimasterizzarlo ed inserirlo come “bonus tracks” nel nuovo album che per noi è il primo full length. “InDeepEndEnt” è uscito in Cd ad ottobre 2020 ed è imminente l’uscita di una versione limitata e numerata in vinile colorato che conterrà, nella confezione, il mini-cd di “Concrete”.

Come nascono i brani di “Indeependent”?
I brani di “InDeepEndEnt” sono nati e si sono strutturati tutti abbastanza rapidamente. Di solito è Francesca che ci sottopone le sue idee che possono spaziare da un suono elettronico ad una parte vocale ed un giro di accordi o una linea di basso. Tendiamo sempre a definire il brano ed a scriverlo nel modo più completo possibile prima di iniziare a provarlo insieme. Questo, secondo noi, ci evita di perdere troppo tempo nel rispondere alla classica domanda “e adesso come continuiamo?”. Provare queste “bozze” di brani insieme, poi, ci fa capire subito cosa modificare così da far partire quasi contemporaneamente il lavoro di arrangiamento. Nello specifico IndeepEndent, fin da subito voleva essere un concept album. Una storia raccontata attraverso 6 brani molto diversi tra loro ma che avesse una storia come filo conduttore: il rapporto tra un’ intelligenza artificiale ed il suo creatore che si alternano nell’analisi di loro stessi e di ciò che li circonda.

Visto che ai accennato i testo, il loro significato e del disegno di copertina?
Intanto c’è da sottolineare che è un disegno originale del nostro bassista Luca Gnocchini. Ci sembrava potesse rappresentare una sorta di “virus” o un pattern elettronico che si sta sviluppando un un’area totalmente bianca, come per riempirla totalmente. Proprio come fa la coscienza dell’ AI all’interno dell’esistenza fisica. Graficamente ci ricordava un po’ i tipici pattern elettrici che Otomo disegna in “Akira” il che ce lo ha fatto piacere ancora di più. Ogni brano è l’alternarsi del punto di vista dell’ AI e del suo creatore. La coscienza di sé, il rapporto con il mondo esterno fatto di interconnessione ma anche di solitudine, la proiezione delle proprie paure e l’effetto di queste sulla vita quotidiana.

Perché la scelta del nome “Endless Nine” e del titolo “InDeepEndEnt” che sembra avere un doppio significato.
Endless Nine in realtà non ha un significato preciso…eravamo alla ricerca di un nome ed al tempo eravamo in tre nella band cosicchè ci siamo dati il compito di trovare tre nomi a testa e qualcuno disse “nove nomi rispetto ad infinite possibilità”, da qui l’idea di accostare il concetto di infinito ad un numero che ci sembrava evocativo ed anche coerente con la nostra musica. “InDeepEndEnt” invece vuole essere la fusione di quattro parole: “In” “Deep” “End” ed “Ent” come il tasto “Enter” della tastiera del computer. Fermarsi (End) e trovare (Enter) il proprio “sè” nel profondo (In Deep), porta alla vera “indipendenza” dalle proprie paure e meschinità.

Il vostro sound si allontana dal gothic metal, visto che avete una voce femminile, anzi è completamente diverso, è un progressive metal dai colori sperimentali. Come definite voi il vostro sound?
Credo che tu l’abbia già definito bene. Vorremmo che chi ci ascolta trovi una certa facilità nel “decodificare” i nostri brani e che, soprattutto, li possa trovare interessanti e nuovi anche dopo molti ascolti. Quello che secondo noi è il “progressive”: libertà di espressione senza l’obbligo di rimanere intrappolati nello schema della canzone tradizionale, sia essa rock o metal. Per questo motivo non ci sono soli, né di chitarra né di altri strumenti e la durata dei brani, alla fine, risulta molto più contenuta rispetto al “progressive metal” tradizionale.

Ci sento anche una certa voglia di sperimentare sconfinando anche nella musica elettronica. E’ così?
Si assolutamente! Qui la dea ex machina è Francesca che è davvero una grande appassionata di musica elettronica, da Alva Noto a Hecq, ad Alessandro Cortini ed una grande ricercatrice di suoni. Inoltre la nostra scelta di avere, da sempre, come produttore Enrico Tiberi è stata dettata anche dal fatto che lui stesso porta avanti progetti interessantissimi di musica elettronica. L’elettronica è davvero una dimensione sonora infinita ed incredibilmente sfaccettata dalla quale veniamo costantemente ispirati.

Anche la voce di Francesca esplora vari orizzonti musicali, quali sono quindi le vostre influenze musicali e stessa domanda per Francesca, da chi arriva l’ispirazione e il desiderio di guardare oltre?
Francesca, nonostante i suoi studi di canto lirico, ha sempre visto la voce come uno degli altri strumenti. Una parte importante ma mai predominante nell’economia del brano. La voce deve essere un mezzo per portare sfumature diverse rispetto agli altri strumenti, ma mai un fine attorno al quale si costruisce il brano. Tra le sue e nostre influenze maggiori ci sono i Tool in cui, la voce di Maynard, spesso, si trova “dietro” al mix generale, proprio perchè è uno strumento al pari di tutti gli altri. Questo è anche il motivo per cui, soprattutto in fase di arrangiamento, Francesca tende sempre a creare molti layer vocali, fatti di armonizzazioni spesso anche poco consuete.

Tornando al problema del covid, per ora non potete presentare l’album dal vivo. Vi manca la vita on stage e siete pronti a ripartire quando tutto finirà?
Suonare dal vivo è senza ombra di dubbio quello che ci manca di più. Non abbiamo potuto neanche fare un release party per presentare ufficialmente l’album. Compatibilmente, con le restrizioni, però, non abbiamo mai smesso di provare o di scrivere nuovo materiale. Dal vivo crediamo di poter dar vita davvero ad un bello spettacolo.

Altri progetti futuri?
Continuare con la scrittura del nuovo materiale e creare maggiori contenuti da rilasciare con una certa costanza nei nostri canali. E’ davvero impegnativo occuparsi bene di questo aspetto ma, oggi, è diventato qualcosa di imprescindibile.

Cosa fanno gli Endless Nine quando non si occupano di musica. Individualmente avete altri interessi e passioni?
A parte i lavori che tutti noi svolgiamo per “mangiare” siamo grandi appassionati di cinema, di fumetti, di giochi di ruolo, di Lego, di strumenti musicali….dei nerd fatti e finiti!

Grazie ragazzi. Chiudete l’intervista a vostro piacimento, un invito ad entrare nel vostro mondo musicale.
Concedetevi il tempo per ascoltare bella musica in modo corretto. Con un paio di cuffie o con un delle casse decenti, magari sfogliando il booklet o leggendo i testi. Qualunque sia la musica che vi appassiona di più. Se poi avete voglia di darci una possibilità, non ve ne pentirete ve lo possiamo assicurare. Grazie a te.

FABIO LOFFREDO

Band:
Francesca Fasino: Voce
Marco Monterubbianesi: Chitarra
Simone De Cesaris: Batteria
Luca Gnocchini: Basso

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https://www.instagram.com/endless_nine/
https://www.elevate2records.com