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EMIL SPADA – Il cantautore imolese presenta “Gabbie d’oro”

EMIL SPADA – Il cantautore imolese presenta “Gabbie d’oro”

In occasione dell’uscita del nuovo singolo “Gabbie d’oro”, ho avuto il piacere di fare una chiacchierata con Emil Spada, cantautore imolese dalla carriera ormai quindicennale, arricchita da tantissimi concerti e da varie collaborazioni con personaggi del mondo della musica e dello spettacolo quali Claudio “Gallo” Golinelli, Pier Foschi, Daniele Tedeschi, Andrea Innesto, Vince Pantano, Simon Fitzpatrick, Raffaele Pisu.

Ciao Emil, benvenuto su Tuttorock, parliamo subito di questo nuovo singolo, “Gabbie d’oro”, quando e com’è nato il brano?

Ciao Marco, innanzitutto ti ringrazio per questa intervista perché essere su Tuttorock è per me davvero un grande onore; per quanto riguarda “Gabbie d’oro” invece, posso dirti che tutto è partito un paio di estati fa,  stavo facendo ascolti eterogenei ed un giorno, scorrendo le storie di Instagram, così ripetitive e nel 90% dei casi banali, decisi di creare un brano che parlasse di ciò, ma che avesse dentro di se diverse anime, legando, come sempre faccio, musica e parole, ovvero creando tra esse una connessione non solo strutturale ma anche legata al significante. Il brano doveva “attaccare la società”, la musica invece doveva “richiamarla all’ascolto”,  ho già utilizzato altre volte questo escamotage, perché così posso portare all’attenzione un tema importante, ma con leggerezza; presi carta e penna e cominciai con il buttar giù un testo che rappresentasse la diffusa condizione di “schiavitù da status symbol” a cui buona parte della popolazione è soggetta, ma sottolineando che per quel che mi riguardava io non ne ero così dipendente… ovviamente ci vivo in mezzo come tutti, ma se non facessi questo lavoro, probabilmente non avrei FB, Instagram, ecc… diciamo che preferivo i tempi in cui il telefonino serviva solo per telefonare.

Quando ho ascoltato il brano la prima volta sono rimasto sorpreso dal bellissimo assolo di sax, chi l’ha suonato?

Mi fa davvero molto piacere che ti sia “arrivato” il fantastico solo di Gabriele Bolognesi, sassofonista tra gli altri di Patty Pravo, Cesare Cremonini, Celentano,… Gabri è un grande professionista, oltre ad essere un amico, e ha realizzato un capolavoro che non potevamo assolutamente ridurre o tagliare, anche perché a mio avviso impreziosisce il brano, dandogli al contempo quel sound fresco e sensuale che necessitava la canzone in quel frangente. Ricordo che quando abbiamo registrato l’assolo ci disse che forse era troppo lungo, la mia risposta fu: “Sei pazzo? questo lo teniamo tutto e chi se ne frega se le produzioni attuali vanno in altre direzioni, facciamo musica e fanculo la commercialità a tutti i costi.”

Parlami un po’ degli altri musicisti che sono presenti nel brano.

In incipit devo nominare e ringraziare un grande amico, Agostino Raimo, senza il cui aiuto e apporto, questo singolo non avrebbe preso vita. Ago lavora con me dal 2016 e senza la sua chitarra e il suo “comprendermi al volo” sia in studio che live, non saprei come fare, è davvero un grande sia da un punto di vista compositivo che esecutivo.

Alla batteria che anche se elettronica è suonata, c’è Filippo Lambertucci. Con Filo c’è un ottimo rapporto e poi è uno di quei ragazzi che pensa solo ed esclusivamente alla musica, cosa oramai rara di questi tempi… addirittura si è cancellato da tutti i social per non avere distrazioni, ed è una scelta che capisco e apprezzo; giovane e fantastico professionista che qualsiasi brano suoni lascia un’impronta riconoscibilissima.

Alle tastiere di questo brano e degli altri a cui abbiamo lavorato in questo ultimo anno, si alternano Alberto Linari e Manuel Goretti, età diverse ma medesima grande professionalità. Entrambi collaborano con grandi nomi della musica italiana e hanno inventato linee geniali durante le registrazioni, riff, intro e outro che sono caratterizzanti e apportano personalità unica.

L’idea del video è stata tua? Chi l’ha realizzato?

Ogni volta che creo una canzone mi immagino già come potrebbe essere il videoclip, ovviamente non di tutti i miei brani giriamo il video, ma alle spalle di quelli che realizziamo c’è anche la mia sceneggiatura. Ho sempre avuto una grande passione per “le pellicole” e ho frequentato il DAMS indirizzo Cinema, questo mi ha portato ad ampliare le mie conoscenze nel campo e ad avere in tal modo le basi per stilare una sceneggiatura, ovviamente serve anche tanta fantasia e quello che io chiamo “pozzo di magia”, che è semplicemente quell’insieme di azioni che corrispondono al leggere libri e fumetti, guardare sempre nuovi film, informarsi sulle nuove uscite discografiche e non… in una parola sola: “studiare”.

La regia è di Milo Barbieri, attivissimo nel settore, che ha montato a mio avviso un video davvero fantastico, carpendo al 100% le idee che gli ho proposto e che tra le altre cose ha anche avuto la pazienza di sopportarmi. Sono molto pignolo in tutto quello che riguarda la mia musica e tutto quello che ne deriva di conseguenza e sono capace di scriverti decine di volte al giorno per modificare cose che non rispecchiano la mia idea, ma credo che sia la strada giusta per ottenere un prodotto che potrà anche non incontrare i gusti di tutti, come è normale che sia, ma di cui nessuno potrà dire: “non è fatto a regola d’arte”. Dopo questa premessa immagina ora di dover lavorare con me e pensa a Milo che si è ritrovato tra le mani la mia sceneggiatura e io che, mentre giravamo le scene, andavo a spiegare pure come volevo le virgole. Milo santo subito! (ride -ndr)

Un brano in cui non segui un filone preciso, potrei definirlo un ibrido musicale, ed è un complimento. È frutto dei tuoi ascolti che negli anni si sono sempre più estesi?

Come detto precedentemente, quando il brano è nato stavo ascoltando musica proveniente da “campi differenti”, dal progressive al rock contemporaneo, dalla prima bossanova anni 50 alle colonne sonore dei film… per farti un esempio, l’inciso non cantato, consistente in quel lungo vocalizzo, è uscito ascoltando Morricone. Per rispondere più compiutamente alla tua domanda comunque, sì, negli anni sono passato dall’ascolto quasi esclusivo di cantautori e rock inglese che erano prerogativa nella mia adolescenza, ad una moltitudine di stili e generi che mi aiutano moltissimo nella composizione, nelle idee e nella scrittura.

Tu sei un esempio di quanto la gavetta possa poi portare a buoni risultati, ad esempio hai attirato l’attenzione di grandi come Gianni Morandi e Raffaele Pisu. Oggi, purtroppo, il cosiddetto “farsi il mazzo” non viene premiato come meriterebbe. Cosa pensi della situazione musicale attuale in cui basta un computer per registrare un brano e un’apparizione in tv per spopolare?

Ti ringrazio per questo attestato di stima, che a mio avviso vale più di una popolarità superficiale attualmente imperante nel nostro mondo, ma che è ahinoi figlia di questi tempi. Vedi, tutto quello che ho raggiunto, è sempre arrivato attraverso eventi dal vivo, tantissime porte chiuse in faccia, e rialzarsi da cadute ed errori che avrei potuto evitare, ma che servono per creare “la corazza” e comprendere dove si sbaglia superando i propri limiti; all’attualità stiamo vivendo un periodo storico in cui l’immagine e i social network sono alla base, prima c’è lo status symbol, i followers, la partecipazione al programma che ti permette di diventare popolare, poi “forse”, perché non sempre serve, si guarda all’artisticità, al progetto. Quanti sono i personaggi che vediamo calcare le scene che sono fotocopie tra loro e non hanno concetti da esprimere?

Alla luce di tutto ciò, la tecnologia dovrebbe essere il mezzo per facilitare il lavoro del musicista, del compositore, autore, artista e non essere una componente secondaria. Ora, non voglio dire che le categorie appena citate non ne facciano l’uso che ho appena espresso, ma bensì che il problema è dato dalla mancata informazione di tutto ciò verso il pubblico; è morta la curiosità, tutto è buttato in pasto al fruitore senza che gli venga presentata cosa è l’arte, “la gavetta non è necessaria” recitano celandolo i mezzi di comunicazione, tutti vogliono tutto, vogliono il meglio, lo vogliono subito.

L’underground sta morendo, stanno morendo le piccole etichette, non ci sono più i Talent Scout che hanno lasciato posto ai Talent Show, dove si ripete in mondo pedissequo il “tutto e subito”, la magia della musica e dell’arte c’è ancora ma sicuramente la tecnologia ci ha portato in una situazione che poteva essere completamente diversa, e questo dipende da noi, non capaci di sfruttarne la potenzialità in modo vantaggioso, ma solamente per giungere al profitto. Chissà cosa rimarrà ai posteri di questi anni così “vuoti”.

Ti ricordi il momento preciso in cui hai capito che fare il musicista, in particolare il cantante, sarebbe diventata la tua strada?

Ho sempre avuto dentro di me questo bisogno innato di creare per comunicare, a 3 anni saltavo sullo sdraio in spiaggia, cantando le canzoni in voga per intrattenere i bagnanti vicini di ombrellone. È stato però intorno ai 12/13 anni quando, unendo le passioni per la musica e la lettura scoprii di aver la capacità di scrivere canzoni, mi feci “il primo viaggio”, pensando che volevo intraprendere questa strada. Ovviamente non è un campo così semplice, ma quando senti cantare ciò che hai scritto, e vedi che i tuoi brani arrivano al cuore delle persone, le vedi emozionarsi, capisci che non potresti mai fare altro nella vita, tutto passa in secondo piano, tutti i sacrifici, gli amori persi lungo il percorso e le batoste diventano il contrappasso che vuoi affrontare, capisci che il gioco vale la candela, perché, quelle emozioni li, fanno bene al cuore e all’anima e nulla potrà mai avere quella potenza.

Qualche anno fa hai scritto un brano, “Il sogno”, che ha ricevuto tantissime visualizzazioni su Youtube. Oggi qual è il sogno musicale più grande di Emil Spada?

Fu una bellissima esperienza che ricordo sempre con un sorriso, anche perché il brano era stato scritto per partecipare a Sanremo, poi prese altre strade.

Oggi sono piacevolmente appagato dalla mia situazione, perché in fin dei conti faccio quello che mi piace anche se con continui sacrifici; diciamo che l’unico sogno sarebbe quello di veder la musica e l’arte “messe al centro”, veder di nuovo le persone stupirsi come bambini quando scoprono qualcosa di nuovo, riportare un po’ di quella “innocenza” nel cuore delle persone, per farle appassionare a ciò che è davvero bello, e non alla mera immagine superficiale fine a se stessa. Sono però conscio che, più che un sogno, è un’utopia.

“Gabbie d’oro” andrà a far parte di un album?

Ebbene, intorno a Natale, se non ci saranno problematiche, arriverà finalmente il mio nuovo lavoro discografico. L’idea iniziale era di uscire nel 2020, ma la pandemia globale ha fermato tutto, anche se al contempo mi ha concesso tempo per analizzare molto più attentamente il lavoro nel suo complesso e stilare un piano lavorativo articolato.

Sarà un disco molto importante perché totalmente eterogeneo, una sorta di scommessa folle che la mia etichetta e il mio produttore Raffaele Montanari hanno accettato perché innamorati di queste sfide proprio come me; ho sempre adorato i “concept album” e anche questo disco non sarà da meno, così anche il progetto grafico è stato affidato a Umberto Stagni, grandissimo creativo e illustratore che ha già curato la copertina di “Gabbie d’oro” dando vita ad un capolavoro che dà completezza a questo primo singolo.

A fine ottobre arriverà un altro singolo completamente differente, ma che mantiene un fil rouge con il concept, e vanterà una collaborazione incredibile, già ora non sto nella pelle e non vedo l’ora che esca.

Grazie mille per il tuo tempo, vuoi aggiungere qualcosa per chiudere l’intervista?

Grazie a te Marco e a Tuttorock, è stata una piacevolissima intervista con domande mai banali che ho davvero apprezzato.

Spero di risentirti presto e… “lunga vita alla musica suonata”.

MARCO PRITONI