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ELISA MONTALDO – Intervista alla tastierista, cantante e musicista genovese

ELISA MONTALDO – Intervista alla tastierista, cantante e musicista genovese

Elisa Montaldo torna con il suo nuovo album “Fistsful Of Planet Part II” (leggi qui la recensione) a 6 anni di distanza dalla parte uno. Le sonorità sono molto varie, non solo progressive e questo mette in risalto la varietà della proposta musicale di un’Artista, una Musicista versatile e dalle varie e ricche sfumature. Di seguito l’intervista.

Ciao Elisa e benvenuta su Tuttorock. Inizierei questa intervista chiedendoti di tornare a ritroso nel tempo. Dove nasce la passione di Elisa Montaldo per la musica, le tastiere e il progressive rock?
Ciao e grazie per l’invito! Per rispondere a questa domanda bisogna risalire a parecchi anni fa…Fin da molto piccola ero attirata dalla musica in generale e dal pianoforte in particolare: in casa i miei genitori non erano particolarmente appassionati di musica, ma essa era sempre presente durante il loro tempo libero: è così che ho scoperto Elton John ed è stato un colpo di fulmine! Avevo circa 8 anni e da quel momento ho cominciato a ricercare nuova musica e a conoscere tramite i genitori e i loro amici artisti come Paul McCartney, Zucchero, Pink Floyd, Beatles…Nello stesso periodo iniziai a prendere lezioni di pianoforte classico. La mia naturale predisposizione per la musica prese sempre più posto nella mia vita. A 14 anni cominciai a suonare pop e rock in formazioni di ragazzi del mio paese, esibendoci alle feste e iniziando a scoprire le tastiere elettroniche e imparando a programmare suoni ed arrangiamenti di gruppo. Nel 1996, quasi per caso, mi capitò tra le mani una musicassetta: la ascoltai e scoprii il mondo sonoro che avevo da tempo immaginato e creato, ancora inconsapevolmente, nella mia mente: quei suoni descrivevano perfettamente il mio mondo interiore: ed è così che ho cominciato la mia ricerca personale nel fantastico mondo del Prog che tuttora continua e non smette mai di affascinarmi. Quel disco era “In The Court Of The Crimson King”.

Nel 2015 esce “Fistful Of Planets Part I”, ci hai preso per mano e ci hai portato a viaggiare nell’Universo, da dove venne l’idea di quella prima parte
Mi trovavo per la prima volta a lavorare come musicista solista in un albergo nel cuore delle Dolomiti, una stagione fredda e lunga 5 mesi. In completa solitudine ho potuto trovare il tempo e la predisposizione mentale per compiere un lavoro introspettivo e di evoluzione personale e professionale. Tra il 2014 e il 2015 ho viaggiato molto e visitato luoghi molto diversi tra loro: ha cominciato a formarsi così nella mia mente l’idea dei “pianeti”, dei luoghi metafisici che descrivessero la diversità delle atmosfere che stavo vivendo. Dato che stavo componendo musiche in ogni luogo, ho voluto accentuare questa visione affidando a ogni piccola realtà compositiva un pianeta colorato o un satellite. Sono appassionata di spazio fin da quando ero piccola e mi piaceva l’idea di poter essere libera di inventare quanti pianeti volessi. I brani sono volutamente brevi per descrivere le emozioni come “pennellate leggere”, e lasciare spazio all’immaginazione dell’ascoltatore.

E’ uscito da pochissimo “Fistful Of Planets Part II”, quale è il filo conduttore tra i due e le differenze?
Fistful of Planets part II è innanzitutto un vero e proprio concept album: come nella parte I, ogni canzone è rappresentata da un elemento “astronomico”, ma qui i brani sono creati e posizionati in modo che si delinei una sorta di “viaggio immaginario interiore” che possa raccontare una storia all’ascoltatore: è come una sorta di cerchio, perché l’ultimo brano è la riproposizione del primo in una veste differente. Si parte dalla seconda meteora del caos, una musica d’antan che sembra suonata da un grammofono fluttuante nello spazio sconosciuto, si orbita poi in un’atmosfera sempre più rarefatta uscendo dall’esosfera e scoprendo pianeti e satelliti fino ad addentrarsi in luoghi misteriosi come il classico “buco nero” spaziale. Il tutto è stato da me pensato e sviluppato con grande cura dei particolari, perché questa volta il messaggio che intendo trasmettere è più preciso e diretto…e come sempre trovo che il linguaggio della musica sia uno dei più efficaci per trasmettere sensazioni primitive e difficili da spiegare con le parole.

Perché queste tue parentesi da solista invece di creare qualcosa con Il Tempio Delle Clessidre?
La risposta è semplice: essendo da ormai 5 anni residente fuori Italia per motivi di lavoro, mi sono dovuta adattare a produrre musica da sola e a lavorare a distanza. Con il Tempio il metodo di lavoro era diverso, ci si vedeva almeno una volta alla settimana in sala prove e si suonava sempre insieme. Il nostro ultimo album “il-ludere” è stato prodotto per la maggior parte a distanza ed è stato un processo lungo e complicato…conciliare le vite di 5 persone adulte che vivono distanti tra loro è alquanto difficile: nonostante tutto ciò tengo molto al Tempio, è la mia “creatura” e vorrei poter proseguire con loro: il materiale e le idee ci sarebbero, basterebbe che la vita in generale fosse un poco più facile…

Visto che li ho citati, c’è qualcosa in arrivo dal Tempio Delle Clessidre?
Per ora non posso dire nulla: come ho accennato, le idee musicali non mancano, la voglia di fare nemmeno. Speriamo che dopo questi anni difficili ci possa essere una ripresa in positivo che permetta anche a noi di poter riprendere le fila di un percorso che sarebbe un peccato dover interrompere.

Cosa mi dici invece del progetto Vly?
Il progetto Vly è stata per me un’esperienza importantissima! Mi ha aiutato a crescere molto sul piano della produzione musicale: mi sono recata a Oxford più volte per lavorare al disco e mi sono occupata insieme a Karl, il fondatore del progetto, degli arrangiamenti, di alcune fasi di editing e ho potuto fare periodi di “full immersion” nella musica che mai avevo potuto fare prima di allora. Al momento il progetto è fermo, i membri della band sono tutti lontani tra di loro e ognuno è molto occupato con progetti professionali e vita privata. Non so se ci sarà un seguito, anche se ci teniamo in contatto con Karl e so che ci sarebbero non poche idee che meriterebbero di essere sviluppate.

In mezzo ai due Fistful hai pubblicato “Dèvoiler”, un lavoro diverso più orientato verso orizzonti cantautorali, folk. Perché la decisione di incidere quei brani?
Lavorando da anni come musicista di piano bar, avevo bisogno e voglia di avere un prodotto che potesse essere proposto negli ambienti in cui lavoro: una collezione di miei brani di diverso genere, che illustrasse le mie diverse influenze musicali e permettesse alle persone di scoprire la mia personalità artistica un po’ sfaccettata. Ho lavorato a questo album nel 2020, parallelamente a Fistful of Planets, e sono soddisfatta del risultato che ho raggiunto: potrebbe sembrare un disco un po’ “slegato”, ma è volutamente variegato ed eclettico. Suono spesso questi brani durante le mie sessioni di lavoro e ciò mi permette di farmi conoscere anche da chi non ascolta abitualmente prog e far loro scoprire nuova musica.

L’album uscì in pieno lockdown, uno dei motivi che ti ha spinto alla scrittura?
ùNel 2020 sono stata costretta a fermarmi dal lavoro, come gran parte delle persone, e ciò mi ha dato la possibilità di ritrovare finalmente il tempo da dedicare alla mia musica, come non accadeva da anni. Ho dato libero sfogo all’ispirazione e, complice il periodo particolare e il lungo periodo di solitudine, sono riuscita a raccogliere e portare a termine molte delle idee che gravitavano nella mia mente da tempo e a crearne altrettante nuove.

Mi spieghi bene cosa è il box polisensoriale?
Il pensiero di base che mi ha spinto a creare questo progetto è che oggigiorno la musica è sempre di più “senza forma”: siamo sempre più abituati ad avere mp3 sul cellulare, ascoltare dalle piattaforme di streaming e a non avere in mano il vero e proprio prodotto fisico da toccare: con il concetto della box polisensoriale ho voluto provare a dare un nuovo significato al supporto musicale, corredandolo di diversi elementi che possano stimolare i sensi, tutti ovviamente legati al disco. Avevo già da tempo il desiderio di abbinare musica e profumo: già durante i concerti del Tempio ero solita spruzzare dal palco verso il pubblico una particolare essenza prima di suonare “danza esoterica di datura” perché credo nel potere evocativo dell’olfatto. Per Fistful ho chiesto a una creatrice di profumi artistici, Strega del Castello, di collaborare con me e creare la perfetta simbiosi tra il prologo del disco e un profumo che evochi tempi antichi e ricordi d’infanzia: Caterina Roncati, questo è il nome della “Strega”, ha trovato l’idea molto interessante: abbiamo scelto insieme il profumo che è stato confezionato in quantità limitate con etichetta personalizzata apposta per la mia box. Con Delfilm invece abbiamo collaborato su tutto ciò che riguarda tatto/vista. Lei è una fotografa artista svizzera che lavora molto con collage, veli di carta, inchiostri e tecniche antiche abbinate a tecnologia moderna. Poco a poco abbiamo creato le immagini che contraddistinguono l’universo di Fistful, ovvero questa idea di “spazio polveroso”, ancestrale ma allo stesso tempo algido. Lei è anche l’autrice di tutti i ritratti fotografici che trovate nel libretto e sul mio sito. Mi sento davvero fortunata ad avere la possibilità di collaborare con queste due donne speciali e devo dire che in entrambi i casi il destino ha giocato a mio favore in quanto i nostri incontri sono stati magici e inaspettati. La box polisensoriale ha poi altri elementi come una stampa su una carta speciale “vellutata“ che assorbe in modo particolarmente efficace i profumi, delle misteriose “perle di zucchero” da assaggiare e altri elementi da toccare e scoprire. E’ anche presente un QR code “segreto” da scannerizzare prima di intraprendere il viaggio. Ho confezionato e dipinto personalmente ciascuna delle box, è stato un lavoro molto lungo e articolato ma spero che il messaggio possa essere chiaro e possa far tornare le persone a sentire le cose con mente aperta e utilizzando tutti i 5 sensi.

Nel nuovo album ci sono ottimi musicisti nazionali ed internazionali, come sei riuscita a coinvolgerli?
Negli ultimi anni mi sono sempre più abituata a lavorare a distanza e ho partecipato a diverse collaborazioni musicali (Celeste, Logos, Samurai of Prog…): quando mi sono trovata nella necessità di arricchire i miei arrangiamenti con più strumenti, ho invitato musicisti che stimo e con cui ho lavorato bene e in modo efficace a distanza negli ultimi anni: ero partita con l’idea di fare un album semplice e veloce da produrre, ma poi le idee si sono sviluppate ed è cresciuta sempre di più l’esigenza di ampliare l’organico. Ed è così che ho coinvolto Mattias Olsson in primis, il quale ha lavorato molto per sostituire alcuni dei miei suoni “virtuali” con mellotron veri, strumenti acustici, tubular bells e suoni squisitamente vintage. Gli altri musicisti in seguito hanno accettato con piacere di collaborare e hanno apportato preziosissimi inserti musicali.

Le tue influenze musicali? Hai sicuramente delle preferenze!!
Il mio primo amore musicale è Elton John: ero una vera e propria fanatica. In seguito ho ascoltato moltissimo hard rock, rock anni 70, poi folk, country e canzone d’autore americana. Sono sempre stata attratta inoltre dalle sonorità dark e trovai nell’heavy metal molte cose interessanti. Gruppi come Black Sabbath, Iron Maiden, Pink Floyd, Devil Doll hanno contribuito molto alla mia crescita musicale. E poi come non citare i Genesis, King Crimson, Gente Giant, PFM, Banco del Mutuo Soccorso, Museo Rosenbach…

Hai altre passioni oltre alla musica?
Ho la passione per il disegno, le arti grafiche e tutto ciò che è comunicazione visiva. Avevo frequentato il corso universitario di disegno industriale e grafica pubblicitaria, ma non sono riuscita a terminarlo per via di decisioni di vita diverse. Il make up ed il cinema sono altre mie grandi passioni, lavoro occasionalmente come truccatrice per videoclip, servizi fotografici e matrimoni.

C’è un grande movimento di gruppi di progressive rock, tu come vedi la scena italiana e internazionale?
Il progressive rock è vivo e si fa sentire! Ne sono contenta, è un genere che secondo me ha ancora molto da dire, quando non viene troppo “etichettato”. Le nuove generazioni possono sperimentare sonorità inedite e possono ancora godere della presenza dei grandi gruppi degli anni ’70, che sono tutt’oggi attivi sulle scene live e talvolta discografiche. Spero che ci sia sempre più attenzione alle nuove uscite, la musica è tanta, forse troppa, permettetemi di dirlo…le persone non hanno molto tempo libero e l’offerta è molto vasta e ciò porta ad avere sempre poca visibilità: inoltre per trovare cose interessanti bisogna andare a cercarle, perché i principali mezzi di comunicazione (radio, tv, piattaforme di streaming) fanno conoscere alle “masse” soltanto già che è sponsorizzato o commerciale.

Progetti futuri?
Attualmente sto lavorando alla produzione della colonna sonora per un film: si tratta di una piccola compagnia di produzione Svizzera con la quale ho lavorato dapprima come make up Artist sul set, assistente degli attori e del suono, e che successivamente scoprendo la mia attività musicale e trovando il mio stile adatto alla loro visione, mi hanno proposto di prendermi carico al 100% della colonna sonora! E’ una sfida per me bellissima perché poter lavorare a questo tipo di progetti sarebbe il mio sogno nel cassetto da anni. Per ora non posso dire altro, vi svelo soltanto il fatto che un brano di Fistful of Planets sarà incluso nel film! In futuro uscirà un album di progressive rock nel quale mi sono occupata di arrangiare e registrare tutte le tastiere. Il fondatore di questo progetto è un chitarrista torinese, Davide Ronfetto, e spero che l’album esca presto perché merita! Nei prossimi mesi sarò anche occupata con una collaborazione abbastanza impegnativa che mi vedrà lavorare ad un intero album dei Samurai of Prog…

Grazie Elisa! Chiudi l’intervista come vuoi, un messaggio a chi leggerà quest’intervista ad entrare nel tuo mondo musicale.
Vorrei mandare un messaggio a tutte le persone che stanno leggendo: attorno a noi c’è spesso caos, siamo distratti da troppe informazioni spesso fine a se stesse e non siamo più abituati a fermarci e a concentrarci davvero: con questo mio concetto musicale ho voluto provare a invitare noi tutti a soffermarci un attimo e a prendere del tempo per noi stessi: con questa musica ho voluto creare un nuovo “spazio” dove le menti possano viaggiare e immaginare senza limiti, trovare echi di tempi antichi ed esplorare angoli d’universo visionari, per poi ritornare alla realtà con una più profonda coscienza di se stessi e del mondo che ci circonda. Pertanto vi invito a lasciarvi andare e a trovare la volontà per addentrarvi in questa “manciata di pianeti”.

FABIO LOFFREDO

Band:
Elisa Montaldo: Pianoforte, tastiere, voce, effetti, autoharp e pianoforte elettrico
Matteo Nahum: Arrangiamenti orchestrali
Paolo Tixi: Batteria
Hampus Nordgren Hemlin: Mellotron, basso, chitarra elettrica e acustica, celeste, vibrafono, Roland vocoder plus VP-33 e tubular bells
Mattias Olsson: Percussioni, batteria, drum machines, Casio Sk 5 mellotron, Ondes Magnetique, clap tape e gizmatron
Steve Unruh: Flauto violino elettrico
Rafael Pocha: Chitarra classica
Nina Uzeloc: Violoncello
Jose Manuel Medina: Arrangiamenti sezione archi
Ignazio Serventi: Chitarra classica
David Keller: Violoncello
Yuko Tomiyama: Voce narrante
Maitè Castrillo: Voce narrante
Stefano Guazzo: Sax
Diego Banchero: Basso
Ignazio Serventi: Chitarra

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