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ELETTRA – Intervista alla cantautrice romana

ELETTRA – Intervista alla cantautrice romana

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“14’ Dentro La Mia Testa” è il primo EP di Elettra, cantautrice romana ma anche blueswoman. Con quest’ intervista entriamo veramente nella testa, nello spirito, nell’animo e nelle passioni della musicista e nel suo mondo perché lei ci racconta della sua musica, del suo amore per il blues e anche per il pop e semplicemente di lei e del suo essere donna.

Ciao Elettra, benvenuta su Tuttorock.com. Come stai? Inizierei subito chiedendoti di parlare di te, come scopri di avere un talento come cantante?
Bene grazie, volentieri! Io mi avvicino a questo mondo ad un’età un po’ tardiva rispetto ai miei colleghi, ho iniziato a studiare canto verso i 17/18 anni anche se la musica è sempre stata nella mia vita, ho fatto danza per molti anni, i miei nonni sono sempre stati appassionati di musica sia classica che popolare, ma da un punto di vista didattico mi avvicino alla musica abbastanza tardi. Prima con lezioni private e poi con varie accademie, quindi dopo tanti anni di studio ho sentito l’esigenza di introdurre uno strumento, perché spesso noi cantanti veniamo accusate dai musicisti di non conoscere la musica, quindi per ovviare a questo problema ho iniziato a studiare un po’ il pianoforte e sono arrivata poi al blues un po’ per caso e da lì è iniziato tutto, sono diventata la frontwoman di una cover band di blues suonando per anni in vari locali, il blues dagli anni 20 sino ai primi anni 80, ci siamo divertiti parecchio e il mio amore per il blues mi ha portato a conoscere le mie doti canore, anche se non so se sono proprio dotata o meno, ma almeno a sperimentare con la scrittura, perché il blues in qualche modo ti impone di essere te stesso, di portare te stesso sul palco, quindi cantare sempre canzoni scritte da altre un po’ ti limita perché sono cose che non hai vissuto e via dicendo. Ho iniziato a scrivere così alcune cose che sono rimaste però ferme per un po’ di anni. Nel 2017 c‘è stato il fortunatissimo incontro con Leonardo Angelucci che è per me oramai un amico fraterno, gli ho fatto ascoltare i mie brani voce e chitarra e pianoforte e voce, gli sono piaciuti e abbiamo iniziato a lavorare alle pre produzioni dei brani, ci siamo chiusi in studio da lui per 5/6 mesi e lui mi ha presentato a quella che è attualmente la mie etichetta, l’Alka Record Label di Ferrara, i brani sono piaciuti anche a loro e nell’autunno del 2018 sono andata su a registrare 4 brani, avevo portato una decina di brani ma al momento abbiamo scelto di concentrarci su questi 4, che sono poi quelli che senti nell’EP che tecnicamente sarebbero dovuti uscire lo scorso anno, nel 2019, ma a gennaio dello scorso anno ho scoperto di essere incinta e ho fermato tutto, concentrarmi sull’uscita, le presentazioni, i live, sarebbe stato un problema con il pancione, anche se ho fatto parecchi live per solo voce e chitarra. Ho fatto uscire il primo singolo a marzo, in pieno lockdown. Quindi prima la mia gravidanza, poi il lockdown, ma eccomi con il mio primo EP.

L’importante è che sia uscito!! Hai detto che il tuo primo amore è stato il blues, raramente ci si avvicina come prima strada da percorrere, specialmente per una giovane ragazza. Quale è stata la vera scintilla che ha fatto accendere la fiamma?
Il primo approccio con il blues è arrivato dal grandissimo Ray Charles, una delle mie insegnanti di canto me lo fece sentire e la mia curiosità, io sono molto curiosa, mi ha portato a documentarmi su tutta la sua storia. Ho aperto quindi una porta che mi ha fatto aprire un’altra porta e pian piano sono arrivata al blues. Poi mi era capitato di ascoltare cover interpretate da Beyoncé di Etta James, cosa che ho assimilato e ora che anche io sono insegnante di canto dico ai miei allievi di studiare il brano, anche la sua storia. Quindi da lì ho scoperto di amare il blues e dopo mi è arrivata la proposta di entrare in questa cover band, anche se loro cercavano una voce maschile, ma la mia voce si adatta bene, sono un contralto, ho quindi una voce bassa, abbastanza maschile, si adattava bene al genere, sono piaciuta ed ho iniziato questo percorso. E’ stato un amore al primo incontro con il blues e mi è rimasto dentro.

Oltre a Etta James e Ray Charles hai altre preferenze nel mondo del blues?
Si, Etta James è arrivata dopo, c’è anche Bettie Smith, il blues anni 20/30, le chitarra mezze scordate e poi il blues più elettrico, BB King, Freddy King e tanti altri. Fino ad arrivare al nostro piccolo spazio di blues in Italia, il nostro Pino Daniele. Uno ce ne abbiamo avuto, anzi ce ne abbiamo avuti anche altri…

Si, sicuramente il grande Roberto Ciotti, Fabio Treves…
Si infatti, m a chi è riuscito a fare una bella contaminazione con altri generi, lui ha preso il blues e lo ha fatto diventare italiano, un lavoro straordinario. Aiuta anche il dialetto napoletano, che sta molto bene con il blues.

Parliamo ora del tuo EP, “14’ Dentro La Mia Testa”, un titolo particolare che mi devi spiegare il significato!!
Si, “Dentro La Mia Testa” è una frase del brano “Maledetto”, il ritornello dice ‘prova a starci tu un minuto dentro la mia testa’, ma come frase era troppo lunga e ho pensato quindi di mettere il totale del minutaggio dei 4 brani che è appunti 14’. Quindi da qui nasce il titolo dell’EP, perché in qualche modo parlo di me, perché è EP in parte autobiografico e introspettivo, diciamo che sono partita da me, dalla conoscenza di me stessa. Volevo racchiudere questi brano in un cd, non mi andava di pubblicare solo singoli come si usa fare oggi. Li ho anche stampati, non solo in digitale, ma con cd fisico, sono un po’ nostalgica..

Potresti stamparlo anche in vinile!!
No, per ora evito, ho più di 100 copie che al momento non so che farmene visto che non posso fare live e portarlo per venderlo. Ma siamo fiduciosi dai!

Ma si, sicuramente dai! Parlami allora dei vari brani. Brano per brano, musica, testi e titolo e tutti i significati.
Volentieri!! L’EP si apre con “Maledetto”, che è stato il primo singolo che ho fatto uscire il 10 marzo, è un brano che parla di morte spirituale ma soprattutto di rinascita e c’è un messaggio abbastanza positivo all’interno ed è un brano che ha avuto un percorso abbastanza lungo di scrittura, era uno di primi brani che ho scritto e che aveva una struttura completamente diversa e l’ho lasciato nel famoso cassetto per tantissimi anni fino a che ho conosciuto poi Leonardo a cui ho fatto ascoltare il brano e mi ha consigliato di fare qualche modifica nel ritornello, praticamente quelle che per me erano le strofe sono diventate il ritornello. E’ nato come un dialogo con una persona che mi accusava di ridere poco, criticandomi di avere sempre un’aria un po’ malinconica e una delle frasi del ritonello è ‘io metto il blues in tutto quel che faccio’, perché per il blues è uno stile di vita, una filosofia di vita, essere un po’ malinconici e anche un po’ incazzati perché a volte serve per ottenere ciò che si vuole, per arrivare dritti al punto, quindi “Maledetto” è una cosa che dico sempre a me stessa, dico spesso ‘maledetto il mio disordine mentale’ ed è una cosa che non dico ad un’altra persona, ma me lo dico da sola. C’è poi “Ti Auguro Un Cagna”, dove cambiamo completamente anche il mondo musicale ed è un brano ironico ed autoironico, un po’ provocatorio e non è assolutamente un brano contro le donne, assolutamente no, come qualcuno potrebbe pensare dal titolo, anche perché io sono una delle donne più femministe al mondo. Il brano è nato in un momento di rabbia, ho preso la chitarra, un bicchiere di vino rosso anche se sono un po’ astemia e mi è uscita questa canzone di getto, di pancia, d’istinto e è dedicata a questi uomini poco coraggiosi e oggi ce ne sono molti. Oggi le donne sono molto cambiate e possono state dieci passi avanti degli uomini, ce lo siamo conquistato e molti uomini hanno un po’ paura di questo, è questo lo spirito del brano. C’è poi “In Tangenziale” che parla della stessa persona del brano precedente, però è come un confronto con un uomo che si comporta un po’ male. L’Ep si chiude con “Vetro” ed è il brano che forse tengo un po’ di più e può essere legato al primo brano e per me è viscerale perché l’ho scritto in un periodo buio e nero e mi ha aiutato tantissimo facendomi risparmiare molte sedute di analisi ed è molto introspettivo anche nel mood e nell’arrangiamento.

Anche la copertina è significativa un cuore tenuto tra le mani, quale è il suo significato?
In realtà sono 4 copertine, una per ogni brano, disegnate da una mia amica, una bravissima illustratrice che si chiama Chiara Fabbri, però il disegno di “Vetro” era per me il disegno che più rappresentava lo spirito dell’EP, perché in qualche modo metto il mio cuore a nudo in questo EP. Chiara è poi bravissima e vi invito a seguirla nei suoi lavori, non ho dovuto dargli troppe indicazioni, ha solo ascoltato i brani mi ha inviato le bozze ed è stata subito ‘buona la prima’.

Hai già qualche brano pronto per un eventuale nuovo album completo oppure stai già pensando o scrivendo qualcosa?
Io avrei voluto impiegare questi mesi con la promozione dell’EP, quindi suonare live, farmi conoscere il più possibile, ma come ben sai siamo fermi e speriamo di ripartire presto. Sono però già all’opera con nuovi lavori, la scorsa settimana ero nello studio di Leonardo Angelucci e abbiamo pre registrato un nuovo brano e ce ne sono già altri in cantiere da sistemare e da registrare e l’intenzione è quella di registrare un album più completo di 10 o 12 brani che parlino di me, però è difficile fare progetti adesso. Io già di mio odio fare progetti, mi piace vivere giorno per giorno, ma un po’ di progettualità è necessaria.

Come sarà il setlist dei vari concerti? Farai anche qualche cover?
Ci sono altri brani, l’EP è di 4 brani ma ho un repertorio più vasto. Il 9 ottobre quando è uscito l’EP ho fatto una serata, il Release Party al Wishlist di Roma e abbiamo fatto un concerto di 1 ora e mezza circa, poi qualche cover in mezzo ce la butto sempre, perché mi piace, ma sempre in italiano e cerco di portare il blues anche in ogni cover, qualche brano di Lucio Battisti, io sono poi innamorata persa di Nada. Sul palco poi ogni tanto porto una mia carissima amica che si chiama Giulia Paris, fa tutt’altro nella vita, ma ha un talento speciale nello scrivere monologhi e nel recitarli e abbiamo scritto delle cose, senza nemmeno saperlo, che si incastrano bene insieme, quindi ogni tanto sul palco ci divertiamo a condividerle e diventa uno spettacolo anche un po’ teatrale.

Hai altre passioni oltre alla musica e hai un sogno nel cassetto?
La musica è la mia prima passione e ingloba parecchie cose e sono anche un’assidua ascoltatrice già dalla mattina quando mi sveglio con la bimba e si fa colazione c’è subito musica ad alto volume perché ci piace ballare. Sono anche una patita della lettura e anche la mia bimba. Il sogno nel cassetto? Il Festival di Sanremo, anche se so che è solo una vetrina, ma l’ho sempre guardato anche se ho 29 anni e ho sempre fantasticati di salire su quel palco.

Ma non pensi che per il tuo modo di scrivere e fare musica potrebbe essere un’arma a doppio taglio? Penso che metterebbero molti paletti!
Si lo so, quest’anno volevamo provare, ma ho preferito fare uscire l’EP, proprio perché i brani non sono proprio sanremesi e li avrebbero scartati subito. Ma con questa domanda mi dai il la per una nuova risposta perché è cambiato molto il mio modo di scrivere, questi sono brani che ho scritto tempo fa, scritti nel 2016/2017, l’esperienze della vita ti portano a cambiare e speriamo anche a crescere e in più sono diventata mamma, quindi qualcosa è cambiato anche se c’è sempre l’Elettra schietta e diretta, ma poi arriva li scrupolo, i brani li sentirà mia figlia e sono cambiata e ve ne accorgerete quando usciranno i brani che sto scrivendo.

Cosa ti aspetti da questo EP in un periodo pessimo come quello che stiamo vivendo?
Spero di farmi conoscere perché sono un’emergente. Avrei voluto poterlo presentare presentare attraverso i concerti, ma spero ugualmente di far conoscere il mondo musicale di Elettra, un pò pazzo e con tanta roba nel suo interno. Ci sono le mie radici musicali, c’è il blues e anche tanto pop, perchè sono cresciuta ascoltando questo, ma c’è anche il rock perchè per essere arrabbiati bisogna saper apprezzare anche il rock, una miscela di generi che spero venga apprezzata. Spero di avere un piccolo pubblico, non chiedo tanto, un piccolo pubblico che mi segua nei live e nei social, anche se io non sono molto social, sono più asocial, ma è una fortuna per noi giovani, 30/40/50 anni fa o avevi un’etichetta o non eri nessuno, oggi abbiamo più opportunità.

Chiudi come vuoi l’intervista proprio per entrare nel tuo mondo musicale e perchè.
Spero che quest’intervista venga letta da più persone possibili per essere aggiornati sui miei progetti futuri e speriamo nei miei live futuri. Il perché è perché è la mia musica e parlo della mia vita delle esperienze vissute e spero che molte persone si possano ritrovare nelle mie canzoni e che questo li porti a conoscermi meglio.

FABIO LOFFREDO