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DJ MYKE – Intervista fra musica e dj e il progetto #ioscratchodacasa

DJ MYKE – Intervista fra musica e dj e il progetto #ioscratchodacasa

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In occasione della presentazione del contest “IPB – Italian Portablist Battle presenta: #ioscratchoacasa” ho intervistato DJ MYKE.

Ciao Marco, innanzitutto devo confessare che io sono fermo ai dj degli anni ’80 con le grandi discoteche, ma seguendo la musica ho visto la nascita di una generazione di star come Tiesto, Guetta, Kalkbrenner, e il passaggio a eventi nell’ordine di decine o centinaia di migliaia di spettatori. Cosa ne pensi di questa evoluzione storica e dove ti poni tu con il tuo gruppo di dj?
Ciao Maurizio! Per cominciare, la figura del DJ è praticamente evoluta in maniera esponenziale, non solo in fatto di pubblico, ma anche di tecniche, tipologie dei DJ stessi e influenza musicale (nel senso che le nuove tendenze musicali negli ultimi 20 anni sono arrivate dal mondo del Djing).
Io, essendo una figura nota per una certa particolarità che mi caratterizza, diciamo pure che “non mi pongo”, avendo una libertà artistica quasi completamente trasversale preferisco lasciare agli altri la mia “posizione”. Poi, nello specifico, io sono un “turntablist”, che è colui che usa il giradischi come uno strumento musicale, è un’arte che arriva dalla cultura hip hop. Potrei diciamo collocarmi lì, anche se – ad esempio – durante le mie prime esperienze da DJ mettevo Techno Detroit 🙂

Quali sono stati i primi ascolti che ti hanno indirizzato alla carriera musicale?
Le colonne sonore di Morricone, che mio papà metteva in macchina nel suo mitico stereo a cassette autovox.

Il tuo aka Micionero è particolare, non sei scaramantico? Come lo hai scelto?
Assolutamente no, anzi, trovo la questione scaramantica soprattutto sugli esseri viventi “molto ignorante”. Micionero è il soprannome che mi avevano dato da piccolo perché ero molto schivo, come il gatto nero che avevo (Cagliostro). In questo nome, se vuoi, è nascosta un po’ la mia personalità.

C’è una eterna diatriba tra i ‘musicisti’ puri e i dj che trae origine dal fatto che questi ultimi non producono musica propria, ma si limitano a suonare quella di altri, tu cosa ne pensi? Nel tuo caso specifico poi hai in realtà registrato dischi tuoi come “Hocus Pocus”.
Ai musicisti “puri” io consiglio sempre di informarsi bene. Praticamente tutti i miei collaboratori, che sono musicisti diciamo più canonici di me, non pensano assolutamente questo. Mettiamola così: non solo Hocus Pocus, ho prodotto un sacco di roba! Ho lavorato anche con cantautori come Diego Mancino, a cui ho prodotto un album intero, o Max Zanotti con cui ho fatto un album (Della vita della morte). Nel 2003 ho registrato The Reverse agli Abbey Road Studios, prodotto dalla Copasetik Recordings di Londra, un progetto che univa proprio il turntablism con basso, chitarra, tre voci, dove io facevo tutte le parti ritmiche. Abbiamo suonato ad Umbria Jazz nel 2006, al London Apollo nel 2007… Insomma, questa cosa dei musicisti e dei DJ decade nel momento in cui ci si informa meglio. Poi, certo, ci sono musicisti che per quanto sappiano suonare uno strumento fanno musica veramente brutta, ci sono DJ che non sanno fare nulla, ma se ti fai un giro nel mio canale Youtube, diciamo che io il giradischi lo so suonare e anche bene, se poi le persone ancora pensano che fare il DJ sia premere play da un cd o da un computer, allora che si facciano venire pure la bile enorme quanto vogliono 🙂

Sempre riallacciandomi alla domanda precedente, hai collaborato con molti artisti che si pensano lontani dal mondo dei dj, da rapper a indie come l’amico Max Zanotti ad esempio, ma perfino in una venue classica come Umbria Jazz. Come ti muovi su questi terreni? Cosa ci puoi raccontare, aneddoti ad esempio, su questi lavori? Ricordiamo anche che hai aperto per i The Prodigy.
Infatti, come ho approfondito prima, mi muovo come si muove qualsiasi produttore musicale o musicista, se poi conosci Max lui ti può confermare. Anzi, addirittura mi trovo meglio, perché c’è più professionalità rispetto al rap, ma a volte meno apertura mentale. Quando si vede una consolle montata su un palco vicino a degli ampli o una batteria, si sentono battutine o allusioni, poi quando vedono quello che effettivamente ci si fa con una consolle allora cambiano proprio faccia. Per me è sempre una soddisfazione, essere prevenuti non porta quasi mai a nulla. Vedere uno dei propri gruppi preferiti che ti chiama per aprire i concerti non è male, anche se è ancora meglio se ripenso a Liam Howlett che si seguiva tutto il DJ set in tutte le date da dietro le quinte 😉

Djing e scratch, due tecniche in cui sei maestro, vuoi spiegare in parole semplici ai profani di cosa si tratta? Per i più edotti usi ancora i mitici Technics SL-1200 Mk.II o sei passato ai cd?
Assolutamente si! I 1200 sono la mia Fender Jaguar 🙂 In una parola sola, “Turntablism” è “l’arte di suonare il giradischi”: semplice da capire, ma non da fare, c’è ancora molta poca divulgazione e tantissimi improvvisati. Il fraintendimento è dietro l’angolo. Diciamo che col giradischi c’è una sorta di scrittura, cablatura, TTM (turntable transcription method). È uno strumento con le sue regole ed anche belle complicate.

Rendiamo onore alla tua fulgida carriera ricordando che hai vinto per quattro anni consecutivi il “DMC Italy” e sei stato altrettante volte finalista al “World DJ Championship”, aggiungiamo il premio “Web Album 2010” al MEI di Faenza. Che esperienze sono state?
Esperienze tra il mistico e l’agonistico (ahahah). Essere premiati ad alti livelli per quello che si fa è già una cosa incredibile, se poi quello che si fa è praticamente vicino al “rumore” – come il mio – rende ancora più orgogliosi di sé stessi.

Veniamo ai giorni nostri e parliamo dell’iniziativa “IPB Italian Portablist Battle #ioscratchoacasa”, di cosa si tratta esattamente? Come è nata e la declinazione attuale ‘casalinga’?
IPB – Italian Portablist Battle è una gara per DJ che usano i giradischi, quelli portatili, magistralmente modificati. Da qui l’unione col turntablism ed il concetto di portatile, “portablism”. I DJ inviano un minuto di video dei loro scratch su beat dati da noi, in una location all’aperto, proprio per far vedere che anche il DJ, sempre condizionato a stare dietro una consolle, può andare in giro come qualsiasi musicista acustico. #ioscratchoacasa è diciamo la stessa cosa, ma visto il periodo storico allucinante che stiamo vivendo, siamo un po’ costretti a rimanere a casa, quindi io, tu, noi, voi, screcciate a casa 🙂

Ascolti che puoi consigliare ai lettori?
Tutto, tanto, più possibile. Non date retta a quello con cui venite bombardati continuamente, perché vi distraete e vi perdete tanto. La musica è vasta, viene prodotta di tutti i generi tutti i giorni, il mercato è un’altra cosa. Ricercate, ricercate voi, non fatevi ricercare da altri.

Progetti futuri?
Ce ne sono un po’, ma i due più importanti sono: mio nuovo album, mio nuovo disco in vinile “tools” (una sorta di disco-strumento per i DJ come me).

MAURIZIO DONINI