DIEGO BASSO – Intervista al direttore d’orchestra pop rock sinfonico
In vista dello spettacolo “Diego Basso plays Queen”, previsto per venerdì 8 settembre al Teatro Romano di Verona, ho avuto il grande piacere di intervistare il Maestro Diego Basso.
Classe 1964, comincia fin da subito ad appassionarsi al mondo della musica. Dà il via alla sua carriera negli anni ’90 con le prime collaborazioni con il mondo del piccolo schermo al fianco di Paolo Limiti, in programmi come “Ci vediamo in tv”, “Alle due su Rai Uno”, “Paolo Limiti show”, “Domenica In” e “La Grande Notte”. Partecipa alle produzioni televisive “Sanremo Young” e “Viva Mogol!” su Rai 1, “Music e Opera on Ice” su Canale 5. Ha ideato diversi progetti musicali tra cui il già citato “Diego Basso plays Queen” e, dal 2004, “Omaggio a Ennio Morricone”, collaborando con artisti come Stef Burns e Andrea Griminelli. Dirige l’Orchestra nel tour “Roby Facchinetti Symphony”, progetto dal quale è nata una produzione discografica per la quale il Maestro Basso ha arrangiato l’intero album. Ha collaborato con artisti di fama nazionale e internazionale. Numerose, inoltre, le sue presenze in Arena di Verona e ospite nella serata finale del 70° Festival di Sanremo con il tenore Vittorio Grigolo. È stato direttore d’Orchestra de Il Volo, dirigendo una tournée realizzata tra Italia, Europa e America.
Ciao Diego, Benvenuto su Tuttorock, parliamo subito di questo concerto di venerdì 8 settembre al Teatro Romano di Verona, “Diego Basso plays Queen”, cosa significano i Queen per te?
Ciao Marco, è uno dei gruppi che ha fatto la storia del rock. La cosa straordinaria è la elevatissima cultura musicale che avevano i 4 musicisti. Se, per esempio, guardi il grande concerto di Wembley, ad un certo punto dal rock passano a chitarra e voce, poi a piano e voce. Sappiamo poi che Freddie Mercury ogni lunedì sera andava all’opera, e in Bohemian Rhapsody si sente molto. Poi nella vita fai degli incontri, io ho avuto la fortuna di fare un concerto con Marc Martel, ovvero colui che ha cantato nel film sui Queen, insieme a lui c’era anche Kerry Ellis con la quale ho fatto un lavoro e il cui produttore artistico era Brian May. Quindi mi sono trovato a lavorare spalla a spalla con lo storico chitarrista dei Queen e da lì è nato un lavoro di tre mesi in cui ogni giorno ci siamo confrontati telefonicamente o via Skype, anche perché c’era il Covid e sappiamo benissimo le difficoltà di quel periodo. Lì ho capito la grandezza di questo uomo dove la chitarra prima accompagna poi diventa solista oppure la seconda o la terza voce di un brano, poi, addirittura, diventa anche il prolungamento di un violino. In quel periodo è aumentata la mia passione per i Queen, grazie proprio alla fortuna di incontrare persone che li hanno vissuti in prima persona. Quando poi lo stesso Brian ti manda una mail in cui ti dice che tu sei riuscito a coronare un suo sogno, ovvero fare un solo all’interno di una parte sinfonica, beh, la soddisfazione è grande. Ho cercato di carpire, attraverso le ore passate con lui, quello che era il mondo di quella band, perché lavoravano così, come pensavano i pezzi, e questo mi ha aiutato molto nell’arrangiamento e nella scelta dei brani da inserire in questo spettacolo.
Sul palco l’Orchestra Ritmico Sinfonica Italiana e le Voci di Art Voice Academy oltre agli ospiti, tra cui il grande chitarrista Stef Burns, come mai hai pensato a lui?
In quel concerto di Marc Martel di cui ti parlavo c’era Stef e lì ho avuto la possibilità di conoscerlo bene, ha un suono meraviglioso, diverso da quello di Brian May ma comunque bellissimo. Lui poi è un grande, gli obbligati dei soli li segue perfettamente poi, però, appena ha un attimo di spazio esce Stef. Non siamo una cover band dei Queen, vogliamo riportare la loro musica con le mie idee senza andare a toccare le parti armoniche, c’è però una mia idea nell’arrangiamento, infatti faccio cantare delle voci femminili come ha fatto anche Brian May all’interno del suo progetto.
Ci tengo molto a dire che quello che facciamo è uno spettacolo totalmente dal vivo senza alcuna sequenza registrata.
Proprio ieri è uscita una recensione in cui ho ricevuto un bellissimo complimento, tra l’altro da parte di una persona che non conosco, ovvero: “Diego Basso è riuscito a fare Bohemian Rhapsody con tutti i cori live, cosa che nemmeno i Queen erano riusciti a fare”.
Il concerto sarà a scopo benefico, vuoi parlarmi di questa iniziativa?
Sì, abbiamo accettato questo invito dall’Associazione Chiave di Solidarietà che donerà l’incasso all’AISM (Associazione Italiana Sclerosi Multipla) di Verona per la ricerca sulla sclerosi multipla e per il sostegno agli ammalati e alle loro famiglie. Stiamo pian piano riempiendo il Teatro ed è bellissimo pensare che il denaro raccolto ad un proprio spettacolo andrà interamente a gente bisognosa.
Freddie Mercury e i Queen, come dicevamo, hanno da subito iniziato a mischiare sonorità rock a quelle classiche, che sono un po’ un richiamo al tuo percorso musicale.
Sì, io ho fatto il Conservatorio ma sono un direttore che si autodefinisce pop rock sinfonico. Ho diretto sì “Opera on Ice” su arie classiche ma uno deve anche capire la propria strada, e io porto tutte le sonorità della musica sinfonica all’interno del rock. Potrei citarti come esempio di questo mio pensiero lo splendido Live in Japan dei Toto. Se pensiamo a molti musicisti rock degli anni 70 e 80, hanno studiato al Conservatorio, è gente che la musica la conosceva benissimo. Io parto sempre da un concetto, la musica ha una “m” sola, anche quella di oggi per me è musica. Poi sta a noi prendete il buono, come in ogni contesto, ci sono sempre cose buone e cose meno buone, non dico mai “questa no”, ascoltiamo tutto e capiamo tutto e facciamo delle scelte, non è nel mio stile porre dei veti. Ho avuto esperienze orchestrali con dei rapper e, quando li vedi a bocca aperta davanti al mondo sinfonico è una bellissima cosa. Se tu dialoghi e non metti barriere si apre un mondo di connessioni e, se la musica avesse costruito delle barriere, saremmo fermi a tanti anni fa, non possiamo fermare l’evoluzione.
Il momento più bello e, spero non ci sia ma te lo chiedo ugualmente, quello più brutto della tua carriera musicale.
Non ti posso citare un momento preciso, ti posso però dire che Music è stata una delle più belle trasmissioni alle quali io abbia partecipato, anche Viva Mogol. Sai, quando lavori fianco a fianco con artisti come Simon Le Bon, Anastacia, Morandi, Ranieri, lo stesso Mogol, all’interno di queste kermesse in cui ci sono tantissimi artisti e con ognuno di loro devi costruire l’arrangiamento del brano, beh, ti si riempie il cuore.
Tornando al discorso Queen, con tutto il rispetto per il bravissimo Adam Lambert, io sono uno che vorrebbe Marc Martel come voce odierna dei Queen, cosa ne pensi?
Guarda, Marc Martel arrivò alle 9 di mattina con l’aereo, poi si mise lì, con voce e pianoforte e beh, non si può dire nulla, è quello che ho trovato più vicino all’inarrivabile Freddie. Dico inarrivabile perché a Wembley Freddie non fece nemmeno gli stessi acuti cui eravamo abituati, non aveva bisogno di farli ma ti faceva comunque venire i brividi. Ci sono artisti dei quali basta un sospiro per accendere le folle, e ti faccio anche un esempio in Italia, Gino Paoli, che a volte non sembra nemmeno che stia cantando ma basta un suo respiro per darti la giusta energia, la musica non è solo voce.
Oggi quali sono gli ascolti principali di Diego Basso?
Non ho moltissimo tempo ma i miei ascolti vanno dalla classica, dall’opera che mi accompagna sempre a quello che mi arriva alle orecchie. Il mondo di oggi lo ascolticchio ma non mi metto lì seduto ad ascoltare con attenzione. La musica, specialmente quando dirigi un’orchestra, dev’essere ispirata da altre cose, e oggi non c’è moltissimo sotto questo aspetto. Per capire la forza ascolto Verdi, per capire l’agilità ascolto Rossini, c’è veramente un mondo dentro ad ogni autore come ad esempio Puccini e, quando ad esempio ho scritto gli arrangiamenti per l’opera con Roby Facchinetti, ho fatto delle citazioni del mondo classico, e le ho fatte volontariamente. Dai Beatles ad altri artisti pop fatta da gente colta, ci sono tantissime citazioni del mondo classico, volute o non volute. Se dentro una frase ci sta il mondo di Puccini io lo metto senza problemi, senza nessuna paura. Un’altra mia passione poi, oltre ai Queen, è Ennio Morricone di cui, dal 2004, porto in giro la musica.
Siamo sul finire del 2023 ma ti chiedo quali sono i tuoi prossimi progetti musicali per questo anno.
Ci sarà una replica dello spettacolo sui Queen il 25 novembre a Bassano del Grappa in provincia di Vicenza, prima di quella data ho un progetto al Teatro Salieri di Legnago in provincia di Verona con Salieri Circus, poi, sempre al Salieri, il 14 ottobre i tre protagonisti di Notre Dame de Paris, poi il concerto di Natale che porteremo in vari teatri. Poi ci saranno un paio di passaggi all’Ariston di Sanremo. Oggi come oggi ci sono cose che si programmano di anno in anno e altre cose in cui ti devi far trovare pronto all’istante.
MARCO PRITONI
Sono nato ad Imola nel 1979, la musica ha iniziato a far parte della mia vita da subito, grazie ai miei genitori che ascoltavano veramente di tutto. Appassionato anche di sport (da spettatore, non da praticante), suono il piano, il basso e la chitarra, scrivo report e recensioni e faccio interviste ad artisti italiani ed internazionali per Tuttorock per cui ho iniziato a collaborare grazie ad un incontro fortuito con Maurizio Donini durante un concerto.