DESHEDUS – La prog rock band romana presenta il disco “Il Brigante”
In occasione dell’uscita in vinile del concept album “Il Brigante”, ho avuto il piacere di intervistare i Deshedus, band romana formata da 4 ragazzi poco più che ventenni che, con il loro prog rock, danno voce a temi politico-sociali di grande importanza, esprimendoli sotto forma di musica. Scoperti e prodotti da uno dei più importanti produttori, compositori e arrangiatori italiani, Mauro Paoluzzi che, tempo addietro, è riuscito a rendere noti i nomi di artisti come Gianna Nannini e Bluvertigo. Inoltre Paoluzzi è produttore storico di Roberto Vecchioni con il quale ha realizzato oltre una decina di album.
Ciao ragazzi, benvenuti su Tuttorock, parliamo subito del vostro bellissimo album “Il Brigante”, che riscontri state avendo?
Ciao! beh diciamo che sta andando molto bene, la gente si sta innamorando di questo concept che abbiamo creato insieme all’autore Elio Aldrighetti e al nostro produttore Mauro Paoluzzi. Il concept del Brigante rappresenta l’uomo.
Vivere in montagna isolato da tutti gli permette di controllare ogni cosa. Consapevole del male che procura, persevera senza rendersi conto di essere arrivato al punto di non ritorno.
E l’album appunto percorre lungo questo filo tutti i problemi sia sociali che ambientali causati dall’uomo stesso e mette a crudo le conseguenze del suo comportamento.
Ciò che maggiormente mi ha colpito è la maturità nella stesura dei brani e negli arrangiamenti, cosa non scontata per una band composta da ragazzi poco più che ventenni. Quando avete ascoltato l’album la prima volta vi siete resi conto di aver dato vita ad un album veramente straordinario?
In realtà no, in fase creativa stavamo semplicemente esprimendo quello che abbiamo dentro musicalmente con le tematiche che ci sono più a cuore, come il femminicidio, l’ambiente, i disagi sociali e giovanili ecc… ovviamente il nostro produttore Mauro Paoluzzi ci sta insegnando tantissimo ed è grazie a questo team che l’album funziona e trasmette tutto ciò che volevamo.
Un brano dei Deshedus nasce prima dal testo, da un riff, da una melodia o dipende dai casi?
Dipende un po’ dai casi, tendenzialmente abbiamo una specie di catena di montaggio interna. Parte tutto da una melodia o un riff che viene dal nostro frontman Alessio Mieli, poi passa al chitarrista Federico Rondolini. Insieme creano la struttura e l’arrangiamento generale del pezzo. Poi passa al bassista Gabriele Foti e il batterista Federico Pefumi che completano con le loro idee il pacchetto. Infine la mandiamo a Mauro che musicalmente completa il tutto portandolo a livelli molto alti. Per quanto riguarda il testo, può nascere dall’idea di chiunque all’interno del team, ma viene sempre finalizzato da Elio che cura la nostra letteratura e valorizza pienamente quello che vogliamo esprimere.
Quando e dove avete registrato l’album?
L’album è stato registrato negli studi Forward di Grottaferrata. Lo abbiamo iniziato pre-covid e completato durante il lockdown. È stata un’esperienza molto strana, ma di certo non ci siamo fatti scoraggiare dalla situazione. Il 29 Agosto 2020, con l’occasione dell’uscita dell’album, abbiamo portato l’intero concept live a Cinecittà World, con il primo cine concerto olografico al mondo.
Nel disco trovano spazio due cover di due artisti che hanno fatto la storia della musica italiana, Lucio Battisti e Franco Battiato, come mai avete scelto loro e perché proprio “La cura” e “Io vorrei… non vorrei… ma se vuoi”?
Sono due artisti immortali che noi stimiamo moltissimo, Battiato soprattutto ci ha dato anche degli spunti per i nostri pezzi. Li abbiamo scelti perché in linea con il filo conduttore dell’album che, in quel punto, parla della donna. Il brano di Battisti è in particolare per la frase “come può uno scoglio arginare il mare”, perché la donna non va lasciata sola, va aiutata e difesa se c’è qualcuno che la maltratta. E “La cura” è un brano d’amore per noi stupendo che, appunto, invita ad amarla e rispettarla.
La copertina de “Il Brigante” da chi è stata realizzata?
Abbiamo contattato questa ragazza tramite Instagram, si chiama Chiara Busatti. È un artista molto brava, ci è piaciuta subito dai suoi lavori che pubblicava. È riuscita ad incarnare Il Brigante nella sua piena essenza e crudeltà, e ha reso la copertina secondo noi, indimenticabile.
Date moltissimo spazio al degrado del nostro pianeta, alla natura che l’uomo negli anni ha continuato a violentare. Da dove nasce questa vostra voglia di mettere in musica un tema così delicato?
Pensiamo che la musica sia uno dei modi migliori per comunicare qualsiasi tipo di tematica e scaturire sempre un’emozione unica. Il nostro obiettivo è sensibilizzare questi temi che ci stanno a cuore, e speriamo di smuovere gli animi a cambiare rotta su certi tipi di comportamenti verso l’ambiente e la società.
Come vi siete conosciuti e quando avete deciso di formare i Deshedus?
Siamo nati circa 3 anni fa. Partì tutto da Alessio, e il primo che contattò è stato Gabriele Foti, che è stato subito entusiasta dell’idea di formare un gruppo prog. Subito dopo ha contattato un suo vecchio amico batterista, Federico Pefumi, che si è integrato subito nel progetto. E per ultimo tramite Gabriele è subentrato Federico Rondolini.
Come siete arrivati a collaborare con lo storico produttore Mauro Paoluzzi?
Come abbiamo detto nella risposta precedente il progetto è partito da Alessio. Fece un provino a Milano con Mauro. Lui si è subito innamorato delle sue composizioni che, a detta sua, lo hanno riportato indietro di 50 anni. Ma serviva la forza di un gruppo, quindi successivamente Alessio si è messo a cercare i membri per formare la band che siamo oggi.
Una band giovane italiana che suona progressive rock, la sensazione è appunto quella di essere tornati indietro nel tempo di almeno 50 anni. Chi vi ha trasmesso la passione per questo tipo di musica e chi sono i vostri artisti di riferimento?
L’abbiamo sempre avuta dentro, veniamo da famiglie di musicisti, ma ci sono delle soluzioni che ci vengono naturali, e lavorando insieme a Mauro stiamo scoprendo ogni piccola cosa di questo ampio genere che, per noi, non ha limiti di espressione. Siamo comunque cresciuti in un periodo strano della musica, eppure siamo radicati musicalmente negli anni dal 60′ al 90′. Abbiamo varie influenze come i King Crimson, Pink Floyd, Radiohead, Depeche Mode, Beatles e tanti altri.
Se doveste scegliere un festival, una città, un paese nel quale portare la vostra musica su un palco quale mi direste?
Ci piacerebbe suonare in tutto il mondo in egual modo, anche se abbiamo un debole per l’Inghilterra e il suo Glastonbury Festival. Oltreoceano magari una scappatella al Rock in Rio non ci dispiacerebbe!
A proposito, avete qualche live in programma?
Stiamo organizzando uno showcase molto particolare per questo inverno a Milano, non diremo altro.
Senza porvi alcun limite, qual è il vostro sogno musicale più grande?
Un tour mondiale del nostro album, con effetti visivi incredibili, vogliamo far andare il pubblico a casa consapevole di aver vissuto un evento unico.
Grazie mille per il vostro tempo, volete aggiungere qualcosa per chiudere l’intervista?
Volevamo salutare Tuttorock e ringraziarti per questa intervista Marco, a presto e viva il Rock sempre e comunque.
MARCO PRITONI
Band:
Voce, Chitarra e Piano: Alessio Mieli
Chitarra e Basso: Gabriele Foti
Chitarra Conduttrice: Federico Rondolini
Batteria e percussioni: Federico Pefumi
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Sono nato ad Imola nel 1979, la musica ha iniziato a far parte della mia vita da subito, grazie ai miei genitori che ascoltavano veramente di tutto. Appassionato anche di sport (da spettatore, non da praticante), suono il piano, il basso e la chitarra, scrivo report e recensioni e faccio interviste ad artisti italiani ed internazionali per Tuttorock per cui ho iniziato a collaborare grazie ad un incontro fortuito con Maurizio Donini durante un concerto.