Delmare – Intervista alla band

Delmare

 

In occasione dell’uscita del singolo d’esordio intitolato “Apatia”, ho intervistato il gruppo genovese Delmare.

 

I Delmare sono un gruppo di Genova nato nel novembre del 2018. Sulla loro biografia si legge: “Il nome deriva esattamente da quel che sembra: ragazzi di una città portuale che vivono fra alti e bassi, fra contraddizioni di bellezza e amoralità, come la risacca sulla riva, come semplici onde del mare.”

 

Il gruppo, nato come idea nell’agosto del 2018, vede la sua formazione definitiva a novembre: Claudio Tersigni alla voce, Stefano Boleto al basso e Gabriele Gennaro alla batteria.

 

“Siamo ragazzi di una città portuale che vivono fra le innumerevoli sfaccettature che da essa ne derivano: la mutevole e schiva attitudine genovese, che si contrappone a momenti di grande unione e bellezza.

Il collante di questo progetto è la fusione di un’indole fortemente rock, con una ricerca ritmica più fondata sul groove derivante dalla cultura funk.

I testi non hanno pretese cantautorali, ma cercano di mettere in luce alcuni frammenti di ciò che tutti siamo, in un modo o nell’altro. Un tentativo di provare ad accendere un faro su aspetti che fingiamo di ignorare, o non vogliamo vedere.”

 

“Apatia” è il primo singolo, estratto dall’EP omonimo in uscita nel prossimo futuro, che è stato pubblicato il 24 gennaio insieme al videoclip ufficiale.

 

Ecco l’intervista a cura di Giovanna Vittoria Ghiglione.

 

Ciao! Benvenuti sulle pagine di Tuttorock. Parlatemi un po’ di voi e del vostro percorso musicale.

“Ciao e grazie dell’ospitalità. I Delmare sono un gruppo di amici che hanno deciso di suonare insiem nell’estate del 2018.

L’idea è partita da me (Claudio Tersigni), ma dire “idea” è già qualcosa di grosso. Portavo con me da un sacco di tempo tre o quattro brani chitarra-voce che non avevano mai trovato una loro “espressione” completa. Un giorno ho fatto ascoltare questi pezzi ad alcuni amici a cui piacquero molto.

Tra questi c’era anche Stafano Boleto (il bassista), con il quale ci siamo messi subito a lavorare. Qualche mese dopo, verso fine estate, abbiamo proposto queste canzoni a Gabriele Gennaro (il batterista) che, fortunatamente, suonava nella nostra stessa sala prove e così abbiamo fondato i Delmare.”

 

Parlatemi del vostro nome, come nasce “Delmare”?

“Delmare è nato dalla volontà di trovare un nome che non fosse troppo giocoso, ma neanche troppo serio.

Considerando che siamo in effetti gente di una città di mare, forse la più famosa al mondo, ci è suonato subito bene.”

 

A chi vi ispirate?

“Non abbiamo un artista o un gruppo al quale ci ispiriamo in particolare.

Veniamo tutti da esperienze musicali differenti, tuttavia ciò che ci accomuna è la ricerca di un predominante suono anni ’90, fatto di chitarre distorte, al quale  abbiamo aggiunto un’impronta fortemente groove.

Il basso, cioè, spesso fa da “voce” nella melodia.

Personalmente parlando (Claudio) Jeff Buckley, con la sua capacità di dare un’anima reale alla propria vocalità, è stato per me un faro, una fonte d’ispirazione nella ricerca di un’espressione autentica e sentita nei pezzi che suoniamo.

Ce ne sarebbero altri milioni, come i Radiohead, gli Incubus, i Police, i Vulfpek, etc..  che di certo  hanno influenzato in qualche modo la nostra musica, ma chi può dirlo veramente?

La nostra intenzione è comunque di essere il più originali possibili.”

 

Qual è il vostro genere? Vi piace etichettarvi e seguire una linea ben precisa o siete più liberi nella creazione?

“Domanda da un milione di dollari: non saprei definirlo in una cosa sola.

Potremmo dire un Rock alternativo arricchito di Funk e di Grunge.

Non seguiamo regole precise nel creare o arrangiare le canzoni: suoniamo e  modelliamo la musica  affidandoci a ciò che risulta meglio alle orecchie.

Partiamo da uno scheletro e via via diventa qualcosa di vivo, umano: qualcosa prende forma.”

 

Venite da Genova, una città ricca di fermento artistico: qual è la vostra opinione sul contesto musicale attuale?

“Il contesto musicale genovese offre una varietà di suoni e gusti per tutte le richieste.

Però si potrebbe dire che è un periodo davvero magico. Ci sono un sacco di gruppi emergenti in questa città, come ce ne sono sempre stati.

Ciò che forse veramente manca è che sarebbe auspicabile è il moltiplicarsi di occasioni ed eventi nei quali questo fervore musicale possa veramente esprimersi, anche al di fuori di quei piccoli locali che rappresentano l’ultimo baluardo della musica indipendente dal vivo.”

 

E sulla situazione italiana invece?

“Mentre negli ultimi anni si era vista una certa uniformità nel suono e nell’offerta musicale, oggi mi pare si possano trovare qualità e nuovi spunti in tantissimi giovani artisti.

Per citarne qualcuno: Venerus, Giorgio Poi, Calcutta, Ex-Otago, Coma Cose, Andrea Laszlo De Simone, Francesco de Leo, La Rappresentante di Lista e altri (di sicuro ne dimentico qualcuno che adoro, ma che al momento non mi sovviene).”

 

Il rock è davvero morto?

Noi vogliamo dirlo a gran voce: no!

Ascoltateci.

 

Che cosa vi emoziona della musica?

Ci piace pensare che qualcuno possa trovare nelle nostre canzoni qualcosa di proprio e che lo  possa restituire durante i concerti, come un legame.

Questa è la più grande emozione.

 

Il 24 gennaio è uscito “Apatia”. Parlami di questo brano.

“Abbiamo puntato su questa canzone per il nostro primo singolo/video, in quanto l’Apatia credo sia uno stato non solo mentale, ma anche generazionale.

La ricorrenza di questo stato forse dipende dalla realtà nella quale siamo oggi, dove siamo stimolati ma sempre in modo condizionato.

Tuttavia è uno stato dell’animo che, se da una parte tende a mantenerci inermi, dall’altra ci da il modo di elaborare una possibile risalita.

Il video cerca proprio di esprimere questa ambivalenza fra malinconica staticità e la scintilla motivazionale che ti fa andare andare avanti anche solo di un passo.”

 

Quali sono i vostri progetti futuri?

“Molto presto uscirà il nostro primo omonimo EP, “Delmare”.

Apatia è, infatti, il singolo che anticipa questa pubblicazione che avverrà verso la metà di febbraio. Quindi ovviamente quello che desideriamo è: suonare, suonare, suonare e suonare anche bene.

Con questo includo chiaramente l’idea di portare la nostra musica il più lontano possibile, per divertirci e far divertire gli altri, emozionare ed emozionarci.

La musica alla fine è fatta di piccole cose e condividerla è un’esigenza quasi fisica.”

Per il futuro chissà…

Al momento stiamo lavorando su nuovi pezzi che ci piacciono molto e speriamo di farveli sentire il prima possibile, nella veste che più ci rappresenta.”

 

 

Intervista a cura di Giovanna Ghiglione