delirium – intervista al tastierista ettore vigo
1 Novembre 2015
0
Shares
Autori di ottimi lavori di rock progressivo negli anni 70, i Delirium riescono ancora a scrivere splendide pagine musicali, rappresentate in “Il Nome Del Vento” che segnò il ritorno nel 2009 e da “L’Era Della Menzogna”, ottimo lavoro uscito da poco. Abbiamo parlato con il tastierista Ettore Vigo, fondatore della band, della storia dei Delirium, del passato, del presente e del futuro.
Benvenuti tra le pagine di Tuttorock. Delirium è una storia nata molti anni fa, poi un lungo silenzio durato circa 35 anni. Cosa vi ha spinto a ritornare e riproporre nel nuovo millennio il vostro rock progressivo?
Ci siamo riuniti nel 2001 con l’idea di portare in concerto i nostri precedenti lavori. Fu l’etichetta BlackWidow, dopo averci sentito in concerto, a proporci di partecipare a vari festival prog e realizzare un album live.
Quali sono i momenti più importanti e significativi nella storia dei Delirium?
Sicuramente la partenza esaltante dalla nostra storia è stata la realizzazione del nostro primo 45 giri alla FonitCetra (Canto Di Osanna), la partecipazione ai festival pop di Viareggio e Palermo pop (con calibri come Jimmy Smith, Julie Driscol, Stephane Grappelli, Manfred Mann,Colosseum, Black Sabbath e tanti altri) e la partecipazione a SanRemo del 1972 con Jesahel, che ci fece conoscere in molte parti del mondo. Un altro ricordo importante fu l’apertura al concerto dei Colosseum a Genova nel 1971 poi ripetuta 40 anni dopo – nel 2011, ancora a Genova.
Parliamo ora di “L’Era Della Menzogna”, perché questo titolo?
L’Era Della Menzogna è un classico concept album, che tratta cioè un argomento a mò di opera, in questo caso un argomento molto attuale. Inizialmente l’idea era di “fantapoliticare” (scusa il termine) poi abbiamo deciso di eliminare il FANTA. L’album tratta i disagi e la rabbia della società di questi anni, ed è molto di più di una provocazione.
Come è nata più precisamente la storia narrata?
Lo sviluppo letterale è del nostro paroliere storico Mauro LaLuce (Lo Scemo e il Villaggio e Viaggio negli Arcipelaghi del tempo) su nostro suggerimento del tema, appunto, politico.
Musicalmente come si è evoluta la vostra musica dagli esordi a oggi?
L’esperienza di 50 anni e più, da musicista, qualcosa ha fatto! Passando dal beat al rock ,pop e poi tanti night fino al progressive rock : inizialmente, da Sagittari, si lavorava tantissimo nelle sale da ballo ma erano altri tempi!
Avete anche ricevuto lo scorso anno il premio alla carriera alla Fiera Internazionale Della Musica di Genova, ve lo aspettavate?
È stato un onore ricevere il premio alla carriera! Non ce lo aspettavamo, ma se si pensa che parte dagli anni sessanta ancora da Sagittari (con all’attivo vari 45 giri) e dai settanta come Delirium (con una discreta discografia riconosciuta in varie parti del mondo), è decisamente una lunga carriera! L’evoluzione c’è stata, più che altro nelle sonorità, avendo a disposizione suoni molto più fedeli e completi. Non ci sembrava giusto restare ancorati banalmente al passato, soltanto per ricordarlo. Poi la nostra musica, il progressive, è una evoluzione continua.
La copertina è quasi un fumetto, ha a che fare con la storia del concept? Come è nata l’idea?
La copertina l’ha creata la Prof. Zago Silvana.. mia moglie.. seguendo i testi dell’album, ha sintetizzato il senso in una “concept-tempera”. E’ una copertina che và guardata molto attentamente.
Cos’è per voi il rock progressivo?
Il termine Progressive negli anni settanta non esisteva: il nostro genere musicale era definito jazz rock o pop jazz. Fortunatamente molti neomusicisti ascoltano molta musica prog., specialmente gruppi del passato, italiani e stranieri, dove è molto facile “pescare” e apprendere un certo modo di fare musica. Se dovessi dare una definizione del termine… direi “globale” perché comprende molta improvvisazione, jazz, folk, ecc.. e anche qualche spunto classico… senza essere “blasfemi” per i puristi comunque resta importantissimo il valore delle composizioni più che la tecnica fine a se stessa.
E’ lo stesso di 40 anni fa?
Direi di no! Per cominciare c’è una notevole facilità di creare e di avere un prodotto quasi completo in casa propria, avvicinandosi molto a quello che poi dovrà essere il risultato finale, anche se la facilità spesso danneggia la creatività o meglio l’idea ( che invece di nascere dal Cuore nasce da computer ). Poi la grande praticità nei live: se ci si pensa, all’epoca noi tastieristi dovevamo avere un furgone solo per l’organo Hammond+Leslie-Mellotron-piano Fender..ecc. Ora la strumentazione è perlopiù composta da soltanto una tastiera pesata, una master e un computer (in tutto attorno ai 30 Kg). Comunque anche oggi ci sono musicisti che preferiscono utilizzare solo strumenti originali. Musicalmente direi che sono cambiate le generazioni, ma il Prog ha mantenuto una sua identità ben precisa, come detto sopra è cambiata soltanto la modalità.
Quali differenze ci sono tra “Il Nome Del Vento” e L’Era Della Menzogna”?
Le differenze stilistiche rispetto al lavoro precedente, “Il Nome del Vento”, sono molte, dovute principalmente all’ingresso nel gruppo di tre nuovi elementi: Alfredo Vandresi alla batteria (anche autore del brano che da il titolo all’album) Alessandro Corvaglia (voce solista e chitarra acustica, già ne “La Maschera di Cera”) e Michele Cusato (chitarra solista di notevole talento). Abbiamo lasciato libertà di espressione a tutti i componenti, compreso Fabio Chighini (basso, autore del brano “Il Nodo” e ormai componente “storico”visto che fa parte del gruppo da 15 anni) , Martin Grice (flauto, sax, autore di “L’inganno Del Potere”, storico anche lui ma…. da “soli” 43 anni) e poi io, Ettore Vigo il “vecchio” del gruppo, in pratica il fondatore (1970). Inoltre, come già accennato in precedenza, le diversità fra l’uno e l’altro album sono dovute dagli argomenti trattati: abbiamo deciso consapevolmente di parlare direttamente al pubblico dei problemi che al giorno d’oggi ci attanagliano.
Dove trovate ancora tanta ispirazione nel costruire brani e storie molto particolari?
L’ispirazione la troviamo senza dubbio dalla fiducia e dai continui apprezzamenti ricevuti! Per di più i nuovi entrati sprizzano di stimolanti idee, e di conseguenza anche noi “vecchi” ne siamo contagiati.
Cosa ne pensate del rock progressivo di oggi? Ci sono molti gruppi anche giovani che tengono in vita questo genere musicale!
Senza fare nomi per non fare torto a nessuno, ci sono gruppi di nuova generazione di notevole bravura, italiani e non, ….avanti così ragazzi….. incazzatevi un po’ di più, per la poca visibilità!!
I prossimi passi? Avete già in mente il futuro dei Delirium?
Speriamo di fare più concerti possibile! Per noi il live è prioritario, specialmente in paesi esteri come Messico, Canada, Giappone… Nel frattempo stiamo già pensando ad un prossimo album: il materiale fortunatamente non manca, e tantomeno l’entusiasmo!
Una parola per descrivere i Delirium a chi si è avvicinando al rock progressivo da poco e grazie per il tempo che ci avete concesso
Anziani…. Tenaci…? Si, può andare, ci siamo circondati di buoni… “badanti”!
FABIO LOFFREDO
Ettore Vigo: Tastiere e cori
Martin Grice: Sassofono, flauto e cori
Fabio Chighini: Basso, ukulele e cori
Alfredo Vandresi: Batteria, percussioni e synth
Alessandro Corvaglia: Voce
Michele Cusato: Chitarra
http://www.italianprog.com/it/a_delirium.htm
https://www.facebook.com/DELIRIUM-IPG-654167274667891/
https://www.facebook.com/DELIRIUM-IPG-654167274667891/
Benvenuti tra le pagine di Tuttorock. Delirium è una storia nata molti anni fa, poi un lungo silenzio durato circa 35 anni. Cosa vi ha spinto a ritornare e riproporre nel nuovo millennio il vostro rock progressivo?
Ci siamo riuniti nel 2001 con l’idea di portare in concerto i nostri precedenti lavori. Fu l’etichetta BlackWidow, dopo averci sentito in concerto, a proporci di partecipare a vari festival prog e realizzare un album live.
Quali sono i momenti più importanti e significativi nella storia dei Delirium?
Sicuramente la partenza esaltante dalla nostra storia è stata la realizzazione del nostro primo 45 giri alla FonitCetra (Canto Di Osanna), la partecipazione ai festival pop di Viareggio e Palermo pop (con calibri come Jimmy Smith, Julie Driscol, Stephane Grappelli, Manfred Mann,Colosseum, Black Sabbath e tanti altri) e la partecipazione a SanRemo del 1972 con Jesahel, che ci fece conoscere in molte parti del mondo. Un altro ricordo importante fu l’apertura al concerto dei Colosseum a Genova nel 1971 poi ripetuta 40 anni dopo – nel 2011, ancora a Genova.
Parliamo ora di “L’Era Della Menzogna”, perché questo titolo?
L’Era Della Menzogna è un classico concept album, che tratta cioè un argomento a mò di opera, in questo caso un argomento molto attuale. Inizialmente l’idea era di “fantapoliticare” (scusa il termine) poi abbiamo deciso di eliminare il FANTA. L’album tratta i disagi e la rabbia della società di questi anni, ed è molto di più di una provocazione.
Come è nata più precisamente la storia narrata?
Lo sviluppo letterale è del nostro paroliere storico Mauro LaLuce (Lo Scemo e il Villaggio e Viaggio negli Arcipelaghi del tempo) su nostro suggerimento del tema, appunto, politico.
Musicalmente come si è evoluta la vostra musica dagli esordi a oggi?
L’esperienza di 50 anni e più, da musicista, qualcosa ha fatto! Passando dal beat al rock ,pop e poi tanti night fino al progressive rock : inizialmente, da Sagittari, si lavorava tantissimo nelle sale da ballo ma erano altri tempi!
Avete anche ricevuto lo scorso anno il premio alla carriera alla Fiera Internazionale Della Musica di Genova, ve lo aspettavate?
È stato un onore ricevere il premio alla carriera! Non ce lo aspettavamo, ma se si pensa che parte dagli anni sessanta ancora da Sagittari (con all’attivo vari 45 giri) e dai settanta come Delirium (con una discreta discografia riconosciuta in varie parti del mondo), è decisamente una lunga carriera! L’evoluzione c’è stata, più che altro nelle sonorità, avendo a disposizione suoni molto più fedeli e completi. Non ci sembrava giusto restare ancorati banalmente al passato, soltanto per ricordarlo. Poi la nostra musica, il progressive, è una evoluzione continua.
La copertina è quasi un fumetto, ha a che fare con la storia del concept? Come è nata l’idea?
La copertina l’ha creata la Prof. Zago Silvana.. mia moglie.. seguendo i testi dell’album, ha sintetizzato il senso in una “concept-tempera”. E’ una copertina che và guardata molto attentamente.
Cos’è per voi il rock progressivo?
Il termine Progressive negli anni settanta non esisteva: il nostro genere musicale era definito jazz rock o pop jazz. Fortunatamente molti neomusicisti ascoltano molta musica prog., specialmente gruppi del passato, italiani e stranieri, dove è molto facile “pescare” e apprendere un certo modo di fare musica. Se dovessi dare una definizione del termine… direi “globale” perché comprende molta improvvisazione, jazz, folk, ecc.. e anche qualche spunto classico… senza essere “blasfemi” per i puristi comunque resta importantissimo il valore delle composizioni più che la tecnica fine a se stessa.
E’ lo stesso di 40 anni fa?
Direi di no! Per cominciare c’è una notevole facilità di creare e di avere un prodotto quasi completo in casa propria, avvicinandosi molto a quello che poi dovrà essere il risultato finale, anche se la facilità spesso danneggia la creatività o meglio l’idea ( che invece di nascere dal Cuore nasce da computer ). Poi la grande praticità nei live: se ci si pensa, all’epoca noi tastieristi dovevamo avere un furgone solo per l’organo Hammond+Leslie-Mellotron-piano Fender..ecc. Ora la strumentazione è perlopiù composta da soltanto una tastiera pesata, una master e un computer (in tutto attorno ai 30 Kg). Comunque anche oggi ci sono musicisti che preferiscono utilizzare solo strumenti originali. Musicalmente direi che sono cambiate le generazioni, ma il Prog ha mantenuto una sua identità ben precisa, come detto sopra è cambiata soltanto la modalità.
Quali differenze ci sono tra “Il Nome Del Vento” e L’Era Della Menzogna”?
Le differenze stilistiche rispetto al lavoro precedente, “Il Nome del Vento”, sono molte, dovute principalmente all’ingresso nel gruppo di tre nuovi elementi: Alfredo Vandresi alla batteria (anche autore del brano che da il titolo all’album) Alessandro Corvaglia (voce solista e chitarra acustica, già ne “La Maschera di Cera”) e Michele Cusato (chitarra solista di notevole talento). Abbiamo lasciato libertà di espressione a tutti i componenti, compreso Fabio Chighini (basso, autore del brano “Il Nodo” e ormai componente “storico”visto che fa parte del gruppo da 15 anni) , Martin Grice (flauto, sax, autore di “L’inganno Del Potere”, storico anche lui ma…. da “soli” 43 anni) e poi io, Ettore Vigo il “vecchio” del gruppo, in pratica il fondatore (1970). Inoltre, come già accennato in precedenza, le diversità fra l’uno e l’altro album sono dovute dagli argomenti trattati: abbiamo deciso consapevolmente di parlare direttamente al pubblico dei problemi che al giorno d’oggi ci attanagliano.
Dove trovate ancora tanta ispirazione nel costruire brani e storie molto particolari?
L’ispirazione la troviamo senza dubbio dalla fiducia e dai continui apprezzamenti ricevuti! Per di più i nuovi entrati sprizzano di stimolanti idee, e di conseguenza anche noi “vecchi” ne siamo contagiati.
Cosa ne pensate del rock progressivo di oggi? Ci sono molti gruppi anche giovani che tengono in vita questo genere musicale!
Senza fare nomi per non fare torto a nessuno, ci sono gruppi di nuova generazione di notevole bravura, italiani e non, ….avanti così ragazzi….. incazzatevi un po’ di più, per la poca visibilità!!
I prossimi passi? Avete già in mente il futuro dei Delirium?
Speriamo di fare più concerti possibile! Per noi il live è prioritario, specialmente in paesi esteri come Messico, Canada, Giappone… Nel frattempo stiamo già pensando ad un prossimo album: il materiale fortunatamente non manca, e tantomeno l’entusiasmo!
Una parola per descrivere i Delirium a chi si è avvicinando al rock progressivo da poco e grazie per il tempo che ci avete concesso
Anziani…. Tenaci…? Si, può andare, ci siamo circondati di buoni… “badanti”!
FABIO LOFFREDO
Members:
Ettore Vigo: Tastiere e cori
Martin Grice: Sassofono, flauto e cori
Fabio Chighini: Basso, ukulele e cori
Alfredo Vandresi: Batteria, percussioni e synth
Alessandro Corvaglia: Voce
Michele Cusato: Chitarra
http://www.italianprog.com/it/a_delirium.htm
https://www.facebook.com/DELIRIUM-IPG-654167274667891/
https://www.facebook.com/DELIRIUM-IPG-654167274667891/
Fabio Loffredo
Appassionato di musica sin da piccolo, ho cercato di esplorare vari generi musicali, ma è il metal, l'hard rock ed il rock progressivo, i generi musicali che più mi appassionano da molti anni. Chitarrista mancato, l'ho appesa al chiodo molto tempo fa. Ho mosso i primi passi nello scrivere di musica ad inizio anni 90, scrivendo per riviste come Flash (3 anni) e Metal Shock (ben 15 anni), qualche apparizione su MusikBox e poi il web, siti come Extramusic, Paperlate, Sdangher, Brutal Crush e Artists & Bands. I capelli mi si sono imbiancati, ma la passione per la musica è rimasta per me inalterata nel tempo, anzi molti mi dicono che non ho più speranze!!!!