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DEAD INSIDE – Intervista al fondatore Gianfranco Righetti e al cantante Josef

DEAD INSIDE – Intervista al fondatore Gianfranco Righetti e al cantante Josef

In occasione dell’uscita del nuovo album “Invisible Witness To The Holy Crime” (etichetta Swiss Dark Nights), ho avuto il piacere di intervistare Gianfranco Righetti e Josef, rispettivamente batterista (nonchè fondatore e storico dj e organizzatore di eventi) e cantante della band emiliana Dead Inside, che mischia ottimamente sonorità post punk, dark wave e gothic rock.

Ciao e benvenuti su Tuttorock, parliamo subito di questo nuovo album dei Dead Inside, che riscontri state avendo?

Gianfranco: Stiamo avendo riscontri molto buoni sia in Italia che a livello internazionale e abbiamo già avuto delle ottime recensioni. Il singolo “Broken” è piaciuto molto e oltre ad esso, altri brani sono stati programmati in varie playlist in vari paesi, come ad esempio in Francia, UK, Germania, Israele, Giappone, Stati Uniti ecc.

Siamo molto felici di far parte dell’etichetta indipendente Swiss Dark Nights, è una label molto attiva e piena di produzioni interessanti, ne facevo già parte nel 2022 con l’uscita della raccolta dei Thanatos intitolata “Tracce Abbandonate” che fa parte della “Collana Retrò”.

Ho apprezzato ogni singolo brano e non saprei dire il mio preferito. C’è una traccia che, quando avete ascoltato il disco per intero, vi ha fatto dire: “questa ci è venuta davvero bene!”?

Josef: Ci fa molto piacere che ti sia piaciuto tutto l’album! Anche noi abbiamo difficoltà a scegliere, ogni brano è ricco di emozione e significato per noi.

Probabilmente il brano “Broken”, quando è stato ideato, abbiamo percepito che poteva avere le potenzialità per essere il singolo per eccellenza. Anche il brano “Shelter from out of nowhere” ci ha dato una notevole carica quando è stato composto ci è rimasto in testa per un bel po’ di notti!

Comunque abbiamo avuto buone sensazioni nel comporre tutti i brani di questo secondo album ed è stata una grande emozione rivivere ogni passaggio della composizione quando lo abbiamo riascoltato per intero! Siamo molto soddisfatti della registrazione e del missaggio, sono tanti anni che ci affidiamo a Simon Maccari del Peak Studio (Reggio Emilia).

Solitamente come nasce un vostro brano? Da un tema, da una frase, da un riff, da una melodia o dipende dai casi?

Gianfranco: Solitamente non abbiamo un metodo specifico di composizione, ognuno di noi può proporre una buona idea, è quando siamo insieme alle prove però che ci riesce tutto più facile perchè c’è una meravigliosa sinergia tra di noi, insieme riusciamo ad esaltare le potenzialità e le capacità individuali ottenendo brani diversi e coinvolgenti.

C’è una novità rispetto al vostro album di debutto, ovvero sono presenti due brani in lingua italiana, un esperimento molto riuscito che ripeterete in futuro?

Josef: Ognuno di noi proviene da progetti precedenti dove la lingua italiana era spesso presente e quindi si può dire che non l’abbiamo mai scartata a priori nei Dead Inside, anche se all’inizio questo progetto è nato con l’idea dell’utilizzo della lingua inglese per dare “un respiro” più universale, non escludiamo l’utilizzo della lingua italiana anche in futuro. Nei due brani presenti nell’album possiamo dire che ci sono venuti spontanei, il testo suonava bene in italiano e l’abbiamo mantenuto così.

Come vi siete conosciuti e quando avete deciso di dar vita al progetto Dead Inside?

Gianfranco: L’idea di mettere insieme queste componenti e di dar vita a questo gruppo è nata da me. Sentivo l’esigenza di unire persone che potenzialmente avrebbero potuto comporre brani martellanti in pieno stile post punk diversi dal solito. Io e il cantante chitarrista Josef suonavamo già insieme da svariati anni nei Thanatos e negli Half Moon. Sentendo suonare il bassista Bacco (Emanuele Bacchelli) e il chitarrista Grim (Davide Grimaldi), ho avuto il desiderio di unirli perchè amavo il loro stile e quando ci siamo trovati per la prima prova insieme, abbiamo subito composto due brani “Close” e “War”! È stata una specie di magia che tuttora esiste.

Domanda per te Gianfranco, come dj, organizzatore di eventi, musicista, frequenti il mondo punk-gothic-darkwave-industrial da più di 40 anni, come vedi il presente e il futuro di questa scena?

Gianfranco: Per quanto riguarda Gianfranco come dj, dopo 45 anni potrei dire che vedo la scena molto ricca di gruppi e ci sono tante serate e Festival interessanti, escono veramente tante band che può diventare quasi difficile fare una serata, troppe sfumature e troppi brani a disposizione della pista da ballo. Per quanto riguarda le persone che invece girano per serate non ho riscontrato la stessa ricchezza.

Per il futuro posso dire che i confini del genere alternativo non sono più netti come in passato ma si stanno diluendo, è come una tavolozza di colori che si mescolano e non si riesce più a definire una tonalità precisa, ci saranno tante più sfumature. Per me è come un matrimonio, da parte mia cercherò di portare avanti questo genere musicale fin che morte non ci separi!

Domanda che so essere difficilissima per te, quali sono i cinque dischi ai quali non rinunceresti mai?

Gianfranco: Questa domanda è veramente troppo difficile, posso dire che per me i Killing Joke sono uno di quei gruppi che mi hanno dato sempre tante sensazioni uniche e fantastiche. Poi ci sono stati album che ho avuto la fortuna (anche per questioni anagrafiche) di poter ascoltare il giorno stesso che sono usciti e che non mi hanno fatto dormire per tutta la notte, sono stati veramente tanti! Ricordo, ad esempio, l’uscita di “Unknown Pleasures” che mi ha creato un tale livello di adrenalina che non riuscivo ad andare a letto! Anche “Script Of The Bridge” dei The Chameleons, ricordo che, quando è uscito, l’ho ascoltato più di 20 volte di continuo! 

La passione che ho avuto e che continuo ad avere per questo genere musicale è veramente gigantesca!

Avete qualche data live in programma?

Per ora abbiamo 3 date confermate e altre da confermare.

Grazie mille per il vostro tempo, volete aggiungere qualcosa per chiudere l’intervista?

Grazie mille a te Marco per questa intervista! Siamo molto felici per l’opportunità che ci hai dato!

Potrei aggiungere che stiamo finendo dieci brani nuovi che vorremmo registrare al più presto per imprimere l’atmosfera della creazione nel modo più originale possibile, inoltre ci tenevo a dire che per quanto riguarda i testi in inglese ci siamo avvalsi della preziosa collaborazione di Andrea Bellentani che per noi ormai è il quinto componente del gruppo, un saluto a tutti i lettori!

MARCO PRITONI