DAVIDE PAPA – La nuova carriera solista inizia con il singolo “Ombra”
Ho fatto una bella chiacchierata con Davide Papa, cantautore milanese che ha da poco pubblicato il suo primo singolo da solista “Ombra”. Davide, cantautore dall’anima rock, è nato a Milano ma, grazie alla musica, ha girato gran parte dell’Italia e dell’Europa. Prima di intraprendere la sua carriera da solista, ha suonato come bassista nella band Io?Drama e come chitarrista nei The Fire e negli Shandon. Infine, è stato frontman e fondatore dei The Unders, band alternative-rock milanese che ha presentato nel 2015 il terzo album all’Alcatraz di Milano.
Ciao Davide, benvenuto su Tuttorock, innanzitutto come stai?
Ciao Marco, piacere! Bene, grazie, sto facendo il papà, sono qui con la mia bimba, se senti qualche versetto è lei (ride – ndr), la porto al nido e la vado a prendere, nel male cerco di trovare la parte positiva, non mi annoio, sono a casa ma a breve dovrei tornare al lavoro, ordinanze permettendo. Faccio anche il tatuatore e il negozio è chiuso da un mese, ne ho approfittato un po’ per dedicarmi alla musica e al rifacimento del mio profilo Instagram, era un mix disordinato di cose e l’ho fatto nuovo per dare una visibilità chiara alla mia parte musicale.
Parliamo di questo tuo primo singolo da solista “Ombra”, quando e com’è nato?
Ho suonato per 16 anni nei The Unders, dove scrivevo e cantavo, una prima stesura di “Ombra” è nata in quel periodo. Il brano aveva un’attitudine più rock, non l’ho mai sviluppato e l’ho tenuto nel cassetto, poi c’è stato il momento in cui mi sono staccato dalla band, mi sono trovato da solo in un periodo di riflessione, mi sono allontanato da ogni tipo di impegno compositivo e mi sono trovato libero di sondare e sperimentare altri territori. La musica dev’essere uno strumento di divertimento, per me è una cosa terapeutica, ho ripreso il brano in mano e sono arrivato a trovare la versione che senti, quando c’è una melodia di un certo tipo le parole poi emergono.
So che il brano è stato prodotto e mixato dal compositore spagnolo Dimas Frias, com’è nata questa collaborazione?
Lui ha curato la parte musicale e strumentale, compone trailer di film americani, è un amico che ho conosciuto quando ero in tour con un’altra band, siamo rimasti legati e un paio di anni fa gli ho fatto ascoltare il brano per gioco, gli è piaciuto molto e mi ha chiesto di inviarglielo. È stata la prima volta in cui sono stato per così dire vestito perché con il mio gruppo componevo ed arrangiavo tutto io all’80%, questa volta ho scritto melodia, testo, chitarra, ma Dimas gli ha dato quest’atmosfera che, dal mio punto di vista, è perfetta.
Ascoltando “Ombra” mi sono venute in mente certe sonorità presenti nei brani di Alex Baroni.
Sai che me l’ha detto un’altra persona? Sono contentissimo perché mi hanno associato a molti artisti che non ascolto, quando scrivevo il brano e quando nasceva, sentivo come se lo stesse cantando una voce femminile. Mi sono dato questa risposta, essendo l’ombra la parte dell’emotività, la notte, la luna, una parte complementare all’interno del nostro dualismo, probabilmente quella voce era la parte della femmina, la parte emotiva, altre volte mi è capitato di scrivere un brano e ho pensato che avrebbe potuto cantarlo qualcuno, con “Ombra”, invece, non mi è successo. Mi fa comunque piacere questa tua associazione, ho un grande rispetto per Alex Baroni, è un grande artista.
Qual è il ricordo più bello che hai del tuo passato con le band Io?Drama, The Fire, Shandon e The Unders?
Ricordi ne ho tantissimi, sia dal punto di vista umano che musicale. Con i The Fire e gli Shandon i ricordi più belli sono legati ai tour in Europa, con i primi abbiamo aperto ai Gotthard, agli Shakra, con gli Shandon abbiamo aperto due festival fighissimi dove suonavano gruppi ska core e hardcore, ho girato tanto e sono stato su palchi molto grandi con tanta gente ed è stata un’esperienza che ha arricchito la mia vita. Con gli Io?Drama abbiamo girato l’Italia, con i The Unders abbiamo suonato all’Alcatraz e in tutti i centri sociali, eravamo ovunque, avevamo un sacco di amici, c’era molta collaborazione tra le band, ci scambiavamo le date, è una cosa che adesso succede più raramente, la vedo ancora presente nel mondo del rap. In certe scritture non eravamo maturi a 20 anni ma erano comunque sempre rivolte al miglioramento degli individui, oggi, quello che viene dato in pasto alle persone è, da un certo punto di vista, più mediocre, nel senso che, oggi, se dici qualcosa di brutto, sei etichettato come una cattiva persona o un dietrologo e hai paura di questo. Oggi un pensatore è un complottista, una volta era un filosofo, scusa se mi sono un po’ perso ma ci tenevo a dire queste cose. Come esperienze umane sono contentissimo di aver affiancato per anni Olly, un animale da palco, un personaggio con le batterie inesauribili, umile, che ha fatto tantissimi progetti e ha sempre avuto le idee chiare nella musica. Purtroppo il mercato musicale poi è andato da un’altra parte. Io ho preso tanto da tutti i ragazzi delle band in cui suonavo, mi volevano forse perché mettevo armonia nelle band. Con gli Shandon ho fatto due date, dovevo essere il chitarrista ufficiale, poi ho avuto una serie di impegni materiali di lavoro e ho dovuto dire no alla reunion, invece con la formazione originale ho fatto due date, una in un festival in Croazia e l’altra al Rock Planet di Pinarella di Cervia. Avevo imparato 33 pezzi in poco tempo e li ho dimenticati subito ma Olly ha avuto fiducia in me.
Oggi c’è qualcuno che ammiri in modo particolare?
A me piace tantissimo un ragazzo calabrese, si chiama Eman, ha un modo di cantare molto personale, una cosa importante per me è quando identifichi un artista nel suo essere diverso, lui canta su basi fatte da un dj, è un tipo di cantautorato moderno, ha una voce pazzesca, potente, ha fatto un suo percorso, era con una major, è conosciuto ma meriterebbe di più. Nel rap mi piace molto Salmo, io ascolto tutto e sono incuriosito da molte cose ma niente mi ha emozionato in particolare. Nell’indie di oggi mi manca quel testo un po’ provocatorio e riflessivo dal punto di vista dell’essere umano, questo è un mio punto di vista, se ascolto Bennato, Battiato, Rino Gaetano, Vasco Rossi, Ivan Graziani, ognuno di loro ha dei testi con qualcosa di grosso. Nei miei testi cerco di toccare delle cose in maniera poetica ma spero si percepisca qualcosa, la musica è un’arte che non puoi toccare ma puoi solo percepire, io non mi ritengo un poeta, mi ritengo una persona con la mia identità che cerca, attraverso la musica, di fare uscire certe sensazioni, la musica deve trasmettere qualcosa e se dai troppo spazio al pacchetto confezionato tutto suona bene ma cosa ti rimane? Anche Battiato tirava fuori pezzi commerciali ma con testi ricchi di significato, ciò vuol dire che sapeva arrivare in maniera leggera attraverso qualcosa di profondo.
Il tuo sogno musicale più grande l’hai già realizzato?
Sì, credo di averlo realizzato suonando nel periodo dell’età in cui volevo spaccare in qualche maniera. La mia vena hard rock ce l’ho e mi è sempre piaciuta l’idea della rockstar, ho avuto la possibilità di suonare su grossi palchi e il sogno che avevo dentro è stato colmato. Oggi scrivo più per altro, una volta c’era lo sfogo del ragazzo di 20 anni.
Quali sono i tuoi prossimi progetti? Altri singoli? Magari un album?
Hai detto bene, sono più dei singoli perché pensare ad un album forse mi vincolerebbe, sto facendo un passo alla volta perché ogni canzone determina una situazione ed un’emozione, quindi preferisco far uscire qualche singolo. Oggi poi la musica è talmente fruibile che viene ascoltata talmente velocemente che, facendo uscire un album, c’è il rischio che qualcosa si perda. Sto uscendo come cantautore e vorrei che, chi ascolta le mie canzoni, si possa affezionare al mio stile. Io non sono un grande progettista di un piano di attacco musicale, penso però che, tirar fuori un pezzo alla volta dandogli il giusto spazio e tempo, sia la scelta giusta. ”Ombre”, per me, è un pezzo già vecchio, lo ascolti oggi o lo ascolti tra 10 anni è sempre quello, è senza tempo.
Quanto ti manca non salire su un palco e cosa pensi dei concerti in streaming?
Il live è sicuramente la parte analogica più potente e immediata che può risvegliare e stimolare le persone ad una reazione, purtroppo oggi non si può fare a causa delle ordinanze, nel farlo in maniera digitale c’è chi si trova bene davanti ad una telecamera, io no, è una mia attitudine. Chi lo sa fare fa bene ad agire in quel modo, io spero vivamente che si ritorni al contatto reale perché sennò si distrugge la vita in generale. Le persone comunicano attraverso il suono ma, più sei vicino a quel suono, più lo percepisci, la musica è aggregazione, non è isolamento davanti ad uno schermo. Io ho suonato anche per strada, senza presunzione so che potrei far innamorare qualcuno anche solo con chitarra e voce su un marciapiede, mi manca suonare dal vivo ma ne approfitto per fare altro.
Grazie mille per il tuo tempo, vuoi aggiungere qualcosa e salutare i lettori?
Grazie a te Marco, grazie alle persone come te gira ancora qualcosa di bello. Ringrazio tutti i lettori, per adesso va bene così, so di non avere un pubblico molto vasto, sono ripartito da zero ma mi gasa questa cosa.
MARCO PRITONI
Sono nato ad Imola nel 1979, la musica ha iniziato a far parte della mia vita da subito, grazie ai miei genitori che ascoltavano veramente di tutto. Appassionato anche di sport (da spettatore, non da praticante), suono il piano, il basso e la chitarra, scrivo report e recensioni e faccio interviste ad artisti italiani ed internazionali per Tuttorock per cui ho iniziato a collaborare grazie ad un incontro fortuito con Maurizio Donini durante un concerto.