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“COSE STRANE” – IL PRIMO ALBUM DEI GASSA D’AMANTE

“COSE STRANE” – IL PRIMO ALBUM DEI GASSA D’AMANTE

La musica riparte, con fatica ma con grande energia e a noi piace lanciare nuovi talenti. Oggi vi parliamo di una band talentuosa e di “Cose Strane”, il primo album dei Gassa d’amante, risultato di un intenso anno di lavoro e percorso artistico. I Gassa d’amante sono una band pop-alternative dalle sonorità retro-wave anni’80, il gruppo è formato da Marco Antonio sergi al basso e voce, Fabio De Angelis producer, batteria, tastiere/synth, Daniele de Sapio alla chitarra e Roberto Iorio, chitarra.

Band incisiva, riconoscibile, che ha voluto fortemente apportare un sound anni ‘80 all’intera produzione, guidati dall’amore per la musica, dalla passione per artisti come Stadio, Matia Bazar, Battiato, tanto per ricordare il Maestro scomparso da poche ore.  Le tematiche descritte nell’album sono quasi tutte nate durante primo lockdown – in piena emergenza sanitaria – periodo difficilissimo in cui la solitudine e il distacco l’hanno fatta da padrone, portando ragionamenti, sensazioni, emozioni, spunti di riflessione personali, malinconie di un voler “tornare” a quelle “fantasie che avevano caratterizzato l’infanzia dell’intera band”, come anche voglia di cambiamento e di futuro.
Il titolo del disco nasce dunque da questo forte desiderio di richiamo agli anni’80, i mitici Ottanta, parafrasando “Stranger Things” (serie emblema di questo argomento), con la voglia di sognare e vivere una nuova vita, con tutte le sue “Cose Strane”, appunto.
Li abbiamo raggiunti e intervistati per Tuttorock e vi facciamo ascoltare il raffinato singolo “Onirica”.

Parliamo del vostro primo album “Cose strane”: come nasce, qual è l’idea creativa?
L’album nasce durante il lockdown, ci siamo messi a rivedere quei film che ci facevano sognare da bambini come i Gremlins, i Ghostbusters, Lady Hawk, per citarne alcuni. È stato un po’ come tornare indietro nel tempo, immersi nell’atmosfera surreale del lockdown. Il problema è che una volta tornati indietro nel tempo, si ritorna al presente, passando per tutti gli eventi vissuti. Ecco, questo è il concept di “Cose strane”.

C’è un filo conduttore nell’album, una idea comune?
L’idea dell’album è quella di combinare le sonorità spensierate e “leggere” degli anni Ottanta a liriche introspettive che scavano nel vissuto del lockdown.

C’è un forte richiamo agli anni ’80, anni decisamente caratterizzati da stabilità economica, benessere e spensieratezza, musicalmente da nuove tendenze, sia di musica “impegnata” (erede degli anni ’70) che neo-romantica, insomma c’era veramente di tutto, lo ricordiamo bene. Cosa vi ispira di quel decennio, in particolare?
Quegli anni sono stati effettivamente di passaggio, dall’impegnato al leggero. È proprio quel binomio che ci ha ispirati. Band come i Matia Bazar ad esempio, che in quel periodo hanno affrontato tematiche davvero importanti, ci vengono in mente canzoni come Palestina ed Elettrochoc, mantenendo però delle sonorità pop che sono riuscite a far breccia in un pubblico vastissimo.

Ricordiamo molto bene questa dicotomia, tra due stili di vita in cui la musica era un fattore determinante di appartenenza: da una parte chi ascoltava autori rock e punk, dall’altra la nascita di una generazione più legata a tematiche “soft” e ai nuovi gruppi pop, con musica che oggi definiremmo “leggerissima”.
E infatti noi Gassa abbiamo alla base proprio qualcosa del genere. Ognuno di noi quattro viene da generi musicali molto diversi, dal pop-rock al metal fino alla retro wave. Possiamo dire quindi di ricalcare, a modo nostro, quel tipo di approccio alla musica, proprio degli anni Ottanta.

Tornando ai vostri progetti, come è nata la passione per la musica e come vi siete incontrati?
La passione per la musica è nata ai tempi del liceo o poco prima, in quel periodo formammo insieme la nostra prima band, facevamo grunge nella cantina di Fabio. Dopo tanti anni (venti) ci siamo incontrati di nuovo e abbiamo deciso di fare nuovamente musica insieme, ognuno di noi ha un bagaglio di esperienze musicali molto diverse, andiamo dal metal alla house. La cosa divertente è che siamo tornati a suonare nella stessa cantina.

Un pensiero sulla crisi della cultura, spettacolo e musica, tra le categorie più in difficoltà con una lenta e centellinata apertura, teatri e cinema, live che ripartono con attenzione alle normative sanitarie. Vi augurate anche una Legge sulla Musica, finalmente?
Ce l’auguriamo e se ne sente davvero la necessità. Purtroppo è una questione che a nostro avviso è stata sempre troppo tralasciata dalla politica, come fosse di poco interesse. In questo ambito però sono tantissimi gli addetti ai lavori che ora, nel momento del bisogno, si sono trovati senza alcun supporto.

Alessandra Paparelli